L'ultima birra e andiamo a casa (forse) (.pdf) - Maurizio Ferrarotti
L'ultima birra e andiamo a casa (forse) (.pdf) - Maurizio Ferrarotti L'ultima birra e andiamo a casa (forse) (.pdf) - Maurizio Ferrarotti
splendidi lineamenti di due donne in camice bianco chine sul suo volto a rinfrancarlo: l’ortofonista Sandrine (Croze) e la fisiatra Brigitte (Olatz Lopez Garmendia, la meravigliosa moglie basca di Schnabel). “Sono in Paradiso”, mormora Jean-Do tra sé. Io sono agnostico. Ma qualora vi fosse qualcosa al di là della vita terrena, un momento da rivivere all’infinito, e io ne fossi giudicato meritevole – ma esiste la meritocrazia nell’universo? –, e per di più mi fosse data la possibilità di scegliere, allora vorrei vivere la mia sempiterna beatitudine in una taverna donostiarra con Marie-Josée, Olatz e Valerie, e mettiamoci anche Vera Farmiga, altra adorabile attrice dal volto di neve artica, e Barbara Goenaga, futura star del cinema iberico nata dalle acque del fiume Urumea, tutte dietro il banco a spillare Draught Guinness e Menabrea per me. Per sempre. Ma non ci starebbe male neppure un fusto perpetuo di Pilsner Urquell o di Heineken. O una bella dunkel weisse tedesca, la Herrnbräu per esempio. Chiedo troppo? I Barbari, da tempo immemorabile presenti intorno ai confini dell’Impero romano, iniziarono a penetrare massicciamente nel suo territorio tra il IV e il V secolo d.C. I Germani passarono il confine del Reno e devastarono a più riprese la Gallia, compiendo talvolta azioni di razzia anche in Spagna e nell’Italia settentrionale e spingendosi finanche in Britannia. Sette secoli dopo, essi continuavano a spingersi oltre le proprie frontiere, ma le loro navi anziché guerrieri affamati di carne e assetati di sangue ora trasportavano birra in tutta Europa salpando dal porto di Amburgo, città che nel 1100 era sede di un importante mercato del luppolo. Nel 1516 la Bavaria promulgò il Reinheitsgebot, un editto nel quale si prescriveva che la birra poteva essere fatta esclusivamente con malto d’orzo, luppolo e acqua. In una delle stesure successive venne inserito anche il lievito, così come le birre di grano ottennero una speciale dispensa. Oggi la Germania, a tutti nota per l’Oktoberfest e una gamma sterminata di stili di birra (altbier, kolsch, weizen, bock, dunkel, monaco…), è in testa alle classifiche mondiali come paese consumatore ed è seconda soltanto agli Stati Uniti come paese produttore. Mercoledì 1 ottobre 20**, h 09.49 a.m., CET. Ho sotto gli occhi cisposi la scheda della leggendaria EKU 28, o Kulminator Urtyp Hell (un nome da band metal core!). Questa doppelbock è una delle birre più forti del 54
mondo (11,6% alc.). La ricordo con simpatia come integratore al malto di quei lunghissimi e atletici prepartita negli anni Ottanta fuori dello Stadio Comunale, ora Olimpico, anche se alla Rai di Roma, per somma ignoranza o affinché non sia confuso col loro Stadio Olimpico caput mundi, spesso lo chiamano Stadio delle Alpi. Un’altra bevanda classica “da stadio” era il vino portoghese Mateus, consumato in quantità da cosacchi anche dai Faces sul palcoscenico per tonificarsi fra una canzone e l’altra. Johnny Rotten li detestava per questo: “Fingevano di essere ubriachi sul palco.” Già. John Lydon detto Rotten. Un giorno qualcuno mi avvertì: “Mauri, ma lo sai che a luglio i Sex Pistols vengono a suonare a Torino al Traffic?” E io mi posi una domanda del menga: “Fantastico, meraviglioso, ma che senso può avere un concerto dei Sex Pistols nel 2008?” Rispondendomi all’istante: “Porcaccia eva se ha senso!!! Basta scrollarsi di dosso ogni forma di preconcetto.” Primo fra tutti, il timore di assistere al definitivo raglio del cigno di quel gruppo rock’n’roll che, benché avendo pubblicato un unico maledetto corrosivo tonitruante devastante contagioso pernicioso sguaiato stonato irriverente in definitiva fottutamente fantastico disco, ha cambiato/rovinato (eh eh eh, è proprio così!) per sempre la tua vita. E non solo la tua, accidenti a loro… “Chi sono i Sex Pistols?” si chiedeva la rivista. Fine anni settanta, ero andato a trovare mia madre e stavo leggendo il giornale. Scorrendo un supplemento domenicale per il popolino, la mia attenzione fu catturata, e la mia vita cambiata, da queste parole insolite in caratteri di scatola “CHI SONO I SEX PISTOLS?”