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Cattivo zelo 2 - ANTICA MADRE

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della Calabria, nei pressi di capo Lacinio (Lakinos o Lakinios), detta anche capo Latinio; il fatto curioso è che il promontorio<br />

traeva nome da un greco Lacinio o Latino che aveva una figlia di nome… Laurina. Si aggiunga che la città che verrà<br />

fondata è Crotone, cioè una metatesi del nome Corito, e si vedrà bene come Virgilio e i Romani abbiano trasferito nel<br />

Lazio leggende a loro del tutto estranee: “Uno di questi racconti venne adattato e ambientato sulle rive del Tevere”. 44 A<br />

Lavinio si mostra ancora oggi il mausoleo di Enea, recentemente scoperto. In realtà la struttura, tarda, fu edificata su una<br />

preesistente tomba micenea.║Giove preannunzia a Venere che Enea porterà in Italia bellum ingens una grande guerra e,<br />

come se ciò non bastasse, “abbatterà popoli valorosi e imporrà alle genti proprie costumanze e città”. Sembra di leggere le<br />

promesse che Jahvè fece a Giosuè circa la Terra Promessa: toglietevi che mi ci metto io.║Ascanius Ascanio figlio di Enea<br />

e di una certa Euridice (ma Virgilio lo attribuisce a Creusa), assumerà nel Lazio il nome di Iulo. Uno sfacciato artificio<br />

voluto per accreditare la derivazione della gens Iulia cui appartenevano Cesare e Ottaviano, direttamente da Enea 45 . Analoghi<br />

artifici Virgilio creerà per le genti Cluentia e Gegania dalle figure dei troiani Gyas e Cloantho; quella Sergia da Sergesto, la<br />

Memmia da Mnesteo 46 . Secondo il racconto di Dionigi di Alicarnasso, Ascanio non sarebbe mai partito con il padre ma<br />

avrebbe fatto ritorno a Troia quando i Greci si ritirarono dalla città.║triginta magnos mensibus I “trenta grandi mesi” sono<br />

l’arcaico modo di computare il tempo in base al calendario lunare: un grande mese non è altro che l’insieme delle 13<br />

lunazioni che formano un anno.║Secondo Virgilio, morto Enea, il suo successore dedusse trent’anni dopo lo sbarco nel Lazio,<br />

una nuova capitale che denominò Longam Albam Alba Longa, probabilmente l’odierna Castelgandolfo. Anziché Lavinio, Alba fu<br />

la vera capitale della confederazione latina, grazie alla sua posizione strategica sui colli Albani e preesisteva al supposto<br />

sbarco degli Eneadi. Lavinio fu solo un importante centro religioso.║gente hectorea La gente ettorea sono sempre gli Eneadi<br />

ma Virgilio, ancora una volta, omologandoli alla stirpe di Ettore figlio di Priamo, li fa Troiani per eccellenza║regina sacerdos<br />

Ilia Ilia, alta sacerdotessa di Albalonga (anche Nevio la chiama Ilia anziché Rhea Silvia come fa Tito Livio) rimasta incinta di<br />

Marte, dà alla luce i Gemelli Romolo e Remo. Nella zona di Lavinio era fiorente in epoca storica un santuario di Athena<br />

Ilia (cioè Troiana).║mavortia Mavorte. Si tratta di un arcaismo per dire Marte. Prima della grecizzazione di Marte con Ares,<br />

gli italici lo veneravano come Mamers, Mavers o Mavors.║imperium sine fine L’imperio senza fine che Giove conferisce ai<br />

Romani è indubitabile purchè lo si identifichi in quel filum conduttore che è passato di mano dal crepuscolarismo etrusco<br />

all’attuale apocalittismo cristiano.║Giunone fovebit Romanos rerum dominos gentemque togatam favorirà i Romani, padroni del<br />

mondo e stirpe togata, farà la pace con loro…ma soltanto alla fine dell’ultimo libro (si ricordi il ruolo del parente di<br />

Mecenate), come dire: sarà sempre nemica di Roma e degli Eneadi! Svetonio (40, 8) riferisce proprio come parole testuali di<br />

