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L'ultima birra e andiamo a casa (forse) (.pdf) - Maurizio Ferrarotti

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Sacro Romano Impero. Divenuta provincia degli Asburgo al termine della<br />

guerra dei Trent’anni (1618-1648) la Boemia riuscì a emanciparsi solo con<br />

il crollo dell’Impero, nel 1918: da quel momento e fino al 1922, la sua<br />

storia si fuse con quella della Cecoslovacchia e, dopo la scissione da<br />

quest’ultima del gennaio 1993, con le vicende della Repubblica Ceca.<br />

Torniamo indietro al 1840. In quell’anno Anton Dreher, mettendo a frutto<br />

i risultati di alcuni esperimenti condotti in Baviera sui meccanismi della<br />

bassa fermentazione, concepì una <strong>birra</strong> lager che in seguito fu battezzata<br />

proprio col nome della città nella quale fu realizzata, Vienna. Due anni più<br />

tardi nella città di Pilsen, in Boemia, un tal Josef Grolle cercò di produrre<br />

su larga scala una <strong>birra</strong> simile a quella di Dreher: la prima cottura avvenne<br />

nella birreria Prazdroj. Tuttavia il risultato fu differente: la sua <strong>birra</strong> era<br />

leggera, piacevole, amarognola ma soprattutto chiara, come nessun’altra<br />

al mondo. Subito battezzata pilsner, riscosse un successo stratosferico che<br />

dalla natia Boemia si espanse a macchia d’olio – di <strong>birra</strong>, si potrebbe dire<br />

– per tutto il globo terracqueo.<br />

La Pilsner Urquell è l’epitome dello stile pils. Piuttosto secca e altamente<br />

digestiva, almeno a Torino soffre la concorrenza della già menzionata e<br />

ormai onnipresente Beck’s e della Heineken. Ma è una signora <strong>birra</strong> e<br />

perciò meriterebbe d’essere rilanciata. Da poco ho incluso nel mio periplo<br />

notturno un locale gradevole e discreto situato nelle vicinanze della storica<br />

Piazza Vittorio che la mesce alla spina: in confronto a certe risciacquature<br />

di stoviglie propinate in altri posti, sembra quasi una ale! Una curiosità:<br />

San Adalberto, vescovo di Praga e apostolo d’Ungheria, Polonia e Prussia,<br />

nel 993 proibì la cottura della <strong>birra</strong>. È che i preti hanno certe idee…<br />

Nel mio cervello l’Olanda è un photo show sinaptico in cui si alternano<br />

immagini dai toni oranje di Johan Cruyff, Marco Van Basten, Ruud Gullit,<br />

Rutger Hauer, Rebecca Romijn, Sylvie Van der Vaart e una bottiglia da 33<br />

cl. di Heineken. Se faccio clic sulla foto mentale di Cruyff ne erompono a<br />

spirale altre cento: la moglie Danny nel 1974 con la camicia legata in vita<br />

e i pantaloni a zampa d’elefante, “il gol impossibile” segnato all’Atlético<br />

Madrid, un suo classico spunto sull’out sinistro controllando la palla con<br />

l’esterno del piede destro, la famosa frase detta ai suoi giocatori prima di<br />

vincere la Coppa dei Campioni a Wembley col FC Barcellona: uscite e<br />

divertitevi… Johan Cruyff gestaltizza la mia idea di football. Condivido<br />

pienamente tutto quanto egli afferma in Mi piace il calcio (ma non quello<br />

di oggi), un libretto alla cui lettura coarterei certi allenatori, presidenti e<br />

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