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vol1 - Pagine Ribelli

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cuore. Osvaldo si avvicinò. Lo vedevo per la prima<br />

volta. Per me era solo un barbone e pensai volesse<br />

chiedermi l’elemosina. Invece mi disse: “Ha visto<br />

quanti morti? Che bastardi…” Io annuì.<br />

“Che bastardi” ripeté, guardandomi come se cercasse<br />

approvazione. “Io c’ero quel giorno, ho scavato nelle<br />

macerie” allungò le braccia e mi mostrò le mani<br />

tozze, quasi che vi si potesse ancora scorgere tracce di<br />

sangue. All’inizio non compresi bene, forse lo guardai<br />

con aria interrogativa, perché lui ribadì:<br />

“Abbiamo lavorato fino a notte, abbiamo tirato fuori<br />

tanti cadaveri… ma anche gente viva. Non ho più<br />

rivisto nessuno.”Lo osservai meglio per capire se<br />

vaneggiava o diceva sul serio, se le affermazioni erano<br />

autentiche o solo frutto di qualche bicchiere in più.<br />

Gli occhi, soffocati dalle palpebre un poco rigonfie,<br />

sembravano sinceri.<br />

“Quando hanno ricostruito la sala d’aspetto”<br />

proseguì lui “mi sono sistemato là in fondo, vede?”<br />

accennò col dito all’angolo in alto a sinistra della sala<br />

“da lì osservo tutti, se qualcuno vuol fare il furbo e<br />

piazzare un’altra bomba, lo becco di sicuro.”<br />

Non potei fare a meno di sorridere. La sala d’aspetto<br />

era dotata di telecamere e di una sorveglianza rigida<br />

da parte di Polizia e personale della ferrovia.<br />

“È in partenza?” mi chiese.<br />

“No, sono venuto a prendere mio zio che arriva con<br />

il treno delle sedici e venticinque.” Mancavano<br />

appena cinque minuti.<br />

“Per caso viene da Roma?”<br />

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