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L'ultima birra e andiamo a casa (forse) (.pdf) - Maurizio Ferrarotti

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voga (recentemente ho visto affissa alla pensilina di una fermata d’autobus<br />

una locandina reclamizzante un “salone rumeno di massaggi shiatsu e Tai<br />

Chi”!), nessuna istituzione universitaria si è ancora impegnata a studiarne<br />

gli effettivi benefici. Italica normalità.<br />

Lunedì 13 ottobre 20**, h 11.02 p.m., CET. Metto il pigiama e mi siedo<br />

sulla sponda del letto. Fra un attimo proverò a potenziare i benefici dello<br />

shiatsu con la visualizzazione: immaginerò di scrivere una recensione di<br />

Radio Ethiopia, uno dei miei dischi preferiti.<br />

Appoggiare gli indici di entrambe le mani sulla sommità del capo,<br />

esattamente al centro della testa.<br />

Nel cruciale 1976 Patti Smith cambia produttore discografico, preferendo<br />

al colto e raffinato John Cale il più spregiudicato Jack Douglas, l’abile<br />

artigiano del suono Aerosmith. Il prodotto di questa collaborazione sarà<br />

Radio Ethiopia, uscito alla fine di quell’anno.<br />

Le punte dei due indici devono toccarsi.<br />

I critici più intransigenti scriveranno che “il Patti Smith Group ha venduto<br />

la propria anima sediziosa al rock duro da classifica”, ma in verità Radio<br />

Ethiopia rappresenta esattamente il lavoro di gruppo successivo alle prime<br />

fasi di Horses. Il Patti Smith Group come entità musicale nasce solo ora<br />

con questo disco.<br />

Sovrapporre il dito medio al rispettivo dito indice, poi premere con una<br />

certa forza, mantenendo la pressione per due-tre secondi.<br />

Ain’t it Strange e Poppies sono i brani in cui musica e testo raggiungono<br />

una completa unità nel suono. Ask The Angels, Pumping (My Heart) e<br />

Pissing in a River riciclano i riff taglienti e metallici dei Blue Öyster Cult<br />

per i new wavers. Distant Fingers, per me il pezzo più bello del disco,<br />

evoca una meravigliosa sensazione di spazio cosmico grazie all’abilità di<br />

Douglas in materia di arrangiamenti – le chitarre suonano come comete<br />

dalle code cangianti.<br />

Allentare la pressione (dita distanti!) per altri tre secondi, poi premere<br />

nuovamente per due-tre secondi.<br />

Radio Ethiopia/Abyssinia, il “brano” che suggella il disco, è una tregenda<br />

allucinata che ha come precedente più indicativo nel rock un disco doppio<br />

malfamato di Lou Reed, Metal Machine Music. Dieci minuti di musica<br />

violentemente distorta e dissonante, dedicata alla mente sconvolta di chi<br />

ascolta: “Nel cuore del tuo cervello c’è una leva, nel cuore del tuo cervello<br />

c’è un interruttore.”<br />

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