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Cattivo zelo 2 - ANTICA MADRE

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presentando gli Etruschi come spontanei alleati dei Romani mentre nella realtà tra l’Urbe e l’Etruria ci fu un lungo e secolare<br />

conflitto. Circa la spaventosa crudeltà del sovrano cerite (X, 485-8), Virgilio deve avere elaborato in questo caso delle<br />

leggende prettamente magnogreche che riecheggiarono il massacro pubblico dei prigionieri greci catturati da Cere dopo la<br />

battaglia navale di Aleria del 540 a.C.║<br />

LIBRO OTTAVO - “PREPARATIVI DI GUERRA”<br />

(VIII, 1-731)<br />

1<br />

Turno, re dei Rutuli e sposo mancato di Lavinia, muove le sue truppe ed altre ne convoca per dare addosso ai Troiani.<br />

Enea è angosciato per la piega che hanno preso gli eventi ma gli appare in sonno il Dio del fiume Tevere, il quale lo<br />

conforta ricordandogli che ormai è giunto nella terra a lui promessa e non deve temere la guerra predicendogli il compimento<br />

della profezia di Eleno, quella della scrofa con i trenta porcelli: segno del luogo dove fonderà la nuova Troia. Inoltre lo<br />

invita a risalire il fiume fino al borgo di Pallanteo, dove vivono, nel sito della futura Roma, degli arcadi cui è legato da<br />

lontani vincoli di sangue e che lo aiuteranno nella lotta contro i suoi nemici. Il loro re infatti, Evandro, lo indirizza verso una<br />

coalizione etrusca avversa ai Rutuli e guidata da Tarconte, accampata presso la città di Cere, dove si è pronti ad imbarcarsi<br />

con una flotta verso le spiagge latine; prima però, lo guida in un percorso attraverso quella che sarà la futura Roma,<br />

narrandogli la locale storia di Ercole e Caco. Nel frattempo Venere ottiene da Vulcano delle armi divine con le quali suo<br />

figlio potrà facilmente sgominare le schiere avversarie. In un primo tempo gliele mostra dall’alto dei cieli e poi gliele<br />

consegna materialmente allorchè Enea si reca nel campo etrusco. Particolarmente splendido è lo scudo, dove sono istoriate le<br />

maggiori vicende della futura gloria di Roma, fino alla battaglia navale di Azio e al trionfo di Ottaviano Augusto sui nemici<br />

ellenistici: Antonio e Cleopatra.<br />

2<br />

Secondo alcuni studiosi questo Libro sarebbe stato composto anticipatamente da Virgilio rispetto a tutto il poema per offrire<br />

ad Augusto una primizia dell’esaltazione mitica ch’egli andava facendo della romanità. Nella descrizione della visita di Enea a<br />

Pallanteo e della leggenda di Ercole e Caco, il poeta mostra di conoscere alcuni particolari della Roma delle origini ma al<br />

contempo deforma notevolmente i racconti mitici concernenti queste stesse origini. Se, da una parte, infatti, accenna<br />

sorprendentemente a insediamenti sul Gianicolo e sulla rupe Tarpea, che solo recentemente gli studiosi hanno identificato<br />

come le prime sedi di abitati stabili nel sito di Roma, gli stessi studiosi hanno peraltro dimostrato come la vicenda di Ercole,<br />

Caco ed Evandro vada a sostituire un insieme di racconti più antichi e più autentici e, soprattutto, molto meno mitici 164 . E’<br />

quindi doveroso porsi la domanda: perché il Poeta ha operato questa variazione? L’unica spiegazione verosimile è quella di<br />

aver voluto “dare un colpo” anche a Mecenate, filoetrusco, contrabbandando dei racconti greci che farebbe di Evandro<br />

(disceso dal Dardano arcade) il primo fondatore di Roma. Anche la storia di Ercole e Caco, è greca: “essa non è altro che<br />

una delle forme assunte, con singole varianti, da una leggenda popolare dei greci d’Italia”. 165 Ciò viene confermato<br />

cacozelicamente dall’accenno alla città fondata da un altro greco, Diomede, proprio mentre il poeta deve adempiere agli<br />

“iussa” di Mecenate che vorrebbe far passare sottobanco la leggenda etrusca. Si può parlare davvero di un doppio gioco<br />

virgiliano, con Augusto e con Mecenate. Ciò non significa peraltro che Virgilio non sapesse che le leggende greche<br />

traducevano delle realtà storiche genuinamente italiche, a meno di non pensare che il poeta non avesse mai letto Cassio<br />

Hemina! Storicamente l’Urbe esisteva prima del 753 a.C., ed era un centro commerciale importante frequentato da Greci,<br />

Liguri, Siculi, Sabini, Latini ed Etruschi 166 . Virgilio quindi unifica diverse tradizioni e diversi spazi temporali, congiungendo alla<br />

Roma dei primordi quella che sarà anche la Roma etrusco-romana. Infatti nell’episodio in cui Enea si reca nella città di Cere<br />

per unirsi agli Etruschi e da qui barcare alle spalle del campo troiano via mare, egli adatta e capovolge un fatto storico<br />

realmente accaduto, quando nel 358 a.C. gli Etruschi di Tarquinia attraversarono il territorio ceretano e sconfissero i Romani<br />

giungendo alle foci del Tevere, dov’erano importanti saline.<br />

║(*) magni Diomedis urbem Virgilio non spiega quale sia la città del grande Diomede, aspro nemico dei Troiani giunto<br />

anch’esso in Italia, forse perché a Diomede è attribuita la fondazione di un gran numero di città italiche, tra cui la latina<br />

Lanuvio. Secondo una tradizione, Diomede sarebbe stato colui che rubò il sacro Palladio da Troia. Proprio per questo è<br />

curioso se non cacozelico che Virgilio lo citi nell’episodio in cui l’ambasciatore Venulo gli dice: “è giunto Enea con la flotta e<br />

i vinti Penati vuole insediarvi”. Virgilio vuole adombrare anche l’esistenza di un greco, Diomede, che venne e fondò Lanuvio<br />

e/o Lavinio, seguendo la sua tecnica di alludere spesso alle versioni scartate di un mito all’interno di quella da lui accolta.<br />

Per fare ciò cacozelicamente deve rendere incerta la città di Diomede║Del resto, pochi versi dopo (v.18), Virgilio spiega che<br />

164 Vedi soprattutto l’ottimo Gérard Capdeville: VOLCANVS, Première partie p.1-147. École Française de Rome, Roma 1995.<br />

165 G. Dumézil: LA RELIGIONE ROMANA ARCAICA, p.376. Rizzoli, Milano 1977.<br />

166 Alcuni studiosi, come il Piganiol, hanno anche avanzato l’ipotesi di una antichissima presenza fenicia: cfr. Dumézil, cit. p.377 n.3

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