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Industria Vicentina 3-2004.pdf - Associazione Industriali della ...

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INDUSTRIA VICENTINA<br />

2004-3<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA<br />

SETTEMBRE-OTTOBRE 2004 – sped. in abb. post. - trimestrale - 70% - P.T. Vicenza Ferrovia - tassa riscossa - taxe perçue - Italia<br />

3/2004<br />

La sfida<br />

del credito<br />

Imprese e banche, mondo <strong>della</strong> produzione e<br />

mondo <strong>della</strong> fi nanza: un rapporto non sempre<br />

facile, che può crescere anche cogliendo le<br />

occasioni di collaborazione che arrivano da temi<br />

come il rating e Basilea2.<br />

Caccia alla “mente d’opera”<br />

Il lavoro che cambia: le aziende<br />

vicentine cercano sempre più<br />

personale specializzato<br />

Passaggio a sud<br />

L’autostrada Valdastico punta a sud,<br />

ecco il progetto<br />

Il richiamo di Schio<br />

Bilancio di un ventennio che ha<br />

impresso un cambio di velocità alla<br />

città di Alessandro Rossi<br />

English abstract inside


S<br />

e n’è andato un grande amico. E,<br />

per chi ci ha lavorato insieme in<br />

questi anni, un grande collega. Se<br />

n’è andato Stefano Pernigotti. Aveva<br />

46 anni, ma la malattia non ha guardato<br />

l’anagrafe, e lo ha portato via. Lui non ha<br />

mai mollato: con forza, tanta voglia di farcela<br />

e lucida serenità ha dato il massimo per<br />

superare la prova, così come ha sempre fatto<br />

nel suo lavoro.<br />

Come responsabile delle relazioni esterne dell’<strong>Associazione</strong><br />

<strong>Industria</strong>li ha avuto intuizioni<br />

che hanno messo in moto progetti importanti,<br />

capaci di aprire strade nuove e di guardare<br />

sempre un po’ più avanti. Come direttore di<br />

questa rivista, ha indicato la linea e supervisionato<br />

i risultati, lasciando per il resto carta<br />

bianca a chi scrive. Ecco, Stefano è stato il<br />

collega ideale.<br />

Fissava gli obiettivi<br />

senza imporli,<br />

discutendoli,<br />

chiedendo pareri e<br />

consigli, lasciando<br />

ai collaboratori<br />

tutti i margini di<br />

manovra necessari<br />

e ampia autonomia.<br />

Si fidava<br />

sempre, insomma,<br />

e lo faceva capire.<br />

Non è poco.<br />

Quando se ne va<br />

un amico che hai<br />

avuto vicino per<br />

tanto tempo e con<br />

il quale hai lavorato<br />

molto e bene,<br />

si dice che resta un<br />

vuoto difficile da<br />

colmare. Lo si dice<br />

Corsivo<br />

di Stefano Tomasoni<br />

Addio<br />

ad un grande amico<br />

La scomparsa di Stefano<br />

Pernigotti, responsabile<br />

delle relazioni esterne<br />

dell’<strong>Associazione</strong><br />

<strong>Industria</strong>li e direttore di<br />

“<strong>Industria</strong> <strong>Vicentina</strong>”,<br />

un professionista di<br />

grande valore che ha<br />

avuto intuizioni capaci<br />

di mettere in moto<br />

progetti importanti, di<br />

aprire strade nuove e di<br />

guardare sempre un po’<br />

più avanti.<br />

sempre perché è vero: il vuoto è nell’assenza<br />

fisica, pesante e terribilmente reale. Ma accanto<br />

al vuoto dell’assenza – lo notava di recente<br />

la giornalista Marina Terragni - una persona<br />

che se ne va avendo dato tanto di sé agli altri,<br />

avendo messo a frutto i propri talenti e speso<br />

bene la propria esistenza rendendola ricca di<br />

affetti, amicizie, relazioni, lascia soprattutto<br />

un pieno. Ed è un pieno fatto di ricordi da<br />

tenere cari, di esempi da seguire, di forza ed<br />

entusiasmo trasmessi a piene mani. Stefano ha<br />

lasciato un pieno in tutti coloro che lo hanno<br />

conosciuto. Ci manca e continuerà a mancarci,<br />

non c’è dubbio. Ma ha lasciato così tanto di<br />

sé, che basterà per sentirlo vicino sempre. ■<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA<br />

1


Direttore responsabile<br />

Stefano Tomasoni<br />

Hanno collaborato<br />

Giulio Ardinghi,<br />

Fiorenza Conti,<br />

Maria Luisa Duso,<br />

Claudio Pasqualetto,<br />

Paolo Possamai<br />

Progetto grafico<br />

Patrizia Peruffo<br />

Stampa<br />

Tipografia Rumor S.p.A., Vicenza<br />

Pubblicità<br />

Oepi, Verona<br />

Editore<br />

Istituto Promozionale<br />

per l’<strong>Industria</strong> srl<br />

Piazza Castello, 3 - Vicenza<br />

Anno ventitreesimo Numero 3.<br />

Settembre-Ottobre 2004<br />

Una copia € 4,00<br />

Registrazione Tribunale di Vicenza<br />

n. 431 del 23.2.1982<br />

Questo numero è stato stampato<br />

in 4.000 copie.<br />

È vietata la riproduzione anche parziale<br />

di articoli e illustrazioni senza<br />

autorizzazione e senza citare la fonte.<br />

FOTOGRAFIE<br />

Archivio <strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li 10,<br />

11, 48, 49, 52, 53; Archivio Autostrada<br />

Brescia-Padova 26, 28 (cartina),<br />

29, 31; Archivio Banca Popolare di<br />

Vicenza 9; Archivio Foc Ciscato 14;<br />

Archivio Il Giornale di Vicenza 28<br />

in alto; Archivio Laverda 46 in alto;<br />

Archivio Man Turbo-Va Tech Escher<br />

Wyss-Voith Paper 18, 19, 20 in alto<br />

a destra; Archivio Rigoni di Asiago<br />

46 in basso; Archivio San Matteo<br />

42, 43; Archivio Socotherm Group<br />

47 in basso; Archivio Sportswear<br />

International 18/19, 20 in alto a<br />

sinistra; Archivio Stefanplast 44, 45;<br />

Archivio Taplast 47 in alto; Archivio<br />

Unicredit Banca d’Impresa 7; Gianni<br />

Formilan 33, 34, 35, 36, 37, 39, 40;<br />

Volume “Cinquant’anni di vita <strong>della</strong><br />

comunità di Alte Ceccato” 50, 51;<br />

ZEFA 5, 6, 8, 12, 22, 23, 24.<br />

Copertina: ZEFA, Archivio Foc<br />

Ciscato, Gianni Formilan.<br />

Sommario<br />

corsivo<br />

1. Addio ad un grande amico<br />

focus<br />

5. La sfida del credito di Claudio Pasqualetto<br />

l’inchiesta<br />

14. Caccia alla “mente d’opera” di Stefano Tomasoni<br />

argomenti<br />

18. Vado al lavoro e mi porto il bimbo di Maria Luisa Duso<br />

22. Saper fare e far sapere di Fiorenza Conti<br />

strada facendo<br />

26. Passaggio a sud di Paolo Possamai<br />

dentro la provincia<br />

32. Il richiamo di Schio di Stefano Tomasoni<br />

imprese<br />

42. Vini di buona famiglia di Stefano Tomasoni<br />

44. Una storia vicentina di Giulio Ardinghi<br />

46. Impresaflash<br />

cultura<br />

48. La via <strong>della</strong> seta<br />

50. La fabbrica, la chiesa e le case di Stefano Tomasoni<br />

associazione<br />

52 Assoflash<br />

osservatorio<br />

56. Dati e statistiche sull’economia vicentina<br />

translation<br />

58 Una selezione di articoli tratti dalla rivista e tradotti in inglese<br />

3/2004<br />

industria vicentina pubblicazione promossa dal Comitato provinciale<br />

per la piccola industria dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li <strong>della</strong> provincia di Vicenza


