Industria Vicentina 3-2004.pdf - Associazione Industriali della ...
Industria Vicentina 3-2004.pdf - Associazione Industriali della ...
Industria Vicentina 3-2004.pdf - Associazione Industriali della ...
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
INDUSTRIA VICENTINA<br />
2004-3<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA<br />
SETTEMBRE-OTTOBRE 2004 – sped. in abb. post. - trimestrale - 70% - P.T. Vicenza Ferrovia - tassa riscossa - taxe perçue - Italia<br />
3/2004<br />
La sfida<br />
del credito<br />
Imprese e banche, mondo <strong>della</strong> produzione e<br />
mondo <strong>della</strong> fi nanza: un rapporto non sempre<br />
facile, che può crescere anche cogliendo le<br />
occasioni di collaborazione che arrivano da temi<br />
come il rating e Basilea2.<br />
Caccia alla “mente d’opera”<br />
Il lavoro che cambia: le aziende<br />
vicentine cercano sempre più<br />
personale specializzato<br />
Passaggio a sud<br />
L’autostrada Valdastico punta a sud,<br />
ecco il progetto<br />
Il richiamo di Schio<br />
Bilancio di un ventennio che ha<br />
impresso un cambio di velocità alla<br />
città di Alessandro Rossi<br />
English abstract inside
S<br />
e n’è andato un grande amico. E,<br />
per chi ci ha lavorato insieme in<br />
questi anni, un grande collega. Se<br />
n’è andato Stefano Pernigotti. Aveva<br />
46 anni, ma la malattia non ha guardato<br />
l’anagrafe, e lo ha portato via. Lui non ha<br />
mai mollato: con forza, tanta voglia di farcela<br />
e lucida serenità ha dato il massimo per<br />
superare la prova, così come ha sempre fatto<br />
nel suo lavoro.<br />
Come responsabile delle relazioni esterne dell’<strong>Associazione</strong><br />
<strong>Industria</strong>li ha avuto intuizioni<br />
che hanno messo in moto progetti importanti,<br />
capaci di aprire strade nuove e di guardare<br />
sempre un po’ più avanti. Come direttore di<br />
questa rivista, ha indicato la linea e supervisionato<br />
i risultati, lasciando per il resto carta<br />
bianca a chi scrive. Ecco, Stefano è stato il<br />
collega ideale.<br />
Fissava gli obiettivi<br />
senza imporli,<br />
discutendoli,<br />
chiedendo pareri e<br />
consigli, lasciando<br />
ai collaboratori<br />
tutti i margini di<br />
manovra necessari<br />
e ampia autonomia.<br />
Si fidava<br />
sempre, insomma,<br />
e lo faceva capire.<br />
Non è poco.<br />
Quando se ne va<br />
un amico che hai<br />
avuto vicino per<br />
tanto tempo e con<br />
il quale hai lavorato<br />
molto e bene,<br />
si dice che resta un<br />
vuoto difficile da<br />
colmare. Lo si dice<br />
Corsivo<br />
di Stefano Tomasoni<br />
Addio<br />
ad un grande amico<br />
La scomparsa di Stefano<br />
Pernigotti, responsabile<br />
delle relazioni esterne<br />
dell’<strong>Associazione</strong><br />
<strong>Industria</strong>li e direttore di<br />
“<strong>Industria</strong> <strong>Vicentina</strong>”,<br />
un professionista di<br />
grande valore che ha<br />
avuto intuizioni capaci<br />
di mettere in moto<br />
progetti importanti, di<br />
aprire strade nuove e di<br />
guardare sempre un po’<br />
più avanti.<br />
sempre perché è vero: il vuoto è nell’assenza<br />
fisica, pesante e terribilmente reale. Ma accanto<br />
al vuoto dell’assenza – lo notava di recente<br />
la giornalista Marina Terragni - una persona<br />
che se ne va avendo dato tanto di sé agli altri,<br />
avendo messo a frutto i propri talenti e speso<br />
bene la propria esistenza rendendola ricca di<br />
affetti, amicizie, relazioni, lascia soprattutto<br />
un pieno. Ed è un pieno fatto di ricordi da<br />
tenere cari, di esempi da seguire, di forza ed<br />
entusiasmo trasmessi a piene mani. Stefano ha<br />
lasciato un pieno in tutti coloro che lo hanno<br />
conosciuto. Ci manca e continuerà a mancarci,<br />
non c’è dubbio. Ma ha lasciato così tanto di<br />
sé, che basterà per sentirlo vicino sempre. ■<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA<br />
1
Direttore responsabile<br />
Stefano Tomasoni<br />
Hanno collaborato<br />
Giulio Ardinghi,<br />
Fiorenza Conti,<br />
Maria Luisa Duso,<br />
Claudio Pasqualetto,<br />
Paolo Possamai<br />
Progetto grafico<br />
Patrizia Peruffo<br />
Stampa<br />
Tipografia Rumor S.p.A., Vicenza<br />
Pubblicità<br />
Oepi, Verona<br />
Editore<br />
Istituto Promozionale<br />
per l’<strong>Industria</strong> srl<br />
Piazza Castello, 3 - Vicenza<br />
Anno ventitreesimo Numero 3.<br />
Settembre-Ottobre 2004<br />
Una copia € 4,00<br />
Registrazione Tribunale di Vicenza<br />
n. 431 del 23.2.1982<br />
Questo numero è stato stampato<br />
in 4.000 copie.<br />
È vietata la riproduzione anche parziale<br />
di articoli e illustrazioni senza<br />
autorizzazione e senza citare la fonte.<br />
FOTOGRAFIE<br />
Archivio <strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li 10,<br />
11, 48, 49, 52, 53; Archivio Autostrada<br />
Brescia-Padova 26, 28 (cartina),<br />
29, 31; Archivio Banca Popolare di<br />
Vicenza 9; Archivio Foc Ciscato 14;<br />
Archivio Il Giornale di Vicenza 28<br />
in alto; Archivio Laverda 46 in alto;<br />
Archivio Man Turbo-Va Tech Escher<br />
Wyss-Voith Paper 18, 19, 20 in alto<br />
a destra; Archivio Rigoni di Asiago<br />
46 in basso; Archivio San Matteo<br />
42, 43; Archivio Socotherm Group<br />
47 in basso; Archivio Sportswear<br />
International 18/19, 20 in alto a<br />
sinistra; Archivio Stefanplast 44, 45;<br />
Archivio Taplast 47 in alto; Archivio<br />
Unicredit Banca d’Impresa 7; Gianni<br />
Formilan 33, 34, 35, 36, 37, 39, 40;<br />
Volume “Cinquant’anni di vita <strong>della</strong><br />
comunità di Alte Ceccato” 50, 51;<br />
ZEFA 5, 6, 8, 12, 22, 23, 24.<br />
Copertina: ZEFA, Archivio Foc<br />
Ciscato, Gianni Formilan.<br />
Sommario<br />
corsivo<br />
1. Addio ad un grande amico<br />
focus<br />
5. La sfida del credito di Claudio Pasqualetto<br />
l’inchiesta<br />
14. Caccia alla “mente d’opera” di Stefano Tomasoni<br />
argomenti<br />
18. Vado al lavoro e mi porto il bimbo di Maria Luisa Duso<br />
22. Saper fare e far sapere di Fiorenza Conti<br />
strada facendo<br />
26. Passaggio a sud di Paolo Possamai<br />
dentro la provincia<br />
32. Il richiamo di Schio di Stefano Tomasoni<br />
imprese<br />
42. Vini di buona famiglia di Stefano Tomasoni<br />
44. Una storia vicentina di Giulio Ardinghi<br />
46. Impresaflash<br />
cultura<br />
48. La via <strong>della</strong> seta<br />
50. La fabbrica, la chiesa e le case di Stefano Tomasoni<br />
associazione<br />
52 Assoflash<br />
osservatorio<br />
56. Dati e statistiche sull’economia vicentina<br />
translation<br />
58 Una selezione di articoli tratti dalla rivista e tradotti in inglese<br />
3/2004<br />
industria vicentina pubblicazione promossa dal Comitato provinciale<br />
per la piccola industria dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li <strong>della</strong> provincia di Vicenza
Imprese e banche, mondo<br />
<strong>della</strong> produzione e mondo<br />
del credito: un rapporto non<br />
sempre facile, a volte distante<br />
che può crescere anche<br />
cogliendo le occasioni di<br />
collaborazione che arrivano<br />
da temi importanti come la<br />
capitalizzazione, il rating e<br />
Basilea 2.<br />
La sfida<br />
del credito<br />
A ltro<br />
che sistema. A prevalere<br />
sembrano essere ancora i timori,<br />
le diffidenze. Sarebbe certamente<br />
improprio dire che banche<br />
ed imprese oggi si guardano in cagnesco,<br />
di sicuro si stanno studiando, valutando.<br />
Entrambe sanno che stanno vivendo un momento<br />
chiave, che è fondamentale cambiare<br />
per vincere, che bisogna trovare la strategia<br />
giusta, che servono coraggio ma anche saggezza.<br />
Entrambe temono di fare il passo sbagliato,<br />
di essere penalizzate, che si rompa il<br />
filo di collegamento.<br />
Tanto, tanto tempo fa nei paesi di questo Veneto<br />
fondamentalmente tradizionalista c’erano<br />
quattro autorità riconosciute: il sindaco, il<br />
parroco, il maresciallo dei carabinieri ed il direttore<br />
di banca. Allora, però, la banca era un<br />
fatto di casa, stava sul territorio perché apparteneva<br />
al territorio.<br />
Poi è venuta l’epoca delle fusioni, delle acquisizioni<br />
bancarie e nel Veneto non può essere<br />
certo ricordata come un momento felice. È vero<br />
che c’era la necessità di dare agli istituti di<br />
credito una massa critica sufficiente a renderli<br />
competitivi almeno sul piano nazionale se non<br />
su quello europeo, ma è altrettanto vero che<br />
questi processi non sono stati controllati dal<br />
territorio e dai suoi abitanti e si sono conclusi<br />
talvolta come operazioni di pura speculazione.<br />
Questo passaggio ha praticamente cancellato<br />
la quarta autorità dell’elenco: il direttore di<br />
banca non ha più questo ruolo, è un esecutore<br />
di disposizioni che arrivano da lontano, non<br />
ha margine per far valere le sue conoscenze<br />
che sono fondate e reali. La reazione non è<br />
mancata: si è verificato un pronto riallineamento<br />
<strong>della</strong> clientela su banche ritenute più<br />
vicine al proprio essere e le banche più piccole,<br />
quelle locali o regionali, hanno avuto un ri-<br />
focus 5<br />
di Claudio Pasqualetto<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
6<br />
focus<br />
“ Basilea 2 non è un traguardo traumatico, anzi:<br />
è una svolta positiva e un’accelerazione nel processo di crescita delle aziende”<br />
lancio inatteso, ma che hanno saputo sfruttare<br />
con grande accortezza.<br />
Oggi la situazione si è in qualche modo normalizzata<br />
con i grandi gruppi che, talvolta con<br />
un percorso tormentato, sono tornati a valorizzare<br />
la presenza d’area e gli istituti mediopiccoli<br />
che hanno comunque fatto tesoro dell’esperienza<br />
e sono cresciuti in clienti e servizi.<br />
Sull’altro fronte, quello delle imprese, le acque<br />
sono solo apparentemente meno agitate.<br />
Ci sono stati a livello nazionale scandali imprevedibili,<br />
come il caso Parmalat, che hanno<br />
lasciato il segno, ma soprattutto vi sono stati<br />
eventi e situazioni che stanno mettendo a nudo<br />
un sistema fragile. Non che non si sapesse<br />
che le imprese del ‘mitico’ Nordest erano abbondantemente<br />
sottocapitalizzate, che c’era<br />
una ‘pratica’ debolissima con gli strumenti<br />
del credito tanto che chi doveva richiederlo<br />
solitamente andava sul classicissimo prestito<br />
a breve, creando situazioni pesanti oltre che<br />
talvolta imbarazzanti.<br />
A dare il colpo finale è arrivato lo spauracchio<br />
di Basilea 2. È uno spauracchio che qualcuno<br />
ritiene temuto fin troppo, ma c’è anche una<br />
corrente di pensiero che vede una larga quota<br />
di aziende ancora indifferente a quanto accadrà<br />
fra poco più di un anno, nel 2006, con<br />
l’applicazione appunto <strong>della</strong> nuova normativa.<br />
Gettano acqua sul fuoco le banche, indistin-<br />
tamente, quando sostengono di avere fatto<br />
una prima proiezione dei rating possibili e<br />
di avere trovato la stragrande maggioranza<br />
delle imprese già tranquillamente in regola.<br />
Non solo. Anticipano che questa formula più<br />
garantista per tutti in realtà finirà per aprire<br />
nuovi spazi e ci sarà più denaro a disposizione<br />
per il credito e probabilmente anche a tassi più<br />
competitivi.<br />
Quel che è certo, al di la delle posizioni ufficiali,<br />
è che le banche hanno l’assoluta necessità<br />
di individuare una linea d’azione mediana<br />
che da un lato sia rispettosa di Basilea 2, ma<br />
dall’altro non crei troppe difficoltà nei rapporti<br />
con la loro clientela d’impresa, mentre<br />
le aziende devono abbattere una serie di tabù<br />
storici, a cominciare dalla trasparenza di conti<br />
e piani industriali.<br />
“Non è assolutamente nulla di drammatico,<br />
anzi è una svolta positiva – commenta Susanna<br />
Magnabosco, consigliere delegato per<br />
l’area finanza dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li –. È<br />
una accelerazione di quel percorso di crescita<br />
culturale che le nostre aziende hanno tutte<br />
intrapreso. L’importante è che questo percorso<br />
proceda lineare, non abbia strappi né provochi<br />
traumi. Bisogna ragionare e discutere piuttosto<br />
che farsi condizionare da timori e perplessità.<br />
Prendiamo la storia del credit crunch: si è fatto<br />
parecchio allarmismo ma alla fine non è emer-<br />
Parola alla banca: “Uno sforzo<br />
da fare insieme all’impresa”<br />
U<br />
n pieno di iniziative, una politica aggressiva sul<br />
territorio: Mario Aramini è il direttore generale di<br />
Unicredit Banca d’impresa.<br />
– Dottor Aramini, come è cambiato negli<br />
ultimi tempi il rapporto con le aziende, si è professionalizzato<br />
o no?<br />
“È indubbio che il rapporto fra banche e imprese si sta profondamente<br />
trasformando, sta evolvendo verso un modello<br />
più qualificato. Le pressioni verso il cambiamento, tuttavia,<br />
sembrano provenire più dal lato delle banche, spinte anche<br />
dal fenomeno delle concentrazioni e dall’approssimarsi di<br />
Basilea 2, piuttosto che da quello delle imprese, comprensibilmente<br />
concentrate ad affrontare le difficoltà di una lunga<br />
congiuntura sfavorevole.<br />
Il tradizionale modello di relazione fra banca e impresa,<br />
caratterizzato da un sistema di relazioni poco formalizzate,<br />
basate più sull’interazione quotidiana che non sull’analisi di<br />
indicatori finanziari e patrimoniali, alla lunga si è trasformato<br />
in un vero e proprio vincolo finanziario allo sviluppo<br />
delle imprese. Pur avendo favorito in passato la crescita<br />
delle economie locali, quel modello ci ha lasciato un’eredità<br />
formata da un diffuso ricorso al multiaffidamento, da un<br />
eccesso di credito a breve, da un’enfasi sulle garanzie, da<br />
un difetto di capitale di rischio nelle imprese. In un’economia<br />
che ha bisogno di un nuovo ciclo di selezione e aggregazione<br />
fra imprese, occorre dunque una forte trasformazione del<br />
rapporto tra banche e aziende”.<br />
– Molte imprese e associazioni hanno accusato le<br />
banche di avere stretto i cordoni <strong>della</strong> borsa, di avere<br />
chiesto rientri dei crediti anticipati, di voler mettersi<br />
al sicuro ai danni delle aziende. Le banche hanno<br />
sempre respinto questa ipotesi. C’è qualche numero<br />
che sostenga questa diversità di posizioni?<br />
“Francamente, non ci pare che l’accusa di aver stretto i cordoni<br />
<strong>della</strong> borsa possa esserci attribuita, e mi sembra che i numeri<br />
parlino chiaro: da quando siamo nati, nel gennaio del 2003,<br />
l’inserimento di UniCredit Banca d’Impresa sulle società non<br />
finanziarie medio-piccole è cresciuto dall’11% al 12,3 percento.<br />
Non abbiamo avuto flessioni neppure nelle aree storiche come<br />
il Veneto. Questo vuol dire che non solo abbiamo continuato a<br />
finanziare la nostra clientela, ma abbiamo addirittura aumen-<br />
la finestra 7<br />
tato la nostra disponibilità<br />
a erogare finanziamenti.<br />
Questi comportamenti<br />
sono proseguiti anche nel<br />
primo semestre 2004<br />
tanto che, complessivamente,<br />
siamo passati dai<br />
39.500 milioni di impieghi<br />
lasciatici in eredità dalle<br />
sette ex banche federate<br />
del gruppo agli attuali<br />
47.500 milioni. La crescita<br />
è costante: da giugno<br />
dell’anno scorso i nostri<br />
crediti sono aumentati del 10,4 percento. Senza cedere di un<br />
passo sulla qualità del nostro portafoglio crediti”.<br />
– Con i Confidi è stato avviato un dialogo su basi<br />
nuove e più solide, UniCredit Banca d’Impresa ha<br />
fatto da apripista per una soluzione innovativa, la<br />
cosiddetta cartolarizzazione. Qual è il futuro che si<br />
prospetta su questo fronte?<br />
“La struttura delle operazioni attivate ha visto la concessione,<br />
da parte di Ubi, di finanziamenti a medio termine e circa<br />
duemila Pmi associate ai Consorzi partner. Non ci fermeremo<br />
qui. Abbiamo pensato di proporre dei finanziamenti a mediolungo<br />
termine per importi tali da riequilibrare la struttura<br />
patrimoniale delle imprese clienti, anche fino a raddoppiare<br />
il livello degli affidamenti globalmente concessi. Tale erogazione<br />
viene perfezionata a condizione che l’impresa aumenti il<br />
capitale per un importo minimo che consenta di far migliorare<br />
il proprio rating, sottoscriva dei covenants reddituali e patrimoniali<br />
da verificare periodicamente ed effettui un adeguato<br />
check-up gestionale”.<br />
– Altra accusa mossa agli istituti di credito è quella di<br />
non aprirsi ad operazioni su capitale di rischio.<br />
“Dobbiamo avviarci verso rapporti più simili a quelli prevalenti<br />
in quasi tutti gli altri paesi avanzati, con banche più selettive,<br />
forse, ma più consapevoli e disponibili ad associare credito a<br />
rischi, e anche con imprese più trasparenti e capitalizzate e<br />
imprenditori più liberi di diversificare i propri rischi. Per questo,<br />
serve uno sforzo congiunto fra imprese e banche”. (c. pas.)<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
8<br />
focus<br />
“La finanza comporta<br />
trasparenza, linearità di<br />
comportamenti e una visione<br />
di lungo periodo dei problemi,<br />
con una progettualità ad<br />
ampio respiro”.<br />
sa alcuna stretta creditizia<br />
particolare se<br />
non una naturale selezione<br />
basata sempre<br />
sulla affidabilità delle<br />
aziende. La soluzione<br />
di tutto, in sostanza,<br />
sta nel dialogo, nel<br />
cercare il punto di<br />
interesse comune e<br />
proprio per questo all’interno<br />
di Assindustria stiamo lavorando assiduamente<br />
con un gruppo di lavoro costituito<br />
da associati che siedono nei Cda delle varie<br />
banche che operano sul territorio. L’obiettivo<br />
è capire come andare a gestire al meglio quel<br />
processo di crescita dimensionale che, passando<br />
eventualmente anche attraverso fusioni ed<br />
acquisizioni, è fondamentale per mantenere la<br />
competitività delle nostre imprese”.<br />
“I problemi da affrontare non sono pochi<br />
– conclude Magnabosco – ma non sono<br />
nemmeno impossibili perché gli imprenditori<br />
ormai hanno una visione obiettiva <strong>della</strong> loro<br />
situazione e conoscono bene i punti di debolezza,<br />
almeno quanto i punti di forza. La<br />
finanza è uno di questi elementi di fragilità<br />
perché comporta trasparenza, linearità di comportamenti,<br />
una visione di più lungo periodo<br />
dei problemi con una progettualità ad ampio<br />
respiro, e non limitata al quotidiano, e tutto<br />
questo ovviamente non può essere gestito che<br />
con una supporto finanziario più articolato, in<br />
cui il medio e lungo termine tolgano l’assillo<br />
dell’immediato. Il rating chiesto da Basilea 2<br />
in fondo facilita questo percorso perché impone<br />
di guardare ad una serie storica di risultati<br />
ma soprattutto chiede<br />
chiarezza”.<br />
Il problema è come<br />
gestire questo passaggio,<br />
come non farsi<br />
trovare impreparati<br />
ed indifesi. Il timore<br />
reale, soprattutto per<br />
le imprese più piccole,<br />
è infatti quello di<br />
subire anziché gestire<br />
il rating, di non avere cioè una parte con cui<br />
chiarire la propria posizione. Si ha paura che<br />
il rating possa trasformarsi in una sentenza<br />
senza appello.<br />
“Non è così – sottolinea Nazareno Barausse,<br />
presidente di Neafidi, il consorzio che unisce<br />
i confidi delle province di Belluno, Rovigo,<br />
Venezia, Verona e Vicenza – perché i vecchi<br />
consorzi fidi hanno cambiato e stanno cambiando<br />
pelle, sono pronti a fare il gran balzo<br />
che li vedrà diventare enti finanziari vigilati,<br />
assimilati quindi alle banche, ma soprattutto<br />
sanno bene che andranno a ad avere una<br />
sorta di ruolo di cuscinetto in questa fase. Per<br />
questo abbiamo creato un nostro modello per<br />
l’assegnazione del rating. Le aziende, quindi,<br />
potranno avere un rating di confronto e sarà<br />
un giudizio molto serio ed affidabile, basato<br />
sui numeri ma anche sulla qualità, che considererà<br />
cioè l’azienda nel suo complesso e<br />
