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Cattivo zelo 2 - ANTICA MADRE

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1<br />

Mentre Enea è impegnato lontano dall’accampamento troiano, Giunone decide di inviare la sua messaggera Iride a Turno per<br />

informarlo della lontananza di Enea e quindi dell’opportunità che gli si offre di assalire il nemico privo del suo condottiero.<br />

Turno ringrazia felice gli Dei e muove con l’esercito contro le deboli fortificazioni troiane, tentando prima di tutto di incendiare<br />

le navi troiane che però, grazie ad un prodigio, vengono mutate in ninfe. I Troiani prima che venga mosso l’assalto<br />

assecondano l’idea di due giovani, Eurialo e Niso, di passare le linee nemiche per correre ad avvertire Enea. L’inesperienza<br />

e il desiderio di combattere tradiscono però i due giovani che, dopo aver ucciso molti Rutuli, vengono sopraffatti. Le loro<br />

teste, issate su due picche, fanno da battistrada all’assalto verso il campo eneadico. I Troiani si battono con valore e<br />

rispondono colpo su colpo alle sfuriate nemiche anche quando Turno, rimasto accerchiato dentro l’accampamento avversario, fa<br />

strage di guerrieri. E’ infatti costretto a fuggire e porsi in salvo gettandosi nel Tevere per evitare di venire ucciso dalla<br />

reazione troiana. Il dio del fiume gli impedisce di annegare adagiandolo incolume sulla sponda.<br />

2<br />

Da segnalare l’erronea ipotesi che Virgilio abbia fatto andare Enea fino a Cortona in cerca di alleati, tanto che ingannati<br />

dalla loro stessa insipienza un gruppo di epigoni della religione augustea negli anni ’80 organizzò proprio in quella cittadina<br />

un convegno sulla tradizione romano-italica! Comunque, a parte il fatto che Cortona è ben lungi dall’essere una delle iù<br />

lontane città etrusche, c’è da dire che Virgilio stesso si è prestato all’equivoco, in quanto al verso 11, “arruola una truppa<br />

etrusca raccolta nelle campagne” mentre nel Libro precedente la trova già organizzata da Tarconte a Cere e pronta a<br />

muovere per proprio conto. Nella discrepanza, il riferimento a Corito, inteso quale regione confinaria a nord di Cere, ci pare<br />

il più pertinente. Circa la trasformazione delle navi troiane in ninfe marine, assistiamo all’abitudine prettamente romana o<br />

etrusca di stornare i presagi a proprio favore, commettendo quindi una vera empietà religiosa. Virgilio lo mette in evidenza –<br />

ponendolo prudentemente in bocca a un non romano, Turno – denunciando tutta la falsità e l’ipocrisia dell’interpretatio romana!<br />

║extremas Corythi penetravit ad urbes questo passo ha dato adito a interpretazioni che vogliono far ritenere Enea spintosi<br />

fino ai margini dell’Etruria, a Cortona, appoggiandosi a tre passi delle Puniche di Silio Italico che quella città chiamava Corito.<br />

I traduttori infatti tradiscono: “alle estreme città d’Etruria si è spinto”. Ciò è in palese contrasto con i movimenti di Enea nel<br />

libro precedente e quindi è inammissibile, anche alla luce del fatto che presso Cere gli Etruschi si erano già raggruppati in<br />

armi, pronti a guerreggiare ed Enea non aveva bisogno di andarli a cercare là donde erano già partiti. Bisogna quindi<br />

tradurre correttamente così: [Enea] penetrò [in Etruria] fino alle più lontane città [del territorio] di Corito: «…aveva il nome di<br />

Corito una piccola parte di territorio etrusco compreso fra il lago di Bolsena, i Monti Cimini, i Monti della Tolfa e la<br />

sottostante costa tirrenica. Di conseguenza il poeta Virgilio definisce i villaggi appartenenti ai quattro popoli della costa [vedi<br />

X, 183] come extremas urbes Corythi, cioè villaggi periferici del territorio di Corito. Con altrettanta precisione lo stesso Virgilio<br />

rappresenta l’incontro fra Enea e Tarconte come avvenuto entro i confini di Corito. Esso ha luogo infatti nei pressi di un<br />

famoso lucus…» 175 . Che Corito fosse anche un territorio oltre che una città lo attesta anche Rutilio Namaziano, al verso 600<br />

del suo componimento Il Ritorno.║bis sex lectissima matrum corpora dabit sono rare nell’Eneide le note di colore erotico,<br />

pertanto assume maggiore risalto la promessa che Ascanio fa al giovane Niso, che se questi riuscirà nell’impresa di rompere<br />

l’assedio rutulo e raggiungere Enea a Pallanteo, suo padre in premio gli darà dodici 176 corpi leggiadri di donne prese al<br />

nemico. Se è vero che i troiani avevano penuria di donne dopo la partenza dalla Sicilia, è’ però evidente lo spregio della<br />

figura femminile insito in questo bottino di guerra da parte della stirpe di Augusto, così come è evidente la cacozelia<br />

virgiliana; (*) sei versi prima, Virgilio aveva menzionato un regalo di Didone ai troiani: “due tripodi, due grossi talenti d’oro e<br />

un antico cratere”. Ci pare di notare una voluta contrapposizione di stile, così come Ovidio stesso farà nella lettera di Didone<br />

ad Enea 177 ║calor ossa reliquit alla notizia della morte di Eurialo, il calore abbandona le ossa della madre. Per gli antichi le<br />

ossa erano la sede dell’anima vegetativa; ciò spiega perché veniva data tanta importanza ad esse nella magia dei riti<br />

funebri║Remulo Ascanio uccide in combattimento il rutulo Numano, detto però Remulo, che aveva sposato la sorella minore<br />

di Turno. Si può scorgere un cacozelico accostamento ideologico tra Remo/Remulo e Ascanio/Romolo. Non a caso Remulo<br />

oltraggia i Troiani così come, secondo la leggenda, Remo avrebbe oltraggiato Romolo. Particolare ulteriore: entrambe le<br />

vicende si svolgono nei pressi di un…fossato║ ille suo cum gurgite flavo accepit venientem ac mollibus extulit undis et<br />

175 Salvatore V. Furci: I POPOLI DELLA COSTA, p.42. Segno, Udine 2003. A parte questa citazione confermata da Rutilio Namaziano, ciò che scrive<br />

l’autore è da prendere con il beneficio dell’inventario, là dove si appoggia manifestamente alle teorie del frate Annio da Viterbo.<br />

176 Come anche nel caso delle ninfe che Giunone promette ad Eolo, la dozzina vien qui data in maniera arcaica. Bis sex “due volte sei”, poiché un<br />

tempo le cifre superiori al dieci, cioè alle dita delle mani, venivano espresse con la ripetizione del gesto numerale.<br />

177 Virgilio non voleva denigrare la sensibilità dei Troiani ma solo quella della discendenza eneadica di Ottaviano Augusto, che aveva esiliato una figlia<br />

ed una nipote a causa della loro vita sessuale. Infatti, subito dopo, emerge la delicata sensibilità di Eurialo, che si premura per il destino di sua<br />

madre in caso della propria morte. Virgilio in sovrappiù fa dire ad Eurialo che sua madre non appartiene alla discendenza di Enea ma Priami de<br />

gente vetusta dell’antica schiatta di Priamo. Credo che i riferimenti siano troppi per poter parlare di un caso fortuito…

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