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Cattivo zelo 2 - ANTICA MADRE

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alla corte di Priamo e la scomparsa di Creusa; episodi che gli hanno conferito una meritata immortalità come poeta. Per<br />

comprendere ciò bisogna chiudere gli occhi e pensare ai tempi in cui l’Eneide veniva recitata nel silenzio di un mondo non<br />

ancora tecnologizzato e moderno, in cui i fatti mitici avevano un’eco nell’animo delle persone che oggi difficilmente si riesce<br />

a concepire. Lo stesso imperatore Giuliano ebbe dalla lettura dei poemi omerici, recitatigli giovinetto dal precettore Mardonio,<br />

un impulso determinante per il suo tentativo di riscossa pagana. Con l’animo ancora in pena Enea rievoca alla corte di<br />

Didone le vicende che portarono alla conquista di Troia da parte degli Achei. Quest’ultimi, esausti da un assedio decennale,<br />

decisero di ricorrere ad un inganno per avere ragione della resistenza dei Troiani. Costruirono un gigantesco cavallo di legno<br />

al cui interno nascosero uno scelto manipolo di armati, abbandonandolo sulla riva del mare. Dopodichè si reimbarcarono e si<br />

nascosero nella vicina isola di Tenedo. Fecero anche sì che uno di loro, Sinone, si facesse catturare per raccontare una<br />

storia fittizia onde indurre i Troiani a far entrare il cavallo all’interno della città. Così avvenne, nonostante alcuni pareri<br />

avversi. Giunta la notte e rilassatisi i Troiani per i festeggiamenti della creduta ritirata achea, Sinone aprì la botola del<br />

cavallo facendone uscire gli uomini; questi a loro volta aggredirono il corpo di guardia alle porte della città permettendo<br />

l’ingresso dell’esercito acheo che, col favore delle tenebre, aveva riguadagnato le posizioni. Cominciò così la conquista e la<br />

strage della popolazione. In tale frangente il defunto Ettore si manifestò nel sonno ad Enea, informandolo della situazione ed<br />

invitandolo a fuggire. Il duce troiano, afflitto, decide invece di immolarsi nei combattimenti in corso (dove ha modo di<br />

assistere alla carneficina della famiglia reale) e, mentre cerca a sua volta di uccidere Elena per vendicare Troia,<br />

un’apparizione della madre, la Dea Venere, lo distrae da entrambi i propositi, inducendolo a salvarsi assieme ai familiari e<br />

portando via con sé gli “Dei patrii”. Un ulteriore prodigio conferma Enea e i suoi nella fuga, che si salvano uscendo oltre le<br />

mura. Tuttavia la moglie di Enea, Creusa, nello scompiglio si è persa ed il troiano ritorna da solo sui suoi passi cercandola<br />

disperatamente. Creusa alfine gli appare, ma come immagine spettrale, e lo informa che non è più viva per volontà di<br />

Giove, in quanto una nuova sposa e un nuovo regno gli sono destinati al termine del lungo esilio che si accingerà a vivere<br />

di lì a poco. Uscito di nuovo dalla città, Enea trova i suoi a cui si sono aggiunti nuovi profughi e con essi si allontana da<br />

Troia, cercando ricovero sulle montagne.<br />

2<br />

Il secondo libro, narrando o meglio riassumendo in buona sostanza l’Iliade omerica, non contiene elementi particolarmente<br />

interessanti dal punto di vista delle cacozelie. Una però c’è ed è di notevole significato. Proprio nel libro in cui si deve<br />

evidenziare la pietas di Enea nei confronti delle superne volontà, Virgilio inserisce una specie di battuta a riguardo di Rifeo<br />

e di Panto, dove afferma che la devozione e le bende di Apollo non valgono a preservare la propria vita. Da parte nostra<br />

abbiamo fornito alcuni dettagli curiosi o poco noti circa le vicende della guerra di Troia.<br />

║La città di Troiae “Troia” è archeologicamente attestata già dal 3000 a.C. (Troia I) ma subì nel corso della sua esistenza<br />

alterne vicende. L’ultima città fu romana (Troia IX), denominata Novum Ilium nel XVIII secolo dall’erudito Le Chevalier. Quella<br />

resa famosa da Omero risale al 1275-1240 a.C. (Troia VII) 65 . In realtà, pare che il racconto omerico assembli due ricordi in<br />

uno: quello dell’assedio da parte degli Achei e il disastroso terremoto che distrusse Troia VI alcuni decenni prima. Troia VII<br />

non riuscì mai ad eguagliare l’opulenza della città precedente ma ne ereditò, agli occhi di Omero, la fama. Da questa data<br />

bisognerà attendere il 700 a.C. per vedere una nuova fioritura urbana, con l’edificazione di una polis greca (Troia VIII),<br />

denominata Ilion. Alessandro Magno vi si recò in visita al momento della sua invasione dell’impero persiano, nella primavera<br />

del 334 a.C. e promise la ricostruzione del tempio di Atena, ricostruzione che avvenne ad opera del suo successore,<br />

Lisimaco. Naturalmente la città fu meta anche dei pellegrinaggi dei Romani – dopo essere però stata saccheggiata nell’86 d.C.<br />

da Fimbria seguace di Mario -, i quali da tempo pretendevano di discendere da Enea, soprattutto Giulio Cesare che la visitò<br />

e la esonerò addirittura dal tributo delle tasse. Poteva mancare Augusto? No, ed infatti costui la fece ricostruire daccapo<br />

facendo però spianare la cima della rocca, al fine di consentire l’ampliamento del tempio edificato da Lisimaco.║Danaum<br />

“Danai”: specialmente qui nel secondo Libro con questo nome Virgilio designa i Greci. In realtà i Danai sarebbero stati i<br />

discendenti di Danao, emigrati nel Peloponneso da Oriente, forse dalla Fenicia.║Anche Troia, come Cartagine ha alle origini<br />

della sua fondazione la figura di un ecum “cavallo”. La Porta Scea, la principale, aveva l’effigie di tale animale. La storia del<br />

cavallo di legno non ha naturalmente alcunchè di storico e di verosimile. Questo simbolismo è collegato a quello di<br />

Poseidone: il Dio contribuì a edificare le mura ma poi, per l’oltraggio di Laomedonte, divenne nemico della città. Quelle<br />

stesse mura vengono abbattute per far passare la gigantesca mole del simulacro. Noi riteniamo che il cavallo abbia<br />

simboleggiato il vero motivo della fine di Troia: un rovinoso terremoto che permise agli Achei di avere ragione dei Troiani. Il<br />

cavallo potrebbe essere anche stato un animale in carne ed ossa per un famoso studioso: Walter Burkert sospetta che il<br />

racconto del cavallo si riferisca ad un antico rituale dell’Età del Bronzo, già praticato dagli Ittiti: “un animale sacro che<br />

trasferisce la sorte funesta sui nemici che lo accolgono (…) la tradizione epica ha trasformato il cavallo-arma in un cavallo di<br />

legno contenente veri e propri guerrieri. Si tratta chiaramente di una razionalizzazione che rende i Troiani ancor più stupidi<br />

65 Secondo la cronologia di Duride di Samo la guerra risalirebbe addirittura al 1340 a.C. circa. Un’altra dozzina di date venivano accreditate da vari<br />

autori antichi.

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