non solo sui libri contabili. È evidente che, per<br />
avere credibilità e dare garanzie come sempre,<br />
lo stesso Neafidi dovrà fare un balzo in avanti,<br />
dovrà crescere, consolidarsi. È un percorso che<br />
abbiamo avviato da tempo e che ci sta portando<br />
ad una soglia di assoluta sicurezza da cui<br />
Parola alla banca: “Qualità<br />
e rapporto con il territorio”<br />
M<br />
igliorare la qualità del servizio mantenendo strettissimi<br />
i rapporti con il territorio ed interagendo<br />
con le imprese. Sembra questa la strategia <strong>della</strong><br />
Banca Popolare di Vicenza. Luciano Colombini è<br />
il condirettore generale dell’istituto.<br />
– Dottor Colombini, siamo ancora alla pacca sulla<br />
spalla del direttore di banca o qualcosa nei rapporti<br />
fra credito e imprese si è modificato in questi anni?<br />
“Il rapporto si è sicuramente professionalizzato. Non so se<br />
le banche abbiano già raggiunto gli obiettivi proposti, certamente<br />
si sono incamminte su un percorso virtuoso di qualità<br />
e miglioramento dei rapporti con la clientela. Non dobbiamo<br />
però buttare via quel rapporto di cordialità che esisteva con il<br />
cliente, la professionalità non è alternativa alla cortesia, anzi il<br />
valore aggiunto delle banche <strong>della</strong> nostra dimensione è poter<br />
avere entrambe le cose”.<br />
– Questo ci porta diritti a parlare di Basilea 2 e del<br />
timore delle aziende di una ‘spersonalizzazione’ del<br />
rapporto che potrebbe essere penalizzate. Voi come<br />
vi muoverete?<br />
“Noi siamo già abbastanza avanti nella preparazione di uno<br />
strumento di rating per tutte le tipologie di clientela. I rapporti<br />
che abbiamo con la clientela rappresentano un plus, non<br />
certo una penalizzazione. Dalle proiezioni che abbiamo fatto<br />
non vediamo delle situazioni preoccupanti che inducano a<br />
stimolare i rientri degli affidamenti. Semmai l’aspetto più rilevante<br />
sarà una migliore allocazione del prestito, in sostanza<br />
premiare di più i migliori e prestare maggiore attenzione alla<br />
parte più rischiosa del portafoglio. Ma questo sarà anche uno<br />
stimolo per i clienti per migliorarsi. Certo sulle banche si può<br />
dire di tutto, ma anche il sistema industriale non mi sembra<br />
stia reagendo al meglio alle sollecitazioni di Basilea 2, al di là<br />
delle preoccupazioni sul credit crunch”.<br />
– Ma questo credit crunch c’è o no?<br />
“Per quanto ci riguarda siamo andati in controtendenza, nel<br />
periodo sotto osservazione abbiamo aperto nuovi plafond per<br />
le imprese. Vedo poi sul mercato quotidiano che c’è grande<br />
concorrenza sulle operazioni e i tassi sono fermi perché c’è<br />
carenza di attività; paradossalmente, in un momento di difficoltà<br />
le banche sono diventate più aggressive sul credito”.<br />
– Basilea 2 vi porterà anche ad un nuovo tipo di rap-<br />
la finestra 9<br />
porti con partner privilegiati<br />
come i Confidi.<br />
Quale strategia state<br />
predisponendo?<br />
“Con i Confidi abbiamo<br />
rapporti eccellenti come<br />
testimoniato dai plafond<br />
a tasso agevolato per le<br />
Pmi che abbiamo costruito<br />
proprio con i Confidi.<br />
Queste strutture però<br />
hanno un problenma di<br />
dimensione: devono avere<br />
un rating tale da migliorare<br />
quello delle aziende sulle quali vanno ad intervenire. Noi<br />
auspichiamo alleanze che consentano ai Confidi di diventare<br />
reali e forti banche di garanzia”.<br />
– Lei ha citato i plafond che avete messo a disposizione<br />
delle imprese. Avete posto vincoli o regole per<br />
questo tipo di credito?<br />
“Abbiamo cercato di venire incontro un po’ a tutte le esigenze.<br />
Abbiamo messo a disposizione complessivamente circa 300<br />
milioni di euro con il patto che fossero investiti dalle aziende<br />
in iniziative di consolidamento finanziario, di innovazione, di<br />
sviluppo, ma abbiamo lasciato uno spazio anche per la promozione<br />
più semplice come quella delle fiere. Devo confessare<br />
però che ci saremmo aspettati una accoglienza più vivace<br />
da parte delle imprese. Ho l’impressione che oggi si cerchi il<br />
consolidamento del credito più che investimenti e questo è<br />
decisamente pericoloso”.<br />
– Le imprese dicono che anche le banche non hanno<br />
il coraggio di investire e di mettere capitale di rischio<br />
su iniziative basate più sulle idee che su solidità patrimoniali…<br />
“La nostra merchant, per fare un esempio, si è dovuta riposizionare,<br />
dopo una prima esperienza molto aperta, sulle aziende<br />
tradizionali. Adesso abbiamo dato il via a nuove iniziative<br />
di fondi, da realizzare tra gli altri anche con l’<strong>Associazione</strong><br />
industriali, ma il problema vero è che quando si va scavare, a<br />
gardare bene le proposte, si scopre che le opportunità vere<br />
sono molto poche”. (c. pas.)<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
10 focus<br />
“I consorzi fidi hanno<br />
cambiato pelle - dice<br />
Nazareno Barausse,<br />
presidente di Neafidi -,<br />
sono pronti a fare il<br />
grande balzo e diventare<br />
enti finanziari vigilati,<br />
assimilati alle banche”.<br />
gestire le operazioni.”<br />
“Ho parlato<br />
non a caso<br />
di gestione<br />
– aggiunge<br />
Barausse<br />
– perché Neafidi non si limiterà a guardare<br />
o a svolgere un ruolo notarile. In sostanza<br />
non andremo ad un confronto-scontro con le<br />
banche ma saremo in grado di contribuire a<br />
dettare le regole del gioco, sceglieremo noi i<br />
nostri partner bancari che vorremo, quelli con<br />
Il rating di Neafidi<br />
L’ufficio studi di Neafidi,<br />
il consorzio veneto di<br />
garanzia con sedi a<br />
Belluno, Rovigo, Venezia,<br />
Verona e Vicenza, ha definito una metodologia di valutazione<br />
del rischio che vuol essere nel contempo uno strumento per<br />
individuare i punti di forza e quelli più critici <strong>della</strong> situazione<br />
economico-finanziaria delle PMI.<br />
Il modello complessivo di rating si sviluppa prendendo in<br />
esame due indicatori: l’analisi del rischio di insolvenza e<br />
l’analisi settoriale.<br />
Il campione analizzato riguarda 2024 bilanci relativi al 2002<br />
Ð le elaborazioni sui dati 2003 saranno pronte a breve – e a<br />
piccole e medie aziende manifatturiere operanti nelle cinque<br />
province venete coperte da Neafidi. Le dimensioni vanno da un<br />
fatturato minimo di 150.000 euro ad un massimo di 40 milioni<br />
di euro. I dipendenti non superano la soglia dei 250.<br />
Per l’analisi del rischio di insolvenza è stata utilizzata la banca<br />
dati dei bilanci delle PMI, procedendo ad una riclassificazione<br />
dei tradizionali prospetti di bilancio, calcolando gli indicatori<br />
per la valutazione delle performance economico-finanziarie e<br />
analizzando i dati per l’individuazione degli indicatori in grado<br />
di fornire il maggior grado di separazione fra aziende sane e<br />
cui è possibile avviare un dialogo su progetti<br />
comuni. Il lavoro da fare è vastissimo, dobbiamo<br />
offrire alle aziende un punto di riferimento<br />
affidabile, una consulenza a 360 gradi per<br />
tutte le loro necessità. Ma quel che non va dimenticato<br />
nella nostra azione, e che è in fondo<br />
l’elemento che ci caratterizza in positivo, è che<br />
siamo imprenditori al servizio degli imprenditori.<br />
Neafidi cioè è una casa comune, non ha<br />
l’obiettivo di fare utili ma solamente quello di<br />
offrire alle aziende i servizi più efficienti ed<br />
affidabili ed i percorsi per un credito più sicuro,<br />
più costruttivo e più competitivo.”<br />
aziende fallite.<br />
Avendo a disposizione oltre 2.300 aziende sane con almeno<br />
tre bilanci negli ultimi tre anni, e 150 aziende in default (fallite),<br />
si è proceduto all’individuazione di un campione di analisi sufficientemente<br />
equilibrato per determinare la funzione discriminante<br />
valida per l’intero campione. Dal campione delle aziende<br />
fallite sono state escluse le aziende la cui insolvenza non era<br />
imputabile ai dati relativi alla situazione economico/finanziaria<br />
ma a cause straordinarie e si è inoltre selezionato un campione<br />
analogo di aziende sane, pervenendo così ad un campione<br />
omogeneo di 140 aziende sane e di 140 aziende fallite.<br />
Analizzando poi le probabilità di insolvenza, sono emerse<br />
alcune indicazioni interessanti: c’è un maggior rischio per le<br />
piccolissime aziende e per quelle con fatturato superiore a 20<br />
milioni di euro; il 64% del portafoglio complessivo è al di sopra<br />
del “cut off”.<br />
I risultati raggiunti, in definitiva, hanno permesso e permetteranno<br />
di aumentare l’efficienza degli strumenti decisionali interni<br />
di Neafidi per il rilascio di garanzie a favore degli associati ma<br />
anche lo sviluppo di una migliore assistenza alle imprese. Sarà<br />
infatti possibile per ogni azienda individuare il proprio posizionamento<br />
rispetto al settore ed individuare con immediatezza i<br />
propri punti di forza e di “criticità”.<br />
Da sinistra,<br />
Susanna Magnabosco,<br />
Nazareno Barausse<br />
e Michele Amenduni<br />
È ovvio che se questo è l’argomento di più<br />
stretta attualità, il rapporto tra finanza ed<br />
imprese non si chiude con la ricerca di comportamenti<br />
più virtuosi, e quindi in definitiva<br />
più premianti anche nel credito, e con l’accettazione<br />
del sistema di rating.<br />
Ci sono le articolate questioni del private<br />
equity, del venture capital, dei fondi, dei tanti<br />
strumenti cui l’impresa potrebbe accedere<br />
trovando le condizioni giuste ma soprattutto<br />
valutandoli come opportunità.<br />
Il private equity appare ancora come un qualcosa<br />
di poco diffuso, quasi sottovalutato e sicuramente<br />
sottoutilizzato perché le attese di<br />
un ritorno sono alte e prevedono solitamente<br />
tempi piuttosto brevi. Le merchant bank attive<br />
sul territorio non hanno certo coperto tutti<br />
i possibili spazi di mercato anche per un secondo<br />
e non meno valido motivo: i rapporti<br />
tra i due possibili attori di questo contratto<br />
sembrano essere ancora piuttosto farraginosi,<br />
fin troppo burocratici. Il clima è più di diffidenza<br />
che costruttivo e soprattutto, secondo<br />
le imprese, non si presta adeguata attenzione<br />
alle idee. Il passaggio più ‘avventuroso’,<br />
quello del venture capital, praticamente non<br />
esiste. Forse non c’è un terreno culturale in<br />
grado di recepirlo e di svilupparlo perché la<br />
‘scottatura’ <strong>della</strong> new economy ha fatto sì<br />
che oggi si tema anche l’acqua fredda. Certo<br />
la tanto richiesta innovazione non può non<br />
passare anche attraverso questo tipo di strumento<br />
finanziario ma al momento, al di là di<br />
tante dichiarazioni di buona volontà, non si è<br />
andati che in rarissimi casi.<br />
Decisamente più interessante potrà essere la<br />
politica dei fondi. Da guardare soprattutto il<br />
Fondo che Assindustria si prepara a varare assieme<br />
alla Banca Popolare di Vicenza e ad altri<br />
soggetti. È una entrata diretta sul terreno di<br />
gioco da parte dell’<strong>Associazione</strong> degli impren-<br />
E lo Sportello Assicurativo<br />
promuove una corretta gestione<br />
delle polizze di assicurazione<br />
Nell’ambito dell’attività che l’<strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li<br />
svolge attraverso l’ufficio di Risk Management (Gestione<br />
dei rischi), c’è anche la promozione di una specifica<br />
cultura di gestione delle polizze di assicurazione, per migliorare<br />
la comunicazione aziendale con gli intermediari<br />
assicurativi.<br />
“I nostri sforzi si concentrano nel diffondere, soprattutto<br />
attraverso la formazione permanente, le nozioni per<br />
negoziare vantaggiosamente le coperture assicurative,<br />
riequilibrando il rapporto tra aziende ed intermediari<br />
(agenti e broker) che ancora oggi, in molti casi, penalizza<br />
le imprese – spiega Michele Amenduni, vicepresidente<br />
dell’Assindustria e, insieme a Susanna Magnabosco, delegato<br />
all’area finanza –. Sollecitiamo le aziende ad investire<br />
nella preparazione tecnica in materia assicurativa,<br />
per garantire la continuità e limitare i danni che possono<br />
derivare dall’ignorare la portata degli impegni che si assumono<br />
nello stipulare una polizza di assicurazione”.<br />
Proprio a causa <strong>della</strong> limitata conoscenza aziendale in<br />
materia assicurativa, fa notare Amenduni, si assiste<br />
spesso alla pratica di sottoscrivere polizze di durata decennale,<br />
“che impediscono alle imprese di ottenere i benefici<br />
offerti dalla libera concorrenza, annullando il potere<br />
contrattuale che invece si esercita con polizze annuali”.<br />
“Risulta evidente che fin da subito la compagnia parte avvantaggiata<br />
– osserva Amenduni –, e manterrà tale vantaggio<br />
per tutta la durata del contratto, mentre la parte<br />
debole, poco informata, è l’azienda che paga il premio”.<br />
Un altro punto debole nella relazione fra azienda e mercato<br />
assicurativo è quello <strong>della</strong> scelta dell’intermediario e<br />
la valutazione del servizio che esso offre. “Cerchiamo di<br />
proporre alle imprese le linee guida, oggettive e soggettive,<br />
sulle quali basare la scelta che consente all’azienda di<br />
delegare, mantenendo però il controllo a garanzia dell’ottenimento<br />
di quanto pattuito”.<br />
“In definitiva – conclude il vicepresidente Amenduni –, il<br />
nostro impegno è quello di affiancare le imprese in tutte<br />
le fasi attinenti alla gestione dei rischi e delle polizze assicurative<br />
per comprendere meglio una materia, a volte<br />
ostica da affrontare, sicuramente impegnativa per la posta<br />
in gioco”. (s.t.)<br />
ditori a conferma di un ruolo che l’<strong>Associazione</strong><br />
stessa vuole sempre in prima linea.<br />
Ma qualche novità potrebbe venire anche dalla<br />
Regione che proprio ad agosto ha varato<br />
nuovi meccanismi di ingegneria finanzia che<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
12<br />
focus<br />
“ Le imprese devono crescere dimensionalmente,<br />
internazionalizzarsi, ritrovando smalto e competitività”<br />
dovrebbero essere gestiti da Veneto sviluppo.<br />
Si raccoglie, in sostanza, l’eredità del Retex<br />
per dare vita ad uno strumento finanziario più<br />
agile e più adeguato alle necessità attuali.<br />
Non si può non parlare <strong>della</strong> Borsa, strumento<br />
principe <strong>della</strong> capitalizzazione delle imprese<br />
ma decisamente fuori portata con i modelli<br />
attuali per la stragrande maggioranza delle<br />
Pmi venete. I mercati paralleli come Expandi<br />
al momento non sembrano avere livelli di immagine<br />
tale da determinare una svolta.<br />
E non si può parlare in maniera esauriente di<br />
imprese, finanza e banche se non si contestua-<br />
lizza il discorso.<br />
Sulla scena, oggi, non ci sono solo i vecchi<br />
problemi di capitalizzazione delle aziende,<br />
non ci sono solo il rating e l’adeguamento a<br />
Basilea 2, c’è una necessità senza precedenti<br />
di dinamismo. Le imprese devono crescere dimensionalmente,<br />
devono internazionalizzarsi,<br />
devono ritrovare smalto e competitività ed<br />
il tutto lo devono fare praticamente da sole,<br />
gravate in molti casi dall’ulteriore fardello di<br />
un passaggio generazionale, in assenza di un<br />
sistema che, pur a gran voce richiesto, tarda a<br />
mettersi in moto.<br />
L’economia, si sa, non ha i tempi delle riforme<br />
e la sfida appare decisamente impegnativa. ■
14<br />
di Stefano Tomasoni<br />
l’inchiesta<br />
Caccia alla<br />
“mente d’opera”<br />
Le aziende vicentine<br />
cercano sempre più personale<br />
specializzato e colletti bianchi<br />
e sempre meno personale<br />
generico. Una tendenza<br />
confermata dall’indagine di<br />
Assindustria sui fabbisogni<br />
occupazionali in provincia.<br />
L e<br />
aziende vicentine cercano sempre<br />
più impiegati, quadri e dirigenti e<br />
sempre meno operai generici. Sempre<br />
più personale specializzato e colletti<br />
bianchi, sempre meno personale generico<br />
e colletti blu. La tendenza, in atto da anni, è<br />
confermata dall’indagine 2004 dell’<strong>Associazione</strong><br />
<strong>Industria</strong>li sui fabbisogni occupazionali<br />
delle aziende vicentine.<br />
Basta guardare l’evoluzione del rapporto colletti<br />
bianchi-colletti blu negli ultimi quattro-<br />
cinque anni, così come emerge proprio dall’indagine<br />
occupazionale di Assindustria: se nel<br />
2000 le aziende chiedevano l’82% di operai e<br />
il restante 18% di impiegati, quadri e dirigenti,<br />
nel 2001 le percentuali erano diventate rispettivamente<br />
il 77% e il 23%, nel 2002 il 76% e<br />
il 24%, nel 2003 il 68% e il 32% e nel 2004 il<br />
64% e il 36%. Nel giro di cinque rilevazioni<br />
la percentuale di “impiegati-quadri-dirigenti”<br />
è raddoppiata. Un trend consolidato, dunque:<br />
cala costantemente la richiesta di operai sui<br />
fabbisogni complessivi.<br />
L’indagine di Assindustria, aggiornata a giugno,<br />
è un termometro attendibile sui cambiamenti<br />
del mercato del lavoro vicentino. Lo è<br />
prima di tutto sotto il profilo quantitativo,<br />
visto che ogni anno rispondono circa 700<br />
aziende: un campione di tutto rilievo, non<br />
costruito “scientificamente”, ma dentro il<br />
quale – proprio per la sua corposità – c’è di<br />
tutto: la piccola come la media e la mediogrande<br />
azienda.<br />
“Quest’anno hanno risposto 698 aziende, che<br />
in totale occupano circa 42.700 dipendenti<br />
– spiega Giorgio Xoccato, l’imprenditore<br />
delegato per le relazioni industriali e il lavoro<br />
di Assindustria –. Queste settecento aziende<br />
hanno espresso un fabbisogno complessivo di<br />
1.144 lavoratori. Lo scorso anno all’indagine<br />
avevano risposto 693 aziende, e in quel caso<br />
il fabbisogno era stato di 1.638 lavoratori. Un<br />
calo di quasi un terzo, dunque, che segue ad<br />
un calo già evidenziato nel 2003 sul 2002.<br />
Questi dati vanno visti insieme con quelli<br />
del numero medio di assunzioni previste per<br />
ciascuna azienda: si passa da 3,7 nel 2001, a<br />
3,3 nel 2002, a 2,3 nel 2003 e a 1,6 nel 2004.<br />
È il segno di una sensibile flessione del fabbisogno<br />
occupazionale a causa del periodo di<br />
difficoltà economica che abbiamo attraversato<br />
in questi anni. Ed è anche il segno di un<br />
cambiamento di modello organizzativo da<br />
parte delle imprese”.<br />
Il settore che richiede più personale si conferma<br />
il metalmeccanico, che sale addirittura al<br />
46% <strong>della</strong> richiesta globale (rispetto al 35%<br />
Previsione di assunzione per categoria<br />
del 2003), seguito dall’edilizia (10%), dalle<br />
materie plastiche (9%) e dai servizi vari che si<br />
attestano al 6%. Stabile il dato del settore moda,<br />
al 6% circa.<br />
All’interno dei settori, è interessante notare<br />
come cambia la richiesta di professionalità da<br />
parte delle aziende. Nella meccanica, ad esempio,<br />
se fino a qualche anno fa una delle figure<br />
più richieste nell’area esecutiva era quella del<br />
saldatore, oggi al primo posto si trova l’assemblatore.<br />
Un’evoluzione che ha una sua chiave<br />
di lettura.<br />
“Il fatto che cali la domanda di figure come<br />
i saldatori e ci sia invece un’elevata richiesta<br />
di assemblatori è il segnale di una crescente<br />
terziarizzazione delle imprese – osserva Carlo<br />
Frighetto, dirigente del Servizio sindacale di<br />
Assindustria e curatore <strong>della</strong> ricerca –. Questo<br />
dato ci dice che oggi più di ieri le aziende<br />
meccaniche montano ciò che fanno altri. Non<br />
necessariamente questi altri sono all’estero,<br />
possono essere anche sotto casa, e infatti il<br />
Mansioni Uomini Donne Totale<br />
Dirigenti sett. amministrativo/personale 2 0 2<br />
Dirigenti sett. commerciale 8 3 11<br />
Dirigenti sett. tecnico/produttivo 7 0 7<br />
Quadri sett. amministrativo/personale 4 0 4<br />
Quadri sett. sett. commerciale 20 3 23<br />
