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Cattivo zelo 2 - ANTICA MADRE

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città costiera (Iulo, Alba Longa ecc.), volgendo a proprio uso e consumo una leggenda greca o etrusco-greca che nulla<br />

aveva a che fare con Roma. Poiché tale leggenda era ormai acquisita, Virgilio non ebbe modo di sanare la discrepanza<br />

narrativa…forse con soddisfazione║(*) has terras ecfuge “evita queste terre”: Eleno invita Enea a non sbarcare, come sarebbe<br />

logico, nella prospiciente Puglia ma a veleggiare a sud fino in Sicilia, onde evitare terre abitate dai nemici greci. Anche<br />

questo passo di Virgilio è cacozelico: le antiche leggende parlavano di numerosi sbarchi di Enea nell’Italia meridionale, ma si<br />

trattava del mito greco della colonizzazione micenea che utilizzava la figura di Enea! Non è infatti ipotizzabile che una flotta<br />

di venti navi – passi er una nave sola come è in Nevio – possa partire dalla Troade e attraversare impunemente tutto un<br />

continente nemico senza venire distrutta. Virgilio quindi, fa capire che un Enea… troiano, nel Lazio non ci giunse mai║in<br />

Puglia era giunto anche, profugo da Creta, il lyctius Idomeneus “lizio Idomeneo”. Lizio in quanto proveniente dalla città di<br />

Lyktos o Lyttos 111 , importante città dorica (colonia spartana) di Creta centro-settentrionale, nei cui pressi la tradizione vuole<br />

che fosse nato Zeus. Gli Eneadi sarebbero sbarcati nel tratto di costa corrispondente all’attuale porto di Lyktos: Chersonissos,<br />

effettivamente in linea retta discendente dall’isola di Delo. La storia che gli Eneadi avrebbero trovato il regno di Lyktos vuoto<br />

è dovuta probabilmente al fatto che Virgilio sapeva che tale città venne distrutta nel 220 a.C. dalla vicina città di Cnosso,<br />

approfittando che il suo esercito era impegnato a Sud contro Ierapytna. Ricostruita più tardi venne occupata dai Romani nel<br />

68 a.C.║velare comas “coprire la testa” A differenza del rito greco, Eleno raccomanda ad Enea una prescrizione religiosa per<br />

lui e tutti i suoi discendenti: allorchè si compie un sacrificio, il celebrante deve avere il capo coperto da un velo, affinchè,<br />

se in cielo o attorno appaiono presagi sfavorevoli, quest’ultimi non potendo essere visti, non vadano ad annullare la regolarità<br />

e l’efficacia dell’azione sacrificale. Questo curioso inserimento virgiliano è forse voluto per sottolineare il carattere della religione<br />

romana: pragmatico ed utilitaristico al massimo grado║Nello stretto di Messina e nelle sue temibili correnti calabre Virgilio<br />

localizza Scylla “Scilla”, personificato come un mostro. Charybdis “Cariddi” è lo stesso fenomeno ma visto dalle coste della<br />

Sicilia. Tuttavia nell’antichità Scilla e Cariddi - figli di divinità marine preindoeuropee - non avevano una localizzazione precisa<br />

ma rappresentavano in generale il pericolo dei vortici e delle correnti marine║tra i doni che Eleno porge ad Enea partente<br />

ci sono anche dodonaeos lebetas “lebeti dodonei”, cioè dei vasi rituali provenienti dal santuario epirota di Dodona 112 . Così<br />

facendo Eleno vuol significare una identità di fondo tra la sua arte profetica e quella dell’antichissimo santuario. Del resto<br />

Virgilio aveva già definito la madre di Enea come figlia di Dione, la dea pre-olimpica di Dodona, ma il suo accenno si<br />

limita a questi due fatti. Nelle leggende eneadiche conosciute ma non utilizzate da Virgilio c’è però anche quella della visita<br />

dell’eroe troiano al santuario di Dodona. Secondo il racconto riferito da Dionisio di Alicarnasso, Eleno non si trovava a<br />

