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Cattivo zelo 2 - ANTICA MADRE

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sogno effigies sacrae divum Phrygiique penates “le sacre effigi degli Dei e i Penati frigi”. Come abbiamo già detto, Virgilio<br />

stesso come i Romani non sapeva esattamente cosa fossero i Penati, ne aveva un’idea vaga che rispecchia nell’Eneide║(*)<br />

qua se plena per insertas fundebat luna fenestras “dove la luna piena si riversava dalle finestre aperte”; l’apparizione notturna<br />

avviene nella piena luce lunare, a denotare il carattere della manifestazione preternaturale. Le immagini gli parlano sì per<br />

volontà di Apollo, ma Virgilio ha voluto mettere in dubbio occultamente la veridicità di quello che diranno ad Enea, proprio<br />

per il carattere transeunte e insicuro che hanno tutte le manifestazioni del lunare infero. Un vaticinio di carattere solare, alla<br />

luce del giorno, avrebbe dato certamente un valore confermativo maggiore; così, il dubbio della cacozelia virgiliana è molto<br />

forte, specie per il significato che consegue al sogno, come vedremo║mutandae sedes ”Dovete cambiare posto”, dice ad<br />

Enea l’apparizione, chè Apollo Delio non si riferiva a Creta. Ora ti diciamo chiaramente dove devi andare: cerca l’Esperia o<br />

itala terra. Da lì giunse nella Troade il vostro antenato Dardano con suo padre Iasio. Cercate quindi le terre dell’Ausonia e<br />

la città di Corito! Enea riferisce ad Anchise la visione, il quale allora - sulla fiducia del racconto di Enea - riconosce di<br />

essersi sbagliato e si ricorda di certe affermazioni di Cassandra che si riferivano appunto all’Italia 96 . Cosicchè abbandonano<br />

Creta in gran fretta. Eppure Anchise aveva detto di ricordarsi dei racconti dei Troiani più anziani che parlavano di Creta<br />

come antica madre! Dato che non smentisce in seguito, ma mette nel dimenticatoio a favore di un più incerto ricordo: quello<br />

della giovane figlia di Priamo, Cassandra, che gli vaticinava a più riprese un futuro in Italia. Inoltre non si è mai visto, se<br />

non al cinematografo dell’Augusteo, che un oracolo profetasse in termini sibillini e poi sentisse il bisogno di spiegarsi a<br />

chiare lettere, mandando in sogno al destinatario una risposta con tanto di indirizzo (la città di Corito) da<br />

rintracciare….║Iasius “Iasio”. Virgilio, seguendo il mito propagandistico voluto dai Romani, lo fa padre di Dardano e figlio del<br />

re etrusco Corito. In realtà Iasio era un antico Dio fallico greco e protagonista di una vicenda che qui è fuori luogo narrare<br />

per esteso. Per altro, secondo Servio (VII 207), figlio di Corito era solo Iasio; Dardano era suo fratellastro. In comune c’era<br />

solo la madre: Elettra. E’ bene ricordare anche che Corito era figlio di Paride e della ninfa Enone║ Corythum terrasque<br />

requirat Ausonias: dictaea negat tibi Iuppiter arva “Vai alla ricerca di Corito e delle terre ausonie, Giove non ti concede le<br />

terre dittee [cretesi] ”. La sede di Corito quale patria originaria di Dardano (che abbiamo appena visto non sarebbe figlio del<br />

re Corito) è la giustificazione dell’espansionismo imperiale romano fino in Asia, in tal senso l’espressione Giove non ti<br />

concede le terre dittee si dovrebbe leggere come Augusto non vuole riconoscere Creta come antica madre. 97 Per quanto<br />

riguarda l’Ausonia si tratta sempre dell’Esperia o Italia; in senso ristretto è il nome pre-greco della terra di un’antico popolo<br />

appenninico: gli Ausonii o Aurunci. Circa Corito (Corythum), alcuni hanno pensato all’antica Croton (attuale Cortona in provincia<br />

di Arezzo), sulla base di tre passi di Silio Italico, ma pare che la sua esatta localizzazione sia da identificarsi in località<br />