Imprese e banche, mondo<br />

<strong>della</strong> produzione e mondo<br />

del credito: un rapporto non<br />

sempre facile, a volte distante<br />

che può crescere anche<br />

cogliendo le occasioni di<br />

collaborazione che arrivano<br />

da temi importanti come la<br />

capitalizzazione, il rating e<br />

Basilea 2.<br />

La sfida<br />

del credito<br />

A ltro<br />

che sistema. A prevalere<br />

sembrano essere ancora i timori,<br />

le diffidenze. Sarebbe certamente<br />

improprio dire che banche<br />

ed imprese oggi si guardano in cagnesco,<br />

di sicuro si stanno studiando, valutando.<br />

Entrambe sanno che stanno vivendo un momento<br />

chiave, che è fondamentale cambiare<br />

per vincere, che bisogna trovare la strategia<br />

giusta, che servono coraggio ma anche saggezza.<br />

Entrambe temono di fare il passo sbagliato,<br />

di essere penalizzate, che si rompa il<br />

filo di collegamento.<br />

Tanto, tanto tempo fa nei paesi di questo Veneto<br />

fondamentalmente tradizionalista c’erano<br />

quattro autorità riconosciute: il sindaco, il<br />

parroco, il maresciallo dei carabinieri ed il direttore<br />

di banca. Allora, però, la banca era un<br />

fatto di casa, stava sul territorio perché apparteneva<br />

al territorio.<br />

Poi è venuta l’epoca delle fusioni, delle acquisizioni<br />

bancarie e nel Veneto non può essere<br />

certo ricordata come un momento felice. È vero<br />

che c’era la necessità di dare agli istituti di<br />

credito una massa critica sufficiente a renderli<br />

competitivi almeno sul piano nazionale se non<br />

su quello europeo, ma è altrettanto vero che<br />

questi processi non sono stati controllati dal<br />

territorio e dai suoi abitanti e si sono conclusi<br />

talvolta come operazioni di pura speculazione.<br />

Questo passaggio ha praticamente cancellato<br />

la quarta autorità dell’elenco: il direttore di<br />

banca non ha più questo ruolo, è un esecutore<br />

di disposizioni che arrivano da lontano, non<br />

ha margine per far valere le sue conoscenze<br />

che sono fondate e reali. La reazione non è<br />

mancata: si è verificato un pronto riallineamento<br />

<strong>della</strong> clientela su banche ritenute più<br />

vicine al proprio essere e le banche più piccole,<br />

quelle locali o regionali, hanno avuto un ri-<br />

focus 5<br />

di Claudio Pasqualetto<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


6<br />

focus<br />

“ Basilea 2 non è un traguardo traumatico, anzi:<br />

è una svolta positiva e un’accelerazione nel processo di crescita delle aziende”<br />

lancio inatteso, ma che hanno saputo sfruttare<br />

con grande accortezza.<br />

Oggi la situazione si è in qualche modo normalizzata<br />

con i grandi gruppi che, talvolta con<br />

un percorso tormentato, sono tornati a valorizzare<br />

la presenza d’area e gli istituti mediopiccoli<br />

che hanno comunque fatto tesoro dell’esperienza<br />

e sono cresciuti in clienti e servizi.<br />

Sull’altro fronte, quello delle imprese, le acque<br />

sono solo apparentemente meno agitate.<br />

Ci sono stati a livello nazionale scandali imprevedibili,<br />

come il caso Parmalat, che hanno<br />

lasciato il segno, ma soprattutto vi sono stati<br />

eventi e situazioni che stanno mettendo a nudo<br />

un sistema fragile. Non che non si sapesse<br />

che le imprese del ‘mitico’ Nordest erano abbondantemente<br />

sottocapitalizzate, che c’era<br />

una ‘pratica’ debolissima con gli strumenti<br />

del credito tanto che chi doveva richiederlo<br />

solitamente andava sul classicissimo prestito<br />

a breve, creando situazioni pesanti oltre che<br />

talvolta imbarazzanti.<br />

A dare il colpo finale è arrivato lo spauracchio<br />

di Basilea 2. È uno spauracchio che qualcuno<br />

ritiene temuto fin troppo, ma c’è anche una<br />

corrente di pensiero che vede una larga quota<br />

di aziende ancora indifferente a quanto accadrà<br />

fra poco più di un anno, nel 2006, con<br />

l’applicazione appunto <strong>della</strong> nuova normativa.<br />

Gettano acqua sul fuoco le banche, indistin-<br />

tamente, quando sostengono di avere fatto<br />

una prima proiezione dei rating possibili e<br />

di avere trovato la stragrande maggioranza<br />

delle imprese già tranquillamente in regola.<br />

Non solo. Anticipano che questa formula più<br />

garantista per tutti in realtà finirà per aprire<br />

nuovi spazi e ci sarà più denaro a disposizione<br />

per il credito e probabilmente anche a tassi più<br />

competitivi.<br />

Quel che è certo, al di la delle posizioni ufficiali,<br />

è che le banche hanno l’assoluta necessità<br />

di individuare una linea d’azione mediana<br />

che da un lato sia rispettosa di Basilea 2, ma<br />

dall’altro non crei troppe difficoltà nei rapporti<br />

con la loro clientela d’impresa, mentre<br />

le aziende devono abbattere una serie di tabù<br />

storici, a cominciare dalla trasparenza di conti<br />

e piani industriali.<br />

“Non è assolutamente nulla di drammatico,<br />

anzi è una svolta positiva – commenta Susanna<br />

Magnabosco, consigliere delegato per<br />

l’area finanza dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li –. È<br />

una accelerazione di quel percorso di crescita<br />

culturale che le nostre aziende hanno tutte<br />

intrapreso. L’importante è che questo percorso<br />

proceda lineare, non abbia strappi né provochi<br />

traumi. Bisogna ragionare e discutere piuttosto<br />

che farsi condizionare da timori e perplessità.<br />

Prendiamo la storia del credit crunch: si è fatto<br />

parecchio allarmismo ma alla fine non è emer-<br />

Parola alla banca: “Uno sforzo<br />

da fare insieme all’impresa”<br />

U<br />

n pieno di iniziative, una politica aggressiva sul<br />

territorio: Mario Aramini è il direttore generale di<br />

Unicredit Banca d’impresa.<br />

– Dottor Aramini, come è cambiato negli<br />

ultimi tempi il rapporto con le aziende, si è professionalizzato<br />

o no?<br />

“È indubbio che il rapporto fra banche e imprese si sta profondamente<br />

trasformando, sta evolvendo verso un modello<br />

più qualificato. Le pressioni verso il cambiamento, tuttavia,<br />

sembrano provenire più dal lato delle banche, spinte anche<br />

dal fenomeno delle concentrazioni e dall’approssimarsi di<br />

Basilea 2, piuttosto che da quello delle imprese, comprensibilmente<br />

concentrate ad affrontare le difficoltà di una lunga<br />

congiuntura sfavorevole.<br />

Il tradizionale modello di relazione fra banca e impresa,<br />

caratterizzato da un sistema di relazioni poco formalizzate,<br />

basate più sull’interazione quotidiana che non sull’analisi di<br />

indicatori finanziari e patrimoniali, alla lunga si è trasformato<br />

in un vero e proprio vincolo finanziario allo sviluppo<br />

delle imprese. Pur avendo favorito in passato la crescita<br />

delle economie locali, quel modello ci ha lasciato un’eredità<br />

formata da un diffuso ricorso al multiaffidamento, da un<br />

eccesso di credito a breve, da un’enfasi sulle garanzie, da<br />

un difetto di capitale di rischio nelle imprese. In un’economia<br />

che ha bisogno di un nuovo ciclo di selezione e aggregazione<br />

fra imprese, occorre dunque una forte trasformazione del<br />

rapporto tra banche e aziende”.<br />

– Molte imprese e associazioni hanno accusato le<br />

banche di avere stretto i cordoni <strong>della</strong> borsa, di avere<br />

chiesto rientri dei crediti anticipati, di voler mettersi<br />

al sicuro ai danni delle aziende. Le banche hanno<br />

sempre respinto questa ipotesi. C’è qualche numero<br />

che sostenga questa diversità di posizioni?<br />

“Francamente, non ci pare che l’accusa di aver stretto i cordoni<br />

<strong>della</strong> borsa possa esserci attribuita, e mi sembra che i numeri<br />

