L'ultima birra e andiamo a casa (forse) (.pdf) - Maurizio Ferrarotti
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come James Brown suonando la sua chitarra con la tecnica del ventilador,<br />
quella che per intenderci caratterizza uno dei più indigeribili tormentoni<br />
mai sentiti su questo squinternato corpo celeste: Volare dei Gipsy Kings.<br />
In quel momento il Peret aveva veramente il mondo in mano: gli mancava<br />
soltanto di registrare un concept album su una stella della rumba catalana<br />
rapita dagli alieni e restituita alla Terra in forma di tzigano telecinetico coi<br />
capelli platinati e la chitarra neutronica. Oppure prendere carta e penna (o<br />
più opportunamente ingaggiare un ghost writer) e buttar giù un deviante<br />
resoconto delle proprie esperienze cinematografiche – un titolo su tutti, Si<br />
Fulano fuese Mengano, Anno Domini 1971: traduzione, se Tizio fosse<br />
Caio!<br />
Diversamente, all’alba degli anni Ottanta Peret soffrì una profonda crisi<br />
mistico-religiosa al volante della propria auto (☺) e in un plis plas si fece<br />
pastore della Chiesa Evangelica di Filadelfia abbandonando la canzone,<br />
l’alcol, il tabacco, il gazpacho e quant’altro.<br />
Pressappoco nello stesso momento si scioglievano gli Only Ones di Peter<br />
Perrett, in una burrasca di droghe violenti disaccordi e incidenti stradali.<br />
Gli Only Ones furono una band inglese settantasettina con una distintiva<br />
influenza velvettiana. Un’anomalia, perché in un’epoca di incitamenti alla<br />
ribellione e anfetaminiche celebrazioni della sboccata lo sfuggente Perrett,<br />
lui sì perossidato e impellicciato come una zoccola, rantolava di tremendi<br />
doposbornia, compulsioni croniche e infatuazioni senza speranza annegate<br />
in spremute di barbiturici ed eroina mentre la chitarra solista di John Perry<br />
volava alta come un falco pellegrino. Vaticinio di angst pop. Ebbero un<br />
moderato hit con la rutilante Another Girl, Another Planet, ma avrebbero<br />
meritato maggior fortuna. Classico gruppo rivalutato col tempo.<br />
Torniamo a Peret. Nel 1991 il chitarrista zingaro dalle basette impossibili<br />
annunciò il suo ritorno alla musica e l’anno dopo partecipò alla cerimonia<br />
di chiusura delle Olimpiadi di Barcellona. Nel 2000 pubblicò El rey de la<br />
rumba, dove canta insieme a David Byrne (nientemeno!), Jarabe de Palo,<br />
Amparanoia, Manu Chao… Non sarebbe stato male dare una voce anche a<br />
Peter Perrett, magari per rifare la sua canzone più bella in stile ventilatore:<br />
La chavala del planeta rumbero. Non suona fenomenale?<br />
Maybe avrei potuto ritentarci con Stefania. Niente lettere stavolta: l’avrei<br />
invitata a un caffè e le avrei cantato una bellissima cibernetica canzone dei<br />
Cars dal loro album più ostico, Panorama: Don’t tell me no. Non dirmi di<br />
no. “È la mia festa, puoi venire. È la mia festa, divertiti. È il mio sogno,<br />
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