vol1 - Pagine Ribelli

che ci andassi troppo spesso, da nonno Antonio e da
nonna Agnese perché, diceva, mi facevano mangiare
troppo e tornavo col mal di pancia. Qui mamma si
trovava in disaccordo con nonna Agnese la quale
sosteneva, invece, che mia madre non voleva
mandarmi perché era gelosa. Non ci capivo nulla ma,
in fondo, non volevo poi capirci. Quello che mi
interessava era stare da loro, trattato come un pascià,
mai rimproverato e fin troppo contentato.
Dietro la casa i nonni avevano un piccolo giardino
dove giocavamo, piantavamo semini e rametti con la
base schiacciata a cui nonno Antonio faceva sempre
una bella predica dicendo loro di crescere e di non
deludere Ninì che era il vezzeggiativo con cui mi
chiamavano.
Non capisco ancora come faceva la scala tremolante a
reggere il corpo massiccio di nonno Antonio quando
la appoggiava negli alberi per raccogliere fichi o
nespole. Una volta che nonna Agnese era andata a far
spese, guardandosi circospetto intorno mi invitò a
salire sulla scala e poi mi sollevò come un fuscello fra
le braccia possenti e mi posò su un grosso ramo.
“Tieniti, Ninì”, mi disse col suo vocione. “Se la
nonna scopre che ti ho fatto salire siamo fritti”.
La nonna Agnese era piuttosto severa e rimproverava
il nonno quando alcuni amici venivano a trovarlo.
C’era una sorta di rito durante il quale la nonna non
faceva che sbuffare. Il nonno Antonio non appena
questi signori si erano tutti seduti intorno ad un
tavolo, portava delle tazzine e poi una caffettiera
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