vol1 - Pagine Ribelli

Ho vissuto per anni con la tensione di chi deve superare
un esame, senza sapere esattamente quale; sapendo solo
che non ero preparata e che non dovevo farmi scoprire.
È vero, mi sono laureata con ottimi voti, mi occupo di
volontariato e sono diventata il medico che tutti si
aspettavano che diventassi. Ma la verità è che l’interesse
che provo per i miei pazienti va da zero indietro: so
perfettamente che i loro corpi flaccidi non sono certo un
dono di natura, ma il frutto di anni stravizi; le loro
lamentele lagnose mi segano i nervi, mentre le loro
lacrime disperate davvero non le reggo; ma, più di ogni
altra cosa, non sopporto la loro invadente gratitudine e
gli sguardi da agnellini sgozzati che mi rivolgono quando
firmo per loro qualche ricetta....Così, indosso la
mascherina bianca, per proteggerli dai miei microbi, ma
soprattutto, per rendermi irriconoscibile e coprire il mio
disgusto.
Ma in questa patetica, strampalata commedia che è la
vita, accade che qualcuno, magari dopo anni di abile
recitazione, non ce la faccia più.
Magari conserva la maschera, magari mantiene i costumi,
e apparentemente nessuno si accorge di nulla, ma lui lo
sa, nel suo intimo lo sa, e basta questo a farlo sentire
solitario ed eroico: lui sa di avere smesso di leggere il suo
copione.
A me accadde, per la prima volta, il giorno in cui decisi di
andare a trovare la Professoressa Viviani, la mia storica
insegnante di liceo: quella che durante gli esami usava
acconciarsi con una strana capigliatura a torre che
sembrava contenere una altrettanto strana forma di vita
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