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N° 6 - Giovanni Ficetola

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presiedere all’agire dei propri personaggi alla maniera di un esaminatore che già conosce in<br />

anticipo tutte le domande?”<br />

La risposta, per quanto mi riguarda, è no.<br />

Il discorso ballardiano si sposta quindi sulla possibilità di un genere, la fantascienza, di<br />

raccontare il mondo, di svelarne le linee di sviluppo future. Per Ballard, ormai il presente è<br />

l’oggetto della fantascienza, non più il futuro. Egli definisce Crash un romanzo cataclismatico<br />

dell’oggi, il romanzo che mostra dunque una catastrofe ormai in atto: il connubio mostruoso fra<br />

sesso e tecnologia, e il dominio dell’oggetto-automobile sulle nostre vite (tema questo, per la<br />

verità, più da anni ’80 che da inizio XXI secolo…).<br />

E’ indubbiamente interessante l’idea di usare il futuro, e non il passato, come chiave di lettura<br />

del presente. Se l’intento è quello di tracciare i contorni del mondo delle possibilità, in effetti,<br />

essi emergeranno forse meglio da un’ipotesi di futuro (prossimo), spoglia di ogni moralismo,<br />

piuttosto che da una rievocazione, facilmente nostalgica, del passato.<br />

Frederic Raphael una volta, per giustificare il suo odio per la fantascienza, ha affermato: “Non<br />

sono minimamente interessato alla gente che vivrà tre secoli dopo la mia morte.” 7<br />

Probabilmente alla gente non è interessato neppure Ballard; ma al ventaglio dei possibili sì, e la<br />

sua fantascienza, in questo senso, è la più azzardata e coraggiosa che sia mai stata praticata,<br />

proprio perché non si spinge tre o quattro o cinque secoli in avanti, affidandosi all’inventiva e<br />

all’affabulazione, ma resta saldamente ancorata al presente, si nutre anzi del presente per<br />

costruire modelli inquietanti di futuro o, viceversa, costruisce modelli di futuro per spiegare i<br />

brandelli di un presente ormai impazzito e indecifrabile.<br />

Quello di oggi è già “il mondo delle possibilità”. La fantascienza siamo noi. 8<br />

7 Cfr. Frederic RAPHAEL Eyes Wide Open (Einaudi, 1999)<br />

8 Suggeriamo un ultimo, interessante parallelo tra Ballard e il Guido Morselli di Roma senza Papa (Adelphi, 1974) e,<br />

soprattutto, di Contro-passato prossimo (Adelphi, 1975) e Dissipatio H.G. (Adelphi, 1977). Tutti e tre, a ben vedere,<br />

romanzi di “fantascienza”: il primo immagina una Roma futura (è stato scritto negli anni ’60 anche se, come tutto<br />

Morselli, riscoperto e valorizzato solo dopo la morte dell’Autore, avvenuta nel 1973) che non ospita più la Santa Sede,<br />

trasferita a Zagarolo (!) e decadente al massimo grado (“finendo di essere una corte per ridursi a una burocrazia, la S.<br />

Sede ha perso in splendore senza guadagnare in precisione”); il secondo, pervaso da una sottilissima ironia, propone<br />

un’ipotesi contro-storica (la Prima Guerra Mondiale vinta dagli Imperi Centrali); il terzo, feroce e sferzante, immagina<br />

la fine dell’umanità per dissolvimento degli individui, in un’unica notte, senza ragione apparente. In tutti e tre i casi,<br />

Morselli come Ballard (e anche prima di Ballard!) utilizza con sottigliezza i tocchi fantascientifici (più evidenti in Roma<br />

senza Papa e Dissipatio H.G.) per riflettere anzitutto sul presente o, addirittura, sul passato (Contro-passato prossimo).<br />

Insomma, nell’ambito di una letteratura tanto sottilmente immaginifica quanto estremamente composta nello stile (come<br />

poi Ballard), Morselli articola delle profonde riflessioni sul tempo presente. E non è un caso se i suoi romanzi ben<br />

difficilmente possono essere ascritti a un “genere”, trattandosi piuttosto di opere per le quali la transizione continua tra i<br />

generi è la principale cifra stilistica.<br />

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