Quadri sett. tecnico/produttivo 16 0 16<br />
Impiegati generici/segreteria 12 30 42<br />
Impiegati amministrativi/contabilità 23 24 47<br />
Impiegati commerciali/marketing 55 42 97<br />
Impiegati tecnici 137 23 160<br />
Operai area esecutiva 362 68 430<br />
Operai area specializzazione 299 6 305<br />
Totali 945 199 1.144
16 l’inchiesta<br />
Indagine fabbisogni occupazionali 2004<br />
Operai 64%<br />
Operai 70%<br />
Operai 37%<br />
Dirigenti 2%<br />
Dirigenti 2%<br />
Dirigenti 2%<br />
Quadri 4%<br />
Quadri 4%<br />
Quadri 2%<br />
Dirigenti Quadri Impiegati Operai<br />
Dipendenti extracomunitari<br />
Impiegati 30%<br />
Impiegati 24%<br />
Impiegati 59%<br />
Dipendenti extracomunitari 3.654 pari all’8,56%<br />
Dipendenti in forza 42.693<br />
contoterzismo da noi è molto diffuso. C’è piuttosto<br />
una crescente specializzazione in ‘chi fa<br />
cosa’, in una logica di filiera che è poi il valore<br />
aggiunto del nostro territorio”.<br />
“Sì, questa tendenza va vista in chiave positiva<br />
– conferma Giorgio Xoccato –. Ci dice,<br />
come si diceva prima, che ci sono dei cambiamenti<br />
nel modello organizzativo dell’azienda:<br />
ci si concentra sempre più su quello che si sa<br />
fare bene, delegando a terzi la realizzazione di<br />
quelle parti del processo produttivo che possono<br />
essere seguite all’esterno”.<br />
Altra tendenza che l’indagine dell’Assindustria<br />
consente di verificare è quella sulla suddivisione<br />
per sesso <strong>della</strong> manodopera richiesta.<br />
Risulta sostanzialmente stabile la richiesta<br />
di personale maschile, che passa dall’86%<br />
“C’è una crescita<br />
specializzata in “chi fa<br />
cosa”, in una logica di<br />
filiera che è il valore<br />
aggiunto del nostro<br />
territorio”.<br />
all’83%, condizionata dalla significativa<br />
richiesta di impiegati tecnici (40% sul totale<br />
di impiegati, quadri e dirigenti) e di operai<br />
con mansioni che vengono percepite in prevalenza<br />
come tipicamente maschili. Gli uomini<br />
continuano ad essere molto più richiesti<br />
delle donne, dunque, ma attenzione a trarre<br />
conclusioni affrettate sul maschilismo <strong>della</strong><br />
società: “In realtà qui incide molto la percezione<br />
diffusa che certe qualifiche in azienda<br />
siano tradizionalmente svolte da uomini<br />
– rileva Xoccato –. Spesso quando si pensa<br />
all’impiegato tecnico si pensa ad un uomo e<br />
quando si pensa ad un’impiegato amministrativo<br />
si pensa ad una donna. Sono schematismi<br />
che peraltro nella realtà non trovano poi<br />
un riscontro così rigido, perché l’imprenditore<br />
segnala il bisogno di una certa mansione e<br />
poi nel coprirla guarda alle capacità concrete<br />
dei candidati che gli si presentano”.<br />
Infine, un accenno alla manodopera straniera.<br />
La percentuale dei lavoratori immigrati<br />
in forza nelle aziende è leggermente<br />
cresciuta nell’ultimo anno, ritornando ai<br />
valori del 2002: oggi siamo all’8,56%, l’anno<br />
scorso si era al 7,4%, ma nel 2002 la<br />
percentuale era dell’8,3%.<br />
Richiesta di operai<br />
area specializzazione<br />
specificata per mansione<br />
Mansione Numero di<br />
figure richieste<br />
Muratore, carpentiere 59<br />
Assemblatore 25<br />
Saldatore 20<br />
Tornitore 16<br />
Meccanico 16<br />
Elettricista 15<br />
Verniciatore 15<br />
Manutentore 12<br />
Operaio a banco 11<br />
Autista 10<br />
Falegname 10<br />
Addetto officina 8<br />
Magazziniere 7<br />
Estrusore 5<br />
Addetto stampaggio<br />
materie plastiche 3<br />
Addetto alla produzione<br />
in conceria 1<br />
Addetto ai servizi di vigilanza 0<br />
Addetto assistenza<br />
sanitaria, infermiere 0<br />
Altro 72<br />
Totali 305<br />
“Va però precisato – osserva Xoccato – che il<br />
dato è rimasto sostanzialmente stabile solo per<br />
il forte incremento percentuale degli stranieri<br />
nel settore dell’edilizia che è stato meno cionvolto<br />
nella generale contrazione dell’attività.<br />
Per il resto, invece, gli immigrati risentiranno<br />
più degli altri lavoratori del nuovo modello<br />
organizzativo che si stà consolidando, consistente<br />
nella crescita <strong>della</strong> mente d’opera sulla<br />
manodopera. Ciò dovrà farci riflettere sulle<br />
procedure d’ingresso degli stranieri che dovranno<br />
essere orientate a favorire la qualità<br />
dell’immigrazione più che la quantità”.<br />
In definitiva, i dati dell’indagine degli <strong>Industria</strong>li<br />
vicentini vanno nella stessa direzione<br />
delle tendenze segnalate dal Rapporto 2004<br />
<strong>della</strong> Fondazione Nord Est.<br />
Richiesta di operai<br />
area esecutiva<br />
specificata per mansione<br />
Mansione Numero di<br />
figure richieste<br />
Assemblatore 85<br />
Muratore, carpentiere 31<br />
Magazziniere 28<br />
Addetto stampaggio<br />
materie plastiche 22<br />
Operaio a banco 20<br />
Tornitore 18<br />
Saldatore 16<br />
Verniciatore 11<br />
Addetto officina 10<br />
Autista 9<br />
Manutentore 8<br />
Falegname 8<br />
Addetto alla produzione<br />
in conceria 8<br />
Estrusore 5<br />
Elettricista 4<br />
Meccanico 3<br />
Addetto ai servizi di vigilanza 1<br />
Addetto assistenza<br />
sanitaria, infermiere 0<br />
Altro 143<br />
Totali 430<br />
“Anche da quella fonte, autorevole nell’analisi<br />
dell’evoluzione <strong>della</strong> nostra società, arriva<br />
la conferma di un orientamento: si va verso<br />
un sistema produttivo che chiede più cervelli<br />
e meno braccia – sottolinea Xoccato –.<br />
Del resto, i prodotti ad alto valore aggiunto<br />
nascono più facilmente in una società che<br />
metta tra le sue priorità l’investimento in formazione<br />
delle risorse umane, in innovazione<br />
e ricerca, in infrastrutture moderne. Non è un<br />
caso che certi prodotti particolarmente innovativi<br />
nascano in certe parti del mondo e non<br />
in altri. Ci vuole un humus favorevole, e per<br />
diffondere questo humus occorre che cresca<br />
tutto il sistema paese, in quel gioco di squadra<br />
che dovrebbe portare tutti a remare verso<br />
una direzione comune”. ■<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
18<br />
di Maria Luisa Duso<br />
argomenti<br />
Vado al lavoro<br />
e mi porto il bimbo<br />
Spesso le mamme che<br />
lavorano devono risolvere il<br />
problema <strong>della</strong> sistemazione<br />
dei figli. In fabbrica, la<br />
soluzione può essere<br />
l’asilo nido aziendale. Ecco<br />
l’esperienza di due aziende<br />
vicentine che l’asilo nido<br />
l’hanno già aperto.<br />
È<br />
l’assillo di ogni mamma che lavora:<br />
“a chi lascio il bimbo, dopo la maternità?<br />
Saranno persone affidabili?<br />
Avrà tutte le attenzioni che potrei<br />
riservargli io? E come combinare il desiderio<br />
di continuare ad allattarlo con la necessità<br />
di riprendere a lavorare, come non imporgli,<br />
così piccolo, delle regole innaturali, solo per<br />
rispondere ai bisogni dei grandi?”.<br />
Problemi, non c’è che dire. Tutti i problemi<br />
con cui una mamma si confronta, dopo aver<br />
ricevuto dalla vita il dono più grande. Problemi<br />
a cui si aggiunge a volte la carenza di<br />
asili nido, la necessità di combinare la disponibilità<br />
di tempo, sempre più ridotta, con gli<br />
spostamenti, magari da una parte all’altra<br />
<strong>della</strong> città e, non ultimi, problemi economici,<br />
perché l’asilo nido o la baby sitter pesano sul<br />
bilancio familiare.<br />
Problemi a cui il governo ha cercato di rispondere,<br />
prevedendo delle opportunità, sotto<br />
forma di asili nido aziendali, che due storici<br />
gruppi industriali dell’Alto Vicentino hanno<br />
deciso di prendere al volo e oggi ne parlano<br />
con una soddisfazione che, giustamente, sconfina<br />
nell’orgoglio.<br />
“La nostra azienda è molto radicata nel ter-<br />
ritorio – racconta Ambrogio Dalla Rovere,<br />
presidente <strong>della</strong> holding Sinv spa, che controlla<br />
Sportswear International, l’azienda che<br />
ha sede a Carrè, e l’ultima nata, Neores, che ha<br />
sede a Schio –. E abbiamo anche la fortuna di<br />
avere del personale che ha contribuito a portare<br />
l’azienda a questi livelli. Dopo un lungo<br />
periodo di calo demografico, che ha portato<br />
all’invecchiamento <strong>della</strong> popolazione, stiamo<br />
vivendo un momento particolarmente felice,<br />
caratterizzato da un ritorno alla maternità.<br />
L’asilo nido aziendale è il minimo riconoscimento<br />
che potevamo dare al nostro personale<br />
femminile. Per noi non rappresenta un costo,<br />
ma un investimento”.<br />
“L’ho visto di recente – aggiunge Dalla Rovere<br />
– è ben arredato e accogliente. Adesso ospita<br />
una decina di bambini, ma dal prossimo anno<br />
arriveremo a 15. L’importante è che continui<br />
questa felice ondata di nascite”.<br />
I dipendenti <strong>della</strong> holding sono 420, di cui il<br />
70 per cento donne. Diciotto sono le nascite<br />
registrate nel 2003, una ventina i “fiocchi” già<br />
arrivati e previsti per il 2004. L’asilo è stato allestito<br />
nella sede di Schio di Neores. La gestione<br />
è stata affidata a Progettare Zerosei, una<br />
società partecipata, con sede a Reggio Emilia,<br />
specializzata nella gestione di asili nido aziendali<br />
in franchising.<br />
L’obiettivo è di coprire i 25 posti, interamente<br />
riservati ai dipendenti dell’azienda, nell’arco<br />
di tre anni. I costi di gestione sono coperti<br />
per un terzo dalle famiglie e gli altri due terzi<br />
dall’azienda, che ha messo a disposizione una<br />
superficie di 360 mq, situati in una parte dell’edificio<br />
prospiciente il cortile interno, dove<br />
si affaccia anche la<br />
hall d’ingresso da<br />
cui si accede all’asilo.<br />
Un grande spazio<br />
di 125 mq, illuminato<br />
da vetrate a tutta altezza che garantiscono<br />
un abbondante apporto di luce naturale, è<br />
organizzato in “aree” divise tra loro da pareti<br />
in legno alte un metro, destinate alle varie<br />
attività di soggiorno, gioco e apprendimento,<br />
con ambiti separati per le due fasce di età<br />
(lattanti e divezzi).<br />
La struttura dell’asilo ha a disposizione anche<br />
due aree esterne: la prima, di 40 mq in diretta<br />
comunicazione con i locali di soggiorno,<br />
è realizzata in una parte <strong>della</strong> corte interna;<br />
la seconda è invece posta in una vasta area<br />
erbosa di 300 mq, ad una quota superiore a<br />
quella dell’asilo, facilmente accessibile tramite<br />
una rampa, recintata, piantumata e attrezzata<br />
con giochi.<br />
Il progetto educativo si ispira alle teorie di<br />
Loris Malaguzzi, molto apprezzate anche in<br />
Scandinavia e negli Stati Uniti.<br />
Sempre a Schio ha sede il micro asilo aziendale<br />
di Man Turbo, Va Tech Escher Wyss e Voith<br />
Paper, le tre aziende insediate nell’area dell’ex<br />
fonderia De Pretto-Escher Wyss.<br />
“È un progetto che abbiamo voluto in risposta<br />
ai segnali deboli che arrivavano dall’azienda<br />
– spiega Maurizio Pini, responsabile delle<br />
risorse umane e delle relazioni esterne –. La<br />
presenza di un asilo interno era vissuta quasi<br />
come un sogno, a cui abbiamo voluto dar<br />
forma per promuovere il miglioramento del<br />
clima e dell’immagine dell’azienda. Una risposta<br />
concreta alle esigenze <strong>della</strong> collettività che<br />
ha come obiettivo una miglior qualità <strong>della</strong><br />
vita per mamme e papà. Senza considerare che<br />
personale più sereno può dare un miglior contributo<br />
al clima interno e quindi migliorare la<br />
Le immagini che<br />
illustrano queste<br />
pagine mostrano<br />
momenti di vita e<br />
locali degli asili nido<br />
allestiti al proprio<br />
interno da Sportswear<br />
International e da<br />
Man Turbomacchine<br />
De Pretto, Va Tech<br />
Escher Wyss e Voith<br />
Paper.
20<br />
argomenti<br />
competitività dell’azienda”.<br />
Non solo, se è vero che qualche neo-mamma<br />
ha già affermato con grande serenità di non<br />
voler usufruire <strong>della</strong> maternità facoltativa, ma<br />
di pensare già al rientro, vista la possibilità di<br />
allattare il pupo in azienda.<br />
Un’iniziativa non isolata ma, secondo Pini, la<br />
naturale prosecuzione di quanto fatto tempo<br />
fa con la mensa, creata per i dipendenti, ma<br />
aperta anche alla realtà esterna. Anche l’asilo<br />
è aperto a tutti, con precedenza ovviamente ai<br />
dipendenti di Man Turbo, Va Tech Escher Wyss<br />
e Voith Paper.<br />
“Siamo convinti di aver fatto una buona cosa<br />
– dichiara Pini –. I numeri stessi ce lo confermano:<br />
oggi l’asilo ospita tredici bimbi, vale a<br />
dire che abbiamo già raggiunto il tetto massimo<br />
consentito, ma mi dicono ci sia una lista<br />
d’attesa con altrettanti bambini e non è detto<br />
che a breve non decidiamo di ampliarlo, visto<br />
che avremmo già gli spazi disponibili”.<br />
L’asilo, gestito dalla Cooperativa La Cicogna<br />
di Santorso, accoglie i bimbi, dai 3 mesi ai<br />
3 anni, in una struttura intima<br />
e rassicurante che richiama<br />
l’ambiente familiare. La<br />
giornata al Nido è fatta di<br />
tante situazioni educative<br />
diverse, dove il bambino<br />
è sempre protagonista,<br />
che vengono proposte<br />
soprattutto attraverso il<br />
gioco. Grazie al gioco<br />
infatti il piccolo ha<br />
La giornata dei bimbi<br />
negli asili aziendali<br />
trascorre tra gioco,<br />
musica, disegni,<br />
riposo e coccole. Con<br />
la possibilità di avere<br />
la mamma sempre a…<br />
portata di mano.<br />
l’opportunità di socializzare ed essere stimolato<br />
dagli altri, perché quando si condivide<br />
l’esperienza del crescere tutto diventa più<br />
facile.<br />
I piccoli si divertono facendo i pasticciamenti,<br />
i travasi, disegnando, dipingendo e<br />
sperimentando le più svariate sensazioni tattili.<br />
Altro spazio tutto da vivere è il giardino,<br />
dove i bimbi hanno a disposizione le macchinine,<br />
dove si canta, si ascolta musica e ci si<br />
coccola tanto.<br />
“Il bambino – raccontano le educatrici – viene<br />
lasciato libero di creare e di entrare in<br />
contatto con l’ambiente, in modo da favorire<br />
la sua personalità, creatività e curiosità.<br />
I bambini appaiono sereni e ben inseriti, coi<br />
genitori abbiamo instaurato un rapporto di<br />
fiducia. In pochi mesi l’asilo ha assunto la<br />
forma del servizio, che centralizza il bambino,<br />
l’educatore, il genitore, favorendo le relazioni<br />
interpersonali, non solo tra i bambini,<br />
ma anche tra gli adulti”.<br />
Le iscrizioni sono aperte tutto l’anno e le<br />
educatrici sempre disponibili a far visitare<br />
i locali. ■
22<br />
La comunicazione aziendale in provincia: dopo l’articolo<br />
del numero scorso, torniamo sul tema per dare la parola ad<br />
altri protagonisti vicentini del settore.<br />
Saper fare<br />
e far sapere<br />
L<br />
a comunicazione nella nostra provincia,<br />
stando ai numeri, sembra per<br />
certi aspetti affare di molti. Un business<br />
che si estende dalle tipografie<br />
agli studi grafici, più o meno improvvisati,<br />
aperti spesso da neo-diplomati di corsi postpara<br />
statali. Ma la comunicazione in realtà è<br />
fondamentalmente una branca del marketing,<br />
e come tale necessita di strutture organizzate,<br />
che analizzino e affrontino temi ed aspetti<br />
molto diversi e complessi del comunicare.<br />
“In provincia di Vicenza ci sono 170 aziende<br />
che si definiscono ‘agenzie di pubblicità’ – dice<br />
Enrico Cuman, fondatore e titolare <strong>della</strong><br />
società “Il Telaio advertising” di Bassano del<br />
di Fiorenza Conti<br />
argomenti<br />
Grappa –. È chiaro che<br />
l’azienda che si avvicina<br />
in maniera abbastanza<br />
superficiale alla<br />
struttura e non riesce a<br />
focalizzare, poi si trova<br />
ad avere brutte sorprese.<br />
Del resto, in questo<br />
la normativa è estremamente<br />
carente e<br />
ciò non ci permette di<br />
presentarci sul mercato<br />
in maniera univoca.<br />
Pensate che per molto<br />
tempo noi siamo stati<br />
inseriti nella categoria<br />
tipografi, adesso rientriamo<br />
nella categoria<br />
commerciale”.<br />
“Per fare questo lavoro<br />
– continua Cuman,<br />
che si avvale di uno<br />
staff di 10 collaboratori<br />
– bisogna avere<br />
tantissima curiosità ed<br />
essere estremamente<br />
umili, per poter apprendere le tantissime cose<br />
che ci sono dietro ogni azienda, ogni prodotto.<br />
Io visito 60-80 fiere all’anno per aggiornarmi<br />
sulle novità. Qui ci occupiamo in particolare<br />
del materiale per il punto vendita e del below<br />
the line, <strong>della</strong> catalogistica e del materiale da<br />
utilizzare da parte dell’azienda in rapporto al<br />
negoziante. Siamo nati negli anni Ottanta e<br />
possiamo dire di avere una struttura consolidata<br />
nel mondo <strong>della</strong> comunicazione. Siamo<br />
un’agenzia vicentina con clienti nazionali, non<br />
berici, tutt’al più internazionali. Lavoriamo nel<br />
settore moda-abbigliamento, sport, meccanico,<br />
con clienti che vanno da National Geographic<br />
a Bailo, da Gardaland a Mirabilandia”.<br />
Quando si parla di comunicazione, in terra<br />
berica, una delle questioni che si pongono<br />
è quella di capire se è vero, come molti sostengono,<br />
che le aziende vicentine tendano<br />
a disdegnare le agenzie di comunicazione<br />
vicentine.<br />
“Questo è un grosso problema di carattere<br />
strutturale – sostiene<br />
Enrico Cuman –.<br />
Noi ci confrontiamo<br />
con realtà al di fuori<br />
<strong>della</strong> nostra provincia<br />
e del Veneto e<br />
vediamo che altrove<br />
c’è un approccio di<br />
tipo pragmatico, nel<br />
senso che qui gli<br />
imprenditori hanno<br />
spesso la convinzione<br />
di essere ‘tuttologhi’ e<br />
lasciano pochissimo<br />
spazio agli altri, per<br />
cui l’unico modo per<br />
arrivare a ’fidarsi’ di<br />
un agenzia di comunicazione<br />
è di andare<br />
da un presunto guru<br />
<strong>della</strong> comunicazione, che di fatto ha lo stesso<br />
tipo di formazione che possiamo avere noi e<br />
molti colleghi di Vicenza, ma questi, a differenza<br />
di noi, ha un indirizzo a Milano... Il Web<br />
è stato un grosso livellatore sociale e formale:<br />
l’informazione ce l’abbiamo più o meno tutti<br />
in tempo reale. Si tratta di essere più o meno<br />
abili a riceverla e avere i canali preferenziali.<br />
Basta avere i contatti giusti... Agli imprenditori<br />
soprattutto chiedo: datemi dieci minuti e vi<br />
spiegherò cosa abbiamo fatto e cosa potremmo<br />
fare per voi”.<br />
Leggermente diversa l’opinione di Paola Meneghini,<br />
presidente di Meneghini & Associati,<br />
Quando si parla di<br />
comunicazione, in<br />
terra berica, una<br />
delle questioni che si<br />
pongono è quella di<br />
capire se è vero, come<br />
molti sostengono, che le<br />
aziende locali tendano<br />
a disdegnare le agenzie<br />
di comunicazione<br />
vicentine.<br />
società di Vicenza da<br />
vent’anni sulla piazza.<br />
“Non è più vero che<br />
tutti gli imprenditori<br />
vicentini o veneti si<br />
rivolgono solo alle<br />
agenzie di Milano –<br />
osserva –. Tra i nostri<br />
clienti ci sono molti<br />
imprenditori berici<br />
che abbiamo recuperato<br />
dopo che questi<br />
hanno fatto l’esperienza<br />
milanese e sono<br />
tornati da noi perché non soddisfatti. Non<br />
è più vero nemmeno che i professionisti <strong>della</strong><br />
comunicazione siano concentrati solo a Milano<br />
e a Roma. Adesso non è più così: anche qui<br />
sono cresciute delle società di comunicazione.<br />
La nostra struttura ad esempio conta 36 persone<br />
all’interno. Il problema è invece cercare<br />
di capire di cosa hanno bisogno le aziende<br />
venete. Noi lavoriamo anche con imprese che<br />
non sono conosciute al grosso pubblico, dobbiamo<br />
quindi tarare il nostro tipo di comunicazione<br />
sulle esigenze di comunicazione <strong>della</strong><br />
nostra realtà, tant’è che la nostra struttura è<br />
abbastanza atipica e risponde alle esigenze<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
24<br />