. Volevo saperlo subito anch’io. L’articolo li bistrattava, li denigrava: questo “sedicente gruppo musicale” britannico di mocciosi “punk rocker” che si scagliavano con rabbia contro tutto, vomitavano oscenità e sputavano a loro piacimento, vestivano di stracci, catene, spuntoni e stivali orrendi, facevano cose indicibili ai capelli (e alle loro ragazze) e producevano un frastuono rivoltante scambiandolo… alcune loro canzoni erano state bandite dalle radio… Be’ ne avevo sentito abbastanza. Ero già innamorato cotto. (Il lato ironico, ovviamente, è che la rivista cercava di mettere in guardia la gente dai Pistols e loro simili, e invece finì forse col convertire migliaia di adolescenti al punk.) Andai immediatamente al negozio di dischi d’importazione ed entrai di corsa, domandando col fiatone: “Avete i Sex Pistols?” “Ehi, Joe!” gridò il ragazzo, ridendo. “Un altro che vuole i Sex Pistols!” Li avevano finiti. 55
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Lopez Garmendia, la meravigliosa moglie basca di Schnabel). “Sono in<br />
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Io sono agnostico. Ma qualora vi fosse qualcosa al di là della vita terrena,<br />
un momento da rivivere all’infinito, e io ne fossi giudicato meritevole –<br />
ma esiste la meritocrazia nell’universo? –, e per di più mi fosse data la<br />
possibilità di scegliere, allora vorrei vivere la mia sempiterna beatitudine<br />
in una taverna donostiarra con Marie-Josée, Olatz e Valerie, e mettiamoci<br />
anche Vera Farmiga, altra adorabile attrice dal volto di neve artica, e<br />
Barbara Goenaga, futura star del cinema iberico nata dalle acque del fiume<br />
Urumea, tutte dietro il banco a spillare Draught Guinness e Menabrea per<br />
me. Per sempre.<br />
Ma non ci starebbe male neppure un fusto perpetuo di Pilsner Urquell o di<br />
Heineken. O una bella dunkel weisse tedesca, la Herrnbräu per esempio.<br />
Chiedo troppo?<br />
I Barbari, da tempo immemorabile presenti intorno ai confini dell’Impero<br />
romano, iniziarono a penetrare massicciamente nel suo territorio tra il IV e<br />
il V secolo d.C. I Germani passarono il confine del Reno e devastarono a<br />
più riprese la Gallia, compiendo talvolta azioni di razzia anche in Spagna e<br />
nell’Italia settentrionale e spingendosi finanche in Britannia.<br />
Sette secoli dopo, essi continuavano a spingersi oltre le proprie frontiere,<br />
ma le loro navi anziché guerrieri affamati di carne e assetati di sangue ora<br />
trasportavano <strong>birra</strong> in tutta Europa salpando dal porto di Amburgo, città<br />
che nel 1100 era sede di un importante mercato del luppolo. Nel 1516 la<br />
Bavaria promulgò il Reinheitsgebot, un editto nel quale si prescriveva che<br />
la <strong>birra</strong> poteva essere fatta esclusivamente con malto d’orzo, luppolo e<br />
acqua. In una delle stesure successive venne inserito anche il lievito, così<br />
come le birre di grano ottennero una speciale dispensa.<br />
Oggi la Germania, a tutti nota per l’Oktoberfest e una gamma sterminata<br />
di stili di <strong>birra</strong> (altbier, kolsch, weizen, bock, dunkel, monaco…), è in testa<br />
alle classifiche mondiali come paese consumatore ed è seconda soltanto<br />
agli Stati Uniti come paese produttore.<br />
Mercoledì 1 ottobre 20**, h 09.49 a.m., CET. Ho sotto gli occhi cisposi<br />
la scheda della leggendaria EKU 28, o Kulminator Urtyp Hell (un nome<br />
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