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Cattivo zelo 2 - ANTICA MADRE

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all’arpia Celeno la profezia che gli Eneadi avrebbero saputo della terra promessa al momento in cui avessero, per una fame<br />

volpina, mangiato le mensae. Ciò accade qui nel Settimo Libro ma, incredibilmente, non solo i troiani non sono affetti da<br />

quella tremenda fame di cui parlava Celeno, ma Virgilio attribuisce il ricordo della profezia a suo padre Anchise e non più a<br />

Celeno: “il padre, sì, ora ricordo, il padre Anchise mi diede questo segreto del fato: ‘quando te, figlio, la fame, giunto a<br />

ignota contrada, consumata ogni cosa, le mense forzerà a divorare, allora spera le case, là finalmente – ricorda – i primi tetti<br />

potrai fabbricare e cinger di mura’ (trad. R. Calzecchi-Onesti). Ora, per quanto Virgilio abbia fatto qualche errore nel suo<br />

poema, non possiamo permetterci di credere che abbia fatto un errore così madornale, né si può invocare la mancata<br />

revisione dello stesso. Qui abbiamo un’altra cacozelia e non delle minori! Per comprenderlo, bisogna considerare le due volte<br />

in cui ricorre il verbo ricordare. Prima con Enea, che dice malamente “ora ricordo”, poi con Anchise che invita il figlio a<br />

ricordare…sbagliato. Come non mettere in relazione questi ricordi con quegli altri del Terzo Libro, nei quali Anchise, come<br />

abbiamo visto, ricorda male i racconti circa l’antica Madre? Virgilio, per l’ennesima volta, a beneficio del lettore accorto, vuole<br />

sancire che il mito troiano di Roma è un falso ed un…cattivo ricordo! 152 ║augusta ad moenia regi alle auguste mura del re<br />

Enea invia ambasciatori nella capitale latina ed è questo il passo dove, pur non ancora citata, compare la città di Laurento.<br />

Il suo sito non è stato ancora trovato dagli archeologi - alcuni anzi negano sia mai esistita assimilandola a Lavinio 153 -,<br />

tuttavia l’esistenza dell’antica via Laurentina che terminava a 12 miglia da Roma, e della silva laurentina, potrebbe testimoniare<br />

della sua esistenza. Forse è ricoperta dalla macchia mediterranea della tenuta presidenziale di Castelporziano║primas in litore<br />

sedes. Come si è visto, Virgilio fa imboccare agli Eneadi il fiume Tevere e sbarcare sulla sponda meridionale, dove comincia<br />

l’esplorazione del territorio latino, ponendo sulla sponda le prime sedi Ciò contrasta con la tradizione precedente che vuole<br />

Enea sbarcato molto più a sud. Perché Virgilio opera questo cambiamento? Probabilmente per un necessario artificio di<br />

retorica grandezza, quella che lega Roma al suo fiume. Tuttavia anche qui sembra esserci una cacozelia, quasi che Virgilio<br />

voglia far trapelare la vecchia leggenda. (*) Infatti al verso 148, quando il poeta descrive l’esplorazione del territorio da parte<br />

dei troiani, vengono subito nominati “gli stagni della fonte del Numico”, quasi che essi avessero risalito il corso del piccolo<br />

fiume avvistando solo dopo il “fiume Tevere”, come se da questo fossero stati distanti! E’ una evidente assurdità che si<br />

spiega solo se si guarda ad un’intenzione celata da parte del poeta, quella di asseverare l’antica leggenda che vuole Enea<br />

sbarcato alle foci del Numico (oggi Fosso di Pratica), estremo retaggio di un antichissimo insediamento miceneo ad<br />

