L'ultima birra e andiamo a casa (forse) (.pdf) - Maurizio Ferrarotti
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LE INVASIONI BARBARICHE<br />
No, non è giusto che quei cazzoni si prendano tutto il divertimento – con le loro<br />
voci rauche e dodici scopate settimanali… bocche cavernose, urla, rutti, imbevuti<br />
di Guinness.<br />
Steven Berkoff, East: Sylv’s Longing Speech.<br />
Come ho già scritto, prediligo le brunette con le labbra turgide. Ma le altre<br />
figure di donna disponibili sul terzo pianeta del Sistema non mi lasciano<br />
certo indifferente: per esempio, le palliducce con gli occhi blu. Come<br />
Robin Tunney. Americana, attrice di grande talento. È la migliore amica di<br />
Liz Phair, la più scollacciata cantautrice rock statunitense degli ultimi anni<br />
(“Voglio essere la tua regina bocchinara”, canta costei in un brano del suo<br />
acclamato esordio discografico, Exile In Guyville). Qualche anno fa Robin<br />
ha vinto una Coppa Volpi a Venezia quale migliore attrice protagonista<br />
per la splendida interpretazione di una ragazza tourettica nel film Niagara<br />
Niagara. In tempi più vicini ha recitato nella serie Prison Break, ma è<br />
apparsa anche nell’episodio pilota di Dr. House – Medical Division nel<br />
ruolo di Rebecca Adler, una maestrina ebrea affetta da neurocisticercosi:<br />
un’infezione caratterizzata dalla presenza nell’encefalo di cisti formate<br />
dalla fase larvale (immatura) della buona vecchia immonda Taenia solium,<br />
il verme solitario. Roba da non mangiare più salumi e carne cruda a vita.<br />
E Marie-Josée Croze. Di questa deliziosa attrice franco-canadese avevo<br />
ammirato… il bel culo nudo e le iridi gattesche in una puntata del serialcult<br />
The Hunger ben prima che lei vincesse, a buon diritto, la Palma d’Oro<br />
a Cannes per la caratterizzazione di Nathalie, la “correttrice di bozze”<br />
eroinomane che nel bellissimo Le invasioni barbariche aiuta lo scapestrato<br />
ma profondamente umano professor Rémy, “socialista edonista”, a morire<br />
con dignità. Bella e brava, insomma, la Croze ha confermato il suo<br />
versatile talento in un altro bel film tratto da un libro indimenticabile, Lo<br />
scafandro e la farfalla. Rispetto al racconto autobiografico di Jean-<br />
Dominique Bauby, il pittore-regista Julian Schnabel si è preso più di una<br />
libertà in sede d’adattamento, ma non importa, il nucleo struggente della<br />
storia è rimasto intatto. In una delle scene aggiunte dal proteiforme artista<br />
statunitense, Jean-Dominique riapre l’unico occhio funzionante dopo il<br />
devastante attacco che ha imprigionato il suo corpo in uno “scafandro da<br />
palombaro” e, attraverso una percezione sfumata e irregolare, distingue gli<br />
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