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N° 6 - Giovanni Ficetola

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flatulenza del presidente, e ci diranno come mai la palpebra sinistra di Nancy ha avuto bisogno<br />

di un’operazione di ripiegatura…”<br />

Spensi la televisione e appoggiai la schiena al divano in quello strano silenzio. Un piccolo<br />

elicottero stava sorvolando il cielo grigio di Washington. Come se stessi facendo una riflessione,<br />

dissi a Susan: “A proposito: la Terza guerra mondiale è finita proprio adesso.”<br />

Susan, naturalmente, non aveva idea che la guerra fosse neppure cominciata: e<br />

l’ignoranza era comune a tutti, come avrei avuto modo di verificare nelle settimane seguenti. La<br />

maggior parte della gente aveva conservato solo un vago ricordo di una certa instabilità nel<br />

Medio Oriente. La notizia che bombe nucleari erano cadute sulle montagne deserte dell’Alaska<br />

e nella Siberia orientale si era persa nel torrente di bollettini medici sul ricovero del presidente<br />

Reagan in seguito a raffreddore.<br />

Nella seconda settimana di febbraio 1995 lo vidi in televisione mentre presiedeva a una<br />

cerimonia della Legione americana nel prato della Casa Bianca. Il suo volto d’avorio, segnato<br />

dall’età, era atteggiato a una smorfia amichevole e familiare, gli occhi senza espressione: stava i<br />

piedi sostenuto da due aiutanti, con la onnipresente First Lady ben dritta accanto a lui come se<br />

avesse ingoiato un manico di scopa. Da qualche parte sotto l’imponente soprabito nero i<br />

sensori radio-telemetrici trasmettevano le registrazioni in diretta della pulsazione, della<br />

respirazione e della pressione sanguigna, che vedevamo sui nostri schermi. Immaginai che<br />

anche il presidente si fosse dimenticato di aver scatenato, poco tempo prima, la Terza guerra<br />

mondiale. Dopo tutto, non c’erano stati morti, e per il pubblico l’unica possibile vittima di<br />

quelle ore angosciose sarebbe stato lo stesso Reagan, se la sua lotta contro il raffreddore non<br />

avesse avuto successo.<br />

Nel frattempo, il mondo era diventato un posto più sicuro. Il rapido scambio nucleare<br />

era servito come avvertimento per tutte le fazioni in lotta sulla faccia del pianeta. I movimenti<br />

secessionisti in Unione Sovietica si erano dissolti, in altre zone gli eserciti di invasione si erano<br />

ritirati dietro le frontiere. Avrei quasi creduto che la Terza guerra mondiale fosse stata<br />

concordata tra il Cremlino e lo staff della Casa Bianca come strumento per ristabilire la pace, e<br />

che il raffreddore di Reagan fosse stato soltanto un diversivo, una trappola in cui i giornali e la<br />

televisione erano caduti senza accorgersene.<br />

Come un omaggio alle capacità di recupero del presidente, i diagrammi delle sue<br />

funzioni epatiche si snodavano ancora sui nostri schermi televisivi. Mentre salutava i veterani<br />

della Legione americana raccolti attorno a lui, sentivo la pulsazione collettiva del pubblico che<br />

accelerava all’unisono col cuore del vecchio attore mentre rispondeva allo sguardo commosso<br />

di quegli uomini in marcia.<br />

Poi notai, tra quelli che portavano la medaglia d’onore, un giovane arruffato con<br />

un’uniforme scalcinata che non stava marciando a passo con i suoi compagni più vecchi. Si fece<br />

strada in mezzo alle file in marcia e tirò fuori dal cappotto una pistola. Ci fu un attimo di<br />

confusione mentre le guardie del corpo si stringevano attorno al podio. La telecamera oscillò<br />

per seguire il giovane che si lanciava sul presidente. Al di sopra della melodia tremolante della<br />

banda si sentì i rumore degli spari. In mezzo al panico degli uomini in uniforme il presidente<br />

sembrò cadere tra le braccia della First Lady, poi venne rapidamente portato via.<br />

Guardando i diagrammi al bordo dello schermo televisivo, mi accorsi che la pressione<br />

sanguigna del presidente era crollata. La pulsazione irregolare si era livellata, ora era una linea<br />

orizzontale ininterrotta, e ogni funzione respiratoria era cessata. Solo una decina di minuti più<br />

tardi, quando i telegiornali diedero la notizia del fallito attentato, le tracce ripresero il loro<br />

aspetto tranquillizzante.<br />

Il presidente era morto, forse per la seconda volta? Ma era stato mai davvero vivo, ne<br />

pieno senso della parola, durante la sua terza presidenza? E qualche suo spettro animato,<br />

ricostruito con i grafici biomedici che scorrono ancora sui nostri teleschermi, non continuerà a<br />

governare per atre presidenze, a scatenare una Quarta e una Quinta guerra mondiale, e le storie<br />

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