L'ultima birra e andiamo a casa (forse) (.pdf) - Maurizio Ferrarotti

L'ultima birra e andiamo a casa (forse) (.pdf) - Maurizio Ferrarotti L'ultima birra e andiamo a casa (forse) (.pdf) - Maurizio Ferrarotti

maurizioferrarotti.com
from maurizioferrarotti.com More from this publisher
21.05.2013 Views

spuma marrone-rossastro, densa e brillante. Al naso offre aroma intenso di permafrost Utopia, che lascia spazio anche a sentori troiani. In bocca ha un impatto intensamente amaro ma cremoso, con gusto di caffè idroponico e cioccolato amaro europano arricchito da note d’idrogeno metallico. Finale secco, mercuriano, con retrogusto piacevolmente ultravioletto. Da provare a costo della vita è l’abbinamento con le ostriche crude allevate nel vivaio lunare di Oceanus Procellarum. Lassù nello spazio, nel punto d’equilibrio fra la gravità terrestre e quella lunare, un team congiunto di cervelloni statunitensi, europei e indiani sta completando i test su Xanadu, l’astronave a motore positronico che, salvo imprevisti, dovrebbe partire per Titano entro la fine del 2139. Bevo un altro sorso di birra aliena. Mars Stout e jamón pata negra per colazione non sono male per uno che ha appena compiuto la veneranda età di centosettantaquattro anni. Sarò anche un matusa, come si usava dire nella seconda metà del ventesimo secolo, ma me la cavo ancora bene; al 2141, anno previsto per l’arrivo di Xanadu nell’orbita di Titano, ci arrivo di sicuro. E anche oltre. Sempre che lassù qualcuno non decida altrimenti. L’uomo su Titano. Una gozada. Che cosa porterà indietro quella missione dai mari idrocarburici del satellite arancione di Saturno? Io sono già qui che mi lecco i baffi… 74

CHERCHEZ LA BIÈRE La signora O’Dowd rispose che “sua cognata Glorvina non aveva paura di nessuno, tanto meno di un francese”, poi vuotò un bicchiere di birra con un sorriso che dimostrava tutta la sua simpatia per quella bevanda. W.M. Thackeray, La fiera delle vanità. Nel momento in cui l’uomo primitivo uscì dai boschi e conquistò gli ampi spazi delle praterie, si portò appresso tutto un bagaglio di credenze su ogni fatto della natura; come cominciò a coltivare la terra, la sua protocultura religiosa si trasferì sui prodotti del suolo. Essendo fin da allora il concetto di fertilità associato alla donna, è coerente che le prime divinità agricole avessero fattezze femminili: la dea Nidaba dei Sumeri (una civiltà davvero straordinaria: furono loro a confezionare il primo indumento “topless” per donna!) la vacca Hanub degli egiziani le cui mammelle spargevano latte e birra sulle rive del Nilo, e la dea romana del raccolto, Cerere. La birra primordiale, quale essenza vitale del frumento estratta per mezzo dell’acqua, divenne la bevanda degli dei. E delle dee. Ishtar, dea assirobabilonese della fertilità, traeva la sua forza dalla birra. Nell’antico Egitto, le donne incinte offrivano birra alla dea Erneunet affinché fornisse latte in abbondanza alle nutrici. In Grecia, durante le feste in onore di Demetra, divinità femminile delle messi, si trincava birra di cereali in abbondanza: in particolare le donne s’inebriavano per poi lasciarsi andare a riti che qualche registucolo della San Fernando Valley sarebbe ben lieto di tornare indietro nel tempo a riprendere. Flussi mammari di birra dalla terra al cielo e viceversa, insomma. Con più di un risvolto malinconico o finanche funesto, soprattutto per le femmine mortali. Cleopatra, profondamente depressa, decise di uccidersi facendosi mordere il seno da un aspide, ma come ultimo piacere su questa terra volle concedersi una bevuta di sà, la birra forte riservata al Faraone e per le cerimonie religiose. Nabucodonosor una volta stancatosene si sbarazzava delle sue amanti annegandole in una grande piscina colma di birra d’orzo; mentre le povere creature, furbescamente sovraccaricate dei suoi gioielli, annaspavano nella bevanda, egli ai bordi ne glorificava le virtù amatorie. Che gran figlio di puttana. Un migliaio d’anni più tardi Rosmunda subì l’affronto di sorbire birra dal cranio del padre Cunimondo, assassinato da Alboino re dei Longobardi. Qué barbaridad. Tuttavia lo sfrontato sovrano 75

spuma marrone-rossastro, densa e brillante. Al naso offre aroma intenso di<br />

permafrost Utopia, che lascia spazio anche a sentori troiani. In bocca ha un<br />

impatto intensamente amaro ma cremoso, con gusto di caffè idroponico e<br />

cioccolato amaro europano arricchito da note d’idrogeno metallico. Finale<br />

secco, mercuriano, con retrogusto piacevolmente ultravioletto. Da provare<br />

a costo della vita è l’abbinamento con le ostriche crude allevate nel vivaio<br />

lunare di Oceanus Procellarum.<br />

Lassù nello spazio, nel punto d’equilibrio fra la gravità terrestre e quella<br />

lunare, un team congiunto di cervelloni statunitensi, europei e indiani sta<br />

completando i test su Xanadu, l’astronave a motore positronico che, salvo<br />

imprevisti, dovrebbe partire per Titano entro la fine del 2139.<br />

Bevo un altro sorso di <strong>birra</strong> aliena. Mars Stout e jamón pata negra per<br />

colazione non sono male per uno che ha appena compiuto la veneranda età<br />

di centosettantaquattro anni. Sarò anche un matusa, come si usava dire<br />

nella seconda metà del ventesimo secolo, ma me la cavo ancora bene; al<br />

2141, anno previsto per l’arrivo di Xanadu nell’orbita di Titano, ci arrivo<br />

di sicuro. E anche oltre. Sempre che lassù qualcuno non decida altrimenti.<br />

L’uomo su Titano. Una gozada. Che cosa porterà indietro quella missione<br />

dai mari idrocarburici del satellite arancione di Saturno? Io sono già qui<br />

che mi lecco i baffi…<br />

74

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!