parlino chiaro: da quando siamo nati, nel gennaio del 2003,<br />

l’inserimento di UniCredit Banca d’Impresa sulle società non<br />

finanziarie medio-piccole è cresciuto dall’11% al 12,3 percento.<br />

Non abbiamo avuto flessioni neppure nelle aree storiche come<br />

il Veneto. Questo vuol dire che non solo abbiamo continuato a<br />

finanziare la nostra clientela, ma abbiamo addirittura aumen-<br />

la finestra 7<br />

tato la nostra disponibilità<br />

a erogare finanziamenti.<br />

Questi comportamenti<br />

sono proseguiti anche nel<br />

primo semestre 2004<br />

tanto che, complessivamente,<br />

siamo passati dai<br />

39.500 milioni di impieghi<br />

lasciatici in eredità dalle<br />

sette ex banche federate<br />

del gruppo agli attuali<br />

47.500 milioni. La crescita<br />

è costante: da giugno<br />

dell’anno scorso i nostri<br />

crediti sono aumentati del 10,4 percento. Senza cedere di un<br />

passo sulla qualità del nostro portafoglio crediti”.<br />

– Con i Confidi è stato avviato un dialogo su basi<br />

nuove e più solide, UniCredit Banca d’Impresa ha<br />

fatto da apripista per una soluzione innovativa, la<br />

cosiddetta cartolarizzazione. Qual è il futuro che si<br />

prospetta su questo fronte?<br />

“La struttura delle operazioni attivate ha visto la concessione,<br />

da parte di Ubi, di finanziamenti a medio termine e circa<br />

duemila Pmi associate ai Consorzi partner. Non ci fermeremo<br />

qui. Abbiamo pensato di proporre dei finanziamenti a mediolungo<br />

termine per importi tali da riequilibrare la struttura<br />

patrimoniale delle imprese clienti, anche fino a raddoppiare<br />

il livello degli affidamenti globalmente concessi. Tale erogazione<br />

viene perfezionata a condizione che l’impresa aumenti il<br />

capitale per un importo minimo che consenta di far migliorare<br />

il proprio rating, sottoscriva dei covenants reddituali e patrimoniali<br />

da verificare periodicamente ed effettui un adeguato<br />

check-up gestionale”.<br />

– Altra accusa mossa agli istituti di credito è quella di<br />

non aprirsi ad operazioni su capitale di rischio.<br />

“Dobbiamo avviarci verso rapporti più simili a quelli prevalenti<br />

in quasi tutti gli altri paesi avanzati, con banche più selettive,<br />

forse, ma più consapevoli e disponibili ad associare credito a<br />

rischi, e anche con imprese più trasparenti e capitalizzate e<br />

imprenditori più liberi di diversificare i propri rischi. Per questo,<br />

serve uno sforzo congiunto fra imprese e banche”. (c. pas.)<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


8<br />

focus<br />

“La finanza comporta<br />

trasparenza, linearità di<br />

comportamenti e una visione<br />

di lungo periodo dei problemi,<br />

con una progettualità ad<br />

ampio respiro”.<br />

sa alcuna stretta creditizia<br />

particolare se<br />

non una naturale selezione<br />

basata sempre<br />

sulla affidabilità delle<br />

aziende. La soluzione<br />

di tutto, in sostanza,<br />

sta nel dialogo, nel<br />

cercare il punto di<br />

interesse comune e<br />

proprio per questo all’interno<br />

di Assindustria stiamo lavorando assiduamente<br />

con un gruppo di lavoro costituito<br />

da associati che siedono nei Cda delle varie<br />

banche che operano sul territorio. L’obiettivo<br />

è capire come andare a gestire al meglio quel<br />

processo di crescita dimensionale che, passando<br />

eventualmente anche attraverso fusioni ed<br />

acquisizioni, è fondamentale per mantenere la<br />

competitività delle nostre imprese”.<br />

“I problemi da affrontare non sono pochi<br />

– conclude Magnabosco – ma non sono<br />

nemmeno impossibili perché gli imprenditori<br />

ormai hanno una visione obiettiva <strong>della</strong> loro<br />

situazione e conoscono bene i punti di debolezza,<br />

almeno quanto i punti di forza. La<br />

finanza è uno di questi elementi di fragilità<br />

perché comporta trasparenza, linearità di comportamenti,<br />

una visione di più lungo periodo<br />

dei problemi con una progettualità ad ampio<br />

respiro, e non limitata al quotidiano, e tutto<br />

questo ovviamente non può essere gestito che<br />

con una supporto finanziario più articolato, in<br />

cui il medio e lungo termine tolgano l’assillo<br />

dell’immediato. Il rating chiesto da Basilea 2<br />

in fondo facilita questo percorso perché impone<br />

di guardare ad una serie storica di risultati<br />

ma soprattutto chiede<br />

chiarezza”.<br />

Il problema è come<br />

gestire questo passaggio,<br />

come non farsi<br />

trovare impreparati<br />

ed indifesi. Il timore<br />

reale, soprattutto per<br />

le imprese più piccole,<br />

è infatti quello di<br />

subire anziché gestire<br />

il rating, di non avere cioè una parte con cui<br />

chiarire la propria posizione. Si ha paura che<br />

il rating possa trasformarsi in una sentenza<br />

senza appello.<br />

“Non è così – sottolinea Nazareno Barausse,<br />

presidente di Neafidi, il consorzio che unisce<br />

i confidi delle province di Belluno, Rovigo,<br />

Venezia, Verona e Vicenza – perché i vecchi<br />

consorzi fidi hanno cambiato e stanno cambiando<br />

pelle, sono pronti a fare il gran balzo<br />

che li vedrà diventare enti finanziari vigilati,<br />

assimilati quindi alle banche, ma soprattutto<br />

sanno bene che andranno a ad avere una<br />

sorta di ruolo di cuscinetto in questa fase. Per<br />

questo abbiamo creato un nostro modello per<br />

l’assegnazione del rating. Le aziende, quindi,<br />

potranno avere un rating di confronto e sarà<br />

un giudizio molto serio ed affidabile, basato<br />

sui numeri ma anche sulla qualità, che considererà<br />

cioè l’azienda nel suo complesso e<br />

non solo sui libri contabili. È evidente che, per<br />

avere credibilità e dare garanzie come sempre,<br />

lo stesso Neafidi dovrà fare un balzo in avanti,<br />

dovrà crescere, consolidarsi. È un percorso che<br />

abbiamo avviato da tempo e che ci sta portando<br />

ad una soglia di assoluta sicurezza da cui<br />

Parola alla banca: “Qualità<br />

e rapporto con il territorio”<br />

M<br />

igliorare la qualità del servizio mantenendo strettissimi<br />

i rapporti con il territorio ed interagendo<br />

con le imprese. Sembra questa la strategia <strong>della</strong><br />

Banca Popolare di Vicenza. Luciano Colombini è<br />

il condirettore generale dell’istituto.<br />

– Dottor Colombini, siamo ancora alla pacca sulla<br />

spalla del direttore di banca o qualcosa nei rapporti<br />

fra credito e imprese si è modificato in questi anni?<br />

“Il rapporto si è sicuramente professionalizzato. Non so se<br />

le banche abbiano già raggiunto gli obiettivi proposti, certamente<br />

si sono incamminte su un percorso virtuoso di qualità<br />

e miglioramento dei rapporti con la clientela. Non dobbiamo<br />

però buttare via quel rapporto di cordialità che esisteva con il<br />

cliente, la professionalità non è alternativa alla cortesia, anzi il<br />

valore aggiunto delle banche <strong>della</strong> nostra dimensione è poter<br />