Augusto “Romanos, rerum dominos, gentemque togatam” pronunciate a mò di rimprovero allorchè nel Foro vide i Romani<br />

vestiti con dei “cappotti” neri che ricoprivano le toghe bianche. Dette quindi ordine che si tornasse alla prisca abitudine di<br />

sostare nel foro con la sola toga. Questa è una ulteriore ed anche sfacciata prova di quanto Virgilio dovesse essere ligio<br />

alle linee-guida della politica augustea. Non è facile per i lettori moderni capire quanto i testi letterari dell’antichità siano stati<br />

anche degli strumenti politici. In ogni caso la toga per i Romani antichi aveva un vero e proprio valore sacrale, tant’è vero<br />

che a seconda di come la si indossava (si veda il cinctus gabinus di cui parla Varrone) si potevano assumere varie<br />

funzioni 47 .║domus Assaraci La casa di Assaraco è la discendenza di Dardano da cui venne Enea. L’altra, quella di Ettore,<br />

discendeva da Dardano attraverso Ilo, fratello di Assaraco║Giulio Cesare spoliis Orientem onustum carico delle spoglie<br />

dell’Oriente. In realtà il vero conquistatore dell’Oriente fu Pompeo, che nel 64 a.C. aveva sconfitto i Seleucidi, occupato<br />

Gerusalemme e imposto la sua protezione all’Egitto.║(*) Giove profetizza che dopo tanto sangue Remo cum fratre Quirinus<br />

iura dabunt legifereranno assieme Remo e suo fratello Quirino (Romolo)”. Quest’ultimo è uno dei versi-cardine per dimostrare<br />

che l’Eneide è stata congeniata a tavolino per fungere da strumento propagandistico al nuovo corso augusteo. Ciò per noi è<br />

evidente in quanto sappiamo che Romolo uccise Remo e quindi l’assurdità di questa “riconciliazione postuma” salta agli occhi,<br />

ma non era altrettanto evidente per i contemporanei di Virgilio. Al suo tempo era praticamente perso il ricordo della tragica<br />

rivalità fra i due fratelli e una sapiente operazione di restauro politico aveva imposto la credenza che Roma venisse fondata<br />

da entrambi. Quando Ovidio alcuni anni dopo Virgilio si accinse a scrivere – sempre con il “dovere” di assecondare la<br />

politica augustea – I Fasti, commise l’errore di ricordare ai Romani la verità, e venne esiliato. La gravità – non<br />

immediatamente palese – la si capisce grazie alla ricostruzione del retroscena del nuovo mito gemellare. Spieghiamo il<br />

problema, avvalendoci di una scarna notizia di Servio (“vera tamen hoc habet ratio, Quirinum Augustum esse, Remum vero<br />

pro Agrippa positum”. I, 292) e di una più ampia analisi di T.P. Wiseman (Remus, un mito di Roma). Romolo e Remo in<br />

questo verso di Virgilio non sarebbero altri che Augusto e suo genero Agrippa. Pare che fosse nelle intenzioni di Augusto<br />

44 G. Dumézil: LA RELIGIONE ROMANA ARCAICA, p.376. Rizzoli, Milano 1977.<br />

45 Secondo alcuni Iulus significherebbe “piccolo Giove”.<br />

46 Svetonio (VITA DI GALBA, 2) ricorda che l’imperatore Galba si attribuiva una discendenza cretese: “quando divenne imperatore espose anche<br />

nell’atrio della sua casa un albero genealogico che faceva risalire le sue origini, per parte di padre, a Giove e per parte di madre a Pasifae, la<br />

moglie di Minosse”.<br />

47 In un esilarante libello garbatamente antiromano, Thomas de Quincey (L’abbigliamento della dama ebrea. Ibis, Como 1999) scrisse: “Prova a<br />

immaginare, lettore, un duro lavoratore con le mani callose come i nostri giardinieri, gli scavatori, i facchini ecc. che si mette a lavorare sulla via<br />

maestra con quell’ampia toga svolazzante, che un vento forte gonfia come la vela maestra di una fregata…”.

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