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vita ma anche <strong>del</strong>la sua morte. Con il nostro discorso a favore <strong>del</strong>la responsabilità<br />
personale vogliamo ottenere un duplice risultato: in primo luogo introdurre una<br />
rinnovata consapevolezza in un ambito di confine che per molti è causa di angoscia<br />
personale, in secondo luogo elevare la discussione a un livello etico ulteriore. Ci<br />
spinge a farlo la speranza che la domanda sulla responsabilità personale <strong>del</strong>l’uomo nei<br />
confronti <strong>del</strong>la sua morte possa essere posta in maniera nuova e sobria, degna e<br />
moralmente seria, al di là di ogni dogmatismo e di ogni fondamentalismo. Il problema<br />
è troppo importante perché sia demandato solo alle decisioni degli specialisti. Siamo<br />
consapevoli di come questa domanda sia divenuta un tabù e sappiamo che il nostro<br />
discorso a favore <strong>del</strong>la eutanasia “attiva” solleverà molte obiezioni. Ma forse<br />
riceveremo qualche consenso da tutti coloro che desiderano affrontare in modo nuovo<br />
le grandi domande ultime <strong>del</strong>la vita umana, nella consapevolezza <strong>del</strong> fatto che<br />
l’autodeterminazione umana – quale presupposto per un’esistenza personalmente e<br />
socialmente esemplare ed affidabile – non può cessare al momento di <strong>morire</strong>. «La<br />
<strong>dignità</strong> <strong>del</strong>l’uomo è inviolabile»: il primo articolo <strong>del</strong>la costituzione tedesca vale<br />
anche in riferimento al nostro <strong>morire</strong>, e prenderci cura <strong>del</strong>la qualità umana <strong>del</strong> <strong>morire</strong><br />
dovrebbe essere il compito di tutta la nostra vita.<br />
Tubinga, dicembre 1994<br />
4<br />
Walter Jens Hans Küng