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inosservati, come la stessa pioggia, così intensa e<br />
battente, che confondeva ogni cosa e ogni<br />
riferimento. Dopo qualche ora di navigazione le<br />
nuvole iniziarono a precipitare sbattendo il cielo<br />
sull’acqua salata che diventava sempre più grigia e<br />
cupa. Le onde si accavallarono e si incresparono<br />
formando gorghi e mulinelli, saliscendi sempre più<br />
ripidi con schiume che orlavano e tratteggiavano<br />
l’orizzonte sbrancato, sfilacciato, di un colore bianco<br />
che si rimodulava continuamente in altri colori freddi<br />
e metallici, or grigi ora neri, or bianchi e blu che<br />
sembravano dipingere precipizi oscuri e minacciosi di<br />
un baratro senza fine. Nonostante la tempesta<br />
l’imbarcazione puntò a nord, verso Cipro, nella<br />
direzione di punta Akrotiri. Non passò neanche<br />
mezz’ora che il vento cominciò a sibilare, a urlare, a<br />
strigliare l’acqua strappandola dal dorso delle onde<br />
sempre più sbrecciate, eccitate, sbattendola addosso<br />
alle vele e agli uomini che si muovevano allungando<br />
continuamente le mani per attaccarsi saldamente a<br />
qualsiasi appiglio, come fossero ciechi e incapaci di<br />
camminare. I loro occhi erano fessure che spiavano il<br />
ventre delle onde, i turbinii del vento, la saliva<br />
schiumosa dell’acqua che piroettava tra lugubri e<br />
impietosi rantoli, ma il cuore di Khaled non ebbe<br />
alcun sussulto: era ancora nella piccola stanza celeste<br />
dove gli occhi di Jamila illuminavano la notte<br />
inebriandolo di piacere e di felicità. E Fatima e<br />
Youssef dormivano rapiti dai sogni profondi<br />
dell’infanzia nella loro casa che sapeva proteggerli e<br />
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