vol1 - Pagine Ribelli

Quando il papà l’accompagnava al mare per giocare
sulla spiaggia con Youssef, si divertiva a correre sulla
battigia e il profumo salmastro dell’acqua le riempiva i
polmoni rendendola garrula, sprizzante di gioia e di
felicità. I suoi piccoli piedi sbattevano nell’acqua che
risaliva dal mare per correre subito indietro quasi
timorosa di essersi staccata o di perderlo. In quei
momenti sembrava che la spiaggia stesse muovendosi
e che l’acqua volesse trascinarla al largo. Allora si
inebriava di felicità e ubriaca di gioia si lasciava cadere
a bocconi sulla sabbia starnazzando e ridendo come
una piccola anatra. Le piaceva guardare il mare e
perdersi oltre il suo orizzonte, rimanere rapita dal
volo dei gabbiani che garrivano e veleggiavano liberi
in cielo. Era attratta da ogni cosa nuova, dalle luci e
dai colori. Se vedeva i bambini a giocare diventava
tutta allegra e non riusciva a non mischiarsi nei loro
giochi. I souk la entusiasmavano perché là tutto era in
movimento e si poteva toccare e acquistare. Era facile
conoscere nuove persone, come nelle moschee e nelle
vie del centro di Gazha City dove si incontravano
uomini e donne di ogni età e di etnie diverse. Quando
papà Khaled l’accompagnava dai nonni paterni, che
vivevano assieme a poche capre in una piccola casa
tutta bianca e mezza coperta da un grande fico che
l’abbracciava quasi a volerla proteggere, la
riempivano di baci e di attenzioni, e le offrivano
datteri e mandorle e croccanti. Lei respirava le loro
carezze e le loro coccole, e dalla felicità le sembrava
di toccare il cielo con un dito. Amava giocare con gli
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