Butroto ma proprio a Dodona, dove lo raggiunse Enea per un consulto. Qui Enea offrì al santuario “un certo numero di<br />

crateri bronzei”… che Virgilio invece fa dare da Eleno ad Enea! Come non vedere un voluto simbolismo, dal momento che<br />

ancora all’epoca di Augusto, come scrive Dionisio, a Dodona si conservavano alcuni di questi vasi? In ogni caso, Virgilio<br />

ricalca un responso oracolare storico che gli doveva essere noto da Varrone: l’Oracolo aveva vaticinato anticamente ai Pelasgi<br />

di recarsi in Italia centrale e di stabilire colà la loro nuova patria 113 . E’ curiosa peraltro l’assonanza tra i seguenti nomi:<br />

DIONE - DODONA - DIDONE 114 , ma non sta a noi investigare su un tema così strettamente linguistico 115 ║(*) il dono che<br />

Eleno fa ad Enea delle arma Neoptolemi “armi di Neottolemo”, cioè dell’armatura del defunto re Pirro (Neottolemo figlio di<br />

Achille), simboleggia il conferimento di una regalità greca. In pratica, Virgilio sottolinea occultamente il fatto che Enea è un<br />

greco non un vero troiano! Ciò fa il paio con i doni regali che Enea fece a Didone nel Primo Libro: il conferimento della<br />

regalità troiana in linea femminile! 116 ║Anche in questo frangente è Anchises “Anchise” che dà l’ordine di partire ed a lui<br />

Eleno ripete gli avvertimenti dati prima ad Enea║Enea menziona il fiume Thybrim “Tevere” come meta del suo viaggio,<br />

reminiscenza del cenno che gli fece l’ombra di sua moglie Creusa nel secondo Libro (v. 781). In tali versi Creusa disse che<br />

avrebbero raggiunto quell’Esperia nei cui campi scorre il Tevere. E’ la visione della scrofa che però segnerà il luogo dove<br />

fermarsi, e la scrofa venne vista presso la foce, dove sorgerà Ostia║la flotta eneade raggiunge la vicina Ceraunia “Ceraunia”<br />

- il lungo promontorio albanese di Karaburun che chiude a ovest la baia di Valona; in linea d’aria è il tragitto più breve per<br />

raggiungere le coste italiane║Arcturum, Hyadas, Triones, Oriona “Arturo, le Iadi, le Orse, Orione”; nell’antichità le Costellazioni<br />

segnavano la rotta. Eratostene riferisce che “il Bovaro ha quattro stelle che non tramontano mai…e tra i ginocchi una molto<br />

brillante chiamata Arturo”. Sempre Eratostene scrive che le Iadi sono sette stelle che fanno parte della costellazione del Toro.<br />

111 Si tratta della minoica Rukito, nota in epoca dorica anche come Karnessopolis.<br />

112 Dodona, attuale Dodoni, 20 km a sud di Gioannina, nell’Epiro greco, era una città sacra famosa anche per la lavorazione del bronzo. Il lebete era<br />

un grosso vaso di bronzo adoperato per la cottura delle carni e anche come contenitore di acqua lustrale. Nel 391 d.C. la quercia oracolare venne<br />

tagliata dai cristiani e l’oracolo cessò di profetare.<br />

113 Dionisio di Alicarnasso, cit. I, 19.<br />

114 Si potrebbe aggiungere anche quello di Dardano e i popoli illirici dei Dardi o Dardani.<br />

115 Tuttavia è forte il sospetto che se Dione, come scrive J. Frazer, sia la stessa cosa che Giunone, anche Didone potrebbe esserlo, cosicchè una<br />

parte del mito didoneo raccontato da greci e romani potrebbe essere l’eco di un mito fenicio di Tanit! La supposizione che già abbiamo prospettato<br />

sul significato di Dodona/Didone come “colomba” rinforza la tesi del mito fenicio. Da notare che anche nel mito di Semiramide la presenza delle<br />

colombe è notevole.<br />

116 In quest’ultimo caso, come abbiamo ricordato, il regalo di Enea a Didone va inteso in senso puramente ideale. Nella saga pre-vergiliana di Enea<br />

invece, i riferimenti alla grecità del figlio di Venere sono molto più materiali.

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