argomenti<br />
come un’agenzia di pubblicità, un’agenzia di<br />
relazioni pubbliche. Ovvero diamo un mix di<br />
consulenze relative alla comunicazione”.<br />
Quale allora la formula da adottare per rispondere<br />
alle mutate esigenze dell’imprenditoria<br />
vicentina e non. Risponde ancora Paola<br />
Meneghini: “La nostra formula è quella di<br />
creare dei team di professionisti da calibrare<br />
in base alle dimensioni del cliente. Il nostro<br />
cliente vuole parlare come è abituato a parlare,<br />
ma vuole dialogare con il mondo e tu<br />
in alcuni casi devi fare da traduttore. Ci sono<br />
degli imprenditori che ci forniscono la documentazione<br />
in inglese, altri che se parli loro<br />
con termini inglesi ci chiedono di farci capire<br />
nel modo più semplice. La comunicazione<br />
è la parte più divertente delle performance<br />
“ Oggi più che mai alle società di comunicazione si chiede l’idea.<br />
Sono tutti alla spasmodica ricerca di idee”<br />
dell’azienda. Oggi più che mai chiedono alla<br />
società di consulenza l’idea. E oggi sono tutti<br />
alla spasmodica ricerca di idee”.<br />
Paola Meneghini spiega poi quale approccio<br />
sia meglio avere con gli imprenditori. “Alle<br />
aziende prima di chiedere fiducia bisogna dare<br />
fiducia e riuscire ad instaurare una stretta<br />
collaborazione e sintonia. Il nostro mestiere<br />
deve essere uno strumento umano dell’azienda<br />
e questa ci può usare per raggiungere i suoi<br />
obiettivi, i suoi risultati. Da parte nostra dobbiamo<br />
fare un grosso lavoro di educazione nei<br />
confronti del cliente, che spesso si affaccia al<br />
mondo <strong>della</strong> comunicazione senza avere idea<br />
di quelli che sono i costi di energia per mettere<br />
in piedi una buona comunicazione”.<br />
Proseguiamo col mettere a fuoco quale sia il<br />
lavoro di chi si occupa <strong>della</strong> comunicazione<br />
aziendale con un personaggio dalla lunga<br />
esperienza nel mondo <strong>della</strong> comunicazione e<br />
del marketing, Paolo Dalla Chiara, responsabile<br />
delle relazioni esterne di Eutelsat e presidente<br />
delle società vicentine Publivicenza e<br />
Pentastudio, quest’ultima nata negli anni Sessanta<br />
da una compagine di professionisti (era<br />
un’emanazione di Studio Centro Veneto).<br />
“Il lavoro dell’agenzia – racconta Dalla Chiara<br />
– è quello di saper catturare quello che è utile<br />
al messaggio che si vuole lanciare. Una bella<br />
campagna è quella che riesce a sintetizzare in<br />
una sola battuta o in una sola immagine un<br />
concetto elaborato e riesce a far capire in una<br />
frazione di secondo un concetto molto articolato<br />
e ha quindi una grossa capacità di sintesi.<br />
È il frutto di un lavoro di équipe”.<br />
Ma anche Paolo Dalla Chiara ritorna sul concetto<br />
che le agenzie vicentine sono<br />
penalizzate nei confronti delle imprese<br />
conterranee.<br />
“Il fatto è che hai l’imprinting dell’agenzia<br />
di provincia e le aziende<br />
vanno dalle agenzie di Milano.<br />
Allora, ci siamo chiesti se valeva<br />
la pena continuare a far crescere<br />
le aziende e i marchi nuovi o cambiare<br />
rotta. Abbiamo pensato di<br />
concentrarci sul ‘nuovo’ che veniva<br />
prodotto qui dentro. ‘Vioro Magazine’,<br />
il periodico che da vent’anni esce in concomitanza<br />
con le tre rassegne orafe beriche,<br />
è nato con l’obiettivo di essere il biglietto da<br />
visita <strong>della</strong> fiera dell’oro di Vicenza. Quello<br />
che siamo riusciti a fare con questa pubblicazione<br />
è costruire un linguaggio, abbiamo<br />
creato un vocabolario con il quale descrivere<br />
un gioiello in parte con i termini propri<br />
<strong>della</strong> fabbrica, in parte con le parole <strong>della</strong><br />
moda, ma lo abbiamo sempre fatto con un<br />
“Chi fa comunicazione, deve dare fiducia alle<br />
aziende e riuscire ad instaurare una stretta<br />
collaborazione e sintonia. Questo mestiere deve<br />
essere uno strumento a disposizione dell’azienda”.<br />
linguaggio propositivo. Le nostre sono pagine<br />
costruite con l’ottica <strong>della</strong> comunicazione,<br />
ma per fare la vendita, non per fare opinione.<br />
Siamo quindi riusciti a creare un linguaggio<br />
giusto e a dare un informazione. Ci occupiamo<br />
ancora di lanciare le aziende, ma la parte<br />
importante del nostro lavoro è comunicare<br />
il settore orafo, dando alle immagini che lo<br />
rappresentano una rappresentazione che sia<br />
congrua, che abbia un senso”. ■<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
26 strada facendo<br />
di Paolo Possamai<br />
Passaggio<br />
a sud<br />
La Valdastico punta a sud, e<br />
lo fa accelerando sui tempi:<br />
inizialmente l’entrata in<br />
esercizio dell’infrastruttura<br />
era prevista per il 2013, ma<br />
ora i programmi prevedono<br />
di concludere i lavori in<br />
quattro o cinque anni.<br />
E<br />
ntro l’anno la prosecuzione verso<br />
Sud dell’autostrada A31 Valdastico<br />
inizierà a essere altro da un<br />
semplice progetto. “Stiamo programmando<br />
i primi cantieri e passando alla<br />
fase operativa delle procedure di esproprio”<br />
assicura Aleardo Merlin, presidente di Autostrada<br />
Brescia/Padova (alias Serenissima),<br />
concessionario per la costruzione e gestione<br />
<strong>della</strong> nuova infrastruttura. Dopo un quarto di<br />
secolo di stand-by, l’asse autostradale proseguirà<br />
dunque da Vicenza verso Rovigo. Non<br />
è fra le grandi opere più celebrate, sebbene<br />
Serenissima per i 54 chilometri di questo nastro<br />
d’asfalto preveda una spesa complessiva<br />
di 998 milioni di euro.<br />
“È chiaro che il Passante di Mestre o la superstrada<br />
pedemontana sono al centro dell’interesse<br />
generale – sostiene Merlin – ma il tronco<br />
Sud <strong>della</strong> A31 non è affatto un intervento<br />
marginale, tant’è che contiamo di anticiparne<br />
il completamento al 2009. Anche in questo<br />
caso rispondiamo alle esigenze di sviluppo<br />
espresse dal territorio e, in particolare, alla<br />
proiezione alla crescita di aree tradizionalmente<br />
svantaggiate anche perché lontane dalle<br />
maggiori infrastrutture di trasporto”.<br />
I lavori riprenderanno là dove erano stati interrotti<br />
negli anni Settanta, quando la Pirubi<br />
fu promossa dai leader democristiani Piccoli<br />
Rumor Bisaglia. Il primo lotto prende avvio<br />
proprio all’incontro fra A31 e A4, nel punto<br />
in cui la autostrada <strong>della</strong> Valdastico si salda<br />
alla dorsale padana. Il primo lotto, il cui progetto<br />
esecutivo già nel corso dell’estate è stato<br />
inviato all’Anas per l’approvazione, consiste<br />
nello scavalcamento <strong>della</strong> A4: in questo modo<br />
i cantieri potranno essere serviti direttamente<br />
dalla A31, senza scaricare sulla viabilità ordinaria<br />
circostante il traffico pesante relativo<br />
al trasporto dei materiali da costruzione. Basti<br />
segnalare che la realizzazione dell’opera<br />
richiede oltre 10 milioni di metri cubi di materiali.<br />
Tenendo pure conto dell’obiettivo di<br />
recuperare materiale di scavo, il quantitativo<br />
da apportare è comunque valutato in circa<br />
6 milioni di metri cubi (che saranno reperiti<br />
nella potenzialità estrattiva già concessa dalla<br />
Regione nel territorio vicentino).<br />
Uno dei criteri cardinali nell’organizzazione<br />
dei lavori attiene appunto alla volontà di ridurre<br />
al minimo gli effetti negativi connessi<br />
all’attività di grandi cantieri. Di qui la scelta<br />
di dare priorità alla costruzione dei cavalcavia<br />
e dei sottovia rispetto alle infrastrutture<br />
esistenti, in modo da scongiurare il blocco del<br />
traffico sulla rete viabilistica locale. Secondo i<br />
piani, in successione saranno inviati all’Anas<br />
i progetti esecutivi dei lotti 9 (viadotto Frassine),<br />
15, 16 e 17 (cavalcavia e sottovia fra<br />
chilometro zero e chilometro 54,1). A seguire,<br />
l’Anas riceverà la progettazione esecutiva dei<br />
lotti 12 (ponte sul fiume Adige) e 14 (viadotto<br />
Vampadore – interconnessione con strada statale<br />
434 Transpolesana), poi di tutti i segmenti<br />
di asfalto intermedi.<br />
“Il tronco sud <strong>della</strong> Valdastico non è<br />
affatto un intervento marginale - dice<br />
il presidente dell’Autostrada Brescia-<br />
Padova, Aleardo Merlin -, tant’è che<br />
contiamo di anticipare il completamento<br />
al 2009. È una risposta alle esigenze di<br />
sviluppo espresse dal territorio”.<br />
Che Serenissima assegni un significato rilevante<br />
a questo intervento emerge da vari<br />
indizi. Uno attiene ai tempi di esecuzione.<br />
Secondo il piano finanziario negoziato con<br />
l’Anas nel 1999, l’entrata in esercizio dell’infrastruttura<br />
in questione era attesa al 2013. I<br />
programmi attuali prevedono di concludere i<br />
lavori in 4/5 anni, anche in forza di incentivi<br />
economici per le imprese che completeranno<br />
in anticipo i cantieri loro assegnati.<br />
Un secondo fondamentale aspetto chiama in<br />
causa l’entità dell’investimento. La spesa nell’arco<br />
di un lustro è pressoché triplicata, dato<br />
che nel piano finanziario vigente è indicata in<br />
Sotto il titolo,<br />
un’immagine<br />
realizzata al computer<br />
mostra il progetto<br />
per un casello<br />
dell’autostrada<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
28 strada facendo<br />
340,7 milioni di euro. La fortissima escursione<br />
dell’impegno di spesa deriva dal mutare delle<br />
normative in materia di lavori pubblici, ma<br />
non di meno dall’affinamento del progetto in<br />
risposta alle richieste degli enti locali e alle<br />
prescrizioni formulate da ministeri e Regio-<br />
ne nel corso dell’iter approvativi. La somma<br />
di tali adeguamenti implica la necessità per<br />
Serenissima di ridefinire il piano finanziario<br />
con Anas, fermo restando che la costruzione<br />
del tronco Sud <strong>della</strong> A31 avverrà senza alcun<br />
contributo pubblico e sarà spesato con i proventi<br />
da pedaggio <strong>della</strong> società autostradale.<br />
Vale ricordare, a questo proposito, che nel<br />
bilancio 2003 di Serenissima – chiuso con utili<br />
netti per 19,1 milioni a fronte di 211,5 milioni<br />
di ricavi – emergeva un patrimonio netto<br />
complessivo di 324,6 milioni (conteggiando il<br />
capitale sociale e le riserve accumulate negli<br />
anni). Somme accantonate appunto in vista di<br />
un ambizioso piano finanziario.<br />
Che le casse di Serenissima siano floride deriva<br />
senz’altro dai flussi veicolari insistenti<br />
sulla A4, ma non andrà trascurata nemmeno<br />
la capacità manifestata dalla società di andare<br />
oltre il tradizionale mestiere di concessionaria<br />
autostradale, articolando un gruppo attivo sui<br />
versanti <strong>della</strong> ristorazione collettiva (Ristop),<br />
dell’immobiliare (Real Estate Serenissima),<br />
delle telecomunicazioni (Infracom), del risparmio<br />
gestito (Serenissima Sgr), dei grandi lavori<br />
(Serenissima Costruzioni). L’esito finale sta nel<br />
bilancio consolidato.<br />
Serenissima Costruzioni – controllata dalla<br />
capogruppo al 70% – sarà braccio operativo<br />
privilegiato anche nella realizzazione dei 54<br />
chilometri di nuova autostrada destinati a<br />
congiungere Vicenza e Rovigo. Secondo la<br />
normativa vigente in tema di lavori pubblici,<br />
Serenissima potrà affidare direttamente alla<br />
proprio controllata fino al 40% dell’importo<br />
complessivo dei lavori. Ma la società autostradale,<br />
anche sulla scorta del pressing esercitato<br />
dall’Ance, manifesta disponibilità a cogliere<br />
pure le attese delle imprese di costruzioni di<br />
medie dimensioni, tanto da avere suddiviso<br />
l’intervento in ben 17 lotti. I primi bandi di<br />
gara, attesi verso la fine del 2004, a parte il<br />
caso anomalo del Passante di Mestre che ha<br />
goduto di una procedura privilegiata e accelerata,<br />
dal sistema economico nordestino nel<br />
suo insieme sono interpretati come il possibile<br />
sblocco di un insieme di grandi opere in calendario<br />
da decenni.<br />
Nonostante l’opera abbia ottenuto tutte le<br />
approvazioni di rito, non mancano tuttavia<br />
le spade pendenti, le incognite come è proprio<br />
del settore in Italia. Il Tar Veneto deve ancora<br />
pronunciarsi su una decina di ricorsi, in gran<br />
parte promossi da associazioni ambientaliste<br />
(Italia Nostra, Landmark Trust, Legambiente).<br />
I ricorsi in questione rimarcano, in particolare,<br />
il complicato rapporto fra la nuova infrastrut-<br />
tura e le numerose emergenze architettoniche<br />
dislocate nella delicata fascia territoriale compresa<br />
fra colli Euganei e monti Berici. Emblematico<br />
è il caso di villa Saraceno, a Finale di<br />
Agugliaro, opera di Andrea Palladio. Dinanzi a<br />
tale presenza, il progetto del tronco Sud <strong>della</strong><br />
A31 risponde ponendo il tracciato a 850 metri<br />
dalla villa e realizzando il percorso in trincea,<br />
tendendo quindi a ridurre al minimo l’impatto<br />
visivo (dell’autostrada) e sonoro (del traffico).<br />
Un altro episodio a suo modo esemplare citato<br />
da Serenissima consiste nel ponte sul<br />
fiume Bacchiglione. La Commissione per la<br />
valutazione di impatto ambientale e la Giunta<br />
regionale del Veneto il 16 maggio 2003<br />
avevano prescritto che l’attraversamento del<br />
Nella pagina a<br />
fianco, la piantina<br />
con il tracciato del<br />
tratto autostradale<br />
in progetto e, sopra,<br />
un punto critico<br />
dell’attuale strada<br />
<strong>della</strong> “Riviera Berica”,<br />
unico e congestionato<br />
collegamento tra<br />
Vicenza e la parte sud<br />
<strong>della</strong> provincia.<br />
Qui accanto,<br />
un’immagine aerea<br />
del territorio con<br />
l’inserimento a<br />
computer di un tratto<br />
<strong>della</strong> futura Valdastico<br />
Sud.
30<br />
strada facendo<br />
Cinquantaquattro chilometri<br />
da Vicenza a Rovigo<br />
Il tracciato del tronco meridionale dell’autostrada A31,<br />
con caposaldi a Nord sull’interconnessione con la A4 e<br />
a Sud sulla superstrada Transpolesana 434, si sviluppa<br />
per una estensione di circa 54 chilometri interessando le<br />
province di Vicenza, Padova, Rovigo e Verona.<br />
Sono 22 i comuni il cui territorio è coinvolto dall’infrastruttura<br />
(Torri di Quartesolo, Longare, Montegalda,<br />
Montegal<strong>della</strong>, Castegnero, Nanto, Mossano, Barbarano<br />
Vicentino, Alettone, Agugliaro, Noventa <strong>Vicentina</strong>,<br />
Poiana Maggiore, Ospedaletto Euganeo, Saletto, Santa<br />
Margherita d’Adige, Megliadino San Fidenzio, Megliadino<br />
San Vitale, Piacenza d’Adige, Badia Polesine, Lendinara,<br />
Canda, Roveredo di Guà).<br />
Quanto alle caratteristiche tecniche, la piattaforma stradale<br />
avrà una larghezza complessiva di 27 metri, costituita<br />
da due carreggiate (ciascuna con due corsie di marcia<br />
e corsia di emergenza, oltre alla banchina sinistra).<br />
Sono previste piazzole di emergenza ogni 500 metri circa.<br />
Oltre alla barriera di esazione terminale a Badia Polesine,<br />
il progetto allinea sei caselli, denominati di Montegal<strong>della</strong>-Longare,<br />
Alettone-Barbarano Vicentino, Agugliaro,<br />
Noventa <strong>Vicentina</strong>, Santa Margherita d’Adige,<br />
Piacenza d’Adige.<br />
Fra le opere più rilevanti del tracciato, da notare alcune<br />
gallerie artificiali (Rampezzana, Agugliaro e Saline) e i<br />
ponti sui fiumi Adige e Bacchiglione.<br />
Bacchiglione avvenisse mediante un ponte<br />
strallato di caratteristiche analoghe a quelle<br />
previste sull’Adige. Ma il progetto definitivo<br />
del ponte strallato ha incontrato successivamente,<br />
in seno alla Conferenza dei servizi,<br />
l’opposizione del Comune di Montegalda a<br />
causa dell’altezza delle antenne. Mentre i<br />
piloni del ponte sull’Adige sono alti 83 metri<br />
dal piano viabile, le antenne cui sono agganciati<br />
i cavi del ponte sul Bacchiglione sono<br />
state abbassate a 38,5 metri.<br />
Il completamento <strong>della</strong> A31 e<br />
il suo raccordo alla A22 del<br />
Brennero realizzerebbero un nuovo<br />
segmento alla dorsale Nord/Sud,<br />
soprattutto per i veicoli<br />
incanalati lungo l’itinerario<br />
autostradale adriatico.<br />
“Abbiamo realizzato ogni sforzo per contenere<br />
l’invasività dell’infrastruttura autostradale<br />
– commenta Merlin – contemperando questo<br />
proposito con l’esigenza di offrire le più efficaci<br />
soluzioni trasportistiche al territorio<br />
attraversato”. Va letto in questa chiave, per<br />
esempio, l’assai elevato numero di caselli<br />
previsto dal progetto. Di norma gli svincoli<br />
di accesso e uscita sono disposti a distanza<br />
doppia di quella prevista per il tronco Sud<br />
A31. Nella stessa logica rientra il capitolo<br />
delle cosiddette “opere complementari”, vale<br />
a dire assi di collegamento fra la viabilità<br />
esistente e la nuova direttrice autostradale.<br />
Fra gli esempi più significativi sono da segnalare<br />
le tre bretelle di connessione fra A31<br />
e strada statale 247 <strong>della</strong> Riviera Berica. Balza<br />
all’occhio pure l’estensione delle barriere<br />
acustiche, il cui sviluppo totale ammonta<br />
a 13,2 chilometri. Ma il dossier progettuale<br />
include anche soluzioni a loro modo innovative:<br />
ai lati <strong>della</strong> fascia autostradale saranno<br />
attrezzati due percorsi di servizio, in modo da<br />
consentire la posa di condutture per energia e<br />
tlc, così come per garantire operazioni di manutenzione<br />
in sicurezza (sfalci scarpate) e per<br />
divenire vie di fuga in caso di emergenza per<br />
il traffico autostradale o per costituire accessi<br />
d’urgenza per soccorsi esterni.<br />
Nel disegno di “offrire le più efficaci soluzioni<br />
trasportistiche al territorio attraversato” va infine<br />
tenuto conto di due aspetti aggiuntivi. Il<br />
primo ha a che fare con la prosecuzione <strong>della</strong><br />
A31 Valdastico pure verso Nord. È evidente<br />
che, qualora fosse superata la netta contra-<br />
rietà espressa dalle<br />
amministrazioni locali<br />
trentine lungo<br />
l’ultimo quarto di<br />
secolo, il completamento<br />
<strong>della</strong> A31 e<br />
il suo raccordo alla<br />
A22 del Brennero<br />
configurerebbe un<br />
nuovo segmento<br />
alla dorsale Nord/<br />
Sud soprattutto per<br />
i veicoli incanalati<br />
lungo l’itinerario<br />
autostradale adriatico.<br />
Il significato<br />
dell’asta <strong>della</strong> A31<br />
diverrebbe certo più<br />
rilevante se fosse<br />
disponibile lungo<br />
l’intero tracciato da<br />
Trento a Rovigo.<br />
Un secondo progetto<br />
fortemente relazionato<br />
con la A31<br />
Sud è rappresentato<br />
dal nuovo asse autostradale Mantova/mare<br />
(prosecuzione <strong>della</strong> direttrice Torino/Piacenza/<br />
Cremona). Di questo intervento si fa promotore<br />
la Confederazione Autostrade, organismo<br />
che ha Serenissima fra i propri soci fondatori.<br />
La Regione Veneto ha pubblicato sulla Gazzetta<br />
ufficiale europea notizia del progetto<br />
presentato dal promotore entro il mese di<br />
giugno. Al 29 novembre scadono i termini per<br />
la presentazione di eventuali proposte alternative,<br />
dopo di che inizierà l’iter approvativo<br />
e la procedura di gara per l’affidamento <strong>della</strong><br />
concessione. La Confederazione indica una<br />
spesa di 700 milioni di euro, chiede un centinaio<br />
di milioni di euro di contributo pubblico<br />
“ La costruzione del tronco sud <strong>della</strong> A31 sarà finanziata<br />
con i proventi dai pedaggi <strong>della</strong> Società Autostrade”<br />
e la concessione a riscuotere i pedaggi per 30<br />
anni. L’autostrada Mantova/Mare, poco a Sud<br />
di Legnago, dovrebbe utilizzare e riqualificare<br />
il tratto terminale dell’esistente superstrada<br />
Transpolesana. A tale infrastruttura, all’altezza<br />
di Badia Polesine, è incardinata la A31.<br />
Serenissima osserva che in una struttura a<br />
