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dall' odio, odio verso una donna che sicuramente<br />
doveva essersi macchiata di una colpa gravissima,<br />
enorme, imperdonabile; perché solo una colpa<br />
gravissima, enorme, imperdonabile poteva giustificare<br />
la reazione di quel sant' uomo di suo padre, poteva<br />
spiegare perché lei non si fosse più fatta viva. Ma<br />
quelle parole del padre sul letto di morte avevano<br />
acceso il desiderio di ritrovarla; non certo per affetto,<br />
non per la bramosia di trovare la donna dal cui ovulo<br />
lui era nato, non per sfogare l' odio represso. Mario<br />
voleva soltanto conoscere esattamente ciò che allora<br />
era successo. Sarebbe andato da lei, con educazione e<br />
distacco si sarebbe presentato, le avrebbe spiegato<br />
chiaramente il motivo della visita, l' avrebbe ascoltata;<br />
poi sarebbe risalito sulla sua lussuosa Audi e sarebbe<br />
tornato a casa.<br />
Ma adesso era appena arrivato. Respirò<br />
profondamente quell' aria intrisa di salsedine, di quel<br />
profumo tipico del mare; varcò il piccolo cancello che<br />
si presentava sghembo e incastrato sui suoi cardini.<br />
Suonò ad un campanello anonimo, senza un etichetta<br />
che riportasse il nome del proprietario; dopo una<br />
breve attesa il volto di un' anziana signora dai bianchi<br />
capelli apparve ai vetri della finestra. Il suo viso si<br />
coprì di un' espressione stupita, poi la donna lasciò<br />
cadere la tendina; un rumore di passi lenti e la porta si<br />
aprì.<br />
-Buongiorno. Desidera?-<br />
-Buongiorno signora. Scusi il disturbo, ma avrei<br />
bisogno di parlare con lei. Io sono Mario, suo figlio.-<br />
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