avere entrambe le cose”.<br />

– Questo ci porta diritti a parlare di Basilea 2 e del<br />

timore delle aziende di una ‘spersonalizzazione’ del<br />

rapporto che potrebbe essere penalizzate. Voi come<br />

vi muoverete?<br />

“Noi siamo già abbastanza avanti nella preparazione di uno<br />

strumento di rating per tutte le tipologie di clientela. I rapporti<br />

che abbiamo con la clientela rappresentano un plus, non<br />

certo una penalizzazione. Dalle proiezioni che abbiamo fatto<br />

non vediamo delle situazioni preoccupanti che inducano a<br />

stimolare i rientri degli affidamenti. Semmai l’aspetto più rilevante<br />

sarà una migliore allocazione del prestito, in sostanza<br />

premiare di più i migliori e prestare maggiore attenzione alla<br />

parte più rischiosa del portafoglio. Ma questo sarà anche uno<br />

stimolo per i clienti per migliorarsi. Certo sulle banche si può<br />

dire di tutto, ma anche il sistema industriale non mi sembra<br />

stia reagendo al meglio alle sollecitazioni di Basilea 2, al di là<br />

delle preoccupazioni sul credit crunch”.<br />

– Ma questo credit crunch c’è o no?<br />

“Per quanto ci riguarda siamo andati in controtendenza, nel<br />

periodo sotto osservazione abbiamo aperto nuovi plafond per<br />

le imprese. Vedo poi sul mercato quotidiano che c’è grande<br />

concorrenza sulle operazioni e i tassi sono fermi perché c’è<br />

carenza di attività; paradossalmente, in un momento di difficoltà<br />

le banche sono diventate più aggressive sul credito”.<br />

– Basilea 2 vi porterà anche ad un nuovo tipo di rap-<br />

la finestra 9<br />

porti con partner privilegiati<br />

come i Confidi.<br />

Quale strategia state<br />

predisponendo?<br />

“Con i Confidi abbiamo<br />

rapporti eccellenti come<br />

testimoniato dai plafond<br />

a tasso agevolato per le<br />

Pmi che abbiamo costruito<br />

proprio con i Confidi.<br />

Queste strutture però<br />

hanno un problenma di<br />

dimensione: devono avere<br />

un rating tale da migliorare<br />

quello delle aziende sulle quali vanno ad intervenire. Noi<br />

auspichiamo alleanze che consentano ai Confidi di diventare<br />

reali e forti banche di garanzia”.<br />

– Lei ha citato i plafond che avete messo a disposizione<br />

delle imprese. Avete posto vincoli o regole per<br />

questo tipo di credito?<br />

“Abbiamo cercato di venire incontro un po’ a tutte le esigenze.<br />

Abbiamo messo a disposizione complessivamente circa 300<br />

milioni di euro con il patto che fossero investiti dalle aziende<br />

in iniziative di consolidamento finanziario, di innovazione, di<br />

sviluppo, ma abbiamo lasciato uno spazio anche per la promozione<br />

più semplice come quella delle fiere. Devo confessare<br />

però che ci saremmo aspettati una accoglienza più vivace<br />

da parte delle imprese. Ho l’impressione che oggi si cerchi il<br />

consolidamento del credito più che investimenti e questo è<br />

decisamente pericoloso”.<br />

– Le imprese dicono che anche le banche non hanno<br />

il coraggio di investire e di mettere capitale di rischio<br />

su iniziative basate più sulle idee che su solidità patrimoniali…<br />

“La nostra merchant, per fare un esempio, si è dovuta riposizionare,<br />

dopo una prima esperienza molto aperta, sulle aziende<br />

tradizionali. Adesso abbiamo dato il via a nuove iniziative<br />

di fondi, da realizzare tra gli altri anche con l’<strong>Associazione</strong><br />

industriali, ma il problema vero è che quando si va scavare, a<br />

gardare bene le proposte, si scopre che le opportunità vere<br />

sono molto poche”. (c. pas.)<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


10 focus<br />

“I consorzi fidi hanno<br />

cambiato pelle - dice<br />

Nazareno Barausse,<br />

presidente di Neafidi -,<br />

sono pronti a fare il<br />

grande balzo e diventare<br />

enti finanziari vigilati,<br />

assimilati alle banche”.<br />

gestire le operazioni.”<br />

“Ho parlato<br />

non a caso<br />

di gestione<br />

– aggiunge<br />

Barausse<br />

– perché Neafidi non si limiterà a guardare<br />

o a svolgere un ruolo notarile. In sostanza<br />

non andremo ad un confronto-scontro con le<br />

banche ma saremo in grado di contribuire a<br />

dettare le regole del gioco, sceglieremo noi i<br />

nostri partner bancari che vorremo, quelli con<br />

Il rating di Neafidi<br />

L’ufficio studi di Neafidi,<br />

il consorzio veneto di<br />

garanzia con sedi a<br />

Belluno, Rovigo, Venezia,<br />

Verona e Vicenza, ha definito una metodologia di valutazione<br />

del rischio che vuol essere nel contempo uno strumento per<br />

individuare i punti di forza e quelli più critici <strong>della</strong> situazione<br />

economico-finanziaria delle PMI.<br />

Il modello complessivo di rating si sviluppa prendendo in<br />

esame due indicatori: l’analisi del rischio di insolvenza e<br />

l’analisi settoriale.<br />

Il campione analizzato riguarda 2024 bilanci relativi al 2002<br />

Ð le elaborazioni sui dati 2003 saranno pronte a breve – e a<br />

piccole e medie aziende manifatturiere operanti nelle cinque<br />

province venete coperte da Neafidi. Le dimensioni vanno da un<br />

fatturato minimo di 150.000 euro ad un massimo di 40 milioni<br />

di euro. I dipendenti non superano la soglia dei 250.<br />

Per l’analisi del rischio di insolvenza è stata utilizzata la banca<br />

dati dei bilanci delle PMI, procedendo ad una riclassificazione<br />

dei tradizionali prospetti di bilancio, calcolando gli indicatori<br />

per la valutazione delle performance economico-finanziarie e<br />

analizzando i dati per l’individuazione degli indicatori in grado<br />

di fornire il maggior grado di separazione fra aziende sane e<br />

cui è possibile avviare un dialogo su progetti<br />

comuni. Il lavoro da fare è vastissimo, dobbiamo<br />

offrire alle aziende un punto di riferimento<br />

affidabile, una consulenza a 360 gradi per<br />

tutte le loro necessità. Ma quel che non va dimenticato<br />

nella nostra azione, e che è in fondo<br />

l’elemento che ci caratterizza in positivo, è che<br />

siamo imprenditori al servizio degli imprenditori.<br />

Neafidi cioè è una casa comune, non ha<br />

l’obiettivo di fare utili ma solamente quello di<br />

offrire alle aziende i servizi più efficienti ed<br />

affidabili ed i percorsi per un credito più sicuro,<br />

più costruttivo e più competitivo.”<br />

aziende fallite.<br />

Avendo a disposizione oltre 2.300 aziende sane con almeno<br />

tre bilanci negli ultimi tre anni, e 150 aziende in default (fallite),<br />

si è proceduto all’individuazione di un campione di analisi sufficientemente<br />

