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forse per giustificare un legame di parentela con la casa di Priamo; Creusa è infatti figlia legittima del re. Il vero nome<br />
della moglie era Euridice║tyndarida “tindaride” è l’appellativo di Elena in quanto figlia di Tindaro, re di Sparta. In realtà il<br />
vero padre sarebbe stato Zeus. L’etimologia del nome – che non deriva da selenè, luna – è in rapporto col nome venéne,<br />
da cui anche il latino venenum e la stessa Venus. Elena è quindi un raddoppiamento della Dea dell’amore come dimostrato<br />
miticamente dal fatto che fu proprio Venere che offrì Elena a Paride║Erynis “Erinni” è il nome della divinità singola o<br />
collettiva della vendetta punitrice. Secondo E. Rohde, “l’Erinni di un ucciso, solo più tardi trasformata in uno spirito infernale,<br />
non è altro che la sua anima irritata che viene a farsi vendetta da sé nel caso in cui l’omicida sia il congiunto più<br />
prossimo” 90 ║nate “o tu che sei nato” è la circonlocuzione con cui Venere si rivolge al figlio Enea, quasi per denotare il<br />
fatto della sua nascita mortale e il distacco ontologico dalla stirpe divina, senonchè questa espressione è abituale anche nel<br />
senso profano di figlio║quonam nostri tibi cura recesit “dov’è finita la tua affezione per noi?”: Virgilio mostra Venere<br />
immedesimarsi nello stesso nucleo familiare per assecondare la tradizione che vuole i Romani discesi dalla Dea║Paris<br />
“Paride”, figlio di Priamo e fratello di Ettore, Deifobo, Cassandra ecc., era noto anche come Alessandro (da cui l’Alessandra<br />
di Licofrone, cioè Elena sposa di Paride) poiché quest’ultimo sarebbe la traduzione greca del nome frigio Paris.║Neptunus<br />
“Nettuno” aveva contribuito ad edificare le mura di Troia. Imbrogliato da re Laomedonte, che non gli volle pagare l’onorario, il<br />
Dio ora concorre occultamente alla rovina della città║apparent dirae facies inimicaque Troiae numina magna deum “mi<br />
appaiono le terribili immagini delle grandi potenze divine nemiche di Troia”: Enea, grazie all’intervento di Venere, ha la visione<br />
che dietro ai fatti meramente umani c’è il coinvolgimento di potenze superiori alle umane forze, e decide di ritirarsi. In ciò<br />
Virgilio si ricollega a quell’ideologia già presente in Licofrone che statuiva un’antitesi fra Roma e l’Oriente║antiquam ornus<br />
“un’antica orno”, nome del frassino selvatico. Il frassino antico abbattuto dalla scure viene paragonato alla vetusta città di<br />
Troia che crolla. Da notare che il frassino in latino è di genere femminile, così come il tiglio e il cipresso, fatto che esalta<br />
il simbolismo tellurico di entrambi║ducente deo “con la divinità che mi guida”; Enea riesce a scampare ai nemici grazie<br />
all’occulto intervento della madre Venere║fulminis adflavit ventis “mi toccò con la vampa del fulmine”. Qui Anchise rievoca il<br />
momento in cui incorse nell’ira di Giove per aver rivelato il suo amore con Venere. Nel simbolismo, in genere, l’incidente<br />
che l’eroe patisce (p.es.: Vulcano o Anchise) consiste nel diventare zoppo 91 . La zoppìa rimanda ad un antico rituale in cui si<br />
mimava l’andatura di un animale, la sua danza d’amore o lo stesso portamento ferino. Era il preliminare cerimoniale all’orgia<br />
sacra. L’essere zoppo era un essere fallico; l’incidente inoltre occorreva dopo lo ieròs gamòs, volendo alludere allo scemare e<br />
venir meno ciclico della forza maschile mentre quella femminile, personificata da una Dea, rimane intatta║monstrum ”prodigio”:<br />
la parola latina monstrum da cui l’italiano mostro significa letteralmente “ammonimento divino” quindi manifestazione portentosa,<br />
e solo accessoriamente prese, quale evento non-umano, il significato moderno di cosa o evento abnorme║da deinde<br />
augurium, pater, atque haec omina firma ”dà ancora un segno, padre, che sancisca questi presagi”: l’augurium, come<br />
sottintende la parola, è un segno divino favorevole, che si differenzia dal monstrum per il suo significato beneaugurante.<br />
Giustamente Anchise, seguendo i dettami della scienza augurale e, anzi, mostrandosene esperto conoscitore, non si accontenta<br />
di una indefinita manifestazione superna (che può essere sia favorevole che sfavorevole) ma pretende altresì che essa si<br />
qualifichi║la idaea silva “selva idea”, cioè il monte Ida, che significa appunto foresta, era la montagna sacra di Troia e degli<br />
stessi Eneadi. Quivi Anchise aveva amato Venere e qui viveva Enona, la ninfa protettrice di Paride. Vi sono state rinvenute<br />
tracce archeologiche del culto ad Afrodite e Anchise. Ida era anche la montagna sacra dell’isola di Creta.║la sanctum sidus<br />
“santa stella” indica il cammino per la fuga e Anchise la “adora”, nel senso latino originario di rivolgere una prece agli Dei<br />
e non quello attuale di idolatrare. Il tema della stella che indica il cammino ha avuto maggior fama nei Vangeli pur<br />
essendogli molto anteriore.║antiqua cupressus religione patrum multos servata per annos “un antico cipresso custodito per anni<br />
dal culto patrio”. Nelle religioni politeiste gli alberi – il cipresso in latino è di genere femminile – godevano di un vero e<br />
proprio culto religioso. In Plinio e nel Ramo d’Oro di Frazer sono numerosi i riferimenti a riguardo║donec me flumine vivo<br />
abluero “finchè non mi sarò asperso in acqua corrente”. Prescrizione rigorosa del culto politeista era quella di non<br />
contaminare le “sacre cose” con mani che si erano macchiate di sangue omicida. Per purificarsi occorreva aspergersi con<br />
acqua corrente║per tumulum “tumulo” si intende correntemente una sepoltura ma in antico designava una collinetta, un<br />
poggio. Il senso di tomba lo ha preso dall’uso di alcuni antichi di ricoprire una tomba di terra fino a realizzare una piccola<br />
altura artificiale║terram Hesperiam venies “giungerai alla terra esperia”, l’Esperia, nome grecanico dell’Italia che Virgilio nomina<br />
così per ben 14 volte nell’Eneide. Nel Primo libro abbiamo ricordato che significa terra del tramonto, d’Occidente║il lydius<br />
Thybris “lidio Tevere”; Virgilio lo nomina così perché scorreva quasi per intero in territorio etrusco e gli Etruschi, secondo<br />
Erodoto, venivano dalla Lidia.║magna deum genetrix his detinet oris ”la gran madre degli Dei mi trattiene su queste terre”;<br />
si tratta evidentemente della frigia Cibele vista qui come una ipostasi della terra che accoglie il corpo della defunta<br />
90 Aa.Vv.: DIZIONARIO DELLA CIVILTÀ CLASSICA, sub voce. Rizzoli, Milano 1993.<br />
91 Su ciò si è dilungato un pò disordinatamente R. Graves ne LA DEA BIANCA, Cap.18.