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accolta” 92 ║Dionaeae matri “la madre Dionea” è Venere in quanto figlia della Dea Dione, secondo una tradizione poco nota<br />
ripresa da Virgilio. Dione era la divinità principale dell’oracolo di Dodona, in Epiro, prima di venire soppiantata dallo Zeus<br />
acheo 93 ║parce pias scelerare manus “fai a meno di contaminare le tue religiose mani”; la voce di Polidoro invita Enea a<br />
non macchiarle di sangue, poiché quest’ultimo interdice dall’officiare i riti║(*) Polydorus “Polidoro”, figlio minore di Priamo, era<br />
stato ucciso poco tempo prima dell’arrivo di Enea dal locale re Polimestore, il quale aveva sposato la figlia primogenita di<br />
Priamo, Iliona, uccisa a sua volta. Gli omicidi avvennero perché Polimestore voleva impossessarsi delle ingenti ricchezze che i<br />
due consanguinei avevano portato da Troia 94 , ricevute da Priamo allorchè questi si rese conto dell’imminente vittoria degli<br />
Achei. Virgilio riprende qui una versione post-omerica allo scopo, forse, di giustificare il prosieguo del viaggio da parte di<br />
Enea. Polidoro infatti, nell’Iliade, venne ucciso da Achille a Troia! Da notare, però, che accreditando questa versione Virgilio<br />
continua nella sua scrittura segreta, poiché dichiara, così scrivendo, che Priamo aveva designato quale erede e continuatore<br />
della discendenza troiana, Polidoro…. Ciò trova una maggiore conferma se si nota che questo episodio è correlato con il<br />
racconto dell’abito regale di Iliona (vedi Libro I)║atra cupresso “fosco cipresso”; legno adoperato in occasione dei riti funebri<br />
in quanto pianta dal mitologhema funebre. Tuttavia nel simbolismo del cipresso è presente anche un simbolismo resurrettivo.<br />
Qui di seguito Virgilio offre un ragguaglio sui riti funebri di epoca romana: la pira funebre viene eretta con legno di cipresso<br />
e adornata con drappi scuri, attorniata dalle donne con i capelli sciolti. Si versa sulla pira latte appena munto e sangue<br />
sacrificale e, come ultimo atto, tutti i presenti gridano nell’aria il nome del defunto: rito altamente evocativo.║ gratissima tellus<br />
Nereidum matri “una terra molto cara alla madre delle Nereidi”; si tratta dell’isola di Delo, grata all’oceanina Doride, sposa<br />
del vecchio del mare Nereo e madre delle Nereidi║errantem Mykono e celsa Gyaroque revinxit “e l’avvinse a Mikonos,<br />
dall’alta Gyaros”; secondo il mito Apollo rese stabile l’isola di Delo - fino ad allora isola vagante - affiancandola nel mare<br />
all’attuale isola di Mikonos, presiedendo l’operazione dalla cima dell’isola di Gyaros. Noti traduttori hanno invece tradotto che<br />
Apollo fissò Delo accanto a Mykonos e a Gyaros, cosa assurda, poiché molto più vicine di Gyaros ci sono le isole di<br />
Tinos, di Syros e di Renia. Una semplice carta geografica dell’Egeo avrebbe aiutato questi traduttori a non forzare lo stesso<br />
senso grammaticale del brano virgiliano! Per quale motivo però Apollo avrebbe presieduto dalla lontana e insignificante Gyaros,<br />
non è dato sapere, a meno di non accettare quanto noi abbiamo spiegato più avanti, alla voce Cicladi. Infatti sarebbe stato<br />
molto più verosimile far compiere l’operazione apollinea dalla cima stessa di Delo: “Salendo infatti i 112 m. del Cinto, si può<br />
comprendere la posizione e il ruolo di Delo. Da ogni parte, in uno dei panorami più belli della Grecia peloponnesiaca [sic]<br />
si vedono delle isole, a nord-ovest: Tenos, Andros, Syros, Citnos; a sud: Serifo, Siphnos, Antiparo, Paro, Ios, Nasso Amorgo;<br />