equilibrato per determinare la funzione discriminante<br />

valida per l’intero campione. Dal campione delle aziende<br />

fallite sono state escluse le aziende la cui insolvenza non era<br />

imputabile ai dati relativi alla situazione economico/finanziaria<br />

ma a cause straordinarie e si è inoltre selezionato un campione<br />

analogo di aziende sane, pervenendo così ad un campione<br />

omogeneo di 140 aziende sane e di 140 aziende fallite.<br />

Analizzando poi le probabilità di insolvenza, sono emerse<br />

alcune indicazioni interessanti: c’è un maggior rischio per le<br />

piccolissime aziende e per quelle con fatturato superiore a 20<br />

milioni di euro; il 64% del portafoglio complessivo è al di sopra<br />

del “cut off”.<br />

I risultati raggiunti, in definitiva, hanno permesso e permetteranno<br />

di aumentare l’efficienza degli strumenti decisionali interni<br />

di Neafidi per il rilascio di garanzie a favore degli associati ma<br />

anche lo sviluppo di una migliore assistenza alle imprese. Sarà<br />

infatti possibile per ogni azienda individuare il proprio posizionamento<br />

rispetto al settore ed individuare con immediatezza i<br />

propri punti di forza e di “criticità”.<br />

Da sinistra,<br />

Susanna Magnabosco,<br />

Nazareno Barausse<br />

e Michele Amenduni<br />

È ovvio che se questo è l’argomento di più<br />

stretta attualità, il rapporto tra finanza ed<br />

imprese non si chiude con la ricerca di comportamenti<br />

più virtuosi, e quindi in definitiva<br />

più premianti anche nel credito, e con l’accettazione<br />

del sistema di rating.<br />

Ci sono le articolate questioni del private<br />

equity, del venture capital, dei fondi, dei tanti<br />

strumenti cui l’impresa potrebbe accedere<br />

trovando le condizioni giuste ma soprattutto<br />

valutandoli come opportunità.<br />

Il private equity appare ancora come un qualcosa<br />

di poco diffuso, quasi sottovalutato e sicuramente<br />

sottoutilizzato perché le attese di<br />

un ritorno sono alte e prevedono solitamente<br />

tempi piuttosto brevi. Le merchant bank attive<br />

sul territorio non hanno certo coperto tutti<br />

i possibili spazi di mercato anche per un secondo<br />

e non meno valido motivo: i rapporti<br />

tra i due possibili attori di questo contratto<br />

sembrano essere ancora piuttosto farraginosi,<br />

fin troppo burocratici. Il clima è più di diffidenza<br />

che costruttivo e soprattutto, secondo<br />

le imprese, non si presta adeguata attenzione<br />

alle idee. Il passaggio più ‘avventuroso’,<br />

quello del venture capital, praticamente non<br />

esiste. Forse non c’è un terreno culturale in<br />

grado di recepirlo e di svilupparlo perché la<br />

‘scottatura’ <strong>della</strong> new economy ha fatto sì<br />

che oggi si tema anche l’acqua fredda. Certo<br />

la tanto richiesta innovazione non può non<br />

passare anche attraverso questo tipo di strumento<br />

finanziario ma al momento, al di là di<br />

tante dichiarazioni di buona volontà, non si è<br />

andati che in rarissimi casi.<br />

Decisamente più interessante potrà essere la<br />

politica dei fondi. Da guardare soprattutto il<br />

Fondo che Assindustria si prepara a varare assieme<br />

alla Banca Popolare di Vicenza e ad altri<br />

soggetti. È una entrata diretta sul terreno di<br />

gioco da parte dell’<strong>Associazione</strong> degli impren-<br />

E lo Sportello Assicurativo<br />

promuove una corretta gestione<br />

delle polizze di assicurazione<br />

Nell’ambito dell’attività che l’<strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li<br />

svolge attraverso l’ufficio di Risk Management (Gestione<br />

dei rischi), c’è anche la promozione di una specifica<br />

cultura di gestione delle polizze di assicurazione, per migliorare<br />

la comunicazione aziendale con gli intermediari<br />

assicurativi.<br />

“I nostri sforzi si concentrano nel diffondere, soprattutto<br />

attraverso la formazione permanente, le nozioni per<br />

negoziare vantaggiosamente le coperture assicurative,<br />

riequilibrando il rapporto tra aziende ed intermediari<br />

(agenti e broker) che ancora oggi, in molti casi, penalizza<br />

le imprese – spiega Michele Amenduni, vicepresidente<br />

dell’Assindustria e, insieme a Susanna Magnabosco, delegato<br />

all’area finanza –. Sollecitiamo le aziende ad investire<br />

nella preparazione tecnica in materia assicurativa,<br />

per garantire la continuità e limitare i danni che possono<br />

derivare dall’ignorare la portata degli impegni che si assumono<br />

nello stipulare una polizza di assicurazione”.<br />

Proprio a causa <strong>della</strong> limitata conoscenza aziendale in<br />

materia assicurativa, fa notare Amenduni, si assiste<br />

spesso alla pratica di sottoscrivere polizze di durata decennale,<br />

“che impediscono alle imprese di ottenere i benefici<br />

offerti dalla libera concorrenza, annullando il potere<br />

contrattuale che invece si esercita con polizze annuali”.<br />

“Risulta evidente che fin da subito la compagnia parte avvantaggiata<br />

– osserva Amenduni –, e manterrà tale vantaggio<br />

per tutta la durata del contratto, mentre la parte<br />

debole, poco informata, è l’azienda che paga il premio”.<br />

Un altro punto debole nella relazione fra azienda e mercato<br />

assicurativo è quello <strong>della</strong> scelta dell’intermediario e<br />

la valutazione del servizio che esso offre. “Cerchiamo di<br />

proporre alle imprese le linee guida, oggettive e soggettive,<br />

sulle quali basare la scelta che consente all’azienda di<br />

delegare, mantenendo però il controllo a garanzia dell’ottenimento<br />

di quanto pattuito”.<br />

“In definitiva – conclude il vicepresidente Amenduni –, il<br />

nostro impegno è quello di affiancare le imprese in tutte<br />

le fasi attinenti alla gestione dei rischi e delle polizze assicurative<br />

per comprendere meglio una materia, a volte<br />

ostica da affrontare, sicuramente impegnativa per la posta<br />

in gioco”. (s.t.)<br />

ditori a conferma di un ruolo che l’<strong>Associazione</strong><br />

stessa vuole sempre in prima linea.<br />

Ma qualche novità potrebbe venire anche dalla<br />

Regione che proprio ad agosto ha varato<br />

nuovi meccanismi di ingegneria finanzia che<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


