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L'ultima birra e andiamo a casa (forse) (.pdf) - Maurizio Ferrarotti

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mani sporche di mannitolo. Urge educazione preventiva, non repressione.<br />

Ma per i nostri prezzolati e pluririfatti gerontocrati l’empatia è un malanno<br />

ai legamenti.<br />

Bere <strong>birra</strong> tutti i giorni fa bene. Ma è anche opportuno conoscere il parere<br />

anche di chi la pensa in modo difforme, più di tutto se è autorevole. Scrive<br />

il prof. Giuseppe Remuzzi:<br />

Che succede al cervello di uno che beve? Tante cose diverse, secondo quanto si<br />

beve e quanto celermente. L’alcol agisce a livello della trasmissione dell’impulso<br />

nervoso tra un neurone e l’altro (i medici definiscono “sinapsi” le giunzioni di<br />

collegamento attraverso cui passano i segnali elettrici) e delle sostanze che<br />

regolano la trasmissione di questi impulsi come la dopamina, le catecolamine, la<br />

serotonina. E’ la liberazione di dopamina nel sistema limbico – la parte del<br />

cervello coinvolta nel comportamento e nelle emozioni – che dà euforia e<br />

loquacità. L’alcol rende più facili i rapporti con le altre persone, si è meno inibiti,<br />

si arriva a provare un senso di onnipotenza, ma se le concentrazioni di alcol nel<br />

cervello aumentano c’è un effetto sedativo. Inoltre succede che la pressione del<br />

sangue scenda, si perde la capacità di controllare la temperatura del corpo, c’è<br />

difficoltà di respiro e si arriva al coma.<br />

Misurando i livelli di alcol nel sangue di chi ha quei sintomi si può constatare<br />

come essi superino i 300 milligrammi in 100 millilitri di sangue: per livelli di<br />

alcol ancora più alti, più di 400 milligrammi per 100 millilitri di sangue, si può<br />

morire. Basta poco alcol, se uno ne assume tutti i giorni, perché nel fegato si<br />

accumulino grassi (“steatosi”, verificabile con l’ecografia). Una volta gli si dava<br />

poca importanza. Ora si è visto che l’accumulo di grasso nel fegato predispone ad<br />

altre malattie, primariamente una forma di infiammazione somigliante all’epatite<br />

che poi talvolta evolve in cirrosi e cancro. Non si sa bene perché in alcune<br />

persone si passi rapidamente dal fegato grasso alle malattie più gravi, anche per<br />

modiche quantità di alcol, e perché in altre questa evoluzione sia più lenta o non<br />

si verifichi affatto. L’obesità è un fattore di rischio che potenzia di molto gli<br />

effetti dell’alcol.<br />

Perché è proprio il fegato a risentire maggiormente dei nostri eccessi? Birra, vino<br />

e liquori contengono etanolo, e l’etanolo si trasforma nel nostro organismo grazie<br />

a enzimi che risiedono e agiscono soprattutto nel fegato: alcol deidrogenasi e<br />

citocromo P450. Durante il processo di trasformazione dell’etanolo si verificano<br />

nel fegato una serie di reazioni chimiche che portano alla sintesi di grassi. Il<br />

modo migliore per difendersi dall’accumulo di grassi sarebbe quello di ossidarli e<br />

il fegato certamente ne è in grado, ma l’etanolo riduce il processo di ossidazione<br />

degli acidi grassi e così priva l’organo del sistema più efficace per difendersi<br />

dalla steatosi. Più di 40-80 grammi di alcol al giorno per gli uomini e 20-40 per<br />

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