a est: Mykonos [sic] e Ikaros. L’arcipelago è disposto in cerchio attorno a Delo” 95 ║Anius “Anio” al contempo re e sacerdote<br />
di Apollo, ha una strana relazione con la storia dell’isola: anch’egli, infatti, vagava sul mare, come un tempo l’isola, nel<br />
grembo materno in preda ai flutti dentro una cesta: la madre era infatti stata bandita dal nonno non credendola incinta di<br />
Apollo. Anio fu favorevole agli Achei e collaborò con essi agevolandoli nella spedizione contro Troia ma Virgilio passa sotto<br />
silenzio questo particolare e, anzi, lo fa apparire come amico del troiano Anchise║(*) Dardanidae duri “forti Dardanidi”: Virgilio<br />
menziona qui e in pochi altri passi (13 in totale) gli Eneadi con l’aggettivo di Dardanidi o Dardani, per assecondare il mito<br />
che vuole i Romani discendenti da Dardano. Tuttavia Virgilio nomina quasi sempre nel poema gli Eneadi con l’appellativo di<br />
Teucri (per ben 131 volte in totale, cioè il numero 13 decuplicato!!!) per sottolinearne, occultamente, una provenienza diversa,<br />
non dardanide!║quae vos a stirpe parentum prima tulit tellus, eadem vos ubere laeto accipiet reduces “la terra che vi<br />
generò per primi, quella stessa vi accoglierà di ritorno con seno ferace”. La risposta dell’oracolo - manifestatasi dopo un<br />
terremoto e con una voce venuta su dall’adito del tempio - è sibillina come da tradizione.║antiquam exquirite matrem<br />
“cercate l’antica madre” è la risposta finale dell’oracolo apollineo ma, meglio ancora sarebbe dire, dell’oracolo tellurico,<br />
considerata la modalità con la quale il vaticinio è stato reso. Del resto, Virgilio pone al centro del santuario un albero di<br />
lauro, così come l’ha posto al centro della casa di Priamo e lo porrà al centro di quella di Latino. Il lauro rappresenta il<br />
collegamento infero con le forze della razza della propria terra║hic domus Aeneae cunctis dominabitur oris “qui il casato di<br />
Enea dominerà su tutte le sponde del mare”. Virgilio gioca manifestamente sul termine latino oris, spiagge, rive, sponde ma<br />
anche, relativamente, terre, paesi. Infatti intendendo sponde del mare si capisce occultamente il riferimento all’isola di Creta<br />
per via della sua antica talassocrazia. R. Calzecchi-Onesti ha tradotto senza problemi addirittura con spiagge║(*) tum genitor,<br />
veterum volvens monumenta virorum “allora il genitore [Anchise], richiamando alla memoria i racconti degli uomini più vecchi”…<br />
Qui abbiamo un importantissimo nodo ideologico. Gli avi di Anchise testimoniano che la discendenza dardanide o, meglio,<br />
teucria, veniva da Creta! Virgilio sarà costretto in seguito, col racconto dell’errata interpretazione dell’oracolo da parte di<br />
92 Aa.Vv.: DIZIONARIO DELLA CIVILTÀ CLASSICA, sub voce Anna, Rizzoli, Milano 1993.<br />
93 “a Dodona, Zeus, Dio delle quercie, era abbinato a Dione, il cui nome non è che una forma dialettale di Giunone […] quindi, se sono nel giusto,<br />
la stessa antica coppia di divinità era nota ai Greci e agli italici, sotto nomi diversi - Zeus e Dione, Giove e Giunone, Diano (Giano) e Diana<br />
(Giana) - tutti però identici nella sostanza, anche se nella forma rispecchiavano il dialetto del particolare gruppo etnico che li venerava” (J. Frazer: IL<br />
RAMO D’ORO, p.184 e 200. Newton & Compton, Roma 1992). Come nostra ipotesi aggiungiamo che il nome Dodona potrebbe significare “colomba”:<br />
cfr. G. Hersey: IL SIGNIFICATO NASCOSTO DELL’ARCHITETTURA CLASSICA, p.55 e 65. B. Mondadori, Milano 2001.<br />
94 Polidoro significa letteralmente “ricco di doni”.<br />
95 P. Lévêque: SULLE ORME DEGLI DEI GRECI, p.287. Salerno Ed., Roma 2006.