Anzio?║horrendum silvis et religione parentum Il palazzo di Latino sorgeva, come tutte le urbi della zona, sulla sommità di<br />

un erto colle, luogo spaventoso a causa delle selve… Oggidì non è nemmeno lontanamente immaginabile la prisca selvaticità<br />

di quei luoghi 154 …e del culto degli antenati L’antica religione laurentina verteva sull’evocazione delle divinità mediante sacrifici<br />

umani. Ciò lo si deduce non solo dal vago cenno di Virgilio ma dal fatto che nel riferire il portento occorso a Lavina, cioè<br />

l’incendiarsi dei suoi capelli, vi è un accenno ad un sacrificio femminile mediante combustione; lo nota Servio che<br />

probabilmente aveva ancora accesso a testi per noi scomparsi: “sciendum Latinum sacrificasse iuxta stante Lavinia”║fama est<br />

obscurior annis Virgilio inserisce ancora una volta il dato che Dardano, capostipite dei Troiani, sarebbe partito proprio dall’Italia<br />

(la città etrusca di Corito) ma lo accompagna ad una palese cacozelia: (*) quella leggenda è stata deformata dal tempo,<br />

cioè non è detto che sia così come la si racconta; specie se si confrontano le cacozelie del III Libro. E’ peraltro assai<br />

evidente una stranezza: se l’origine di Dardano è “Corito etrusca”, per quale motivo il Fato fa sbarcare Enea in mezzo ai<br />

Laurentini e colà i prodigi ne sanciscono la permanenza?║quibus actus uterque Europae atque Asiae fatis concurrerit orbis<br />

audiit et… quale destino abbia determinato il reciproco scontro della terra d’Europa e d’Asia lo sa anche… Virgilio riecheggia il<br />

tema ideologico già ben schematizzato nell’Alessandra di Licofrone di una antitesi insanabile fra Oriente mediterraneo e<br />

Occidente romano e lo inserisce nel dialogo fra Latino e l’ambasciatore troiano, quale ultima puntata di una sceneggiatura<br />

voluta dalla classe dirigente di Roma nel momento in cui essa aveva allungato le mire espansionistiche al Mediterraneo<br />

orientale║(*) sedem exiguam litusque i Troiani chiedono a Latino che gli venga concessa una residenza modesta ed un<br />

litorale: incredibile basso profilo da parte di chi ha fatto tanta strada sotto gli auspici di Giove! La cacozelia è evidente: i<br />

futuri Romani sono tutt’altro che genti pacifiche║Hinc Dardanus ortus Qui nacque Dardano, conferma l’ambasciatore a Latino,<br />

ma Virgilio vi mescola cacozelicamente della confusione poiché gli fa aggiungere che la loro sede sarà tra il “Tevere etrusco”<br />

e le “sacre fonti del Numico”, cioè tutto molto ben lontano dalla città di Corito, come invece avevano profetizzato i Mani ad<br />

Anchise e confermato il racconto (confuso) di Latino!║(*) parva munera l’ambasciatore offre a Latino dei piccoli doni (munera<br />

in latino ha però anche il significato di…“tributi”) che, in realtà tanto piccoli non sono, poiché si tratta di un vero e proprio<br />

passaggio di consegne di regalità da Priamo a Latino (che accetta), saltando Enea! 155 Viene consegnata infatti al re laurentino<br />

oltre al calice d’oro con cui libava Anchise anche il gestamen di Priamo, cioè il paramento rituale con il quale il re troiano<br />

152 In uno scolio al verso in questione contenuto nel codice Parisinus Latinus 7930 è scritto: “[Anchises fatorum arcana reliquit] hoc autem non<br />

praedixit Anchises, sed Caeleno: unde vel catasiopomenon intelligendum est vel divinitatem Anchisae assignat, qui ubique divinus dicitur. Naevius enim<br />

dicit Venerem libro futura continentes Anchisae dedisse, unde reliquit aut mandavit significat aut libros reliquit qui haec responsa continebant”. Con il<br />

che la cacozelia non viene inficiata.<br />

153 In realtà Servio dice solo che Latino ribattezzò Lavinio col nome Laurolavinio per un lauro rinvenuto dopo la morte di suo fratello Lavino (VII 59).<br />

154 Ne offre una suggestiva e nostalgica visione L. Quilici: ROMA PRIMITIVA E LE ORIGINI DELLA CIVILTÀ LAZIALE. Newton Compton, Roma 1979.<br />

155 Lo stesso aveva fatto Enea regalando a Didone altri simboli della regalità priamea.

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