12<br />

focus<br />

“ Le imprese devono crescere dimensionalmente,<br />

internazionalizzarsi, ritrovando smalto e competitività”<br />

dovrebbero essere gestiti da Veneto sviluppo.<br />

Si raccoglie, in sostanza, l’eredità del Retex<br />

per dare vita ad uno strumento finanziario più<br />

agile e più adeguato alle necessità attuali.<br />

Non si può non parlare <strong>della</strong> Borsa, strumento<br />

principe <strong>della</strong> capitalizzazione delle imprese<br />

ma decisamente fuori portata con i modelli<br />

attuali per la stragrande maggioranza delle<br />

Pmi venete. I mercati paralleli come Expandi<br />

al momento non sembrano avere livelli di immagine<br />

tale da determinare una svolta.<br />

E non si può parlare in maniera esauriente di<br />

imprese, finanza e banche se non si contestua-<br />

lizza il discorso.<br />

Sulla scena, oggi, non ci sono solo i vecchi<br />

problemi di capitalizzazione delle aziende,<br />

non ci sono solo il rating e l’adeguamento a<br />

Basilea 2, c’è una necessità senza precedenti<br />

di dinamismo. Le imprese devono crescere dimensionalmente,<br />

devono internazionalizzarsi,<br />

devono ritrovare smalto e competitività ed<br />

il tutto lo devono fare praticamente da sole,<br />

gravate in molti casi dall’ulteriore fardello di<br />

un passaggio generazionale, in assenza di un<br />

sistema che, pur a gran voce richiesto, tarda a<br />

mettersi in moto.<br />

L’economia, si sa, non ha i tempi delle riforme<br />

e la sfida appare decisamente impegnativa. ■


14<br />

di Stefano Tomasoni<br />

l’inchiesta<br />

Caccia alla<br />

“mente d’opera”<br />

Le aziende vicentine<br />

cercano sempre più personale<br />

specializzato e colletti bianchi<br />

e sempre meno personale<br />

generico. Una tendenza<br />

confermata dall’indagine di<br />

Assindustria sui fabbisogni<br />

occupazionali in provincia.<br />

L e<br />

aziende vicentine cercano sempre<br />

più impiegati, quadri e dirigenti e<br />

sempre meno operai generici. Sempre<br />

più personale specializzato e colletti<br />

bianchi, sempre meno personale generico<br />

e colletti blu. La tendenza, in atto da anni, è<br />

confermata dall’indagine 2004 dell’<strong>Associazione</strong><br />

<strong>Industria</strong>li sui fabbisogni occupazionali<br />

delle aziende vicentine.<br />

Basta guardare l’evoluzione del rapporto colletti<br />

bianchi-colletti blu negli ultimi quattro-<br />

cinque anni, così come emerge proprio dall’indagine<br />

occupazionale di Assindustria: se nel<br />

2000 le aziende chiedevano l’82% di operai e<br />

il restante 18% di impiegati, quadri e dirigenti,<br />

nel 2001 le percentuali erano diventate rispettivamente<br />

il 77% e il 23%, nel 2002 il 76% e<br />

il 24%, nel 2003 il 68% e il 32% e nel 2004 il<br />

64% e il 36%. Nel giro di cinque rilevazioni<br />

la percentuale di “impiegati-quadri-dirigenti”<br />

è raddoppiata. Un trend consolidato, dunque:<br />

cala costantemente la richiesta di operai sui<br />

fabbisogni complessivi.<br />

L’indagine di Assindustria, aggiornata a giugno,<br />

è un termometro attendibile sui cambiamenti<br />

del mercato del lavoro vicentino. Lo è<br />

prima di tutto sotto il profilo quantitativo,<br />

visto che ogni anno rispondono circa 700<br />

aziende: un campione di tutto rilievo, non<br />

costruito “scientificamente”, ma dentro il<br />

quale – proprio per la sua corposità – c’è di<br />

tutto: la piccola come la media e la mediogrande<br />

azienda.<br />

“Quest’anno hanno risposto 698 aziende, che<br />

in totale occupano circa 42.700 dipendenti<br />

– spiega Giorgio Xoccato, l’imprenditore<br />

delegato per le relazioni industriali e il lavoro<br />

di Assindustria –. Queste settecento aziende<br />

hanno espresso un fabbisogno complessivo di<br />

1.144 lavoratori. Lo scorso anno all’indagine<br />

avevano risposto 693 aziende, e in quel caso<br />

il fabbisogno era stato di 1.638 lavoratori. Un<br />

calo di quasi un terzo, dunque, che segue ad<br />

un calo già evidenziato nel 2003 sul 2002.<br />

Questi dati vanno visti insieme con quelli<br />

del numero medio di assunzioni previste per<br />

ciascuna azienda: si passa da 3,7 nel 2001, a<br />

3,3 nel 2002, a 2,3 nel 2003 e a 1,6 nel 2004.<br />

È il segno di una sensibile flessione del fabbisogno<br />

occupazionale a causa del periodo di<br />

difficoltà economica che abbiamo attraversato<br />

in questi anni. Ed è anche il segno di un<br />

cambiamento di modello organizzativo da<br />

parte delle imprese”.<br />

Il settore che richiede più personale si conferma<br />

il metalmeccanico, che sale addirittura al<br />

46% <strong>della</strong> richiesta globale (rispetto al 35%<br />

Previsione di assunzione per categoria<br />

del 2003), seguito dall’edilizia (10%), dalle<br />

materie plastiche (9%) e dai servizi vari che si<br />

attestano al 6%. Stabile il dato del settore moda,<br />

al 6% circa.<br />

All’interno dei settori, è interessante notare<br />

come cambia la richiesta di professionalità da<br />

parte delle aziende. Nella meccanica, ad esempio,<br />

se fino a qualche anno fa una delle figure<br />

più richieste nell’area esecutiva era quella del<br />

saldatore, oggi al primo posto si trova l’assemblatore.<br />

Un’evoluzione che ha una sua chiave<br />

di lettura.<br />

“Il fatto che cali la domanda di figure come<br />

i saldatori e ci sia invece un’elevata richiesta<br />

di assemblatori è il segnale di una crescente<br />

terziarizzazione delle imprese – osserva Carlo<br />

Frighetto, dirigente del Servizio sindacale di<br />

Assindustria e curatore <strong>della</strong> ricerca –. Questo<br />

dato ci dice che oggi più di ieri le aziende<br />

meccaniche montano ciò che fanno altri. Non<br />

necessariamente questi altri sono all’estero,<br />

possono essere anche sotto casa, e infatti il<br />

Mansioni Uomini Donne Totale<br />

Dirigenti sett. amministrativo/personale 2 0 2<br />

Dirigenti sett. commerciale 8 3 11<br />

Dirigenti sett. tecnico/produttivo 7 0 7<br />

Quadri sett. amministrativo/personale 4 0 4<br />

Quadri sett. sett. commerciale 20 3 23<br />

Quadri sett. tecnico/produttivo 16 0 16<br />

Impiegati generici/segreteria 12 30 42<br />

Impiegati amministrativi/contabilità 23 24 47<br />

Impiegati commerciali/marketing 55 42 97<br />

Impiegati tecnici 137 23 160<br />

Operai area esecutiva 362 68 430<br />

Operai area specializzazione 299 6 305<br />

Totali 945 199 1.144


16 l’inchiesta<br />

Indagine fabbisogni occupazionali 2004<br />

Operai 64%<br />

Operai 70%<br />

Operai 37%<br />

Dirigenti 2%<br />

Dirigenti 2%<br />

Dirigenti 2%<br />

Quadri 4%<br />

Quadri 4%<br />

Quadri 2%<br />

Dirigenti Quadri Impiegati Operai<br />

Dipendenti extracomunitari<br />

Impiegati 30%<br />

Impiegati 24%<br />

Impiegati 59%<br />

Dipendenti extracomunitari 3.654 pari all’8,56%<br />

Dipendenti in forza 42.693<br />

contoterzismo da noi è molto diffuso. C’è piuttosto<br />

una crescente specializzazione in ‘chi fa<br />

cosa’, in una logica di filiera che è poi il valore<br />

aggiunto del nostro territorio”.<br />

“Sì, questa tendenza va vista in chiave positiva<br />

– conferma Giorgio Xoccato –. Ci dice,<br />

come si diceva prima, che ci sono dei cambiamenti<br />

nel modello organizzativo dell’azienda:<br />

ci si concentra sempre più su quello che si sa<br />

fare bene, delegando a terzi la realizzazione di<br />

quelle parti del processo produttivo che possono<br />

essere seguite all’esterno”.<br />

Altra tendenza che l’indagine dell’Assindustria<br />

consente di verificare è quella sulla suddivisione<br />

per sesso <strong>della</strong> manodopera richiesta.<br />

Risulta sostanzialmente stabile la richiesta<br />

di personale maschile, che passa dall’86%<br />

“C’è una crescita<br />

specializzata in “chi fa<br />

cosa”, in una logica di<br />

filiera che è il valore<br />

aggiunto del nostro<br />

territorio”.<br />

all’83%, condizionata dalla significativa<br />

richiesta di impiegati tecnici (40% sul totale<br />

di impiegati, quadri e dirigenti) e di operai<br />

con mansioni che vengono percepite in prevalenza<br />

come tipicamente maschili. Gli uomini<br />

continuano ad essere molto più richiesti<br />

delle donne, dunque, ma attenzione a trarre<br />

conclusioni affrettate sul maschilismo <strong>della</strong><br />

società: “In realtà qui incide molto la percezione<br />

diffusa che certe qualifiche in azienda<br />

siano tradizionalmente svolte da uomini<br />

– rileva Xoccato –. Spesso quando si pensa<br />

all’impiegato tecnico si pensa ad un uomo e<br />

quando si pensa ad un’impiegato amministrativo<br />

si pensa ad una donna. Sono schematismi<br />

che peraltro nella realtà non trovano poi<br />

un riscontro così rigido, perché l’imprenditore<br />

segnala il bisogno di una certa mansione e<br />

poi nel coprirla guarda alle capacità concrete<br />

dei candidati che gli si presentano”.<br />

Infine, un accenno alla manodopera straniera.<br />

La percentuale dei lavoratori immigrati<br />

in forza nelle aziende è leggermente<br />

