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Cattivo zelo 2 - ANTICA MADRE

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prima in prosa, per trasformarlo poi in versi, quando gli veniva l’estro” 22 . Peraltro anche Ottaviano doveva sentirsi in debito<br />

col poeta, poiché Virgilio gli aveva dedicato, in occasione della sua nomina a Pontefice Massimo, all’età di soli 15 anni, il<br />

componimento La zanzara (Culex), nel quale lo chiamava rispettosamente “venerando Ottavio, santo fanciullo” e gli augura<br />

gloria, fama e sopravvivenza fra gli Olimpii.<br />

Virgilio fu senza dubbio un eccellente poeta ma non certo il Vate che molti si ostinano a celebrare, poichè è stato un<br />

emulo di Omero che ha ricalcato sfacciatamente e abbondantemente, di Apollonio Rodio, di Nevio, di Licofrone e di altri<br />

ancora. Una parte notevole de I Saturnali di Macrobio si occupa dell’analisi del saccheggio sistematico operato da Virgilio nei<br />

confronti di Omero e di altri poeti. 23 Alla morte del poeta, l’imperatore, in vista della pubblicazione, ordinò di non aggiungere<br />

nulla. Furono però apportati dei tagli, alcuni noti, altri ignoti sui quali si possono fare solo congetture inutili. Elio Donato<br />

scrisse che l’opera di revisione (non furono toccati circa 84 versi rimasti incompiuti) fu comunque condotta superficialmente<br />

(summatim), e ciò contribuisce ad alimentare ipotesi su punti specifici del testo. Un grammatico riferì di aver udito da<br />

contemporanei di Vario che quest’ultimo aveva fatto apparire l’originario Terzo Libro dell’Eneide come Primo libro. Pertanto il<br />

poema non sarebbe iniziato con la scena del naufragio ma con la storia della caduta di Troia. Il racconto non è però<br />

plausibile; a meno che Vario non avesse contravvenuto agli ordini di Augusto e al desiderio dello stesso Virgilio,<br />

manomettendo in più punti l’intero poema.<br />

C’era del risentimento da parte di Agrippa verso Virgilio? Un elemento di conferma lo si potrebbe leggere nel fatto che con<br />

la sua descrizione dell’Ade (localizzata secondo la tradizione magnogreca presso Napoli), Virgilio avesse messo in cattiva luce<br />

Agrippa, che aveva sconvolto il territorio descritto nel Libro VI con imponenti opere di architettura navale e militare. Dove<br />

Virgilio descriveva il bosco della Sibilla e i luoghi infernali ora (nel 19 a.C), in realtà, era allocata (con lavori iniziati nel 37<br />

a.C.) la flotta imperiale con tutte le sue pertinenze! Quantomeno, era palpabile la dissacrazione. Il lago di Averno 24 era stato<br />

collegato con il vicinissimo lago di Lucrino da un canale-galleria navigabile che proseguiva poi verso il mare aperto dando<br />

luogo al complesso detto Porto Giulio, sede della flotta militare. Ancora il lago di Averno era collegato da un canale-galleria<br />

al porto di Cuma, passando quindi proprio per i luoghi più sacri della tradizione infernale. Era tutto un brulicare di cantieri<br />

navali, altro che Sibille, colombe e anime dei trapassati! “Nella zona del lago di Averno, Augusto e Agrippa si macchiarono<br />

di uno dei più grandi sacrilegi di tutti i tempi, ristrutturando per intero il comprensorio del lago e i suoi culti”. 25 La<br />

dissacrazione salta ancor più agli occhi se si pensa che prima di comporre l’Eneide Virgilio, ne Le Georgiche, aveva esaltato<br />

proprio quelle stesse opere di Agrippa (IV, 161 ssg.) e soggiornava esattamente nei pressi dei luoghi descritti! L’apparente<br />

contraddizione si spiega col fatto che dopo la scrittura delle Georgiche, Virgilio aderì – come suppone P. Grimal – ai<br />

“suggerimenti” ad Augusto dati da Mecenate, che erano in contrasto con quelli che gli dava invece Agrippa, ma che non si<br />

tratti invece di una mera supposizione lo certifica in un lungo passo lo storico Dione Cassio (l. LXX).<br />

22 M. Scaffidi Abbate: ENEIDE. Newton & Compton, Roma 1994. E’ del tutto retorica, quindi, l’uscita pubblicitaria a suo favore del poeta Properzio,<br />

suo contemporaneo: "fatevi da parte, scrittori Romani, fatevi da parte Greci: sta nascendo qualcosa più grande dell’Iliade".<br />

23 “Neppur da Tullio Cicerone si astenne: saccheggiò anche quello, pur di accaparrarsi ornamenti da ogni parte” (Macrobio, SATURNALI VI 2, 30). Il<br />

Comparetti invece lo difende con queste parole: “…lo è perché doveva esserlo, né v’era potenza di genio che a tal condizione potesse allora sottrarsi;<br />

una emancipazione totale dell’arte da quanto imponevano le ancor vivissime creazioni greche, era cosa che niuno desiderava, niuno voleva, e sarebbe<br />

stata accolta con indignazione come una anormalità mostruosa ed inintelligibile.”<br />

24 Nel 214 a.C. lo stesso Annibale si era fermato in quel luogo per compiervi i sacrifici tradizionali.<br />

25 G. Traina: PALUDI E BONIFICHE NEL MONDO ANTICO. L’Erma di Bretschneider, Roma 1988.

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