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N° 6 - Giovanni Ficetola

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in orripilanti insetti (qui il pensiero corre fatalmente a Kafka, facile citazione…), di creature<br />

mostruose che popolano – come niente fosse – i bar e i locali pubblici.<br />

“Pasto nudo”, in questo senso, anticipa anche l’impianto<br />

visivo di “eXistenZ” (1999), riuscendo inoltre a con-<br />

frontarsi con un genere (cine)letterario ben preciso:<br />

l’hard boiled. Quella del film, a modo suo, è una sorta<br />

di delirante detection durante la quale il primo a smarrir-<br />

si è proprio il protagonista, incapace di distinguere il<br />

reale dall’irreale, il vero dal falso… ma anche il creatore<br />

dalla creatura! E attenzione, perché è questa la note-<br />

vole aggiunta cronenberghiana: “Pasto nudo” è soprat-<br />

tutto una (imperfetta, ma affascinante) riflessione sulla Creature mostruose e bizzarre simili a in-<br />

SCRITTURA, sul suo potere e sui suoi rischi. La scelta setti popolano il delirio del protagonista<br />

di Burroughs come autore di riferimento, in questo Lee in Naked Lunch<br />

senso, è perfetta: scrittore out of control per antonomasia,<br />

egli – pur appartenendo ad una generazione di poco precedente (era nato nel 1914) – incarnò lo<br />

spirito della cosiddetta beat generation, e fu preso a modello dai vari Jack Kerouac, Allen<br />

Ginsberg, Neal Cassady… 4<br />

Ora, ferme restando le enormi differenze di stile e di interessi, anche Ballard ha in qualche<br />

modo subito la fascinazione di Burroughs (e viceversa). In una nota della Mostra delle atrocità,<br />

Ballard riconosce al Pasto nudo la capacità di indagare le eccentricità dei medici, veicolate nel<br />

lavoro di Burroughs dall’eccezionale personaggio del dottor Benway (presente anche nel film di<br />

Cronenberg). Questo passaggio dalla letteratura al cinema, o meglio, questa sorta di strano<br />

triangolo i cui vertici sono William Burroughs, James Ballard e David Cronenberg, si realizza<br />

appieno con le trasposizioni cinematografiche di Pasto nudo e Crash.<br />

Entrambi libri incentrati sui drammi del corpo e della mente umani, entrambi libri a loro modo<br />

“estremi”, essi potevano essere portati sullo schermo solo dal grande regista delle lacerazioni<br />

psichiche e corporee, quello stesso David Cronenberg di cui ci stiamo occupando.<br />

Colpisce il fatto che la trasposizione cinematografica<br />

di Crash, che è un romanzo del 1973, si sia avuta<br />

soltanto nel 1996. “Crash” è un film algido e freddo,<br />

nonostante le moltissime scene di sesso, che vedono<br />

protagonisti praticamente tutti i personaggi. Il fatto è<br />

che, in “Crash”, NULLA è sessuale ma TUTTO è<br />

sessualizzato. E la macchina da presa di Cronenberg,<br />

controllatissima e sempre distaccata, con questo film<br />

apre davvero una nuova fase della sua attività di<br />

indagine dei corpi e dei loro rapporti.<br />

L’algida fotografia di “Crash”: Deborah Kara<br />

Unger e, in secondo piano, James Spader<br />

Uomo e macchina, in “Crash”, si congiungono in modo disturbante: non c’è partecipazione,<br />

solo ossessione. E la macchina da presa di Cronenberg, qui più che altrove, si limita a registrare,<br />

girando attorno ai corpi feriti o amputati dei suoi personaggi, e insistendo con gelida<br />

4 Varrà la pena di ricordare che Burroughs scrisse Naked Lunch a brandelli, sotto l’effetto delle più svariate droghe, e<br />

che furono proprio Kerouac e Ginsberg a insistere perché egli, una volta disintossicatosi, riordinasse quel materiale per<br />

pubblicarlo. Il titolo, Naked Lunch, fu suggerito a quanto pare dallo stesso Kerouac, che lo prese da una poesia di<br />

Ginsberg.<br />

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