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Cattivo zelo 2 - ANTICA MADRE

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in odio ha il Cronide la stirpe di Priamo:/ sì, la potenza d’Enea regnare or dovrà sui Troiani/ e sui figli dei figli suoi, quanti<br />

poi ne verranno”. 27 Ciò spiega perché venne utilizzata la sua figura nelle narrazioni della “diaspora troiana” e perché ebbe<br />

tanta fortuna nelle narrazioni mitiche. Nei primi poemi cosiddetti ciclici Enea si allontana di poco da Troia per fondare una<br />

nuova città, mentre nei successivi racconti gli spostamenti di Enea si fanno sempre più distanti 28 , fino a giungere ai margini<br />

del mondo greco, verso Occidente e, infine, in Italia. Secondo alcune fonti gli Eneadi avrebbero avuto il permesso dai Greci<br />

di abbandonare il paese in cambio della cessazione delle ostilità che Enea teneva aperte nella Troade, mentre secondo<br />

Menecrate di Xanto, egli avrebbe addirittura tradito a favore dei Greci. Se non altro, sarebbe in ipotesi una valida<br />

spiegazione – nella finzione della sua saga - per come abbia potuto attraversare indenne tutto il mondo greco da Oriente a<br />

Occidente fino in Italia. Le peregrinazioni di Enea erano state già annunciate nel mondo greco da Arctino di Mileto verso il<br />

750 a.C., ma soltanto un secolo dopo si diffonde la leggenda di un arrivo di Enea in Italia, fino a Cuma, con il poeta<br />

siciliano Stesicoro, per evidenti motivi di strategia geopolitica, che ne aveva trattato in un’opera perduta: la Caduta di Ilio.<br />

Ancora un secolo dopo, Ellanico di Lesbo e Damaste di Sigeo raccontarono di una fondazione di Roma da parte di Enea,<br />

ma chi più di tutti diffuse la falsa leggenda di un arrivo di Enea nel Lazio fu il siciliano Timeo di Taurmina. Tuttavia la<br />

presenza di troiani è attestata in Sicilia ancor prima di Enea: il popolo degli Elimi, stanziato nella parte occidentale dell’isola<br />

nelle città da loro fondate di Erice, Segesta ed Entella, non sarebbe stato altro che troiani guidati dall’eponimo Egesto, figlio<br />

illegittimo di Anchise. Anche la città di Capua sarebbe stata fondata da un troiano: Capi. Probabilmente i Greci hanno<br />

utilizzato la figura di Enea – dopo aver diffuso la versione di una sua origine peloponnesiaca, cioè greca - e di altri eroi<br />

per mitizzare il periodo dell’espansione micenea lungo la penisola italiana ed una primitiva colonizzazione della zona di Roma<br />

(Arcadi di Evandro) nonché in funzione antietrusca. I Romani avrebbero, per dignificare le proprie origini, ripreso questa<br />

leggenda, innovando col poeta Nevio con l’episodio della sosta di Enea a Cartagine, per dignificare le proprie origini. Virgilio<br />

riprende la leggenda magnogreca di Enea arricchendola di nuovi particolari e investendo l’eroe troiano di una caratteristica che<br />

non aveva nelle precedenti versioni: l’assoluta dedizione (pietas) alla nuova religione augustea, il Fatalismo. L’Enea previrgiliano<br />

fu sicuramente il rappresentante di un potere sacerdotale e iniziatico importante relativo al culto di Venere – come<br />

testimoniano le dignità del padre Anchise 29 -, anche se Menecrate riferisce che a Troia non gli vollero riconoscere un’alta<br />

carica sacerdotale 30 . Avrebbe portato via con sé da Troia le statue - i Palladii - dei Grandi Dei di Samotracia, impiantandoli<br />

quindi nel Lazio. La divinità prediletta dagli Eneadi fu Venere e il rapporto che lega Enea alla Dea madre, specie nelle<br />

leggende pre-virgiliane (gli eressero templi lungo tutto il tragitto emigratorio), potrebbe essere una mitizzazione del<br />

summenzionato sacerdozio, così come già per Anchise. Enea – secondo la leggenda magnogreca “romanizzata” - sbarcò nel<br />

Lazio nei pressi della foce di un piccolo fiume a sud del Tevere, il Numicio (ora Fosso di Pratica), lì dove esisteva già un<br />

antico santuario che i Latini avevano dedicato a Sol Indiges (Sole Tellurico. Dionisio lo chiama Zeus Katachtònios). Questa<br />

località dovrebbe essere la vera Laurento della tradizione che come capitale del regno latino non sarebbe mai esistita,<br />

27 ILIADE XX, 302 ssg. Trad. di M. Giammarco. Roma, Newton & Compton 1997. Da questi versi traspare che in Troia esistevano due ceppi gentilizi,<br />

una doppia discendenza troiana, uno dei quali era ormai inviso a Zeus. Come si è visto, per Omero Enea avrebbe dovuto continuare a regnare sui<br />

Troiani.<br />

dio-fiume Scamandro ninfa Idea<br />

<br />

Teucro<br />

<br />

Dardano 27 Bateia o Arisbe figlie di Teucro<br />

<br />

ErittonioAstioche figlia del dio-fiume Simoenta<br />

<br />

Tros Calliroe figlia del dio-fiume Scamandro<br />

<br />

Ilos (fonda Troia) e AssaracoIeromneme figlia del dio-fiume Simoenta<br />

<br />

Laomedonte Capi Temista sorella di Laomedonte<br />

<br />

Priamo Anchise Venere<br />

<br />

Ettore Enea Euridice (in Virgilio, Creusa)<br />

<br />

Scamandrio (Astianatte) Ascanio<br />

28 Cfr. Dionisio di Alicarnasso: STORIA DI ROMA, I-49.<br />

29 Nevio scrisse che Anchise aveva ricevuto da Venere dei libri oracolari (libros futura continentes).<br />

30 Come sintesi dei racconti di antichissimi scrittori (Callistrato, Satiro e Arctino), Dionisio di Alicarnasso (I, 67) riferisce che Dardano lasciò a<br />

Samotracia il culto misterico dei Grandi Dei e portò nella futura Troade solo il culto exoterico, religioso di essi. Ciò spiegherebbe perché Menecrate di<br />

Xanto scrisse che ad Enea non si volle riconoscere una certa qualifica sacerdotale. Allusione alla pretesa di voler impersonare il culto esoterico di<br />

Samotracia? O forse il sacerdozio di Poseidone, vacante da nove anni, da quando cioè l’ultimo sacerdote non era stato in grado di prevedere lo<br />

sbarco dei Greci?

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