cresciuta nell’ultimo anno, ritornando ai<br />

valori del 2002: oggi siamo all’8,56%, l’anno<br />

scorso si era al 7,4%, ma nel 2002 la<br />

percentuale era dell’8,3%.<br />

Richiesta di operai<br />

area specializzazione<br />

specificata per mansione<br />

Mansione Numero di<br />

figure richieste<br />

Muratore, carpentiere 59<br />

Assemblatore 25<br />

Saldatore 20<br />

Tornitore 16<br />

Meccanico 16<br />

Elettricista 15<br />

Verniciatore 15<br />

Manutentore 12<br />

Operaio a banco 11<br />

Autista 10<br />

Falegname 10<br />

Addetto officina 8<br />

Magazziniere 7<br />

Estrusore 5<br />

Addetto stampaggio<br />

materie plastiche 3<br />

Addetto alla produzione<br />

in conceria 1<br />

Addetto ai servizi di vigilanza 0<br />

Addetto assistenza<br />

sanitaria, infermiere 0<br />

Altro 72<br />

Totali 305<br />

“Va però precisato – osserva Xoccato – che il<br />

dato è rimasto sostanzialmente stabile solo per<br />

il forte incremento percentuale degli stranieri<br />

nel settore dell’edilizia che è stato meno cionvolto<br />

nella generale contrazione dell’attività.<br />

Per il resto, invece, gli immigrati risentiranno<br />

più degli altri lavoratori del nuovo modello<br />

organizzativo che si stà consolidando, consistente<br />

nella crescita <strong>della</strong> mente d’opera sulla<br />

manodopera. Ciò dovrà farci riflettere sulle<br />

procedure d’ingresso degli stranieri che dovranno<br />

essere orientate a favorire la qualità<br />

dell’immigrazione più che la quantità”.<br />

In definitiva, i dati dell’indagine degli <strong>Industria</strong>li<br />

vicentini vanno nella stessa direzione<br />

delle tendenze segnalate dal Rapporto 2004<br />

<strong>della</strong> Fondazione Nord Est.<br />

Richiesta di operai<br />

area esecutiva<br />

specificata per mansione<br />

Mansione Numero di<br />

figure richieste<br />

Assemblatore 85<br />

Muratore, carpentiere 31<br />

Magazziniere 28<br />

Addetto stampaggio<br />

materie plastiche 22<br />

Operaio a banco 20<br />

Tornitore 18<br />

Saldatore 16<br />

Verniciatore 11<br />

Addetto officina 10<br />

Autista 9<br />

Manutentore 8<br />

Falegname 8<br />

Addetto alla produzione<br />

in conceria 8<br />

Estrusore 5<br />

Elettricista 4<br />

Meccanico 3<br />

Addetto ai servizi di vigilanza 1<br />

Addetto assistenza<br />

sanitaria, infermiere 0<br />

Altro 143<br />

Totali 430<br />

“Anche da quella fonte, autorevole nell’analisi<br />

dell’evoluzione <strong>della</strong> nostra società, arriva<br />

la conferma di un orientamento: si va verso<br />

un sistema produttivo che chiede più cervelli<br />

e meno braccia – sottolinea Xoccato –.<br />

Del resto, i prodotti ad alto valore aggiunto<br />

nascono più facilmente in una società che<br />

metta tra le sue priorità l’investimento in formazione<br />

delle risorse umane, in innovazione<br />

e ricerca, in infrastrutture moderne. Non è un<br />

caso che certi prodotti particolarmente innovativi<br />

nascano in certe parti del mondo e non<br />

in altri. Ci vuole un humus favorevole, e per<br />

diffondere questo humus occorre che cresca<br />

tutto il sistema paese, in quel gioco di squadra<br />

che dovrebbe portare tutti a remare verso<br />

una direzione comune”. ■<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


18<br />

di Maria Luisa Duso<br />

argomenti<br />

Vado al lavoro<br />

e mi porto il bimbo<br />

Spesso le mamme che<br />

lavorano devono risolvere il<br />

problema <strong>della</strong> sistemazione<br />

dei figli. In fabbrica, la<br />

soluzione può essere<br />

l’asilo nido aziendale. Ecco<br />

l’esperienza di due aziende<br />

vicentine che l’asilo nido<br />

l’hanno già aperto.<br />

È<br />

l’assillo di ogni mamma che lavora:<br />

“a chi lascio il bimbo, dopo la maternità?<br />

Saranno persone affidabili?<br />

Avrà tutte le attenzioni che potrei<br />

riservargli io? E come combinare il desiderio<br />

di continuare ad allattarlo con la necessità<br />

di riprendere a lavorare, come non imporgli,<br />

così piccolo, delle regole innaturali, solo per<br />

rispondere ai bisogni dei grandi?”.<br />

Problemi, non c’è che dire. Tutti i problemi<br />

con cui una mamma si confronta, dopo aver<br />

ricevuto dalla vita il dono più grande. Problemi<br />

a cui si aggiunge a volte la carenza di<br />

asili nido, la necessità di combinare la disponibilità<br />

di tempo, sempre più ridotta, con gli<br />

spostamenti, magari da una parte all’altra<br />

<strong>della</strong> città e, non ultimi, problemi economici,<br />

perché l’asilo nido o la baby sitter pesano sul<br />

bilancio familiare.<br />

Problemi a cui il governo ha cercato di rispondere,<br />

prevedendo delle opportunità, sotto<br />

forma di asili nido aziendali, che due storici<br />

gruppi industriali dell’Alto Vicentino hanno<br />

deciso di prendere al volo e oggi ne parlano<br />

con una soddisfazione che, giustamente, sconfina<br />

nell’orgoglio.<br />

“La nostra azienda è molto radicata nel ter-<br />

ritorio – racconta Ambrogio Dalla Rovere,<br />

presidente <strong>della</strong> holding Sinv spa, che controlla<br />

Sportswear International, l’azienda che<br />

ha sede a Carrè, e l’ultima nata, Neores, che ha<br />

sede a Schio –. E abbiamo anche la fortuna di<br />

avere del personale che ha contribuito a portare<br />

l’azienda a questi livelli. Dopo un lungo<br />

periodo di calo demografico, che ha portato<br />

all’invecchiamento <strong>della</strong> popolazione, stiamo<br />

vivendo un momento particolarmente felice,<br />

caratterizzato da un ritorno alla maternità.<br />

L’asilo nido aziendale è il minimo riconoscimento<br />

che potevamo dare al nostro personale<br />

femminile. Per noi non rappresenta un costo,<br />

ma un investimento”.<br />

“L’ho visto di recente – aggiunge Dalla Rovere<br />

– è ben arredato e accogliente. Adesso ospita<br />

una decina di bambini, ma dal prossimo anno<br />

arriveremo a 15. L’importante è che continui<br />

questa felice ondata di nascite”.<br />

I dipendenti <strong>della</strong> holding sono 420, di cui il<br />

70 per cento donne. Diciotto sono le nascite<br />

registrate nel 2003, una ventina i “fiocchi” già<br />

arrivati e previsti per il 2004. L’asilo è stato allestito<br />

nella sede di Schio di Neores. La gestione<br />

è stata affidata a Progettare Zerosei, una<br />

società partecipata, con sede a Reggio Emilia,<br />

specializzata nella gestione di asili nido aziendali<br />

in franchising.<br />

L’obiettivo è di coprire i 25 posti, interamente<br />

riservati ai dipendenti dell’azienda, nell’arco<br />

di tre anni. I costi di gestione sono coperti<br />

per un terzo dalle famiglie e gli altri due terzi<br />

dall’azienda, che ha messo a disposizione una<br />

superficie di 360 mq, situati in una parte dell’edificio<br />

prospiciente il cortile interno, dove<br />

si affaccia anche la<br />

hall d’ingresso da<br />

cui si accede all’asilo.<br />

Un grande spazio<br />

di 125 mq, illuminato<br />

da vetrate a tutta altezza che garantiscono<br />

un abbondante apporto di luce naturale, è<br />

organizzato in “aree” divise tra loro da pareti<br />

in legno alte un metro, destinate alle varie<br />

attività di soggiorno, gioco e apprendimento,<br />

con ambiti separati per le due fasce di età<br />

(lattanti e divezzi).<br />

La struttura dell’asilo ha a disposizione anche<br />

due aree esterne: la prima, di 40 mq in diretta<br />

comunicazione con i locali di soggiorno,<br />

è realizzata in una parte <strong>della</strong> corte interna;<br />

la seconda è invece posta in una vasta area<br />

erbosa di 300 mq, ad una quota superiore a<br />

quella dell’asilo, facilmente accessibile tramite<br />

una rampa, recintata, piantumata e attrezzata<br />

con giochi.<br />

Il progetto educativo si ispira alle teorie di<br />

Loris Malaguzzi, molto apprezzate anche in<br />

Scandinavia e negli Stati Uniti.<br />

Sempre a Schio ha sede il micro asilo aziendale<br />

di Man Turbo, Va Tech Escher Wyss e Voith<br />

Paper, le tre aziende insediate nell’area dell’ex<br />

fonderia De Pretto-Escher Wyss.<br />

“È un progetto che abbiamo voluto in risposta<br />

ai segnali deboli che arrivavano dall’azienda<br />

– spiega Maurizio Pini, responsabile delle<br />

risorse umane e delle relazioni esterne –. La<br />

presenza di un asilo interno era vissuta quasi<br />

come un sogno, a cui abbiamo voluto dar<br />

forma per promuovere il miglioramento del<br />

clima e dell’immagine dell’azienda. Una risposta<br />

concreta alle esigenze <strong>della</strong> collettività che<br />

ha come obiettivo una miglior qualità <strong>della</strong><br />

vita per mamme e papà. Senza considerare che<br />

personale più sereno può dare un miglior contributo<br />

al clima interno e quindi migliorare la<br />

Le immagini che<br />

illustrano queste<br />

pagine mostrano<br />

momenti di vita e<br />

locali degli asili nido<br />

allestiti al proprio<br />

interno da Sportswear<br />

International e da<br />

Man Turbomacchine<br />

De Pretto, Va Tech<br />

Escher Wyss e Voith<br />

Paper.


