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“ridotta capacità motoria” e via dicendo. La volontà di comprendere tutto ci porterà a non fare<br />
più nessuna distinzione, il mondo si contrae e si accartoccia come un’auto schiantatasi a 160<br />
Km/h contro un muro di cemento armato (e, in questo senso, il campo scelto da Ballard per la<br />
sua poderosa metafora del mondo della razza umana, in Crash, è perfettamente consono:<br />
l’automobile come mondo a sé stante, come feticcio, come guscio, come involucro e come<br />
microcosmo che riflette, sulle autostrade affollate, le meccaniche sociali: chi ha l’auto più<br />
potente fa la voce grossa, chi va più veloce è più rispettato, e via dicendo…).<br />
Aprendo una piccola parentesi sul tema della comunicazione, sempre più interlacciata e fitta, tra<br />
gli esseri umani, varrà la pena di citare un passo di uno scrittore per certi aspetti sottovalutato, a<br />
livello critico: Michael Crichton, l’autore di Jurassic Park. Non che Crichton arrivi a vette<br />
ballardiane con la sua scrittura, intendiamoci. Peraltro, si tratta di un autore piuttosto<br />
discontinuo, capace di buoni lavori onestamente narrativi (Andromeda) come di saghe<br />
francamente noiose (Timeline, giusto per citarne una).<br />
Un passo de Il mondo perduto (1995), però, merita di essere citato, per la chiarezza con la quale<br />
espone una problematica che anche Ballard ha più volte toccato nel suo lavoro.<br />
La battuta è attribuita da Crichton al personaggio di Ian Malcolm, il matematico-caosologo che,<br />
nei romanzi della saga Jurassic Park, ricopre il ruolo dello scettico, ed è insomma la “voce della<br />
coscienza scientifica” contrapposta ai facili entusiasmi del miliardario Hammond.<br />
“Io personalmente” – dice Malcolm – “ritengo che il cyberspazio 2 rappresenti la fine della<br />
nostra specie […] perché implica la fine dell’innovazione. Quest’idea di un mondo interamente<br />
collegato via cavo significa morte di massa. Qualunque biologo sa che piccoli gruppi isolati si<br />
evolvono più rapidamente degli altri. Metti mille uccelli su un’isola in mezzo all’Oceano e la<br />
loro evoluzione sarà rapida. Mettine diecimila su un grande continente, e la loro evoluzione<br />
rallenterà. Ora, per la nostra specie, l’evoluzione avviene principalmente attraverso il<br />
comportamento. Noi creiamo nuovi comportamenti per adattarci. E chiunque sulla Terra sa<br />
che l’innovazione avviene solo nei piccoli gruppi. Metti tre persone in un comitato, e qualcosa<br />
riusciranno a fare. Metti dieci persone, e già le cose si fanno più difficili. Trenta persone, e tutto<br />
si blocca. Trenta milioni, e tutto diventa impossibile. Questo è l’effetto dei Mass Media…<br />
impediscono a qualunque cosa di accadere. I Mass Media soffocano la diversità. Rendono<br />
uguali tutti i posti, da Bangkok a Tokyo a Londra… Le differenze regionali spariscono. Tutte le<br />
differenze svaniscono. In un mondo dominato dai Mass Media, tutto scarseggia, tranne i dieci<br />
libri, i dieci dischi, i dieci film e le dieci idee in cima alla classifica. La gente si preoccupa della<br />
perdita di varietà nelle specie della foresta pluviale. Ma che dire della diversità intellettuale? […]<br />
Sta scomparendo più rapidamente degli alberi. Ma noi non l’abbiamo ancora capito , così<br />
stiamo pianificando di collegare cinque miliardi di persone tutte insieme nel cyberspazio. E<br />
questo congelerà tutta la specie. Tutto si bloccherà. Tutti penseranno le stesse cose nello stesso<br />
momento. Uniformità globale!”<br />
Ora, Crichton non ha necessariamente ragione, ma il suo discorso – soprattutto sul ruolo<br />
“congelante” dei mass media – è assai interessante, e rispecchia certe riflessioni di Ballard in<br />
romanzi come Crash e Il condominio.<br />
2 E’ ovvio che il tema del cyberspazio meriterebbe più ampia trattazione, soprattutto sulla base di una accurata disamina<br />
del lavoro di William Gibson, che riconosciutamente è il padre letterario di questo termine e di questo genere. E’<br />
altrettanto ovvio, però, che in questa sede non ci sia consentito dilungarci più di tanto, visto che, oltretutto, sarebbe<br />
impossibile ignorare altresì l’opera di Philip Dick e di altri… Insomma, chiediamo venia per l’evidente lacuna e<br />
rinviamo a future trattazioni per un adeguato approfondimento.<br />
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