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N° 6 - Giovanni Ficetola

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esterno e il lontano futuro. […] Il mio obiettivo principale era quello di scrivere un tipo di<br />

narrativa centrato sul presente. 2<br />

Si tratta di una considerazione estremamente utile a capire le modalità attraverso le quali, anche<br />

in un testo come Il condominio, Ballard piega la fantascienza a nuovi scopi e a nuovi esiti. L’incipit<br />

del romanzo fornisce un’immagine di apparente normalità 3 rispetto alle assurde vicende che<br />

verranno raccontate, in flashback, nelle pagine seguenti. Una normalità che, da un lato, è il punto<br />

d’arrivo di un processo che ha portato gli abitanti del condominio a una nuova fase di<br />

convivenza (la violenza, in altri termini, non è l’approdo, ma lo strumento attraverso il quale si è<br />

prodotta la distruzione dell’ordine precedente) e, dall’altro, si presenta fin da subito come<br />

deformata dall’immagine iniziale dell’anomalo (e però introdotto quasi incidentalmente, come<br />

un evento del tutto normale) pasto che il dottor Laing sta consumando:<br />

In seguito, mentre mangiava il cane seduto sul balcone, il dottor Robert Laing ripensò agli<br />

insoliti avvenimenti che si erano succeduti all’interno dell’enorme condominio nei tre<br />

mesi precedenti. Adesso che tutto era tornato alla normalità, si stupiva che non ci fosse<br />

stato un inizio preciso, un punto oltre il quale le loro vite fossero entrate in una<br />

dimensione decisamente più sinistra. 4<br />

Ma il dato forse più interessante è fornito dalla scelta di condensare l’intera vicenda,<br />

conferendole un’atmosfera claustrofobica, interamente all’interno di un edificio. Il condominio<br />

è fornito di tutti i comfort della vita moderna: piscine, banca, scuola materna, ma anche<br />

ristorante, palestra, supermercato, ed ascensori velocissimi; appare, per certi versi, come uno dei<br />

tanti centri commerciali che, negli anni in cui Ballard scriveva, erano ancora agli albori della loro<br />

storia e che, oggi, invece sono in una fase di grande espansione in gran parte del mondo. Ma c’è<br />

ben di più: quello che a Ballard interessa è dare spazio al conflitto che, per così dire, si<br />

determina, in questo contesto artificiale e naturale al tempo stesso (il condominio è, a sua volta,<br />

una sorta di moltiplicazione, di riproduzione all’infinito della cellula abitativa minima), tra<br />

l’“uomo biologico” e l’“uomo tecnologico”. La natura umana è definibile al di fuori di un<br />

ambiente? O, viceversa, è il risultato dell’interazione di precisi fattori ambientali? E la tecnologia<br />

che ruolo gioca nel processo di regressione dell’uomo allo stato di natura? In questo senso di<br />

certo la prospettiva fantascientifica del romanzo risalta in tutta la sua evidenza. Ma, ancora una<br />

volta, è ricondotta a un’incertezza di fondo dalla messa in scena di personaggi che non si<br />

elevano mai a una dimensione morale pienamente illuminata. C’è, potremmo dire, una sorta di<br />

annullamento, o, meglio ancora, di distorsione della morale, tradizionalmente intesa: leggendo Il<br />

condominio (ma, anche in questo caso, il discorso si può allargare a buona parte della produzione<br />

di Ballard), non riusciamo a identificarci con un punto di vista eticamente stabile, nel bene o nel<br />

male. È come se la deformazione spazio-temporale cui accennavamo sottraesse o limitasse di<br />

molto le possibilità di sposare una visione delle cose. E d’altronde le scelte stilistiche, tendenti a<br />

frammentare l’unità della narrazione in una pluralità di episodi, puntano a disorientare più che a<br />

tranquillizzare il lettore. Mi sembra che, proprio in questa esplosione di prospettive, si possa<br />

riconoscere una delle chiavi interpretative dell’allegoria ballardiana: più che di regressione<br />

dell’uomo a un’ipotetica condizione naturale, contraddistinta dalla pratica della violenza, della<br />

sopraffazione, o dell’egoistico spirito di sopravvivenza, credo che, per le ragioni appena<br />

esposte, si possa parlare di un (inevitabile, quasi naturale) scivolamento da una condizione<br />

2 J.G. Ballard, Postfazione, in Id., Crash, trad. di G. Pilone Colombo, Milano, Feltrinelli, 2004, p. 201. La postfazione è<br />

uscita originariamente nel 1974 nell’edizione francese del romanzo pubblicata da Calmann-Lévy di Parigi.<br />

3<br />

Caronia, Le radici, cit., parla di “assoluta normalità della situazione iniziale” e di “assenza – praticamente – di<br />

ambientazione fantascientifica”.<br />

4<br />

J.G. Ballard, Il condominio, trad. italiana di P. Lagorio, Milano, Feltrinelli, 2003.<br />

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