“maglia chiusa” le infrastrutture autostradali<br />
esprimono al meglio la propria efficacia e, nel<br />
caso specifico, i due nuovi assi autostradali<br />
potrebbero fra loro cooperare per cavare Bassa<br />
Veronese e Basso Vicentino, Basso Padovano<br />
e Rodigino da una condizione di quasi isolamento<br />
e di alterità rispetto al modello economico<br />
nordestino. ■<br />
Un’altra immagine<br />
aerea reale, con<br />
inserito a computer<br />
un tratto autostradale<br />
in attraversamento del<br />
fiume Adige.<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
32 dentro la provincia<br />
Da più parti si guarda<br />
a Schio con interesse<br />
di Stefano Tomasoni<br />
M<br />
ilano<br />
La zona industriale - pianificata nella crescita in modo<br />
equilibrato e integrato - è l’esempio classico <strong>della</strong> ritrovata<br />
appetibilità <strong>della</strong> città natale di Alessandro Rossi.<br />
Il richiamo<br />
di Schio<br />
addio,<br />
me<br />
ne vado<br />
a Schio.<br />
Non capita tutti i giorni<br />
che una famiglia milanese<br />
decida di averne<br />
abbastanza <strong>della</strong> vita<br />
caotica e inquinata <strong>della</strong><br />
metropoli meneghina<br />
e scelga di trasferire armi<br />
e bagagli, guarda un po’, a Schio. D’accordo,<br />
l’unica guida turistica esistente su Schio,<br />
realizzata anni fa dall’<strong>Associazione</strong> giornalisti<br />
e scrittori scledensi quando ci si rese conto che<br />
non era mai esistita una pubblicazione del genere,<br />
assicura che Schio è “una ridente cittadina<br />
allo sbocco <strong>della</strong> val Leogra e ai piedi delle<br />
Piccole Dolomiti”, con lo stupendo monte Pasubio<br />
alle porte. E d’accordo, qui nell’Ottocento<br />
nacque l’industria italiana grazie al “padre<br />
<strong>della</strong> patria” Alessandro Rossi, al quale giustamente<br />
gli scledensi hanno dedicato la piazza<br />
centrale, un monumento e una via. D’accordo<br />
tutto, ma decidere di lasciare il caleidoscopico<br />
universo di Milano, brulicante di vita e di occasioni,<br />
per arrivare a Schio è obiettivamente<br />
Schio, terza città<br />
<strong>della</strong> provincia, ha<br />
cambiato sindaco dopo<br />
17 anni. Un record di<br />
durata e continuità. E<br />
un’occasione per fare il<br />
punto su un ventennio<br />
che ha cambiato per<br />
molti aspetti il volto di<br />
questa cittadina.<br />
un bel salto. C’è chi lo<br />
ha fatto. Vittorio Berno<br />
e signora, ad esempio.<br />
Grafico pubblicitario<br />
di origine scledense<br />
ma ormai milanese da<br />
trent’anni, Berno tre<br />
anni fa ha mollato casa,<br />
lavoro, amici ed è<br />
tornato a Schio. A Milano<br />
gli veniva il fiatone<br />
dopo duecento metri di cammino in mezzo<br />
al traffico, a Schio cammina a lungo e respira<br />
a pieni polmoni. Visti i risultati, la figlia di<br />
Berno e suo marito hanno fatto altrettanto:<br />
loro erano milanesi doc, ma hanno ugualmente<br />
mollato tutto, salutato Milano, cercato<br />
lavoro a Schio e, una volta trovato, preso casa<br />
in centro. E la loro bambina di sette anni, che<br />
con l’aria di Milano aveva i suoi problemi,<br />
adesso è in piena salute.<br />
I Berno e la famiglia <strong>della</strong> loro figlia sono<br />
uno spot vivente, per Schio. Migliore di qualsiasi<br />
“promo” che la città del Leogra possa<br />
inventarsi per presentarsi come cittadina appetibile,<br />
vivibile e a misura d’uomo. La cosa<br />
curiosa, peraltro, è che in questo momento<br />
e curiosità, per capire<br />
cosa ha consentito a<br />
questa città di uscire dal<br />
guscio di uno “splendido<br />
isolamento” e imprimere<br />
un “cambio di velocità”<br />
alle proprie dinamiche<br />
sociali ed economiche.<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
34<br />
dentro la provincia<br />
Le foto di questo<br />
servizio sono di Gianni<br />
Formilan.<br />
A pagina 33, il<br />
monumento al<br />
Tessitore, simbolo di<br />
Schio, con i fregi del<br />
Duomo alle spalle.<br />
Qui sopra, la centrale<br />
piazza Rossi, cuore<br />
<strong>della</strong> città. Accanto,<br />
un altro “punto di<br />
vista” da cui osservare<br />
il Tessitore.<br />
Schio non ha molto bisogno di<br />
campagne promozionali e pubblicitarie<br />
per lanciare la propria<br />
immagine. Quindici anni fa il<br />
“caso Berno” sarebbe stato ossigeno<br />
per l’immagine <strong>della</strong> città,<br />
ma oggi chi guarda a Schio da<br />
fuori, e quindi non percepisce i piccoli o<br />
meno piccoli difetti che certo non mancano,<br />
ricava l’impressione di una città che si muove<br />
con metodo e con un progetto: vede un centro<br />
storico rinnovato, strade e vie d’accesso<br />
nuove, una zona industriale all’avanguardia,<br />
e un certo fervore anche sul piano delle iniziative<br />
culturali. Non è tutto oro quello che<br />
luccica, d’accordo, ma si sa, la prima impressione<br />
conta parecchio e così ecco che tanti<br />
paesi e città, non solo in provincia, guardano<br />
a Schio con interesse per capire come si fa ad<br />
uscire dal proprio guscio.<br />
La trasformazione? Un cammino a tappe<br />
All’inizio dell’esteate Schio ha vissuto un<br />
passaggio importante <strong>della</strong> sua piccola storia<br />
contemporanea: Giuseppe Berlato Sella, sindaco<br />
dal 1987, si è sfilato la fascia tricolore dopo<br />
diciassette anni e dopo ventinove è uscito<br />
dalla giunta e dunque dalle stanze del potere.<br />
Si è chiusa un’era, almeno simbolicamente.<br />
La coalizione al governo è sempre quella di<br />
centro-sinistra e gli uomini sono in gran parte<br />
gli stessi di prima, ne consegue che parlare di<br />
cambiamento è un po’ dura. Però, il solo fatto<br />
che Sella abbia lasciato l’ufficio centrale<br />
di palazzo Garbin è già di per sé un evento,<br />
un “giro di boa”, che autorizza a fare un bilancio<br />
di quello che è successo a Schio negli<br />
ultimi vent’anni e a dare un’occhiata a quello<br />
che potrà succedere quantomeno nei prossimi<br />
cinque. È l’occasione per ragionare sul recente<br />
passato di Schio e sul suo possibile futuro.<br />
“Sono stati indubbiamente vent’anni di<br />
grande trasformazione <strong>della</strong> città – dice il<br />
nuovo sindaco scledense, Luigi Dalla Via –.<br />
Di questo se ne accorge più facilmente chi<br />
viene da fuori e vede di tanto in tanto la<br />
nostra realtà. Un po’ come capita quando<br />
viene a trovarti un parente o un amico che<br />
non vedi da tanto tempo e si sorprende di<br />
quanto sono cresciuti i bambini. La città<br />
ha avuto un’evidente trasformazione, non<br />
soltanto negli aspetti più visibili come le<br />
strade, i parcheggi, gli edifici pubblici e<br />
privati risisistemati, ma anche nel modo di<br />
viverla. È stata una trasformazione avvenuta<br />
con attenzione al tessuto sociale, nel<br />
quale continua ad essere presente e attivo<br />
un grande associazionismo e un forte volontariato<br />
impegnato in tutti i campi, dal<br />
sociale allo sport, dalla cultura al tempo<br />
libero. Se andiamo indietro con la memo-<br />
ria, dobbiamo dire che negli<br />
anni Settanta la nostra<br />
città era in una situazione<br />
molto meno vivace”.<br />
Chi viene da fuori e non sa<br />
nulla di quello che è successo<br />
in questi vent’anni potrebbe<br />
chiedersi legittimamente: come<br />
mai? Cos’è successo, qual<br />
è stato l’elemento scatenante?<br />
“Non c’è stato un innesco,<br />
ma un filo conduttore, un<br />
percorso fatto di tante tappe<br />
– sostiene Dalla Via –. L’elemento<br />
fondamentale è stata<br />
la continuità di un certo metodo amministrativo:<br />
c’è stata la possibilità di progettare con<br />
calma una serie di temi importanti per la città,<br />
avendo a disposizione il tempo necessario per<br />
realizzarli. È stato importante aver potuto contare<br />
su persone, sia nell’amministrazione che<br />
nella struttura comunale, capaci di realizzare<br />
tuto questo. L’amministrazione comunale ha<br />
fatto la sua parte, ma sono stati gli scledensi<br />
in generale ad aver favorito questo processo.<br />
C’è stato un grande fermento collettivo, insomma,<br />
con tanti protagonisti”.<br />
Un salto generazionale, per pensare più<br />
in grande<br />
È un po’ come se prima gli scledensi avessero<br />
degli specchi orientati al loro interno,<br />
che riflettevano a sè stessi la loro immagine,<br />
mentre ad un certo punto hanno orientato<br />
questi specchi verso l’esterno per farsi vedere<br />
anche dagli altri.<br />
“Dall’esterno hanno cominciato a notarci di<br />
più perché hanno visto che sapevamo realizzare<br />
determinate cose, e non in modo disordinato,<br />
ma armonico. L’esempio classico è quello<br />
<strong>della</strong> zona industriale: ce lo dicono in tanti<br />
“ Una volta si diceva che a Schio si pensa solo a lavorare.<br />
Non era così allora, tantomeno lo è ora”<br />
che è anche bella,<br />
non solo grande.<br />
Non c’è stata soltanto<br />
la quantità,<br />
insomma, ma anche<br />
la qualità. Gli<br />
scledensi vivono<br />
da tanti anni in<br />
fabbrica, e dunque<br />
cercano di avere<br />
fabbriche nelle quali<br />
vivere nel modo<br />
migliore possibile”.<br />
“La nostra specificità<br />
è che qui l’industria<br />
ha radici più<br />
profonde e più lontane<br />
– dice Dario<br />
Tomasi, vicesindaco e assessore all’urbanistica<br />
e allo sviluppo economico –. Tutta una serie di<br />
produzioni, di presenze industriali particolari<br />
sono figlie di una storia molto lunga. Oggi chi<br />
viene da fuori rimane colpito dalla presenza di<br />
verde nella zona industriale e dal fatto che ci<br />
In alto, la facciata di<br />
un edificio in piazza<br />
Rossi. Sotto, scorcio<br />
di piazzetta Garibaldi,<br />
altro punto focale<br />
<strong>della</strong> vita cittadina.<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
36<br />
dentro la provincia<br />
La cupola <strong>della</strong> chiesa<br />
di Sant’Antonio<br />
Abate. Nella pagina<br />
a fianco, uno<br />
scorcio suggestivo<br />
sulle colline che<br />
contornano Schio.<br />
siano parecchi<br />
edifici<br />
industriali<br />
con soluzioniarchitettoniche<br />
e<br />
di progettazione che di solito vengono riservate<br />
agli edifici residenziali o pubblici. Questo<br />
è merito di certi privati che hanno voluto dare<br />
un’immagine al proprio luogo di produzione:<br />
era dalla fine dell’Ottocento che non si faceva<br />
più”.<br />
Ma se oggi le cose stanno in questo modo è<br />
anche perché c’è stato un salto generazionale<br />
negli scledensi, che ha portato una nuova<br />
capacità di “darsi una mossa” e pensare più<br />
in grande. Da questo punto di vista c’è una<br />
qualche differenza palpabile tra gli scledensi<br />
degli anni Sessanta e Settanta e quelli degli<br />
anni Novanta e di oggi. Una differenza che,<br />
d’altra parte, è frutto dell’evoluzione <strong>della</strong><br />
società, oggi globalizzata e molto più aperta<br />
di ieri. La distanza che c’era trent’anni fa tra<br />
Milano (per restare alla città <strong>della</strong> Madonnina)<br />
e Schio era assai più ampia di quella che<br />
c’è oggi: non in termini geografici, evidentemente,<br />
ma culturali.<br />
“Qualche anno fa eravamo concentrati più su<br />
certi aspetti temi <strong>della</strong> nostra vita, mentre ora<br />
la situazione economica migliorata ci fa porre<br />
più attenzione alla qualità del vivere, alla<br />
cultura, al tempo libero – dice Dalla Via –. La<br />
città si è aperta anche sotto questo punto di<br />
vista, certo in linea con gli orientamenti gene-<br />
“La zona industriale, ben strutturata<br />
e ora anche servita da una buona<br />
viabilità, ha facilitato il formarsi di una<br />
ricca rete di subfornitura, che consente<br />
di trovare in un raggio ristretto<br />
lavorazioni e professionalità con cui<br />
integrare la propria attività”.<br />
rali e l’evoluzione di una società che cambia.<br />
Una volta, semplificando all’eccesso, si diceva<br />
che a Schio si pensava soltanto a lavorare.<br />
Non era così allora, tantomeno lo è ora.”.<br />
La “scommessa” <strong>della</strong> formazione<br />
In questi ultimi vent’anni la trasformazione<br />
qui è stata fortissima soprattutto sotto l’aspetto<br />
industriale. La zona industriale ha ormai<br />
quasi quarant’anni, il primo insediamento fu<br />
quello dei due capannoni <strong>della</strong> Lanerossi: sessantamila<br />
metri quadrati coperti ciascuno, nei<br />
quali all’epoca lavoravano migliaia di persone,<br />
tanto che l’Eni sulla carta aveva pensato perfino<br />
al raddoppio e alla costruzione di altri due<br />
capannoni. Accanto alla Lanerossi, però, c’era<br />
poco altro. L’industria locale non era monoprodotto,<br />
ma poco ci mancava. Oggi invece<br />
in zona industriale ci sono circa cinquecento<br />
attività produttive.<br />
“Abbiamo una zona industriale effettivamente<br />
ben strutturata, flessibile e ora, dopo i lavori<br />
più recenti, sostenuta anche da una buona<br />
viabilità – osserva Massimo Zampieri,<br />
imprenditore scledense, vicepresidente del<br />
Raggruppamento di Schio dell’<strong>Associazione</strong><br />
<strong>Industria</strong>li –. Il vantaggio di un’area così ampia<br />
e con queste caratteristiche è stato quello<br />
di aver facilitato il formarsi di una ricca rete<br />
di subfornitura, che consente di trovare in un<br />
raggio molto contenuto una serie di lavorazioni<br />
e di professionalità con le quali integrare<br />
la propria attività interna. Faccio il caso <strong>della</strong><br />
mia azienda: in quattro chilometri quadrati,<br />
costruiamo macchine<br />
utensili complesse<br />
che vendiamo in<br />
diciotto paesi del<br />
mondo”.<br />
Questa trasformazione<br />
è avvenuta<br />
senza grossi traumi,<br />
merito di tanti operai<br />
che si sono trasformati<br />
in artigiani<br />
e poi in piccoli<br />
industriali e hanno<br />
inventato mille iniziative,<br />
assorbendo<br />
la manodopera che<br />
usciva dall’industria<br />
tessile.<br />
“L’ulteriore trasformazione ora in atto e i<br />
processi di delocalizzazione pongono indubbiamente<br />
degli interrogativi – osserva il<br />
sindaco Dalla Via –. Un po’ di preoccupazione<br />
c’è, ma la nostra realtà non è un fiore<br />
sbocciato da poco e ha invece radici antiche<br />
e solide: la speranza, dunque, è che le trasformazioni<br />
in atto possano avvenire senza<br />
creare eccessivi problemi”.<br />
“Questa zona è strutturata e ha storia e tradizione<br />
industriale, ha know how e tecnologia:<br />
se va in crisi l’industria meccanica scledense<br />
vuol dire che è in crisi il mondo – dice Roberto<br />
Salviato, amministratore delegato del<br />
Laboratorio chimico-farmaceutico Sella, uno<br />
dei referenti per Schio all’interno del Raggruppamento<br />
locale dell’Assindustria –. Il patrimonio<br />
di cultura imprenditoriale, di lavoro e di<br />
‘saper fare’ nello Scledense e in tutto l’Alto vicentino<br />
è forte, credo dunque che, pur tenendo<br />
conto delle difficoltà oggettive nelle quali ci<br />
muoviamo da anni, si debba essere ottimisti.<br />
Certo è che aumenta il livello concorrenziale<br />
Nei prossimi anni le<br />
priorità da seguire, anche<br />
a Schio, riguarderanno<br />
i temi <strong>della</strong> formazione,<br />
dell’innovazione, <strong>della</strong><br />
qualità <strong>della</strong> vita e<br />
dell’integrazione.<br />
in tutto il mondo, e perciò bisogna saper stare<br />
al passo con i tempi che cambiano, altrimenti<br />
si perde il treno”.<br />
Stare al passo con i tempi è da sempre una parola<br />
d’ordine per un’impresa che voglia rimanere<br />
sul mercato. Diventa oggi sempre più una<br />
parola d’ordine anche per chi amministra una<br />
città e un territorio.<br />
“Si tratta di dedicare risorse progettuali e finanziarie<br />
ad alcuni progetti che possono, non<br />
dico cambiare i destini, ma fornire qualche<br />
strumento per far sì che non ci siano scom-<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
38<br />
dentro la provincia<br />
pensi – afferma il sindaco di Schio –. Mi riferisco<br />
al campus dei licei per quanto riguarda<br />
la formazione, una scommessa importantissima<br />
per la città e per tutto l’Alto Vicentino,<br />
visto che metà degli studenti delle scuole<br />
superiori scledensi viene da fuori città. Penso<br />
poi al tema degli incubator, previsto dal Piano<br />
regolatore, per lo sviluppo <strong>della</strong> zona artigianale.<br />
Penso alla valorizzazione del patrimonio<br />
dell’archeologia industriale come luoghi sui<br />
quali puntare per portare a Schio alcuni specifici<br />
corsi universitari”.<br />
Il futuro è <strong>della</strong> qualità, non <strong>della</strong> quantità<br />
Nei prossimi anni, dunque, non sarà più tanto<br />
la viabilità, ieri asfittica ed oggi finalmente<br />
quasi buona, la priorità da seguire, quanto i<br />
temi <strong>della</strong> formazione, dell’innovazione, <strong>della</strong><br />
terziarizzazione <strong>della</strong> società. Il futuro, in altre<br />
parole, non sarà <strong>della</strong> quantità, ma <strong>della</strong> qualità.<br />
Meno espansione, più qualità dei servizi. In<br />
un contesto che non è più soltanto cittadino,<br />
ma territoriale.<br />
“È importante anche la qualità <strong>della</strong> vita in<br />
un territorio – insiste il sindaco –. E questa la<br />
coltiviamo meglio mettendoci sempre più in<br />
relazione con tutto l’Alto Vicentino. Un’altra<br />
scommessa che ha messo le basi negli anni<br />
passati e dovrà svilupparsi in futuro è quella<br />
dell’integrazione. Schio non è un’isola, anzi,<br />
in questi anni è sempre più cresciuto il ruolo<br />
di Schio nella rete dell’Alto Vicentino”.<br />
“Negli ultimi vent’anni è cambiata la scala di<br />
vita – osserva dal canto suo Dario Tomasi –.<br />
Quando abbiamo cominciato nell’86-87 a ragionare<br />
di polo altovicentino era effettivamente<br />
un argomento, una tendenza che iniziava.<br />
Oggi qualsiasi famiglia vive nell’alto vicentino.<br />
Il sistema delle relazioni nell’uso dei servizi: i<br />
genitori lavorano indistintamente in qualsiasi<br />
comune, i figli vanno a scuola in paese si e no<br />
mentre sono alla scuola dell’obbligo, ma non<br />
è neanche detto perché oggi puoi anche scegliere<br />
e spostarsi dove c’è l’indirizzo musicale<br />
o dove ritieni che ci sia un ambiente più tranquillo<br />
o adatto alle proprie esigenze. Insomma,<br />
il raggio d’azione è diventato diverso. Si cresce<br />
in modo diverso da una volta”.<br />
“Il processo di integrazione altovicentina impone<br />
di tener conto dell’aumento <strong>della</strong> scala<br />
territoriale – sostiene Roberto Salviato –.<br />
Un compito importante, oggi, per le tre città<br />
dell’area, è quello di arrivare davvero al polo<br />
altovicentino, per avere dimensioni di scala<br />
più grandi e poter dotare l’area di infrastrutture<br />
e servizi che andrebbero ad arricchire<br />
tutti. Penso ad esempio all’importanza di poter<br />
sviluppare strutture formative al passo con i<br />
tempi che cambiano: va bene il filone dell’archeologia<br />
industriale, ma oltre che al passato<br />
bisogna pensare anche al futuro, e credo che<br />
tre città del peso di Schio, Thiene e Valdagno,<br />
con il bacino che gravita loro intorno, possono<br />
supportare la creazione in loco di una qualche<br />
struttura universitaria”.<br />
Aggiunge il vicesindaco Tomasi: “C’è da lavorare<br />
per creare innovazione e formazione<br />
e favorire l’evoluzione dei tempi all’interno<br />
<strong>della</strong> nostra tradizione industriale: una volta<br />
andava la lana e dunque s’è fatta la lana, poi è<br />
arrivata la meccanica, se adesso cresce la produzione<br />
di intelligenza si lavorerà a produrre<br />
intelligenza. È poi importante la capacità di<br />
Accanto, piazza<br />
Rossi, con il Duomo,<br />
in un giorno di<br />
mercato. Sotto, la<br />
facciata d’ingresso<br />
<strong>della</strong> biblioteca civica<br />
“Bortoli”.<br />
“ L’obiettivo è mantenere l’equilibrio generale del sistema,<br />
per non perdere in qualità <strong>della</strong> vita”<br />
