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Il condominio: la fantascienza distorta di<br />
James G. Ballard<br />
ROBERTO MANDILE<br />
In che senso si può definire Il condominio (titolo originale High-rise, ma conosciuto anche con il<br />
titolo Condominium) di James G. Ballard un romanzo di fantascienza? La domanda potrebbe<br />
sembrare oziosa e forse persino banale, eppure, a trentacinque anni dalla sua pubblicazione, Il<br />
condominio si presta a una serie di considerazioni di grande attualità. Il primo dato che occorre<br />
evidenziare è che il romanzo non è ambientato propriamente nel futuro, visto<br />
che l’autore evita di fornire una collocazione cronologica precisa (ed è<br />
questo un tratto che caratterizza altri romanzi dello scrittore inglese); quello<br />
che più porterebbe ad accostarlo alla fantascienza è infatti, a ben guardare,<br />
la visione cupa, pessimistica del rapporto uomo-tecnologia che il romanzo<br />
propone (ed anche questo è un aspetto comune ad altri libri di Ballard).<br />
In altri termini la collocazione de Il condominio nell’universo della fantascien-<br />
za appare più un riflesso incondizionato del lettore (anche se certamente<br />
voluto dall’autore) che non il frutto di una vera e propria presenza, nel testo,<br />
di elementi stricto sensu fantascientifici. Il condominio appartiene a quell’ampio<br />
e ben documentato filone di letteratura che viene etichettata sotto il nome di ‘distopia’ (o<br />
antiutopia), quella cioè che rappresenta le conseguenze nefaste osservabili all’interno di società<br />
in crisi 1. La peculiarità del romanzo di Ballard consiste nella concentrazione spazio-temporale:<br />
se infatti nella letteratura distopica è frequentissima l’ambientazione in un futuro prossimo, la<br />
vaghezza di riferimenti cronologici de Il condominio finisce per produrre una sorta di distorsione<br />
temporale, per cui la storia non ha bisogno di essere collocata in un tempo preciso, come se la<br />
presenza appunto di elementi distopici fosse di per sé sufficiente a proiettare la vicenda in un<br />
futuro non troppo lontano (e questo valeva per il lettore del 1975 quanto per il lettore di oggi).<br />
In questo senso è sicuramente illuminante quanto affermava lo stesso Ballard, nella celebre<br />
postfazione a Crash, scritta nel 1974, un anno prima della pubblicazione de Il condominio, a<br />
proposito della sua idea di fantascienza:<br />
Fin dall’inizio della mia carriera, quando ho scelto la fantascienza, sono sempre stato<br />
convinto che il futuro fosse una chiave migliore del passato per intendere il presente. Ma,<br />
agli esordi, della fantascienza mi lasciavano insoddisfatto i due temi principali: lo spazio<br />
1 Antonio Caronia (Le radici immaginarie della guerra, “Cyberzone” 17 – 2003) ha definito Il condominio, che, a suo<br />
giudizio, rappresenta per molti versi “una svolta rispetto alla sua produzione precedente e a una parte di quella<br />
seguente”, un romanzo “sociogeografico”: in esso, come in altre opere più tardi (Running Wild, 1988, in italiano Un<br />
gioco da bambini, Cocaine Nights, 1996, e Super-Cannes, 2000) infatti “la dimensione indagata da Ballard è più<br />
esplicitamente sociale rispetto ad altre opere”. La violenza presente in questi testi – sostiene Caronia – “non è più<br />
l’espressione di una psiche individuale che si confronta senza quasi mediazioni con i miti e l’immaginario della<br />
contemporaneità (come in The Atrocity Exhibition e Crash), ma assume una connotazione marcatamente sociale,<br />
presentandosi come strumento privilegiato della socialità (Condominium), o come collante sociale fondamentale<br />
(Cocaine Nights, Super-Cannes)”.<br />
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