L'ultima birra e andiamo a casa (forse) (.pdf) - Maurizio Ferrarotti
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Mughini, per esempio; Federico Moccia; le biografie da supermercato dei<br />
cosiddetti tronisti di Maria “la Sanguinaria” De Filippi; e soprattutto tutte<br />
quelle sciroccate pestilenziali nonché sponsorizzatissime autrici (autrici?)<br />
di chick-lit. Messa a confronto con Melissa P., tanto per fare un nome a<br />
caso, Jacqueline Susann pare Edith Warthon. Forse un giorno Melissa ci<br />
beneficherà (ehm) di un romanzo intitolato La valle delle spazzole; ma per<br />
allora io sarò già scappato su Titano a pescare trote etanizzate dal lago<br />
Ontario bevendo <strong>birra</strong> criovulcanica.<br />
Il personaggio centrale di Once is not enough (questo il titolo originale<br />
dell’opera), è January Wayne, bellissima e ricca fanciulla americana col<br />
complesso di Elettra. Non è il luogo, qui, per entrare nei dettagli della<br />
scabrosa trama: se v’interessa, andate a cercarvi il corrispondente articolo<br />
su Wikipedia. Io, per me, voglio soltanto farvi leggere questo passaggio,<br />
per me fondamentale:<br />
“Ma so bene cosa brucia veramente a Keith (il suo fidanzato hippy fotografo,<br />
N.d.A.): il fatto che io guadagno trentacinquemila dollari l’anno più la gratifica<br />
natalizia mentre lui ne incassa tremilacinquecento compresa l’indennità di<br />
disoccupazione. Per lui io sono il tipico esemplare del Sistema. Sono talmente<br />
confusa. Vedi, ho cercato di adeguarmi. Ho frequentato i suoi amici. Ho bevuto<br />
<strong>birra</strong> invece dei martini. Mi sono messa i blue jeans invece di normali pantaloni.<br />
Ma non c’è una legge che mi imponga di fare una vita da barboni. Io tiro fuori<br />
quattrocento dollari al mese per il mio appartamento. È in un bel quartiere, in un<br />
bel palazzo, con custode e addetti all’ascensore. Tutte le mattine arrivo in ufficio<br />
prima delle otto e a volte ci resto fino a mezzanotte. Mi sono guadagnata il diritto<br />
ad avere una <strong>casa</strong> piacevole a cui tornare. Perché dovrei rinunciarvi e lavorare<br />
per qualche giornalucolo underground e farmi pagare cinquanta dollari a pezzo?”<br />
Chi parla è la migliore amica di January, Linda Riggs, caporedattrice<br />
rampante dell’immaginaria rivista Gloss, ex bruttina prodigio della scuola<br />
di Miss Haddon trasformata in levigata strafica da ferrei regimi e chirurgia<br />
plastica. Qualche capitolo più in là costei si autodefinisce orgogliosamente<br />
“la miglior bocchinara di New York”, e racconta alla stupenda bamboccia<br />
di usare lo sperma dei suoi numerosi amanti come maschera di bellezza,<br />
arrivando perfino a servire loro un lavoretto di mano (in inglese, handjob,<br />
ma molti/molte di voi lo sanno già) “e prima che arrivino all’esplosione io<br />
sono pronta lì con un bicchiere, poi lo verso in una bottiglia e piazzo il<br />
tutto in frigorifero”. Veramente un personaggio edificante questa Linda,<br />
ancorché abbastanza credibile…<br />
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