L'ultima birra e andiamo a casa (forse) (.pdf) - Maurizio Ferrarotti
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Eh sì. Già dal nostro primo ingresso avevamo percepito con la nostra<br />
sensibilità stradaiola come costoro, un folletto dagli occhi perennemente<br />
arrossati e una tizia tutta riccioli e spigoli, non fossero ciò che si dice dei<br />
prodigi d’attenzione: cosa piuttosto penalizzante, dovendo essi occuparsi<br />
altresì della cassa. D’altro canto noi eravamo basilarmente regolari: vale a<br />
dire, pagavamo ogni nostro giro alla consegna dei boccali. Una sera però<br />
quegli alternativi erano talmente stressati dalla ressa che già alla primera<br />
ronda non ci diedero retta e neppure alla seconda, come dicendo “non ora,<br />
siamo troppo indaffarati, pagateci dopo.” Allora Alex saltò su: “Cazzarola,<br />
ma se gli fanno tanto cagare i miei sudatissimi deca, gli pago soltanto una<br />
<strong>birra</strong> e basta. Che ne dite, eroi?”<br />
Bravi ragazzi o no, fummo tutti d’accordo. La manovra uscì così liscia che<br />
stentavamo a crederci. Quei due avevano veramente la testa nella nebulosa<br />
di Andromeda. Finimmo per approfittarne. Sarò bastardo, ma la spassavo<br />
un mondo alle spalle da passero di Mr. Pullover Grigio. In tre arrivammo a<br />
stabilire il record di quattro spumeggianti birre medie scolate pro capite<br />
senza sganciare una lira, appiccicandoci una ronda di tequila sunrise, che<br />
però pagammo – a mo’ di copertura, non fosse la volta buona che quei<br />
babbei trendisti se la intagliavano. Poi sghignazzanti, irriverenti, sbronzi,<br />
uscimmo dal Protex Blue per andare alla conquista di una notte ancora<br />
giovane.<br />
Forse può suonare come un’esagerazione da scrittore affermare che la mia<br />
città cambiò nel tempo che io stetti via per “servire la patria”; alcuni bei<br />
locali esistevano già prima – il Big, il Dottor Sax, il Metro, lo Studio 2.<br />
Nondimeno fu dal 1987 in avanti che a Torino avvenne l’esplosione del<br />
nightclubbing, finanche per il consistente incremento dell’offerta. Oggi la<br />
chiamano movida e nelle serate di fine settimana è un’impresa attraccare<br />
al molo di qualsiasi bar del centro per ordinare da bere, ma nei primi anni<br />
Ottanta la gente usciva di sera assai meno che adesso e i ritrovi per giovani<br />
si contavano a dura pena sulle dita di due mani. Discoteche per tamarri<br />
comprese.<br />
Il locale che tutti i quarantenni e ultra torinesi ricordano con più piacere è<br />
senz’altro lo Studio 2. Non voglio dilungarmi in una commossa ricordanza<br />
di un posto in cui ho passato alcuni tra i momenti più divertenti della mia<br />
vita: ci ha già pensato alcuni anni fa un altro concittadino novelliere, per<br />
quanto da un punto di vista esistenziale alquanto differente dal mio. (Lui<br />
vi organizzava serate per rampolli di buona famiglia, io li detestavo ma vi<br />
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