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N° 6 - Giovanni Ficetola

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sesso: gli elementi-cardine del pensiero cronenberghiano sono già perfettamente declinati,<br />

seppure nell’ambito di un film di genere la cui regia, per forza di cose, non può essere levigata e<br />

adulta come quella di tanti lavori successivi.<br />

L’invasione del corpo da parte dei parassiti muta il CARATTERE delle persone, o ne fa emergere<br />

lati sepolti (aggressività e sessualità pronunciata) che la struttura sociale e convenzionale<br />

(rappresentata ovviamente del condominio ultramoderno, che dovrebbe proteggere, rassicurare<br />

e soddisfare ogni necessità degli abitanti) ha mascherato o disinnescato. La connessione tra<br />

orrore e sessualità è già chiara. Cronenberg la porterà avanti per tutta la sua opera, fino all’apice<br />

di “Crash” (id., 1996), che finirà per saldare il lavoro del regista canadese con l’opera grandiosa<br />

di James Ballard, il poeta letterario della fusione corpo-macchina e dell’orrore che ne deriva. A<br />

ben vedere, però, c’è un che di ballardiano anche nel lontano “Demone sotto la pelle”, visto<br />

che “Il condominio” di Ballard (seppur un po’ diverso nella trama: non ci sono parassiti, la<br />

violenza è puramente endogena) uscì nello stesso 1975.<br />

Il corpo umano è violato anche in “Rabid” (id., 1976), dove un trapianto<br />

di epidermide finisce per far crescere alla protagonista un nuovo organo<br />

sotto un’ascella. Con quell’organo la ragazza succhierà il sangue gli abitan-<br />

ti di Montreal, scatenando un’epidemia di rabbia. SESSO e CONTAGIO<br />

sono qui uniti saldamente, e fa la sua comparsa anche la capacità della<br />

carne di modificarsi, di creare nuovi organi. Il pensiero non può<br />

non andare ai più noti “Videodrome” (id., 1983) e “La mosca” (The fly,<br />

1986).<br />

“Videodrome” è una lucida e feroce disamina dell’universo-TV, sicuramente in anticipo sui<br />

tempi. Al di là del (visivamente affascinante quanto orripilante!) connubio corpo-TV, con la<br />

celebre sequenza del televisore fatto di carne pulsante e della videocassetta inserita in una<br />

oscena fessura apertasi nell’addome di James Woods, “Videodrome” teorizza l’influenza del<br />

corpo sulla psiche e viceversa. La TV, sopra di inconscio collettivo in perenne galleggiamento<br />

nell’etere, è una psiche umana condivisa e influenzante, capace persino (vedi la “Cathod Ray<br />

Church”) di strutturarsi come RELIGIONE.<br />

Cronenberg intensifica poi il discorso facendo del<br />

suo protagonista il proprietario di un’emittente<br />

pornografica. Il CORPO è ovviamente centrale nel<br />

porno, è ciò che lo motiva e origina il genere stesso.<br />

Il misterioso segnale videodrome, a questo punto,<br />

propone proprio ciò che, senza confessarlo,<br />

l’inconscio collettivo allo stesso tempo contiene e<br />

desidera: sesso e violenza, corpi martoriati,<br />

strangolamenti, ferite. Siamo già nell’universo<br />

particelle elementari (1998), da cui è tratta la seguente citazione: “Di per sé il desiderio – contrariamente al piacere – è<br />

fonte di sofferenza, di odio e di infelicità. […] La soluzione degli utopisti – da Platone a Huxley passando per Fourier –<br />

consiste nell’annientare il desiderio, e le sofferenze connesse, organizzandone l’immediata soddisfazione. All’opposto,<br />

la società erotico-pubblicitaria in cui viviamo si accanisce ad organizzare il desiderio, a svilupparlo fino a dimensioni<br />

inaudite, al tempo stesso controllandone la soddisfazione nel campo della sfera privata. Affinché la suddetta società<br />

funzioni, affinché la competizione continui, occorre che il desiderio cresca, si allarghi e divori la vita degli uomini.”<br />

(Michel HOUELLEBECQ Le particelle elementari Bompiani 2008). Questo è il grande tema dell’opera di Houellebecq,<br />

indubbiamente tra i più interessanti scrittori europei in attività. Realizzare una precisa mappa del desiderio sembra il suo<br />

principale obiettivo, come già il Ballard de La mostra delle atrocità tentava di disegnare la “mappa dei paesaggi<br />

mediatici”, capaci di influire sui meccanismi interpersonali molto più di ogni altro fattore del mondo contemporaneo.<br />

Ovviamente non si tratta, in senso lato, di una riflessione “nuova”: basti pensare che già un certo Giacomo Leopardi<br />

(giusto per restare nell’ambito della letteratura italiana) rifletteva sul tema filosofico dell’infinità del desiderio<br />

contrapposta alla finitezza dell’essere umano, e del tempo a sua disposizione per soddisfare il desiderio stesso. Il<br />

discorso ci porterebbe assai lontano: contentiamoci di averlo adeguatamente introdotto e suggerito all’attenzione del<br />

lettore!<br />

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