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“N come Nagler... Questo deve significare qualcosa”<br />
riflette.<br />
La galleria svolta a destra e termina in un'altra porta.<br />
Nagler la apre senza esitazione.<br />
Gli appare un lungo sentiero di ciottoli del quale non<br />
scorge la fine.<br />
Avverte un peso nelle mani: solo allora si rende conto<br />
di stringere una borsa verde, simile a quelle in uso fra<br />
i dottori. Nell'altra mano, invece, serra uno strano<br />
contenitore scuro, con un liquido torbido all'interno.<br />
Un profumo intenso di fiori penetra nelle sue narici.<br />
Ai lati del viottolo ce ne sono di ogni specie: viole,<br />
giacinti, narcisi, margherite gialle, bianche, papaveri e<br />
altre pianticelle sconosciute ma non meno odorose.<br />
Nagler nota che tutti i fiori hanno il capo chino come<br />
al tramonto, come fossero malati, sul punto di<br />
appassire.<br />
Le sue mani sono intorpidite e indolenzite.<br />
Si chiede se sia necessario liberarsi della borsa o del<br />
misterioso contenitore.<br />
È sempre stato un uomo molto pigro, una di quelle<br />
persone che ritengono faticoso persine sorridere o<br />
dire grazie. E convinto che il calore del sole, il<br />
profumo del mare, il piacere di far l'amore gli siano<br />
semplicemente dovuti.<br />
Giudica che la borsa potrà tornargli utile mentre il<br />
liquido melmoso sembra solo un ingombro di cui gli<br />
sembra meglio liberarsi.<br />
“E se servisse come medicamento per i fiori?” dice<br />
tra sé sorridendo “O li sterminasse definitivamente?<br />
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