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Sento la testa che mi scoppia. Che diavolo... Ti vedo,<br />
sai, che stai facendo giocare i bimbi con i cubi<br />
colorati sul tappetone. Quando ti porteranno la<br />
notizia di quello che mi è successo, ti strapperanno di<br />
dosso il tuo bel sorriso, e ti porteranno le lacrime, che<br />
diavolo, meno male che non ti vedrò piangere se no<br />
mi si spezzerebbe il cuore.<br />
Dovrei dirti tante cose, vorrei dirti tante cose. Vorrei<br />
dirti quanto sono felice. Di te. Di te, di tua madre, di<br />
noi. Quando stavi ancora a casa con noi, era bello<br />
sapere che ti saresti ricordata di abbeverare i fiorì e di<br />
dar da mangiare al gatto. Adoravo vedere i tuoi<br />
quaderni sparsi sul tavolo di cucina, ridevo nel<br />
trovare i tuoi fermacapelli sparsi dappertutto, e<br />
vederti la mattina affannata a cercarli dappertutto,<br />
gridando che avresti perso l'autobus!<br />
A me piace il mio lavoro. All'aria aperta, estate e<br />
inverno, in mezzo alla polvere, cotto dal sole o col<br />
vento che taglia. A me piace far le cose fatte bene,<br />
mattone, calce, cazzuola, mettere in bolla, e via!, si<br />
lavora, si costruisce e viene su un edificio nuovo, si<br />
modifica il panorama, si cambia un pezzo di mondo,<br />
insomma. Anche tu volevi cambiare il tuo pezzo di<br />
mondo. Spero che tu ci sia riuscita, cara figlia. Certe<br />
cose non le capivi proprio, non le sopportavi, ti<br />
facevano impazzire. Ti infastidivi, per esempio, al<br />
vedere la gente in auto che non faceva passare i<br />
pedoni sulle strisce. Hanno tanta fretta, che diavolo,<br />
cosa dovranno mai fare di così importante in fin dei<br />
conti, ti chiedevi. E io ti do ragione, allora e adesso. E<br />
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