essere competitivi anche sotto il profilo ambientale,<br />
ed ecco l’importanza che attribuiamo<br />
al tema delle certificazioni ambientali del territorio.<br />
Spesso si parla di sviluppo sostenibile,<br />
ma ci si concentra molto sulla sostenibilità e<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
40 dentro la provincia<br />
“ Il nostro futuro si gioca insieme,<br />
con la valle dell’Agno, il Thienese e la valle dell’Astico”<br />
Panoramica di Schio,<br />
visto dalle colline<br />
delle Piane<br />
meno sullo sviluppo: un compito che dobbiamo<br />
assolvere è quello di lavorare ancora di più<br />
in questo campo, per potenziare gli elementi<br />
notevoli di competitività del nostro territorio”.<br />
Una questione di equilibri<br />
Ecco dunque che si torna al punto–chiave:<br />
mantenere l’equilibrio generale del sistema per<br />
non perdere in qualità <strong>della</strong> vita.<br />
“Possiamo paragonare i diversi aspetti del nostro<br />
territorio comunale all’ambiente domestico<br />
e lavorativo in cui viviamo – dice Tomasi –.<br />
La città è la casa, la zona industriale è l’officina,<br />
la frazione di Giavenale è l’orto e la zona<br />
collinare è il giardino. Il gioco di equilibrio per<br />
vivere bene in questa ‘casa’ sta nel non andare<br />
a sacrificare l’orto per raddoppiare l’officina, o<br />
a raddoppiare l’orto perché si diverte di più il<br />
nonno, o a mangiarsi il giardino per aumentare<br />
lo spazio <strong>della</strong> casa. È una questione di<br />
equilibri, appunto. Alessandro Rossi per il suo<br />
lanificio si portò qui i belgi, e non li mise mica<br />
giù per il Leogra, li mise in prima fila, davanti,<br />
sul viale. Si tratta di riprodurre oggi il concetto.<br />
Se uno viene qui da fuori con famiglia e figli<br />
guarda prima di tutto se le scuole ci sono e<br />
funzionano bene, se l’ospedale c’è e funziona,<br />
se la sera dopo le nove la città è tranquilla o<br />
bisogna trincerarsi in casa. Se c’è un decifit su<br />
questi elementi, può essere che uno vada altrove.<br />
Le competizioni si giocano anche così”.<br />
Concetto su cui calca la mano anche Roberto<br />
Salviato: “In America molti manager, di fronte<br />
a più opzioni di scelta del proprio posto di lavoro<br />
scelgono quelle aziende che si trovano in<br />
aree dotate di un buon ospedale e di una buona<br />
università: perché pensano da un lato ad<br />
offrire ai figli le migliori occasioni di formazione,<br />
e dall’altro lato pensano a garantire alla<br />
famiglia un’assistenza sanitaria di qualità”.<br />
Insomma, oggi la partita <strong>della</strong> competitività,<br />
che sia del sistema produttivo o di un’intera<br />
comunità e del suo territorio, la si gioca tutti<br />
insieme e su scenari complessivi, non più su<br />
singole componenti. Non è teoria astratta: se<br />
Schio in questi quindici-vent’anni si è dimostrato<br />
un interessante esempio di concretezza<br />
per tutta la provincia, è stato anche perché<br />
c’era una teoria di fondo da seguire. Si tratta<br />
ora di vedere se la nuova teoria <strong>della</strong> qualità e<br />
dell’integrazione farà sì che tra altri vent’anni<br />
Schio possa essere ancora indicato come un<br />
esempio da analizzare. Come si dice in questi<br />
casi: ai posteri l’ardua sentenza. ■
42<br />
In alto, il team <strong>della</strong><br />
San Matteo e, al<br />
centro, il progetto<br />
<strong>della</strong> nuova sede<br />
dell’azienda, in fase di<br />
realizzazione<br />
imprese<br />
San Matteo. L’inizio dell’attività di produzione e vendita di vino, nell’azienda<br />
da sempre di proprietà <strong>della</strong> famiglia Cielo, può essere fatto risalire al 1895.<br />
di Stefano Tomasoni<br />
Vini di buona famiglia<br />
L’<br />
aziendavitivinicola<br />
San<br />
Matteo di Creazzo<br />
ha ottenuto – prima<br />
azienda del suo settore in Europa – la certificazione<br />
di responsabilità sociale. Si tratta di<br />
un tipo di certificazione, la cui sigla è SA8000,<br />
che attesta la completezza e la qualità del percorso<br />
fatto da un’azienda nel campo <strong>della</strong> responsabilità<br />
sociale (Social Accountability, in<br />
inglese, da cui la sigla SA). In tutto il mondo<br />
sono oggi soltanto 354 le aziende in possesso<br />
di questa certificazione. Di queste, 115 sono in<br />
Europa, 76 delle quali in Italia.<br />
L’azienda vitivinicola<br />
San Matteo, da più di<br />
un secolo di proprietà<br />
<strong>della</strong> famiglia Cielo, ha<br />
ottenuto la certificazione di<br />
responsabilità sociale. Nel<br />
suo settore, è una novità a<br />
livello europeo.<br />
La SA8000 è<br />
uno standard<br />
internazionale<br />
di certificazione<br />
del rispetto dei<br />
diritti dei lavoratori<br />
ispirato alle<br />
convenzioni ILO<br />
(International<br />
Labour Organisation),<br />
alla Dichiarazione dei Diritti Umani, alla<br />
Convenzione ONU sui Diritti dei bambini e alla<br />
Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni<br />
tipo di discriminazione verso le donne.<br />
“La decisione di impegnarci per arrivare alla<br />
certificazione <strong>della</strong> responsabilità sociale<br />
– osserva Matteo Cielo, direttore tecnico dell’azienda<br />
– è nata dal desiderio di dimostrare a<br />
clienti e fornitori l’impostazione che da sempre<br />
la nostra azienda mantiene sull’etica del<br />
lavoro e sul rispetto dei diritti<br />
dei propri collaboratori.<br />
Non è raro, in effetti, che<br />
durante la visita in azienda<br />
da parte di un cliente, questi non<br />
si accontenti solo di valutare la bontà del prodotto<br />
e la correttezza del processo produttivo,<br />
ma voglia verificare anche che questo sia stato<br />
realizzato rispettando le persone e l’ambiente”.<br />
La famiglia Cielo, proprietaria <strong>della</strong> San Matteo,<br />
è di lunga tradizione vinicola. L’inizio dell’attività<br />
di produzione e vendita di vino può<br />
essere fatto risalire al 1895 quando Matteo<br />
Cielo, nonno dell’attuale presidente Bruno Cielo,<br />
decise di avviare, assieme con la tradizionale<br />
attività agricola e di coltivazione del baco<br />
da seta, la commercializzazione di vini. Dopo<br />
la seconda guerra mondiale, Aurelio, figlio<br />
del fondatore, si separò dai fratelli e spostò<br />
l’azienda a Creazzo. Negli anni Sessanta Bruno<br />
Cielo, a sua volta figlio di Aurelio, introdusse<br />
radicali innovazioni, negli anni Settanta vennero<br />
acquisite le aziende agricole di Creazzo<br />
ed Altavilla. Oggi accanto a Bruno Cielo che<br />
è presidente, l’azienda è guidata dalla quarta<br />
generazione <strong>della</strong> famiglia, rappresentata dai<br />
figli di Bruno: Luciano che è amministratore<br />
delegato, Matteo che è direttore tecnico, Cristiano<br />
e Alessia, che sono soci ma sono impegnati<br />
in altre attività.<br />
I prodotti proposti vanno dalla linea “Villa degli<br />
Olmi” (che comprende i vini frizzanti Prosecco,<br />
Chardonnay, Pinot Nero Rosato, e i vini<br />
Doc dei Colli Berici Cabernet, Merlot, Pinot<br />
Bianco, Sauvignon, Chardonnay) ai tradizionali<br />
vini ad indicazione geografica tipica delle<br />
Venezie, venduti con il marchio San Matteo.<br />
Di nuova introduzione la linea Tenuta Altavilla,<br />
venduta solo via Internet.<br />
“Per il futuro ci muoviamo su due fronti<br />
– spiega Matteo Cielo –. Da un lato rivolgia-<br />
mo particolare attenzione<br />
ai mercati esteri, dall’altro<br />
stiamo aumentando la proposta<br />
di prodotti comprendendo<br />
nel listino altre tipologie,<br />
ad esempio una linea<br />
di vini affinati in barrique che comprende un<br />
Sauvignon bianco e un Cabernet Sauvignon”.<br />
L’attenzione e la cura posta nella vinificazione<br />
e nel successivo affinamento dei vini si sono<br />
rivelati vincenti e queste nuove linee di prodotti<br />
riscontrano sempre maggiore successo.<br />
L’azienda sta realizzando una nuova sede<br />
aziendale, all’interno dell’area dell’azienda<br />
agricola di proprietà <strong>della</strong> famiglia. “Sarà un<br />
edificio con i canoni estetici delle costruzioni<br />
tipiche venete e di pregio architettonico – sottolinea<br />
Cielo –, e avrà all’interno un percorso<br />
di sicurezza interattivo attrezzato per le visite<br />
aziendali da parte di turisti o scolaresche. In<br />
questo modo si potrà illustrare ai visitatori il<br />
processo produttivo e quindi consentire loro di<br />
toccare con mano tutte le fasi di produzione<br />
del vino, in completa sicurezza e con l’ausilio<br />
dei moderni mezzi informatici”.<br />
■<br />
Sotto, a sinistra due<br />
vini doc <strong>della</strong> linea<br />
“Villa degli Olmi”,<br />
e a destra tre vini<br />
<strong>della</strong> nuova linea di<br />
imbottigliamento<br />
in PET, usata per<br />
vini a Indicazione<br />
Geografica Tipica.<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
44<br />
imprese<br />
Stefanplast. L’azienda di Villaganzerla ha 130 dipendenti e si estende su<br />
un’area di 50 mila metri quadri, metà dei quali coperti.<br />
di Giulio Ardinghi<br />
Una storia<br />
vicentina<br />
La Stefanplast ha raggiunto i<br />
quarant’anni di vita. Una storia, la sua,<br />
tipica <strong>della</strong> piccola e media impresa<br />
vicentina, caratterizzata da flessibilità,<br />
produttività e proiezione sui mercati<br />
mondiali.<br />
Q uella<br />
di Stefanplast è una<br />
storia-tipo di imprenditoria<br />
vicentina, una storia nata dal<br />
coraggio del rischio, maturata<br />
attraverso scelte operate tempestivamente,<br />
e sviluppatasi infine proprio grazie a queste<br />
scelte e agli investimenti che le hanno favorite<br />
e assecondate.<br />
L’azienda di Villaganzerla di Castegnero ha<br />
oggi 130 dipendenti e costituisce per il Basso<br />
Vicentino un punto di riferimento essenziale<br />
per dimensioni produttive, compresi in questo<br />
concetto di spazio i 50mila metri quadri di<br />
estensione dell’area complessiva la metà dei<br />
quali sono coperti.<br />
I “primi quarant’anni”, un periodo di grandi<br />
successi, come dimostrano le cifre odierne,<br />
hanno una firma iniziale, quella di Antonio<br />
Stefani, ed una tripla firma che fa da continuazione<br />
e approfondimento dell’impegno<br />
imprenditoriale: Walter, Ornella e Paola, i figli<br />
che hanno saputo rendere concreto e vincente<br />
quel meccanismo di continuità tra generazioni<br />
di imprenditori così spesso invocata come<br />
elemento portante e addirittura essenziale per<br />
il successo delle industrie in cui l’impronta di<br />
famiglia rimane la base irrinunciabile.<br />
La storia di Antonio Stefani è infatti il disegno<br />
prototipo del mondo del lavoro veneto nell’ultimo<br />
dopoguerra, con la gente costretta a cercare<br />
altrove le occasioni migliori per costruirsi<br />
un’esistenza dignitosa. Emigrazione, nel caso<br />
di Stefani in Svizzera, ma anche forte consapevolezza<br />
di quale doveva essere alla fine la<br />
funzione di questo sacrificio che si affrontava<br />
per ottenere un avvenire migliore. Ed il ritorno<br />
dagli anni dell’emigrazione è la dimostrazione<br />
più evidente di questa volontà, nel momento<br />
in cui assieme ai fratelli Stefani crea una piccola<br />
impresa di fabbro artigiano, la FIM, che<br />
lavora materiali ferrosi per la creazione di im-<br />
ballaggi di ferro per le bottiglie.<br />
Nel giro di qualche anno, con una cinquantina<br />
di dipendenti già entrati a far parte <strong>della</strong> FIM,<br />
che continua la propria attività, Walter fonda<br />
nel 1964 Stefanplast per la produzione degli<br />
stessi imballaggi destinati alle bottiglie, ma<br />
questa volta utilizzando il materiale plastico.<br />
La resistenza, la praticità, la qualità del prodotto<br />
che si rivela subito indovinato per duttilità<br />
di impiego portano la nuova cassetta<br />
contenitore per le bottiglie ad un successo che<br />
è poi quello dell’azienda.<br />
Si tratta di una crescita di pari passo che procede<br />
negli anni senza soluzione di continuità<br />
e che anzi proprio negli ultimissimi anni, tra<br />
il 1998 ed il 2003, fa registrare un rilevante<br />
balzo in avanti del fatturato pari al 56% stabilizzandosi<br />
poi sulle quote odierne che sono di<br />
un fatturato annuo complessivo per circa 25<br />
milioni di euro, la metà dei quali provenienti<br />
dall’esportazione. Ecco così un’altra caratterizzazione<br />
dell’impresa di Castegnero, quella<br />
<strong>della</strong> capacità di stare sul mercato dell’export<br />
non soltanto mantenendo le proprie posizioni,<br />
ma incrementandole in misura progressiva.<br />
La storia di Stefanplast è dunque legata a<br />
tutti gli ingredienti da sempre presenti nelle<br />
vicende dell’imprenditoria vicentina, a cominciare<br />
dagli anni dell’emigrazione per finire con<br />
quelli dello sviluppo e del successo anche e<br />
soprattutto sui mercati internazionali.<br />
Oggi Walter Stefani, che con le sorelle ha raccolto<br />
l’eredità del padre<br />
contribuendo a<br />
sviluppare ulteriormente<br />
le dimensioniaziendali<br />
ed i contatti<br />
anche internazionali<br />
di mercato,<br />
dice che è stata vin-<br />
Dalla prima cassetta portabottiglie in plastica alla<br />
diversificazione di oggi, con gli articoli casalinghi, da<br />
giardino e per animali. Tutto un mondo all’insegna<br />
<strong>della</strong> plastica.<br />
cente, quella prima<br />
scelta accompagnata<br />
poi dalla capacità di<br />
variare la tipologia<br />
del prodotto in funzione<br />
<strong>della</strong> domanda<br />
del mercato: l’inizio<br />
caratterizzato da<br />
quella rivoluzionaria<br />
cassetta portabottiglie<br />
in plastica,<br />
che ha favorito la<br />
prima esplosione<br />
dell’azienda, non ha impedito nel corso degli<br />
anni di pensare ad una diversificazione che<br />
si è rivelata, appunto, la carta vincente. Dalla<br />
cassetta portabottiglie agli articoli casalinghi,<br />
dagli articoli casalinghi agli articoli da giardino<br />
ed infine agli articoli per animali.<br />
Bilanciando le scelte produttive e le iniziative<br />
imprenditoriali verso il mercato italiano e<br />
internazionale con pari intensità, Stefanplast<br />
non ha fatto che incrementare le proprie risorse<br />
arrivando al successo. Ed è vero successo,<br />
come dimostrano ampiamente questi “primi”<br />
quarant’anni. ■<br />
In apertura, la sede<br />
centrale dell’azienda.<br />
Qui sopra, Paola,<br />
Walter e Ornella<br />
Stefani. Sotto, alcune<br />
linee di prodotto <strong>della</strong><br />
Stefanplast.<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
46<br />
imprese<br />
Impresaflash<br />
Dalla Laverda<br />
mietitrebbia per il<br />
Gruppo Agco<br />
Il Gruppo <strong>Industria</strong>le Argo ha firmato<br />
un accordo a lungo termine con<br />
Agco per lo sviluppo e la produzione<br />
di mietitrebbie. Lo stabilimento<br />
Laverda di Breganze produrrà mietitrebbie<br />
Massey Ferguson, Challenger<br />
e Fendt per i mercati dell’Europa,<br />
dell’Africa e del Medio Oriente<br />
a partire dalla campagna 2005.<br />
“Questa operazione è uno dei risultati<br />
dell’intensa attività di sviluppo<br />
industriale realizzata a Breganze<br />
dal 2000 ad oggi – dice Aldo I.<br />
Dian, direttore generale di Laverda.<br />
Gli investimenti recentemente<br />
effettuati consentono all’apparato<br />
produttivo di soddisfare tutte le necessità<br />
del nostro partner”.<br />
Nei mesi scorsi il Gruppo Indu-<br />
striale Argo ha anche acquisito<br />
l’intero pacchetto azionario <strong>della</strong><br />
Fella-Werke di Feutch, importante<br />
azienda tedesca che è andata<br />
così ad aggiungersi alla “scuderia”<br />
del Gruppo, a cui fanno capo note<br />
aziende trattoristiche europeee<br />
come Landini (Italia), Mc Cormick<br />
(U.K e Francia), Valpadana (Italia),<br />
oltre alla storica Laverda di Breganze,<br />
specialista nella costruzione<br />
di mietitrebbie e macchine da<br />
raccolta. Con l’acquisizione <strong>della</strong><br />
Fella-Werke il Gruppo – che produce<br />
più di 25.ooo trattori e oltre<br />
12.000 macchine dedicate<br />
alla raccolta di cereali e foraggi<br />
e alla lavorazione del<br />
terreno - ha concretizzato il<br />
progetto di affiancare ad un<br />
polo trattoristico importante,<br />
un altrettanto importante polo<br />
per le macchine da raccolta.<br />
Rigoni di Asiago, nuovo<br />
centro di trasformazione<br />
in Bulgaria<br />
La Rigoni di Asiago, azienda che accanto<br />
alla produzione di miele ha<br />
sviluppato da anni una produzione<br />
di confetture da agricoltura biologica<br />
diventando il secondo produttore<br />
italiano in questo segmento,<br />
ha inaugurato un nuovo centro<br />
di trasformazione <strong>della</strong> frutta in<br />
Bulgaria: Ecovita ltd. La fabbrica<br />
si trova nella città di Pazardjick,<br />
nel sud-ovest del paese balcanico,<br />
a 80 km da Sofia, al centro <strong>della</strong><br />
più importante area di produzione<br />
frutticola. Il sito produttivo – un<br />
complesso di 4 mila mq coperti su<br />
un’area di 12 mila mq totali - è attrezzato<br />
per la selezione, la surgelazione<br />
e<br />
lo stoccaggio di frutta biologica, e<br />
si colloca fin d’ora come uno fra<br />
gli stabilimenti più importanti<br />
dell’intera Bulgaria.<br />
Il nuovo stabilimento in Bulgaria,<br />
paese nel quale la Rigoni<br />
è presente dal 1993,<br />
darà lavoro ad una<br />
cinquantina di<br />
persone, sarà in<br />
grado di garantire<br />
la lavorazione<br />
annua di 9 mila<br />
tonnellate di frutta<br />
e diventerà il centro di<br />
raccolta di tutte le coltivazioni<br />
biologiche presenti e future che<br />
la Rigoni detiene in Bulgaria.<br />
La “Nuvola” di Taplast<br />
e le fiabe Disney<br />
Si chiama “Nuvola” la nuova pompa<br />
foamer lanciata da Taplast, che<br />
corona la confezione Disney di<br />
detergente prodotta da Admiranda,<br />
il distributore italiano che presenta<br />
prodotti a marchio Disney sul<br />
mercato di massa.<br />
“Nuvola” eroga una schiuma<br />
detergente al latte e miele<br />
particolarmente adatta per le<br />
pelli più delicate dei bambini. Che<br />
siano loro i naturali destinatari<br />
del prodotto lo si capisce fin dalla<br />
confezione, ispirata alle classiche<br />
fiabe Disney. L’aspetto visivo <strong>della</strong><br />
confezione è particolarmente<br />
curato: le pompe sono vivaci ed<br />
hanno una forma piacevole, per-<br />
ché il caratteristico soffietto a<br />
vista permette di creare un tappo<br />
con ben tre elementi colorati.<br />
Nuvola è la prima pompa foamer<br />
interamente in plastica, quindi<br />
100% riciclabile.<br />
Socotherm<br />
rivestirà 500 km<br />
di tubi nel Golfo<br />
Arabico<br />
Socotherm Middle East,<br />
società controllata da<br />
Socotherm SpA, uno<br />
dei principali operatori<br />
mondiali nel rivestimento<br />
protettivo di<br />
tubazioni per l’estrazione<br />
ed il trasporto<br />
dell’energia, si è<br />
aggiudicata un con-<br />
tratto da circa 100 milioni di dollari<br />
per i rivestimenti di 522 km<br />
di tubi del “Dolphin Project”, il<br />
più importante progetto nell’area<br />
del Golfo Arabico e<br />
concepito per portare il<br />
gas dal giacimento<br />
offshore North<br />
Field al largo di<br />
Ras Laffan, in<br />
Qatar, all’impianto<br />
di importazione di<br />
Taweelah, negli Emirati<br />
Arabi Uniti.<br />
Il contratto, aggiudicato<br />
dall’italiana Saipem, riguarda<br />
l’applicazione di rivestimenti anticorrosivi<br />
esterni in triplo strato di<br />
poliolefine, di rivestimenti interni in<br />
vernice epossidica e di appesantimento<br />
in calcestruzzo armato.<br />
I lavori, che inizieranno ai primi<br />
del 2005 e dureranno meno di un<br />
anno, saranno eseguiti presso una<br />
nuova “Marine Base” Socotherm<br />
installata nella zona portuale di<br />
Mesaieed in Qatar.<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
48<br />
Le illustrazioni di<br />
questo articolo<br />
sono tratte da<br />
stampe dedicate alla<br />
lavorazione <strong>della</strong> seta<br />
nel ‘700. Nella pagina<br />
a fianco, la copertina<br />
del libro “Seta fine e<br />
panni grossi”.<br />
cultura<br />
