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N° 6 - Giovanni Ficetola

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I NUOVI CANONI DELL’ORRORE: CRONENBERG 1996 – 2007<br />

E arriviamo così al Cronenberg ultima maniera, che è poi il vero punto d’interesse di questo<br />

scritto. Fatto salvo quello strano oggetto che è “eXistenZ” (id., 1999), gli ultimi film di<br />

Cronenberg prescindono in modo pressoché totale dagli stilemi dell’horror.<br />

Lo stesso “eXistenZ” non è un horror propriamente detto, per quanto non sia privo di<br />

elementi orrorifici: strane creature, connessioni corpo-macchina, inquietanti interfacce tra la<br />

carne e la macchina. Il discorso cronenberghiano, come nel successivo “Spider”, si concentra<br />

qui sul problema della COMPRENSIONE del reale: come possiamo affermare che ciò che stiamo<br />

vivendo sia “reale”, e non faccia parte di un elaborato videogioco o di una realtà virtuale<br />

appositamente creata? La carne dei corpi può essere pie-<br />

gata e ingannata, i corpi stessi possono essere negati, o<br />

meglio: può essere negata la loro ESISTENZA fisica, con-<br />

tro ogni apparenza. Gioco o realtà? La domanda, un po’<br />

leziosamente per la verità, attraversa tutto “eXistenZ”<br />

fino al beffardo e irrisolto finale.<br />

Il succitato “Spider” è forse il testo basilare da<br />

prendere in considerazione per descrivere l’allon- Connessioni corpo-macchina, escre-<br />

tanamento di Cronenberg dal genere horror. scenze di “nuova carne” in “eXistenZ”<br />

Film durissimo ed estremamente coerente,<br />

“Spider” racconta la schizofrenia del suo personaggio protagonista accettandone<br />

fondamentalmente le regole “narrative”: confusione di passato e presente, personaggi che si<br />

sovrappongono (anche grazie al ricorso ai medesimi attori per interpretarli), luoghi che<br />

rimandano ad altri luoghi tramite dettagli, singoli elementi che il regista utilizza con grande<br />

maestria. L’orrore di “Spider” è nella sua stessa ragnatela mentale, è nella prigionia del<br />

personaggio nel suo stesso corpo, e nella scissione CORPO-MENTE che replica quella, un po’<br />

schematica forse, REALE-IRREALE vista (ma anche continuamente smentita…) in “eXistenZ”.<br />

I temi della violenza e del suo inestricabile<br />

collegamento col sesso sono ben presenti anche<br />

nell’ultimo Cronenberg, seppur raffinati nello stile.<br />

“A History of Violence” (id., 2005), senza<br />

concedere nulla all’horror, descrive lucidamente il<br />

riemergere di un passato di violenza in un uomo<br />

comune. E il successivo “La promessa<br />

dell’assassino” non fa che proseguire il discorso,<br />

portando la violenza tra la gente comune,<br />

svelandone la presenza segreta ovunque, e<br />

La ragnatela mentale di “Spider” è riprodotta smascherando la crudeltà sulla quale tanto spesso i<br />

anche fisicamente dal protagonista (un titani- rapporti umani si basano.<br />

co Ralph Fiennes), che ne è prigioniero.<br />

Il personaggio-chiave è ancora una volta, come già in “History of Violence”, quello interpretato<br />

da Viggo Mortensen, il gelido killer siberiano Nikolai, al servizio di una famiglia di mafiosi russi<br />

a Londra. In realtà, egli è un infiltrato. Sta compiendo, a prezzo di enormi rischi e sacrifici, la<br />

scalata nell’organizzazione, attraversandone riti e usanze. Si sta dunque immedesimando sempre<br />

più, sta mettendo a disposizione i proprio CORPO, che viene coperto di tatuaggi, indispensabili<br />

nell’organizzazione per sancire i diversi “gradi” dell’ascesa.<br />

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