Corneto, nei pressi dell’attuale Tarquinia, nel viterbese 98 . In ogni caso è evidente un grosso problema di coerenza: se l’antica<br />

madre era questa città, perché Virgilio fa svolgere la saga di Enea duecento chilometri più a Sud? Non tutte le ciambelle<br />

riescono col buco… 99 Ma anche qui, potrebbe subentrare l’occulta scrittura virgiliana: il Poeta ha voluto assimilare gli Eneadi<br />

agli Etruschi, approfittando della grecomania culturale che per molto tempo andò in voga tra quel popolo, nonostante i<br />

contrasti bellici 100 . L’intento di Virgilio (ma dietro sappiamo esserci l’etrusco Mecenate) non era però - seguendo quella moda<br />

etrusca - avvalorare un’origine greca di Enea, sibbene etrusca, poiché anch’egli, come abbiamo detto, era di tal sangue.<br />

║Enea informa Anchisen “Anchise” del sogno divino. Così facendo Virgilio manifesta che il vero capo della spedizione era<br />

proprio quest’ultimo: è infatti Anchise che ordina di partire dalla Troade, è lui che ordina di partire dalla Tracia, è lui che a<br />

Delo, tramite re Anio, interpella l’oracolo di Apollo, è lui che ordina di far vela per Creta ed è ancora lui che, sentito il<br />

sogno di Enea, decide per la partenza. Fino al momento della morte, avvenuta in Sicilia, è Anchise e non Enea (puro<br />

braccio militare) il vero capo della spedizione. Se si considera che col VII libro la figura di Enea muta radicalmente, si può<br />

ipotizzare che Virgilio abbia attinto ad un perduto racconto che trattava del nostos di Anchise║(*) adgnovit prolem ambiguam<br />

geminosque parentis, seque novo veterum deceptum errore locorum “si rese conto dell’incerta discendenza e dei doppi<br />

antenati, di essersi ingannato nel nuovo peregrinare con le antiche sedi”. Questo passo è importantissimo e noi l’abbiamo<br />

ritradotto tutto, non trovando soddisfacenti le traduzioni di moderni traduttori/traditori 101 . Infatti, così leggendo, Anchise non<br />

smentisce la discendenza cretese (Teucro) dei Troiani ma ne ricorda un’altra (Dardano), che reputa incerta, insicura<br />

(ambiguam) ma che nondimento, sulla fiducia accordata al racconto di Enea (è infatti Enea che sogna…), accetta per migliore.<br />

96 Di queste affermazioni non c’è traccia. Forse Virgilio si riferisce ai Canti Ciprii di Stasino, che Proclo sintetizzò senza meglio specificare l’episodio<br />

della partenza di Paride per la Grecia: “…e Cassandra fece rivelazioni sul futuro”.<br />

97 Del resto Creta era stata conquistata da Metello già nel 75 a.C.<br />

98 Se i primi due passi di Silio Italico (IV, 719 e V, 123) alludono all’odierna Cortona in Toscana il terzo (VIII, 472) sembra riferirsi alla Corito del<br />

viterbese, poiché la città viene citata in un gruppo di centri etruschi tutti vicinissimi tra loro: Cere, Gravisca, Alsio e Fregene); aggiungendo che questa<br />

Cortona era la patria di Tarconte (re di Tarquinia), Silio rafforza la nostra ipotesi. Nulla impedisce del resto che egli parli di due città dallo stesso<br />

nome; anche Crotone in Calabria, Corinto in Grecia e Gortina a Creta hanno lo stesso etimo. Si è anche considerata la città di Cora, nel Lazio. Più<br />

probabilmente, come vedremo, per Corito Virgilio intendeva il territorio delle città-stato di Tarquinia e Cere.<br />

99 E’ in effetti una singolare contraddizione quella di far proclamare dall’oracolo che debbono andare a Corito e poi farli giungere invece nell’agro<br />

pontino! Contraddizione che si spiega solo con gli intenti cacozelici di Virgilio e con la necessità di conciliare le tradizioni patrizie romane che<br />

parlavano di una discendenza da Lavinio e non da Corito.<br />

100 Bisogna anche dire che secondo alcuni autori (Dionisio il Periegeta, Prisciano, Avieno, Niceforo, Eustazio), gli Etruschi furono un popolo composito:<br />

da una parte autoctoni, dall’altra frammisti ad immigrati greci.<br />

101 Solo Annibal Caro, pur nella sua “infedeltà” di fondo, pare abbia capito il senso della frase.

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