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infacciando all’olimpica collega di non amarla quanto lei!║Accam Morendo, Camilla si rivolge ad una compagna: Acca 189<br />
Considerando il contesto, non ci pare un caso che Virgilio chiami con un tal nome la compagna di Camilla. Ciò è in<br />
relazione con l’aspetto amazzonico ed orgiastico del gruppo di donne che accomuna Didone, Amata e Camilla/Arpalice 190 . Se i<br />
Sabini avevano nel tempio di Quirino a Curi una sede dove giovani donne svolgevano danze orgiastiche e sacri<br />
accoppiamenti, anche nella più antica tradizione romana la prostituzione templare era praticata, così come in tutto il mondo<br />
mediterraneo. La figura mitica più esemplare era appunto Acca Larenzia, anche se sfumata in due personaggi e due vicende<br />
mitiche distinte. “Famosissima puttana” (nobilissimum scortum), come riferisce Macrobio (I, 13), venne vinta in premio al gioco<br />
dei dadi – al pari di Elena con Menelao - dal dio Ercole. Acca, forse dal greco Akko, significherebbe propriamente “colei che<br />
fa svenevolezze, smorfie, motteggi”…║(*) regis Dercenni…antiqui Laurentis la ninfa Opi sorveglia il territorio dall’alto del tumulo<br />
funebre dell’antico re di Laurento, Dercenno Anche qui Virgilio accenna cacozelicamente ad un elemento primario delle antiche<br />
leggende citandolo di sfuggita. Questo Dercenno da dove esce fuori? Viene detto “re di Laurento” ma sappiamo che i re<br />
erano stati Pico, Fauno e Latino. Letteralmente, significa “colui che vede dormendo, che è insonne, sempre vigile” e<br />
dev’essere sicuramente quel Dercino figlio di Poseidone che assalì Ercole nel territorio dei Liguri, lasciandoci la vita 191 .<br />
Pertanto Virgilio non fa che accennare, assieme a, Gerione, Caco, Ceculo, Erulo e Argo, ad una figura semiferina, abnorme,<br />
che regnava in antico nel territorio di Roma, ovvero una popolazione adusa ai sacrifici umani, come è nel retaggio<br />
cerimoniale romano dell’uccisione degli Argei, il cui nome, a dispetto di tutti i discorsi che si sono fatti, potrebbe riferirsi ai<br />
compagni di quell’Argo ucciso da Evandro 192 . Per quanto riguarda la ninfa Opi, essa non è in relazione con la dea romana<br />
delle messi Ops ma con una figura orgiastica del seguito di Artemide. Che Virgilio l’abbia posta in relazione con Dercenno<br />
(oltre che con Camilla) può non esser casuale║<br />
LIBRO DODICESIMO - “La morte di Turno” (1-953)<br />
1<br />
A Laurento, re Latino invita Turno a deporre le sue pretese e rinunciare a Lavinia, offrendogli in cambio un’altra sposa di<br />
non indegno sangue. La regina Amata, che già medita il suicidio, prega anch’essa Turno di non combattere più, presaga<br />
della sua prossima morte. Il re rutulo non si fa però smuovere dalle suppliche e invia un araldo ad Enea informandolo che<br />
accetta un duello risolutore. L’indomani tutta la spianata di fronte alla città latina è colma degli eserciti contrapposti, pronti ad<br />
assistere al duello fra Turno ed Enea, mentre la popolazione civile si assembra sugli spalti delle mura. Giunone però, non<br />
ancora rassegnata agli eventi, incita la dea Giuturna, sorella di Turno, di fare il possibile per evitare il duello, in un modo o<br />
nell’altro. Appreso da Giunone del triste destino del fratello, Giuturna accorre sul posto e, mentre si celebrano i solenni<br />
preliminari del combattimento, sobilla, assumendo le sembianze del rutulo Camerte, gli animi dei giovani con parole ardenti e<br />
in più fa apparire in cielo un prodigio favorevole, che inganna l’indovino rutulo Tolumnio, il quale, infervorato, scaglia una<br />
lancia contro le schiere troiane, uccidendo un giovane. Ne deriva una mischia sanguinosa che degenera ben presto in aspra<br />
battaglia, nonostante che Enea cercasse di calmare gli animi. Egli stesso viene colpito ad una gamba da una freccia,<br />
scagliata audacemente dalla stessa Giuturna, ed è costretto a ritirarsi nella sua tenda. Galvanizzato dal ferimento, Turno si<br />
scaglia contro gli avversari facendone strage. Venere, vedendo sconvolte le sorti del combattimento, interviene nascostamente a<br />
fianco del medico Iapige che sta curando la ferita, e aggiunge all’acqua del medicamento l’erba dittamo, ambrosia e panacea.<br />
Enea guarisce all’istante e rientra in combattimento. Giuturna però, al fine di evitare lo scontro diretto, assume le sembianze<br />
dell’auriga di Turno e guida il fratello in battaglia ma sempre lontano da Enea. I due eroi uccidono un gran numero di<br />
avversari senza riuscire a scontrarsi. Venere, da parte sua, instilla nel figlio l’idea strategica di assalire la città di Laurento,<br />
lasciata scoperta e indifesa. Questi vi giunge facilmente a ridosso con tutti i suoi, tanto da gettare nella disperazione gli<br />
abitanti e la stessa regina Amata che, credendo Turno morto, si impicca. I Troiani stanno già dando l’assalto alle mura<br />
quando Turno, scoperto l’inganno della sorella, si getta di corsa in mezzo alle schiere e chiama a gran voce Enea al duello.<br />
Le file si aprono e i due eroi sono finalmente di fronte. Mentre si scambiano i primi violenti colpi, a Turno si spezza<br />
d’improvviso la spada (aveva preso nella fretta quella del suo auriga) ed è costretto a fuggire per non venire trafitto. Enea<br />
lo insegue ma la ferita da poco rimarginatasi lo ostacola nella corsa: Turno fugge a tentoni circondato dagli impedimenti del<br />
luogo, Enea gli va dietro, finchè scorge la sua lancia, infissa nel tronco di una vecchia quercia sacra a Fauno. Turno invoca<br />
il dio silvestre di proteggerlo e questi impedisce ad Enea di svellere l’asta, mentre Giuturna soccorre il fratello porgendogli la<br />
spada fidata. Dall’alto dei cieli, Giove rampogna Giunone per le sue tresche sotterranee e gli ingiunge di non ostacolare più<br />
il corso del Fato. La Dea, ormai rassegnata, si piega e abbandona la contesa, strappando a Giove la promessa che i<br />
189 Di passata, segnaliamo che Acca è la metatesi di Caca, paredra femminile del gigante tellurico Caco.<br />
190 Il fatto che Camilla sia detta “vergine” è puramente relativo. Ricordiamo che in Licofrone (v.1385) la figlia di Neleo è detta “vergine puttana”. Del<br />
resto, secondo un’etimologia forse errata ma non meno significativa, vergine significa “colei che dirige l’uomo” (vir agens).<br />
191 Apollodoro: BIBLIOTECA, II, 5, 10. Aggiungasi che il territorio dei Liguri nei tempi primordiali compendeva lo stesso Lazio!<br />
192 Sull’argomento degli Argei si veda la dotta dissertazione di A. Carandini: LA NASCITA DI ROMA, p.395 sgg. Einaudi, Torino 1997. Specie su Argo<br />
p.397 n.22.