“Seta fine e panni grossi” è il titolo del libro<br />
dello storico vicentino Francesco Vianello,<br />
promosso dal Centro Studi sull’impresa di Vicenza,<br />
che ricostruisce l’evoluzione delle manifatture e<br />
dei commerci nel Vicentino dal 1570 al 1700.<br />
La via <strong>della</strong> seta<br />
“S<br />
eta<br />
fine e panni grossi” è il<br />
titolo del libro con il quale lo<br />
studioso vicentino Francesco<br />
Vianello, dottore di ricerca in<br />
storia economica e sociale e ricercatore presso<br />
il Dipartimento di Storia dell’Università di Padova,<br />
ha ricostruito, attraverso un’impeccabile<br />
analisi storica, l’evoluzione delle manifatture<br />
e dei commerci nel Vicentino tra il 1570 e il<br />
1700. La pubblicazione del volume, per i tipi<br />
<strong>della</strong> casa editrice Franco Angeli, è stata resa<br />
possibile grazie all’avveduto sostegno economico<br />
del Centro Studi sull’impresa e sul patrimonio<br />
industriale di Vicenza, che ha colto<br />
l’importanza <strong>della</strong> ricerca storica compiuta da<br />
Vianello e ha ritenuto doveroso facilitarne la<br />
diffusione al pubblico.<br />
Attraverso lo studio delle manifatture vicentine,<br />
il libro di Vianello mette in luce gli elementi<br />
di continuità che<br />
raccordano il tessuto<br />
economico cinque-seicentesco<br />
alle specializzazioni<br />
produttive<br />
<strong>della</strong> prima industrializzazione.<br />
Nel secolo<br />
e mezzo che separa la<br />
crisi del lanificio urbano<br />
di Vicenza dall’impianto<br />
a Schio <strong>della</strong><br />
manifattura di Nicolò<br />
Tron, artigiani e mercanti non cessarono<br />
di animare la vita economica e sociale del<br />
capoluogo e dei centri<br />
più importanti del<br />
territorio. Con la loro<br />
attività, garantirono<br />
la conservazione e la<br />
trasmissione di un patrimonio<br />
di conoscenze<br />
tecniche, di competenze<br />
organizzative e<br />
di relazioni commerciali sulle quali si fondò<br />
poi la crescita settecentesca. Attingendo ad<br />
una documentazione<br />
in larga parte inedita,<br />
Vianello ha ricostruito<br />
l’articolazione produttiva<br />
e la distribuzione sul<br />
territorio dei principali<br />
settori manifatturieri<br />
(setificio e lanificio), le<br />
relazioni tra lavoratori<br />
e imprenditori e l’influsso esercitato dalla politica<br />
economica e fiscale veneziana.<br />
“Il libro viene a coprire un parziale deficit di<br />
conoscenza sul Seicento, il secolo <strong>della</strong> presunta<br />
‘crisi’ italiana, e spiega bene il ruolo<br />
che l’apertura verso alcuni mercati, specie<br />
quello dell’area tedesca, ha avuto nello sviluppo<br />
manifatturiero del Vicentino – rileva<br />
Walter Panciera, professore associato<br />
di Storia moderna alla Facoltà di scienze<br />
<strong>della</strong> formazione dell’Università di Padova<br />
–. L’analisi di Vianello conferma tra l’altro la<br />
ricchezza industriale del capoluogo e dell’Alto<br />
Vicentino anche nel secolo forse di maggiore<br />
difficoltà, nel quale ci fu uno spostamento<br />
generale dalla lana alla seta, ma non una<br />
crisi totale. Il segno fondamentale fu quello<br />
<strong>della</strong> flessibilità e dell’adattamento”.<br />
Interessante già a quell’epoca appare anche<br />
l’aspetto, ben sviluppato nel volume, del rapporto<br />
tra industria e poteri pubblici.<br />
“A questo proposito – dice Panciera –, nel<br />
libro viene bene sottolineata la debolezza<br />
dell’intervento di Venezia, che ebbe un duplice<br />
effetto nel lungo periodo, soprattutto<br />
per quanto riguarda l’emergere dell’industria<br />
<strong>della</strong> seta. Da un lato questa debolezza consentì<br />
di orientarsi positivamente sui mercati<br />
internazionali, rendendo vana ogni forma di<br />
controllo dirigistico sui flussi commerciali;<br />
dall’altro, essa non permise quel salto di<br />
qualità che soltanto un intelligente inter-<br />
Attraverso lo studio delle manifatture vicentine,<br />
il libro di Vianello mette in luce gli elementi di<br />
continuità che raccordano il tessuto economico<br />
cinque-seicentesco alle specializzazioni produttive<br />
<strong>della</strong> prima industrializzazione.<br />
vento pubblico poteva<br />
garantire”.<br />
Insomma, nella mancanza<br />
di un sistema<br />
istituzionalizzato<br />
di regole e di controlli,<br />
il setificio<br />
vicentino finì<br />
per dedicarsi a<br />
produzioni a<br />
basso valore<br />
aggiunto<br />
e di non<br />
elevato<br />
contenuto<br />
tecnologico.<br />
“Le cose andarono avanti<br />
abbastanza bene per tutto il Settecento,<br />
ma poi il crollo di inizio Ottocento<br />
fu repentino ed assai drammatico, contrariamente<br />
a ciò che accadde in Piemonte<br />
– sottolinea Panciera –. Questo ci deve far<br />
riflettere sul delicato rapporto tra la mano<br />
invisibile del mercato e la mano pubblica”.<br />
In definitiva, “Seta fine e panni grossi” va considerato,<br />
lo dice bene lo stesso Panciera, “come<br />
un importante tassello di un lungo e difficile<br />
lavoro di ricostruzione sul divenire del sistema<br />
economico vicentino”; rende inoltre un grande<br />
servizio storico a questo nostro territorio a<br />
grande vocazione manifatturiera: aiuta ad ancorare<br />
il presente al suo passato. ■<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
50<br />
di Stefano Tomasoni<br />
cultura<br />
Il paese di Alte Ceccato è stato fondato<br />
cinquant’anni fa a partire dall’iniziativa<br />
imprenditoriale di Pietro Ceccato e dalla chiesa<br />
di S. Paolo che gli fece subito seguito.<br />
La storia di questa comunità rivive in un libro<br />
fotografico di grande interesse.<br />
La fabbrica,<br />
la chiesa e le case<br />
A<br />
ttraverso la storia di una chiesa<br />
si può raccontare la storia<br />
di un paese e di tutta una<br />
comunità? Sì, se la chiesa è<br />
nata insieme a quel paese e a quella comunità,<br />
e ne ha accompagnato mezzo secolo di<br />
vita. È il caso di Alte Ceccato, e <strong>della</strong> sua<br />
chiesa parrocchiale, S.Paolo, nata appunto<br />
cinquant’anni fa, in contemporanea con la<br />
nascita stessa, nel vero senso <strong>della</strong> parola,<br />
del paese di cui è fulcro religioso.<br />
Alte Ceccato rappresenta un caso tutto particolare<br />
nel panorama urbanistico, sociale<br />
ed economico <strong>della</strong> provincia. È nata infatti<br />
pressoché dal nulla, sull’onda del successo di<br />
un’azienda, chiamata appunto Ceccato, e grazie<br />
all’intuizione e alla straordinaria forza imprenditoriale<br />
di un uomo, Pietro Ceccato, che,<br />
non a caso, ha finito con il dare il suo nome al<br />
paese stesso.<br />
Alte Ceccato e il suo caso, studiato e sviscerato<br />
sotto tutti i punti di vista anche a livello universitario,<br />
diventa occasione di celebrazione<br />
grazie al volume “Cinquant’anni di vita <strong>della</strong><br />
Comunità di Alte Ceccato (1954-2004)”, edito<br />
da Edigraf, che ripercorre con testi seleziona-<br />
ti e un gran numero<br />
di fotografie i cinquant’anni<br />
di vita <strong>della</strong><br />
parrocchia di S.Paolo e<br />
<strong>della</strong> sua chiesa. Un<br />
volume voluto dalla<br />
stessa parrocchia e patrocinato<br />
– né poteva<br />
essere altrimenti – dalla<br />
Ceccato Spa.<br />
Fu proprio dalla<br />
fabbrica di Ceccato,<br />
infatti, che scaturì la<br />
scintilla che avrebbe<br />
acceso il fuoco di Alte, un’area che fino agli<br />
inizi degli anni Cinquanta era terreno agricolo,<br />
con un’unica costruzione all’incrocio tra<br />
le due strade principali: la cosiddetta “casa di<br />
posta”, il bar “da Piero”, che in alcune foto<br />
d’epoca appare in tutta la sua solitudine a<br />
guardia del quadrivio. In questo nulla arrivò,<br />
al momento giusto, l’uomo giusto. Pietro<br />
Ceccato, di Montecchio, farmacista con una<br />
grande passione per la meccanica e le motociclette.<br />
Un giovane con cento interessi, dinamico<br />
e pieno di idee.<br />
Fin dalla seconda metà degli anni Trenta Ceccato<br />
si era impegnato in una piccola azienda<br />
meccanica a Montecchio, che in pochi anni<br />
allargò la propria attività dagli originali forni<br />
per pane ai primi compressori d’aria, fino alle<br />
apparecchiature per stazioni di servizio, di cui<br />
allora iniziava una forte richiesta.<br />
“L’eccezionalità dell’uomo e la sua apertura<br />
mentale – ricordano Francesco Pugno Vanoni<br />
e Carlo Dolcetta nel volume <strong>della</strong> parrocchia<br />
– lo portarono non solo a a concepire<br />
l’idea di trasferire la sua impresa (anno<br />
1952), con l’aiuto finanziario dello zio, avv.<br />
Riccardo, in una zona più ampia e posta in<br />
un punto strategico, alle Alte, ma anche a<br />
Dalla fabbrica di Pietro<br />
Ceccato scaturì la<br />
scintilla destinata ad<br />
accendere il fuoco di<br />
Alte, un’area che fino<br />
agli inizi degli anni<br />
Cinquanta era terreno<br />
agricolo, con una<br />
sola casa all’incrocio<br />
principale: la famosa<br />
“casa di posta”.<br />
“ Ora Alte Ceccato è un paese con ottomila<br />
abitanti e una sua vita sociale ed economica”<br />
concepire l’idea<br />
di crearvi intorno<br />
le case per i propri primi collaboratori<br />
nonché strutture e servizi necessari per la<br />
vita in loco di molte persone, costituendo il<br />
nucleo <strong>della</strong> comunità che oggi, in suo onore,<br />
si chiama Alte Ceccato”.<br />
Oggi Alte Ceccato, pur rimanendo una frazione<br />
di Montecchio Maggiore, è un paese nel<br />
vero senso <strong>della</strong> parola, con ottomila abitanti<br />
e una sua vita sociale, culturale, economica.<br />
La Ceccato non è più nella sede originaria: dal<br />
2000 si è trasferita in zona industriale, potendo<br />
contare su spazi più grandi e su una più<br />
moderna organizzazione <strong>della</strong> produzione.<br />
Lo spostamento degli stabilimenti ha dato<br />
modo di progettare un riutilizzo dell’intera<br />
area produttiva dell’azienda, che interessa una<br />
superficie di circa 65 mila metri quadrati nel<br />
cuore di Alte. Nella zona che per quasi mezzo<br />
secolo ha rappresentato “l’industria” di Alte<br />
prende il via un nuovo capitolo <strong>della</strong> storia di<br />
questo paese: un progetto di riqualificazione<br />
che vedrà la convivenza di diverse funzioni:<br />
residenziali, direzionali, commerciali e pubbliche.<br />
Un richiamo per dare ad Alte una nuova<br />
veste urbana. ■<br />
In apertura, piazza S.<br />
Paolo di Alte in festa<br />
per la ricorrenza del<br />
patrono, nel 1953. Qui<br />
in alto, il programma<br />
dei festeggiamenti per<br />
la proclamazione <strong>della</strong><br />
nuova parrocchia di<br />
Alte (29 giugno 1954).<br />
Sotto, panoramica<br />
aerea di Alte nel 1957.<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
52<br />
associazione<br />
Assoflash<br />
Rodolfo Mariotto<br />
confermato alla guida<br />
<strong>della</strong> Sezione Trasporto e<br />
Spedizionieri<br />
Rodolfo Mariotto, titolare dell’azienda<br />
di trasporti e spedizioni internazionali<br />
Mariotto di Torri di Quartesolo, è stato<br />
confermato alla presidenza <strong>della</strong><br />
sezione trasporto merci e persone e<br />
spedizionieri dell’<strong>Associazione</strong>.<br />
Alla vicepresidenza, conferma anche<br />
per Giovanni Bettanin (S.E.A.M.,<br />
Altavilla <strong>Vicentina</strong>) e nuova nomina<br />
per Fabrizio Zanus (Zanus Luciano<br />
& Co., Vicenza).<br />
Il consiglio direttivo <strong>della</strong> sezione è<br />
completato poi dalla presenza di<br />
Antonio Borin (Siam Autotrasporti,<br />
Fara Vicentino), Giovanni Cappozzo<br />
(Carretta & Faccio, Vicenza), Edoardo<br />
De Visintini (Trenitalia stabilimento<br />
di Vicenza), Gianfranco Facco (Rensi<br />
F.lli Autotrasporti, Arzignano), Manuel<br />
Scortegagna (Scortrans, Altavilla <strong>Vicentina</strong>),<br />
Sergio Tagliaferro (Tagliaferro<br />
F.lli, Sovizzo), Serafino Tolfo (Alpetrans,<br />
Marostica), Giancarlo Vaccari (Vaccari<br />
Giovanni, Carmignano di Brenta), Ennio<br />
Valente (Valente Angelo, Thiene).<br />
Costruttori impianti:<br />
Getulio Ferri confermato<br />
alla presidenza<br />
Getulio Ferri, consigliere d’amministrazione<br />
<strong>della</strong> Set di Dueville (impianti<br />
telefonici), è stato confermato anche<br />
per il prossimo biennio presidente<br />
<strong>della</strong> sezione costruttori impianti tecnologici<br />
dell’<strong>Associazione</strong>. Alla vicepresidenza<br />
conferma anche per Marisa<br />
Converti (CDS Security Vicenza, Vicenza)<br />
e nuova nomina per Massimo<br />
Trevisan (Trevisan Impianti, Vicenza).<br />
Il consiglio direttivo <strong>della</strong> sezione è<br />
completato da Francesco Bertoldo<br />
(Bertoldo Impianti, Bolzano Vicentino),<br />
Graziano Bertoncello (Alfa, Vicenza),<br />
Cristiana Caberlon (L’Idraulica, Bassano<br />
del Grappa), Daniele Dall’Agnol<br />
(Dall’Agnol Impianti, Arsiè), Marco<br />
Fiorese (Fiorese Silvano, Bassano del<br />
Grappa), Simone Maroso (Maroso,<br />
Pianezze San Lorenzo), Orfeo Sparelli<br />
Zambon (Videotecnica Security, Vicenza),<br />
Franco Zuin (Veneta Impianti<br />
Tecnologici, Vicenza).<br />
Progetto Samorin:<br />
finanziamenti agevolati<br />
per le imprese del<br />
Consorzio<br />
Nuovo passo avanti per il “Progetto<br />
Samorin” dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li,<br />
che sta portando all’avvio nella cittadina<br />
slovacca di un distretto di aziende<br />
vicentine <strong>della</strong> meccanica e dell’elettronica.<br />
Il Consorzio ha siglato un accordo<br />
con la Banca Popolare di Vicenza in<br />
base al quale l’istituto di credito vicentino,<br />
tramite la propria associata<br />
slovacca Ludova Banca, offrirà alle<br />
aziende vicentine presenti a Samorin<br />
condizioni agevolate di finanziamento<br />
a breve e medio termine, per coprire<br />
i costi di costruzione dei capannoni e<br />
di acquisto dei macchinari e degli impianti.<br />
L’importo del credito erogabile<br />
va, in base alle necessità aziendali, da<br />
100 mila a 2,9 milioni di euro, e il tasso<br />
di interesse equivale all’euribor più<br />
uno “spread” dello 0,8%.<br />
Premio per tesi di laurea<br />
sull’oreficeria: i vincitori<br />
<strong>della</strong> 13ª edizione<br />
Si è conclusa l’edizione 2004 del<br />
Premio per tesi di laurea sull’oreficeria,<br />
iniziativa promossa dalla sezione<br />
orafi e argentieri dell’<strong>Associazione</strong><br />
<strong>Industria</strong>li per favorire gli studi sul<br />
settore e un più costruttivo rapporto<br />
tra scuola e industria. Il bando assegna<br />
un premio di € 1.200 ciascuno a<br />
lavori che appartengano a tre distinte<br />
categorie: storico-artistica, economicogestionale<br />
e tecnologico-innovativa.<br />
Ecco i vincitori dell’edizione 2004.<br />
– Premio per i lavori a carattere<br />
artistico a Nadia Manuela Masiero,<br />
laureatasi all’Università di Trieste alla<br />
Scuola superiore di lingue moderne<br />
per interpreti e traduttori con un<br />
lavoro su “Arte da indossare: gioielleria,<br />
oreficeria e lavorazione dei metalli<br />
preziosi in Italia e in Cina, con<br />
glossario tecnico italiano”. Il lavoro<br />
è stato giudicato di ottimo livello e<br />
originale, anche per l’interessante<br />
approccio comparativo con uno dei<br />
www.ggivicenza.it<br />
Nuovo sito internet per i Giovani Imprenditori<br />
Il Gruppo Giovani Imprenditori<br />
dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li ha<br />
lanciato un nuovo sito internet,<br />
che risponde all’indirizzo<br />
www.ggivicenza.it.<br />
“Sentivamo il bisogno di dare ai<br />
nostri oltre quattrocento associati<br />
un’informazione più completa e<br />
immediata sulle attività del gruppo,<br />
sulle iniziative in programma, sugli<br />
incontri, per creare un sempre<br />
maggiore spirito di gruppo, per entrare più facilmente in contatto con la struttura<br />
associativa”, osserva Alberto Luca, presidente dei Giovani di Assindustria.<br />
Al progetto per il nuovo sito ha lavorato la commissione marketing e sviluppo<br />
del Gruppo composta dal vicepresidente Giuseppe Filippi e dai consiglieri<br />
M.Luisa Rossi, Manuel Scortegagna e Marco Vaccari. Il sito è strutturato in maniera<br />
chiara e facilmente fruibile. Una prima sezione “di servizio” riporta tutte<br />
le informazioni sul gruppo (dal classico “chi siamo” alle modalità per associarsi,<br />
dalla composizione delle commissioni di lavoro interne al profilo del consiglio<br />
direttivo). Una seconda sezione è dedicata alle attività svolte: formazione, eventi<br />
culturali, visite aziendali, incontri e convegni, viaggi studio, iniziative sociali e di<br />
solidarietà. Nella sezione “documenti” si accede a relazioni e analisi legate al<br />
mondo dei giovani imprenditori (ad esempio, si possono trovare le tesi presentate<br />
dai Giovani di Conffindustria al recente convegno nazionale di Santa Margherita).<br />
In altre sezioni si trovano poi tutte le notizie e le circolari che tengono aggiornati<br />
sugli incontri e le attività in calendario. In un’area ad accesso riservato,<br />
infine, si possono trovare altre comunicazioni dirette appunto agli imprenditori<br />
del gruppo. Direttamente dall’home page, inoltre, si può essere informati sugli<br />
appuntamenti di più vicina scadenza.<br />
Il sito partecipa al concorso nazionale “Web Awards 2004”, promosso dalla<br />
presidenza dei Giovani Imprenditori di Confindustria per premiare i migliori siti<br />
web dei Gruppi Giovani a livello territoriale.<br />
più importanti paesi competitor dell’Italia<br />
del settore.<br />
È stata poi segnalata la tesi di Diana<br />
Martignon (laureatasi a Ca’ Foscari in<br />
Lettere e Filosofia) su “La collezione<br />
di oreficeria sacra del museo civico di<br />
Treviso Luigi Bailo”.<br />
– Premio per i lavori a carattere<br />
economico a Raffaella Marcuzzi, laureatasi<br />
a Padova in Lettere e Filosofia<br />
con un lavoro su “Gestire la sfida del<br />
lusso. Il caso Chimento”.<br />
– Premio per i lavori a carattere<br />
tecnico-produttivo ad Andrea Friso,<br />
laureato in Ingegneria a Padova con<br />
una tesi di ricerca su “Leghe d’oro<br />
18K colorate-produzione e caratterizzazione”,<br />
per l’innovatività del tema<br />
unita all’attenzione agli aspetti legati<br />
al design e al colore.<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
54<br />
associazione<br />
Accordi di Tecnoimpresa<br />
con IMQ e UNI<br />
nel campo <strong>della</strong><br />
certificazione<br />
e delle norme tecniche<br />
Tecnoimpresa, società di riferimento<br />
dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li nel campo<br />
dell’assistenza tecnica alle imprese,<br />
ha siglato due importanti accordi<br />
di collaborazione con IMQ, ente di<br />
certificazione nazionale che si occupa<br />
di sicurezza e qualità dei prodotti e<br />
dei sistemi di gestione aziendale, e<br />
con UNI, ente di normazione italiano,<br />
per instaurare una collaborazione ad<br />
ampio raggio nel campo <strong>della</strong> certificazione<br />
di prodotti e di sistemi.<br />
L’accordo com IMQ stabilisce l’avvio<br />
nella sede di Tecnoimpresa a Vicenza<br />
di un punto di informazione sulla normativa<br />
tecnica e sulla certificazione di<br />
prodotto, al quale IMQ accederà per<br />
dare assistenza generale alle aziende<br />
interessate a ottenere la certificazione<br />
di prodotto. IMQ, dal canto suo,<br />
fornirà documentazione tecnica, formazione<br />
e informazione alle aziende,<br />
sia gratuita che – in caso di assistenza<br />
personalizzata specifica tramite<br />
Tecnoimpresa – a pagamento.<br />
L’accordo con UNI punta ad accrescere<br />
l’attività del Punto Uni-CEI attivo<br />
da anni presso Tecnoimpresa come<br />
centro di informazione, diffusione e<br />
conoscenza delle norme per la certificazione<br />
di qualità, e a disposizione di<br />
tutti gli operatori economici e le pubbliche<br />
amministrazioni delle province<br />
di Vicenza, Padova e Verona.<br />
Il Punto UNI organizzerà incontri, corsi<br />
e convegni, continuerà nella vendita<br />
diretta delle norme.
