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custodirli. Quello che stava facendo lo faceva anche<br />
per loro e non c’era tempesta che potesse fermarlo: la<br />
resistenza palestinese aveva bisogno di armi per<br />
difendere la loro terra, il loro futuro.<br />
Quel giorno la sua mamma non c’era. Era andata per<br />
provvista di roba da mangiare perché si diceva che<br />
stava per arrivare la guerra, che bisognava restare<br />
nascosti, che potevano arrivare i soldati con i tank.<br />
Tutti erano ansiosi e preoccupati. Le bombe<br />
potevano arrivare all’improvviso: dal mare e dal cielo,<br />
come i temporali d’estate che te ne accorgi quando i<br />
fulmini stracciano il cielo con bagliori metallici e<br />
fanno salire il cuore in gola con tremendi boati.<br />
Fatima prese Youssef tra le braccia facendo quello<br />
che faceva sua madre perchè non voleva che si<br />
mettesse a piangere prima del suo rientro. Non<br />
sopportava che Youssef piangesse, aveva paura che<br />
chiedesse di papà e non voleva dirgli che non sapeva<br />
quando sarebbe ritornato.<br />
“Era andato alla punta di Akrotiri per un carico<br />
importante… stava ritornando ma è stato scoperto e<br />
catturato dai soldati. Forse è stato portato al carcere<br />
militare di Ofer… stiamo indagando, lo troveremo”,<br />
aveva raccontato e assicurato un soldato con la tuta<br />
blu e la faccia da capo, venuto a casa sua. “Non ti<br />
abbandoneremo”, le aveva detto accarezzando la<br />
testa di Youssef che la mamma teneva in braccio.<br />
Lontani si sentivano i primi tuoni, ma Fatima si<br />
impressionò perché non ricordava un temporale in<br />
quella stagione. Poi si avvicinarono tra tremendi boati<br />
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