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INDIVIDUAZIONE DELLE CACOZELIE<br />
E SVILUPPO DI PASSI SCELTI<br />
Nostra è la traduzione delle parole latine commentate (in corsivo l’esatta espressione latina e in grassetto la traduzione),<br />
spesso molto differente dalle traduzioni accademiche. Per quest’ultime, abbiamo seguito come base quella di Rosa Calzecchi-<br />
Onesti (Einaudi, Torino 1967). Chiaramente il lettore deve avere sottomano come rimando una di queste traduzioni,<br />
preferibilmente col testo latino a fronte. Le cacozelie sono individuate da un asterisco. I titoli dei libri sono stati liberamente<br />
attribuiti da noi. All’inizio di ogni libro, con la sigla 1 abbiamo riassunto il contenuto letterale del testo e con la sigla 2 le<br />
cacozelìe.<br />
LIBRO PRIMO - “Il naufragio” (1-756)<br />
1<br />
L’opera comincia con l’intenzione di narrare le vicende del troiano Enea, esule da Troia con una flotta di 20 navi, il tentativo<br />
di ritornare nella primordiale sede dei suoi antenati, il Lazio, per fondare una nuova Troia nonostante la volontà contraria<br />
della sposa di Giove, Giunone. Infatti non solo la Dea è adirata con i troiani per vecchi rancori ma anche perché il Destino<br />
sancisce che la stirpe di Enea debba distruggere un giorno la città di Cartagine, che le è prediletta. Pur sapendo di non<br />
potersi opporre al Fato la Dea sa che il Fato non pone una scadenza precisa agli eventi, per cui ne approfitta per<br />
procrastinare il più a lungo possibile le disgrazie dei suoi nemici. L’estate del settimo anno di peregrinazioni da che gli<br />
Eneadi lasciarono Troia, Giunone avvista la flotta di Enea al largo della Sicilia e, con l’aiuto di Eolo re dei Venti, scatena<br />
una tempesta che ne causa il naufragio sulle coste africane. Solo grazie al tempestivo intervento di Nettuno, che non tollera<br />
che altri fuor che lui possa suscitare tempeste nel liquido reame, Enea si salva con tutta la flotta, tranne una nave.<br />
Preoccupata per la sorte del figlio Enea, la dea Venere intercede a suo favore presso Giove il quale la rassicura dicendole<br />
che è volontà del Destino che l’eroe troiano giunga nel Lazio, dove darà origine alla stirpe romana; aggiunge anche che la<br />
stessa Giunone, alla fine placata, si schiererà dalla parte dei Romani. Infine invia Mercurio a Cartagine col compito di<br />
predisporre magicamente i Cartaginesi a favore di Enea e compagni. Nel frattempo Venere si manifesta al figlio sotto le<br />
sembianze di una giovane cartaginese che spiega ad Enea la vicenda di Didone, regina di Cartagine, invitandolo a recarsi<br />
fiducioso in quella città. Didone infatti accoglie favorevolmente i naufraghi. Venere però, non paga di tale accoglienza e<br />
temendo le insidie di Giunone, Dea poliade di Cartagine, ordina al Dio Cupido di prendere il posto del piccolo Ascanio, figlio<br />
di Enea, affinchè tocchi il cuore della regina e l’accenda d’amore per il capo troiano. Così avviene ed il primo libro si<br />
conclude con le scene del banchetto offerto da Didone ai Troiani e con l’invito al loro duce di narrare le proprie traversie.<br />
2<br />
La cacozelìa o cattivo <strong>zelo</strong> di Virgilio si intravede subito in questo primo libro in un tema specifico ma articolato che verrà<br />
argomentato dettagliatamente nel capitolo successivo: il dono che Enea fa a Didone dello scettro di Priamo e le parallele<br />
allusive enfatizzazioni della grandezza di Cartagine. L’episodio di questa donazione nell’ottica di un poema commissionato da<br />
Ottaviano Augusto per celebrare la grandezza e i destini della romanità eneadica è assolutamente fuori luogo, in quanto<br />
statuisce il formale passaggio di poteri e dignità dalla monarchia troiana a quella punica anziché romana… indirettamente, a<br />
quella egizia della defunta Cleopatra. Questa cacozelia si contrappone alla sfacciatamente falsa affermazione di Giove, che<br />
Remo e Quirino (Romolo) avrebbero governato assieme su Roma. Nel capitolo seguente spiegheremo come ciò sia una<br />
forzatura del mito voluta dal sentimento augusteo che deve permeare ufficialmente tutta l’opera. Da parte nostra riteniamo di<br />
avere potuto evidenziare tutta l’inconsistenza del mito italico di Dardano, a partire da questo primo libro, dove si affermano<br />
invece le sue origini illiriche nell’ambito della vera storia di Troia.<br />
║I versi che molte edizioni pongono fra parentesi o non citano affatto 26 vennero eliminate, secondo Svetonio, da Plauzio<br />
Tucca e Vario Rufo nell’edizione voluta da Augusto, ma vennero riconosciuti autentici da Donato e da Servio. Furono<br />
evidentemente considerati poco consoni con il timbro di sacralità che Augusto volle per l’Eneide. Essi infatti presentano Virgilio<br />
nella poco austera veste di cantore elegiaco e bucolico║virum l’uomo è naturalmente Enea, “frigio predone” secondo Amata<br />
moglie di Latino, già personaggio omerico, cui Virgilio conferisce una nuova caratteristica di romana fabulositas rispetto alla<br />
versione greca. In Omero è il più valoroso degli eroi troiani dopo Ettore e l’unico a cui gli Dei concedono un futuro,<br />
secondo la profezia di Poseidone: “…è destino per lui che la scampi,/ perché non perisca, estinto e senza posteri, il ceppo/<br />
di Dardano amato da Zeus al di sopra di tutti i figli/ che gli nacquero, a lui generati da donne mortali./ Infatti ormai preso<br />
26 Essi sono: “Quell’io che su gracile canna modulavo una volta il canto,/ e uscito dai boschi costrinsi i campi vicini/ a far contento anche il colono<br />
più avido,/ opera grata ai coltivatori, l’orride ora di Marte (tr. Calzecchi-Onesti)”.