56<br />
osservatorio<br />
Leggera ripresa, ma rimane l’incertezza<br />
Il secondo trimestre dell’anno,<br />
quello primaverile tra aprile e<br />
giugno, ha fatto registrare una<br />
“ripresina” dei principali indici<br />
economici provinciali, ma rimane<br />
un diffuso scetticismo sulle possibilità<br />
che questo scenario si possa<br />
consolidare.<br />
Tra aprile-giugno la produzione<br />
industriale ha abbandonato il<br />
segno “meno”: a fronte del 35%<br />
delle ditte che ha segnalato cali<br />
produttivi, il 37% ha dichiarato<br />
aumenti di produzione. Il saldo<br />
è stato dunque positivo: di soli<br />
due punti, ma positivo. In termini<br />
quantitativi, nel secondo trimestre<br />
la produzione industriale vicentina<br />
risulta aumentata dello 0,6%,<br />
contro un calo del 3,6% nel trimestre<br />
precedente.<br />
Il fatturato ha mostrato un aumento<br />
quasi impercettibile sul<br />
mercato interno (+0,1%), un pò<br />
più consistente sul mercato europeo<br />
(+0,9%) e decisamente più<br />
interessante per quanto riguarda<br />
il “resto del mondo” (+2,6%). A<br />
giugno, dunque, è proseguito il<br />
leggero recupero dell’export iniziato<br />
a marzo, grazie anche alla<br />
stabilizzazione del tasso di cambio<br />
dollaroeuro.<br />
Migliora di poco la consistenza del<br />
“portafoglio ordini” delle aziende,<br />
che presenta ancora nel complesso<br />
una situazione piuttosto tesa:<br />
un’azienda su tre (33% contro il<br />
37% del primo trimestre) naviga “a<br />
vista” con un periodo brevissimo<br />
di lavoro assicurato (meno di un<br />
mese) i il 53% ha ordini in carnet<br />
per un periodo tra uno e tre mesi<br />
(un pò meglio del 50% precedente)<br />
e solo l’11% (era il 10% a marzo)<br />
può permettersi di guardare avanti<br />
con più tranquillità, avendo ordini<br />
assicurati per più di tre mesi.<br />
E’ diminuita dal 40 al 37% la quota<br />
di aziende che segnala ritardi<br />
negli incassi, mentre è leggermente<br />
migliorata la situazione di liquidità<br />
delle imprese.<br />
Tra aprile e giugno i prezzi delle<br />
materie prime sono aumentati in<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
-10<br />
-20<br />
PRODUZ.<br />
EXPORT<br />
Produzione ed export<br />
1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004<br />
Abbigliamento<br />
Tessile<br />
Alimentare<br />
Concia<br />
Mobile<br />
Mat. plastiche<br />
Orafo<br />
Meccanico<br />
-10 -8<br />
-9,4<br />
Produzione<br />
1º trimestre 2004<br />
Saldi di opinione<br />
-6<br />
-4<br />
-4,9<br />
-5,3<br />
sei aziende su dieci, con un incremento<br />
medio del 13%. I prezzi dei<br />
prodotti finiti sono cresciuti invece<br />
nel 28% dei casi, con un aumento<br />
medio del 9%.<br />
Questi timidi segnali di ripresa<br />
non hanno avuto per ora ricadute<br />
positive sull’occupazione: il saldo<br />
occupazionale nel secondo trimestre<br />
è rimasto su valori negativi,<br />
gli addetti risultano calati di circa<br />
l’1%, così come nel trimestre precedente.<br />
-2,7<br />
-1<br />
-0,1<br />
-2 0 2<br />
3,6<br />
6,6<br />
4 6 8<br />
Vicenza - Popolazione, lavoro, imprese, commercio estero<br />
Popolazione residente e movimento migratorio<br />
1998 1999 2000 2001 * 2002 2003<br />
Saldo naturale 862 1.152 1.583 288 1.572 1.276<br />
Saldo migratorio 4.601 5.676 5.905 518 10.351 10.975<br />
- interno 1.768 1.644 1.504 2.910 1.142<br />
- esterno 2.833 4.032 4.401 5.188 9.648<br />
Popolazione finale al 31.12 780.527 787.355 794.843 795.123 807.046 819.297<br />
* i dati si riferiscono al periodo 22.10.2001 - 31.12.2001<br />
Fonte: ns. elab. su dati Instat. Popolazione residente per sesso, movimento anagrafico e famiglie<br />
Lavoro (medie; valori in migliaia)<br />
1998 1999 2000 2001 2002 2003<br />
Popolazione oltre i 15 anni 644 640 648 662 679 681<br />
Occupati 349 352 351 355 368 376<br />
- Agricoltura 12 11 12 10 11 12<br />
- <strong>Industria</strong> 181 181 178 180 181 193<br />
- Terziario 156 160 161 165 176 171<br />
Popolaz. in cerca di occupazione 12 10 8 8 10 10<br />
Tasso di attività 15-64 (%) 65,0 66,1 66,3 65,9 67,4 68,2<br />
Tasso di occupazione 15-64 (%) 62,7 64,0 64,6 64,1 65,4 66,1<br />
Tasso di disoccupazione 3,3 2,9 2,3 2,2 2,5 2,6<br />
Fonte: ns. elab. su dati Instat. Indagine trimestrale sulle forze di lavoro<br />
Imprese<br />
1998 1999 2000 2001 2002 2003<br />
Totale 73.083 73.593 74.173 74.684 75.461 75.537<br />
Totale escluse agricoltura e pesca 57.255 58.338 59.634 61.147 62.679 62.609<br />
Fonte: ns. elab. su dati Instat. Movimprese<br />
Commercio estero (valori in milioni di euro)<br />
1998 1999 2000 2001 2002 2003 **<br />
Esportazioni 8.868 9.526 10.979 11.912 11.787 9.266<br />
Importazioni 5.096 5.061 6.735 6.814 6.878 5.442<br />
Saldo normalizzato (E-I)/(E+I)*100 27,0 30,6 24,0 27,2 26,3 26,0<br />
Fonte: elab. Fondazione Nord Est su dati Istat. Cessioni/acquisti di merci nell’ambito dei paesi UE.<br />
Commercio speciale export/import extra Unione Europea. ** Dati provvisori<br />
Esportazioni vicentine<br />
Le esportazioni vicentine<br />
nei principali paesi 2002-2003<br />
(milioni di euro)<br />
2002 2003<br />
EUROPA 6.947,9 5.616,6<br />
Tot. Unione Europea 5.050,9 3.574,8<br />
Francia 1.014,8 738,6<br />
Germania 1.262,5 896,4<br />
UK 773,1 572,8<br />
Spagna 532,7 389,6<br />
AFRICA 331,7 291,3<br />
AMERICA 2.275,1 1.748,9<br />
Usa 1.730,1 1.286,8<br />
ASIA 1.494,4 1.475,2<br />
Cina 209,5 223,2<br />
Hong Kong 364,6 335,8<br />
Giappone 167,5 176,6<br />
OCEANIA 140,4 133,8<br />
TOTALE GENERALE 11.189,4 9.265,8<br />
Tassi e condizioni bancarie<br />
Osservatorio tassi al 31 agosto 2004<br />
Indagine relativa alla provincia<br />
di Vicenza su un campione di<br />
imprese con positivi indicatori<br />
economico-finanziari<br />
Conto corrente<br />
Tasso franco commissione 7,69 %<br />
max scoperto<br />
Spese per operazione 1,39<br />
Valuta per assegni 3,1 gg. Lav.<br />
fuori piazza<br />
Anticipi su fattura/contratti<br />
Tasso aperto 3,15 %<br />
Smobilizzo italia<br />
Tasso sbf 2,56 %<br />
Commissione incasso effetti 2,2 %<br />
cartaceo<br />
Commissione incasso effetti 1,9 %<br />
elettronico<br />
Valuta portafoglio cartaceo 4,6 gg. lav.<br />
Valuta portafoglio elettronico<br />
4,6 gg. lav.<br />
Operazioni con l’estero<br />
Tasso lire per anticipi export 2,54 %<br />
Spread a favore <strong>della</strong> banca 0,50 %<br />
su eurodivisa<br />
Crediti di firma<br />
Fidejussione italia 0,56 %<br />
Indicatori di riferimento<br />
Bce 2,0 %<br />
Prime rate ABI 7,125 %<br />
Euribor 3 mesi lettera 2,143 %<br />
Rendimento lordo 3,641 %<br />
titoli pubblici<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
58<br />
translation<br />
The finance challenge<br />
Businesses look<br />
for more “white-collars”<br />
and less “blue-collars”<br />
Vicenza’s companies seek more and<br />
more clerks, executives and directors<br />
and less and less workers. The trend<br />
to look for more expert and whitecollar<br />
employees and less unqualified<br />
and blue-collar workers has been<br />
underway for years, as confirmed by<br />
a 2004 survey done by the Industri<br />
alists’Association on the employment<br />
needs of Vicenza’s companies.<br />
Indeed, if we consider the<br />
development of the white-collar<br />
and blue-collar relationship over<br />
the last five years, as shown by<br />
the Assindustria’s survey, in 2000<br />
companies needed 82% of workers<br />
and 18% of clerks, executives and<br />
directors; in 2001 rates lowered to<br />
77% and to 23% respectively; in<br />
2002 to 76% and to 24%; in 2003<br />
to 68% and to 32% and in 2004 to<br />
64% and to 36%. Over five years, the<br />
“clerks, executives and directors” rate<br />
has doubled.<br />
The Assindustria’s survey, updated<br />
last June, is a reliable indicator on<br />
the changes occuring on Vicenza’s<br />
labour market, first of all from the<br />
point of view of numbers, since<br />
every year about 700 companies<br />
are interviewed. This is a significant<br />
sample, which is not “scientifically”<br />
determined but which includes<br />
everything - from small, medium-sized<br />
and even larger companies.<br />
“This year we have gathered 698<br />
interviews from our companies,<br />
which overall consist of 42,700<br />
employees - says Giorgio Xoccato,<br />
an entrepreneur deputy for<br />
industrial relations and labour at<br />
the Assindustria -. The total need of<br />
these 700 companies amounts to<br />
1.144 employees. Last year the same<br />
survey interviewed 693 companies<br />
and the need amounted to 1.638<br />
employees. This fall by nearly one<br />
third is, therefore, the clear sign of<br />
a significant drop of the employment<br />
need, owing to the difficult economic<br />
situation we have lived through in<br />
these years. And this is also the sign<br />
of a change of the organisation<br />
occuring within our companies”.<br />
The sector demanding the highest<br />
number of employees is the<br />
steelworking sector, which rises<br />
to 46% of the global demand<br />
(compared to 35% in 2003).<br />
It is interesting to see how the<br />
demand by companies for qualified<br />
staff has changed. For instance, in the<br />
mechanical sector, if until a few years<br />
ago one of the functions very much in<br />
demand was the welder, but now it is<br />
the assembler. The development can<br />
be explained as follows: “The fall in<br />
the demand for welders and a higher<br />
request for assemblers is the sign of<br />
a change in business, where industries<br />
are now turning into service industries<br />
- remarks Carlo Frighetto, director of<br />
the trade union department at the<br />
Assindustria and head of research -.<br />
This fact shows that nowadays<br />
mechanical industries assemble<br />
what others do. These others are not<br />
necessarily based abroad, but can<br />
also be located in one’s own country.<br />
Indeed, the work for third parties is<br />
very popular in our country. There’s<br />
rather a kind of growing specialisation<br />
in “who does what”, and this logic is<br />
the added value of our territory”.<br />
“This must be considered a positive<br />
trend - says Giorgio Xoccato -. Some<br />
say, as it has always been said, that<br />
the organisation of companies is<br />
changing; indeed, some companies<br />
increasingly prefer to concentrate<br />
one’s efforts on what can be done<br />
well and assign to third parties<br />
the making of those parts of the<br />
productive process that can be done<br />
outside the company itself”.<br />
The survey done by Assindustria<br />
also shows another trend, i.e. the<br />
classification of labour by sex. The<br />
demand for male employees is mostly<br />
steady, which goes from 86% to 83%,<br />
as it is affected by the high demand<br />
for technicians (40% on the total<br />
number of clerks, executives and<br />
directors) and for workers whose<br />
functions are chiefly considered as<br />
typically done by male employees.<br />
Therefore, men continue to be more<br />
in demand than women, but we<br />
must be careful not to draw hurried<br />
conclusions on the male chauvinism<br />
of our society: “What is actually very<br />
influencing is the general idea that<br />
some functions in the company must<br />
be traditionally carried out by men<br />
- says Xoccato -. When we think of a<br />
technician, we often think that he is<br />
a man and when we think of a clerk<br />
we think that she is a woman. These<br />
are commonplaces which hardly find<br />
confirmation in reality, because when<br />
an entrepreneur is in need of some<br />
function, he/she assigns the post by<br />
taking into account the actual skills<br />
shown by the applicant”.<br />
At last, a few brief considerations on<br />
foreign workers. The percentage of<br />
immigrant workers employed in the<br />
companies has slightly increased in<br />
the last years, going back to 2002<br />
figures: it’s 8.56% compared to 7.4%<br />
last year, but in 2002 the percentage<br />
was 8.3%. “It must be pointed out<br />
that - says Xoccato - that the figure<br />
has basically remained steady due to<br />
the high increase of foreign workers<br />
in the building sector, which was the<br />
least affected by the general drop in<br />
business. As far as other sectors are<br />
concerned, immigrants will, however,<br />
be more affected than other workers<br />
by the new organisational model<br />
which is currently underway, that is<br />
the growth of brain workers rather<br />
than hand workers. This must be<br />
taken into account by the authorities<br />
which set out the procedures for the<br />
admittance of foreign people into<br />
the country, as they should foster the<br />
quality rather than the quantity of<br />
immigrants”.<br />
Mums at work,<br />
with babies<br />
“Who can I leave my baby to after<br />
the maternity leave? Will I find<br />
reliable people? And how can I<br />
combine the desire to keep feeding<br />
my baby with the need to go back to<br />
work?” are just some of the worries<br />
which any working mother has.<br />
They are issues which any mother<br />
must face after having been given the<br />
greatest blessing from life. And it may<br />
happen that these issues become<br />
worse when there are few nurseries<br />
available, when the time needed to<br />
move from one part of the town to<br />
the other is little and, last but not<br />
least, when there are economic<br />
problems, because nurseries or<br />
babysitters are a burden on the<br />
family’s budget.<br />
The Government has tried to<br />
solve these issues by setting<br />
up nurseries within business<br />
3/2004<br />
companies. Two of the leading<br />
industrial groups in the north of<br />
Vicenza have immediately taken<br />
these opportunities given by the<br />
Government. They say they are still<br />
satisfied with this choice and they<br />
talk about that with rightful pride.<br />
“Our company is deep-rooted in<br />
the territory - says Ambrogio Dalla<br />
Rovere, chairman of the holding Sinv<br />
Spa, parent company of Sportswear<br />
International, based in Carrè, and of<br />
the newly-established Neores based<br />
in Schio -. And this is thanks to our<br />
employees who have helped the<br />
company reach its current standing.<br />
After a long period of low birth<br />
rates, which has led to the aging of<br />
population, we can see now that birth<br />
rates are rising again. Our nursery<br />
is just a small reward we could give<br />
to our working mothers. It is not an<br />
expense but an investment to us”.<br />
There are 420 employees at the<br />
holding, 70 percent of whom<br />
are women.<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
60<br />
translation<br />
Eighteen births were recorded in<br />
2003, a total number of twenty<br />
births have taken place and are<br />
expected in 2004. The nursery has<br />
been set up within the headquarters<br />
of Neores company. The aim is to<br />
cover 25 places made available<br />
only to the company’s employees in<br />
three years’ time. One third of the<br />
operating costs are met by families<br />
and the remaining two thirds by the<br />
company. The nursery is based on<br />
a 125 sq m area within part of a<br />
building next to the inner courtyard,<br />
which overlooks the hall leading to<br />
the nursery. The nursery itself is set<br />
up on a 125 sq m area, with glass<br />
windows providing a lot of sunlight,<br />
and is divided into several areas<br />
detached one from the other by<br />
one-metre-high wooden partitions.<br />
Several activities take place in<br />
each area such as playing, learning,<br />
relaxing with separate areas for<br />
the two age groups - nurslings and<br />
weanlings.<br />
Other companies based in Schio such<br />
as Man Turbo, Va Tech Escher<br />
Wyss and Voith<br />
Paper,<br />
which are located on the area of<br />
former De Pretto-Escher Wyss<br />
foundry, also have their own nurseries.<br />
“This is a project we wanted in<br />
order to meet specific needs from<br />
our employees - says Maurizio Pini,<br />
manager of human resources and<br />
external relations -. The idea of<br />
having a nursery within the company<br />
had always been a dream, which<br />
we wanted to make it come true in<br />
order to improve our relations with<br />
employees as well as the company’s<br />
image”.<br />
Indeed, we hear that some mothers<br />
have already stated quite tranquilly<br />
that they do not need to stay at<br />
home over the optional maternity<br />
leave period, so they are already<br />
thinking of coming back to work<br />
because they can feed their babies<br />
within the company.<br />
According to Maurizio Pini, this<br />
initiative is not isolated but the<br />
obvious consequence of other projects<br />
carried out in the company such as<br />
the canteen, which was set up for the<br />
employees but is also available to the<br />
people living and working outside the<br />
company. The nursery is also open<br />
to everyone, but obviously first to<br />
the employees of Man Turbo,<br />
Va Tech Escher Wyss and Voith<br />
Paper.<br />
“We believe that we have done<br />
the right thing - says Pini -. Figures<br />
speak by themselves: there are<br />
currently 13 children at the nursery,<br />
that is to say we have already<br />
reached the highest limit allowed.<br />
However, we have been told that<br />
there are many more families waiting<br />
for a place for their children. It may<br />
be likely that in the short run we can<br />
decide to enlarge the building since<br />
we have already the room needed to<br />
make the nursery larger”.<br />
The recall of Schio<br />
Schio, the third town of Vicenza<br />
province, at the foot of Mount<br />
Pasubio, has lived in these past few<br />
months through a key turning point:<br />
after seventeen years, the town has<br />
a new mayor. From Giuseppe Berlato<br />
Sella to Luigi Dalla Via: this change<br />
at the top of the town council has<br />
symbolically ended up a political<br />
age. In this context, we can consider<br />
what happened in Schio in the past<br />
twenty years and also have a look<br />
at what may happen at least in the<br />
next five years. This is an opportunity<br />
for examining the past and thinking<br />
about the future of Schio.<br />
“These twenty years were a time of<br />
great changes for the town - says<br />
Dalla Via, the newly-elected mayor -.<br />
These changes are more visible to<br />
people who occasionally come to<br />
Schio. Our town significantly changed<br />
not only in its most visible aspects<br />
such as roads, parking areas, public<br />
and private restored buildings, but<br />
also in the way of living. Indeed, there<br />
was a remarkable change of its social<br />
texture, which continues to include<br />
busy associations and voluntary<br />
workers who are strongly committed<br />
to anything, from social to sport, from<br />
cultural to leisure activities. Going<br />
back in time, in the 1970s our town<br />
was not so flourishing.”<br />
Those who do not live in Schio or<br />
do not know anything of what has<br />
happend over the past twenty years<br />
may rightfully wonder: why? What<br />
happened? What triggered off all this?<br />
“It was not a trigger but a<br />
breakthrough - says Dalla Via -. The<br />
underlying theme was the continuity<br />
of a certain administrative method.<br />
It was possible to take our time<br />
in planning a series of important<br />
changes for the town, as we had time<br />
available to do that. The town council<br />
did their job and of course Schio’s<br />
citizens benefited from this process.<br />
It was a time of general excitement,<br />
with many leading protagonists”.<br />
“Our specialty is that industries here<br />
have deeper and older roots - says<br />
Dario Tomasi, deputy mayor and<br />
chairman of the town planning and of<br />
the economic development -. A whole<br />
series of productions and of leading<br />
industries have<br />
a very long<br />
history”.<br />
Over the<br />
last twenty<br />
years, the<br />
c hange<br />
here was great,<br />
especially for industries. The industrial<br />
site is nearly forty years old and the<br />
first industrial settlement consisted<br />
of two Lanerossi factories. They were<br />
located on a 60,000 sq m area and<br />
employed thousands of people at that<br />
time. Apart from Lanerossi, however,<br />
there was very little. Local industries<br />
generally made one single product.<br />
Nowadays, the industrial site consists<br />
of nearly 500 productive activities.<br />
“Our industrial estate is a wellequipped,<br />
flexible area and now,<br />
following the latest changes, has<br />
also been provided by a good road<br />
system - says Massimo Zampieri, an<br />
entrepreneur of Schio, vice-president<br />
of the Schio district at the Industr<br />
ialists’Association -. The availability<br />
of such a large area and with these<br />
features has promoted the setup of<br />
a busy network of subsuppliers, who<br />
provide within a very limited area a<br />
series of work and experts needed<br />
to integrate inner working processes.<br />
For instance in my company, within<br />
4 square kilometres, we can make<br />
complex machine tools we sell in<br />
eighteen different countries”.<br />
This change occurred without any<br />
significant shock, thanks to many<br />
workers who became craftsmen, set<br />
up a small factory and then took up<br />
many initiatives, thus<br />
employing the workforce coming<br />
out of textile industries.<br />
“This is a structured area and has a<br />
long history and industrial tradition,<br />
know how and technology - says<br />
Roberto Salviato, managing director<br />
of Sella chemical-pharmaceutical<br />
laboratories -. The background of<br />
entrepreneurial culture, of work<br />
and of “know how” in Schio and all<br />
around the North of Vicenza is firm,<br />
so I believe that, even though we<br />
must consider the difficulties we have<br />
continued to cope with for years, we<br />
can be optimistic about the future”.<br />
In the next few years, therefore,<br />
priorities will include training,<br />
innovation and an increase of services<br />
required by our society. In brief, the<br />
future will not focus on quantities<br />
but on quality, that is less expansion,<br />
greater quality of services, within a<br />
larger territorial context rather than<br />
in one single town.<br />
Deputy-mayor Tomasi says: “We<br />
must get down to work on key issues<br />
such as reproducing entrepreneurial<br />
skills on which the future of our<br />
productive texture depends. We must<br />
promote innovation and training as<br />
well as foster the changing of times<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
62<br />
translation<br />
within our industrial tradition. Once<br />
wool was in demand and everyone<br />
made woollen products and then it<br />
was overcome by the mechanical<br />
industry. If the current demand is<br />
for ingenuity, we must work on the<br />
production of ingenuity. It is also<br />
important to be competitive as far as<br />
the environment is concerned. This is<br />
why we consider the environmental<br />
certifications of the territory to be<br />
of prime importance. We often talk<br />
about sustainable development but<br />
we focus more on sustainability and<br />
less on development. We must work<br />
more on this issue to strengthen the<br />
competitiveness of our territory”.<br />
And now back to the key point:<br />
keeping the system on an even<br />
keel in order not to impair the<br />
quality of life.<br />
Roberto Salviato says: “In America,<br />
many managers when they are given<br />
a choice on a series of jobs available,<br />
they choose those companies which<br />
are situated in areas equipped<br />
with an efficient hospital or a good<br />
university, because they want to offer<br />
their children the best opportunities<br />
for their education and they also want<br />
to ensure their families the best<br />
health assistance”.<br />
Now the challenge of<br />
competitiveness, either from<br />
the productive sector or<br />
from the whole community<br />
and its territory, is faced by<br />
everyone on complex scenarios<br />
rather than on single units. This<br />
is not mere theory: if over the<br />
past fifteen-twenty years Schio has<br />
proved to be an attractive instance<br />
of realism for Vicenza province,<br />
that is because there were some<br />
underlying principles to follow. Now<br />
we will see whether the principles<br />
of quality and integration will make<br />
Schio an outstanding model to be<br />
taken into account again over the<br />
next twenty years.<br />
A story of Vicenza’s<br />
entrepreneurs<br />
The story of Stefanplast is a typical<br />
story of businessmen from Vicenza<br />
who bravely faced a lot of risks at<br />
the start of their business, managed<br />
to carry on business through choices<br />
made at the proper time and,<br />
eventually, developed business, thanks<br />
to these choices and investments<br />
which proved to be successful.<br />
Based in Villaganzerla di Castegnero,<br />
the company has currently 130<br />
employees and is a benchmark in<br />
the south of Vicenza province for<br />
its productive size, as well as for its<br />
50 thousand square metre area on<br />
which the whole complex is located,<br />
half of which is covered.<br />
“The early forty years were a time<br />
of great success, as shown by current<br />
figures, initially scored by Antonio<br />
Stefani, and then by his three children<br />
named Walter, Ornella and Paola, who<br />
have continued and strengthened<br />
their father’s business commitment.<br />
The story of Antonio Stefani is indeed<br />
the prototype design of the Veneto at<br />
work after the second world war, a<br />
time when people were forced to<br />
find elsewhere better opportunities<br />
to build up a dignified life. Antonio<br />
Stefani himself emigrated to<br />
Switzerland, but he was also deeply<br />
aware of what was to be the final<br />
reward of this hardship made to<br />
accomplish better future prospects.<br />
The return to his motherland clearly<br />
embodies this strong will. Indeed, he<br />
set up together with his brothers<br />
a small forge named FIM, where<br />
they worked iron materials for the<br />
manufacture of iron packages for<br />
bottles.<br />
After a few years, with fifty employees,<br />
who in the meantime had joined<br />
FIM(which still carries on its business),<br />
Walter established Stefanplast in<br />
1964 for the production of<br />
the above-mentioned bottle<br />
packages but now using<br />
plastic material instead.<br />
Stefanplast has grown steadily<br />
over the years and, indeed, even<br />
in the last few years, between<br />
1998 and 2003, the turnover<br />
has significantly jumped to 56%,<br />
thus reaching the current figures<br />
amounting to an annual turnover<br />
of approx. € 25 million, half of<br />
which from exports. This is another<br />
distinctive feature of the Castegnerobased<br />
company, that is not only<br />
being on the export market but also<br />
continuously increasing one’s standing.<br />
The story of Stefanplast is, therefore,<br />
strictly linked to the features typically<br />
shown by Vicenza’s entrepreneurs,<br />
ranging from the emigration years<br />
to the years of development and<br />
success also and, above all, on<br />
international markets.<br />
Today Walter Stefani who, along<br />
with his sisters, has come into his<br />
father’s inheritance and helped to<br />
further enlarge the company and<br />
expand its contacts on international<br />
markets as well, says that the choice<br />
of changing the product line to meet<br />
the market demand was a winning<br />
strategy. The start of the company’s<br />
business marked by the innovative<br />
plastic bottle packages, which initially<br />
boosted the firm, has not prevented<br />
Stefanplast over the years from<br />
diversifying its products, ranging from<br />
bottle packages to household items,<br />
from household items to garden<br />
equipment and lately to pet items.<br />
Good family’s wines<br />
San Matteo wine-growers of Creazzo<br />
are the first company in their own<br />
field throughout Europe to have<br />
achieved the certification of social<br />
accountability. This kind of document,<br />
whose acronym is SA8000, certifies<br />
the integrity and<br />
the quality of the<br />
work done by<br />
the company in<br />
the field of social<br />
accountability.<br />
SA8000 is an<br />
international<br />
standard certifying<br />
the compliance<br />
with the labour’s<br />
rights as set out in<br />
the conventions of the International<br />
Labour Organisation, in the<br />
Declaration of Human Rights, in<br />
the UN conventions on children’s<br />
rights and on the UN convention on<br />
the removal of any discrimination<br />
against women.<br />
“The choice of committing ourselves<br />
to achieving the certification of social<br />
accountability - says Matteo Cielo,<br />
the company’s technical manager -<br />
derives from our will to prove to both<br />
customers and suppliers the attitude<br />
which the company has always had<br />
towards work ethics and the respect<br />
for the rights of its collaborators. It is<br />
our common practice that a customer<br />
paying a visit to the company is given<br />
the chance of not only assessing<br />
the fineness of the product and the<br />
accuracy of the productive process<br />
but also of evaluating that the above<br />
has been done showing respect for<br />
people and the environment”.<br />
The Cielo family, who owns San<br />
Matteo, has a long wine tradition.<br />
Wine was first made and sold in<br />
1895 by Matteo Cielo, grandfather<br />
of Bruno Cielo, the current head of<br />
the company, who wanted to<br />
set up, along with his farming and<br />
silkworm breeding, a firm selling<br />
wines. After the second World War,<br />
Aurelio, the founder’s son, left his<br />
brothers and moved the company<br />
to Creazzo. In the 1960s Bruno<br />
Cielo, Aurelio’s son, made significant<br />
changes and in the 1970s two farms<br />
based in Creazzo and in Altavilla<br />
were acquired. Today, as well as Bruno<br />
Cielo, the company’s director, the<br />
winery is run by the family’s fourth<br />
generation, consisting of Bruno’s<br />
children, i.e. Luciano, who’s managing<br />
director, Matteo, who’s technical<br />
director, Cristiano and Alessia who are<br />
shareholders but doing different jobs.<br />
The range of products includes a line<br />
named “Villa degli Olmi”, consisting<br />
of sparkling wines such as Prosecco,<br />
Chardonnay, Pinot Nero Rosato, and<br />
D.O.C. wines of the Berici hills such<br />
as Cabernet, Merlot, Pinot Bianco,<br />
Sauvignon, Chardonnay, as well as<br />
traditional wines from typical areas of<br />
the north-east of Italy sold under the<br />
San Matteo trademark. The newlyintroduced<br />
line named Tenuta Altavilla<br />
is only sold on the Internet.<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA