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segrete di queste guerre non svaniranno negli interstizi della programmazione televisiva, perdute<br />
per sempre dentro l’ultima analisi delle urine, dentro l’ultima grande biopsia nel cielo?<br />
14<br />
(Tradizione di Antonio Caronia)<br />
UNA NOTA IN CALCE A<br />
“STORIA SEGRETA DELLA TERZA GUERRA MONDIALE”<br />
DAVIDE GAZZANIGA<br />
Storia segreta della Terza guerra mondiale conclude l’edizione rivista e corretta (l’ultima) di La mostra<br />
delle atrocità. Il racconto, nella sua paradossalità, si presta ad attacchi e critiche anche di natura<br />
“politica”. In realtà, per quanto non abbia mai nascosto di non provare particolare simpatia per<br />
la persona e, soprattutto, per le sue idee (o mancanza di idee), Ballard non si scaglia tanto<br />
contro Ronald Reagan, quanto piuttosto contro un sistema comunicativo e mediatico che – nel<br />
suo racconto – ha ormai scavalcato anche il presidente, e può essere eventualmente sfruttato<br />
(come viene velatamente suggerito) per nascondere fatti imbarazzanti o pericolosi.<br />
Del resto, nella nota che chiude il racconto, lo stesso Ballard scrive: “Questo racconto non<br />
parla tanto di una terza immaginaria presidenza di Reagan, quanto del vuoto che la sua partenza<br />
ha lasciato dietro di lui. Bush e Gorbaciov, come la nuova generazione di politici europei, sono<br />
uomini di uno stampo più pragmatico, burocrati più che creatori di mitologie […] ma mi<br />
sembra difficile credere che la gente non abbia più bisogno di personaggi politici che si<br />
rivolgono più all’immaginario che al borsellino.”<br />
Il Reagan di Ballard, dunque (come del resto il Reagan storico!), è un “creatore di miti”, di più,<br />
è Mito esso stesso. E’ un politico che travalica ampiamente i suoi limiti e incarna la voglia di<br />
affetto e di comprensione e di empatia di un intero popolo (suonerà inquietante dirlo, ma anche<br />
per Hitler fu così…).<br />
Continua Ballard: “Il vuoto postreaganiano è doppiamente curioso perché Reagan era egli<br />
stesso un vuoto (o almeno tale sembra a un outsider europeo come me), un palcoscenico<br />
allestito ma senza attori su cui si muovevano personaggi ritagliati dai fumetti…”<br />
La natura terribilmente inquietante di questo racconto risiede nel fatto che il Reagan “fisico”<br />
non vi compare mai. Compare solo un Reagan trasformato in pulsazioni cardiache,<br />
elettroencefalogramma, frequenza respiratoria. Segnali biomedici che non vogliono dire nulla,<br />
tracce ondulatorie sui monitor di tutto il Paese che “rappresentano” un uomo che, come nel<br />
finale, potrebbe benissimo essere morto… Chi ci dice, infatti, che quei segnali siano proprio di<br />
Reagan? Eppure l’empatia tiene avvinto un intero Paese, e intanto una guerra comincia e finisce<br />
in 4 minuti, senza che nessuno se ne sia accorto.<br />
L’ironia caustica di Ballard non si rivolge dunque a Reagan (o perlomeno non solo a lui), ma al<br />
Sistema che lo ha “riesumato” apposta per farne la sua marionetta, lo specchietto per le allodole<br />
di una ormai inesistente (e impossibile…) “opinione pubblica”.