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Passai una mano interiore sugli occhi occulti del mio<br />
cervello.<br />
Sentii il mio cuore ondeggiare e infine impennarsi: fu<br />
allora che decisi di mandare a fa’n culo lei e l’intero<br />
spettacolo, con carismatico distacco.<br />
Estrassi dalla tasca una pistola e, guardandola negli occhi<br />
sparai un solo colpo. Il suo sorriso si trasformò in un<br />
buffo rantolo, come quando qualcosa va di traverso.<br />
La vidi alzare le braccia al cielo ed afflosciarsi sulla<br />
poltrona, come se un burattinaio invisibile avesse sfilato<br />
la mano da dentro un pupazzo.<br />
Prima di andarmene, le regalai un ultimo sorriso, aperto<br />
come l’aria, appiccicai la gomma che stavo masticando<br />
sul bracciolo della poltrona<br />
e ...la derubai di tutti i suoi risparmi.<br />
Nella cassaforte vuota, a firmare il mio crimine, lasciai un<br />
biglietto: “Ti sei mai chiesta quanti siano gli strati di un essere<br />
umano?”.<br />
Quella notte provai, un po’ per curiosità e un po’ per<br />
abitudine, a piangere lacrime dolorose e disperate. Ma<br />
ormai era tardi: caddi in un sonno profondo e ristoratore.<br />
L’autore del delitto, ovviamente, non venne mai scoperto<br />
ed io, dopo quella mia prima volta, cominciai una nuova<br />
brillante carriera: tragici incidenti, delitti perfetti, perfino<br />
piccole stragi...<br />
Da quel giorno, dal giorno, cioè, della mia prima<br />
ribellione, non ho mai smesso di architettare omicidi,<br />
sapendo che ogni assassinio è come una sorgente di<br />
acqua fresca per il deserto del mio cuore, eleva la mia<br />
anima e stimola la mia energia creativa. Strangolo la<br />
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