20<br />

argomenti<br />

competitività dell’azienda”.<br />

Non solo, se è vero che qualche neo-mamma<br />

ha già affermato con grande serenità di non<br />

voler usufruire <strong>della</strong> maternità facoltativa, ma<br />

di pensare già al rientro, vista la possibilità di<br />

allattare il pupo in azienda.<br />

Un’iniziativa non isolata ma, secondo Pini, la<br />

naturale prosecuzione di quanto fatto tempo<br />

fa con la mensa, creata per i dipendenti, ma<br />

aperta anche alla realtà esterna. Anche l’asilo<br />

è aperto a tutti, con precedenza ovviamente ai<br />

dipendenti di Man Turbo, Va Tech Escher Wyss<br />

e Voith Paper.<br />

“Siamo convinti di aver fatto una buona cosa<br />

– dichiara Pini –. I numeri stessi ce lo confermano:<br />

oggi l’asilo ospita tredici bimbi, vale a<br />

dire che abbiamo già raggiunto il tetto massimo<br />

consentito, ma mi dicono ci sia una lista<br />

d’attesa con altrettanti bambini e non è detto<br />

che a breve non decidiamo di ampliarlo, visto<br />

che avremmo già gli spazi disponibili”.<br />

L’asilo, gestito dalla Cooperativa La Cicogna<br />

di Santorso, accoglie i bimbi, dai 3 mesi ai<br />

3 anni, in una struttura intima<br />

e rassicurante che richiama<br />

l’ambiente familiare. La<br />

giornata al Nido è fatta di<br />

tante situazioni educative<br />

diverse, dove il bambino<br />

è sempre protagonista,<br />

che vengono proposte<br />

soprattutto attraverso il<br />

gioco. Grazie al gioco<br />

infatti il piccolo ha<br />

La giornata dei bimbi<br />

negli asili aziendali<br />

trascorre tra gioco,<br />

musica, disegni,<br />

riposo e coccole. Con<br />

la possibilità di avere<br />

la mamma sempre a…<br />

portata di mano.<br />

l’opportunità di socializzare ed essere stimolato<br />

dagli altri, perché quando si condivide<br />

l’esperienza del crescere tutto diventa più<br />

facile.<br />

I piccoli si divertono facendo i pasticciamenti,<br />

i travasi, disegnando, dipingendo e<br />

sperimentando le più svariate sensazioni tattili.<br />

Altro spazio tutto da vivere è il giardino,<br />

dove i bimbi hanno a disposizione le macchinine,<br />

dove si canta, si ascolta musica e ci si<br />

coccola tanto.<br />

“Il bambino – raccontano le educatrici – viene<br />

lasciato libero di creare e di entrare in<br />

contatto con l’ambiente, in modo da favorire<br />

la sua personalità, creatività e curiosità.<br />

I bambini appaiono sereni e ben inseriti, coi<br />

genitori abbiamo instaurato un rapporto di<br />

fiducia. In pochi mesi l’asilo ha assunto la<br />

forma del servizio, che centralizza il bambino,<br />

l’educatore, il genitore, favorendo le relazioni<br />

interpersonali, non solo tra i bambini,<br />

ma anche tra gli adulti”.<br />

Le iscrizioni sono aperte tutto l’anno e le<br />

educatrici sempre disponibili a far visitare<br />

i locali. ■


22<br />

La comunicazione aziendale in provincia: dopo l’articolo<br />

del numero scorso, torniamo sul tema per dare la parola ad<br />

altri protagonisti vicentini del settore.<br />

Saper fare<br />

e far sapere<br />

L<br />

a comunicazione nella nostra provincia,<br />

stando ai numeri, sembra per<br />

certi aspetti affare di molti. Un business<br />

che si estende dalle tipografie<br />

agli studi grafici, più o meno improvvisati,<br />

aperti spesso da neo-diplomati di corsi postpara<br />

statali. Ma la comunicazione in realtà è<br />

fondamentalmente una branca del marketing,<br />

e come tale necessita di strutture organizzate,<br />

che analizzino e affrontino temi ed aspetti<br />

molto diversi e complessi del comunicare.<br />

“In provincia di Vicenza ci sono 170 aziende<br />

che si definiscono ‘agenzie di pubblicità’ – dice<br />

Enrico Cuman, fondatore e titolare <strong>della</strong><br />

società “Il Telaio advertising” di Bassano del<br />

di Fiorenza Conti<br />

argomenti<br />

Grappa –. È chiaro che<br />

l’azienda che si avvicina<br />

in maniera abbastanza<br />

superficiale alla<br />

struttura e non riesce a<br />

focalizzare, poi si trova<br />

ad avere brutte sorprese.<br />

Del resto, in questo<br />

la normativa è estremamente<br />

carente e<br />

ciò non ci permette di<br />

presentarci sul mercato<br />

in maniera univoca.<br />

Pensate che per molto<br />

tempo noi siamo stati<br />

inseriti nella categoria<br />

tipografi, adesso rientriamo<br />

nella categoria<br />

commerciale”.<br />

“Per fare questo lavoro<br />

– continua Cuman,<br />

che si avvale di uno<br />

staff di 10 collaboratori<br />

– bisogna avere<br />

tantissima curiosità ed<br />

essere estremamente<br />

umili, per poter apprendere le tantissime cose<br />

che ci sono dietro ogni azienda, ogni prodotto.<br />

Io visito 60-80 fiere all’anno per aggiornarmi<br />

sulle novità. Qui ci occupiamo in particolare<br />

del materiale per il punto vendita e del below<br />

the line, <strong>della</strong> catalogistica e del materiale da<br />

utilizzare da parte dell’azienda in rapporto al<br />

negoziante. Siamo nati negli anni Ottanta e<br />

possiamo dire di avere una struttura consolidata<br />

nel mondo <strong>della</strong> comunicazione. Siamo<br />

un’agenzia vicentina con clienti nazionali, non<br />

berici, tutt’al più internazionali. Lavoriamo nel<br />

settore moda-abbigliamento, sport, meccanico,<br />

con clienti che vanno da National Geographic<br />

a Bailo, da Gardaland a Mirabilandia”.<br />

Quando si parla di comunicazione, in terra<br />

berica, una delle questioni che si pongono<br />

è quella di capire se è vero, come molti sostengono,<br />

che le aziende vicentine tendano<br />

a disdegnare le agenzie di comunicazione<br />

vicentine.<br />

“Questo è un grosso problema di carattere<br />

strutturale – sostiene<br />

Enrico Cuman –.<br />

Noi ci confrontiamo<br />

con realtà al di fuori<br />

<strong>della</strong> nostra provincia<br />

e del Veneto e<br />

vediamo che altrove<br />

c’è un approccio di<br />

tipo pragmatico, nel<br />

senso che qui gli<br />

imprenditori hanno<br />

spesso la convinzione<br />

di essere ‘tuttologhi’ e<br />

lasciano pochissimo<br />

spazio agli altri, per<br />

cui l’unico modo per<br />

arrivare a ’fidarsi’ di<br />

un agenzia di comunicazione<br />

è di andare<br />

da un presunto guru<br />

<strong>della</strong> comunicazione, che di fatto ha lo stesso<br />

tipo di formazione che possiamo avere noi e<br />

molti colleghi di Vicenza, ma questi, a differenza<br />

di noi, ha un indirizzo a Milano... Il Web<br />

è stato un grosso livellatore sociale e formale:<br />

l’informazione ce l’abbiamo più o meno tutti<br />

in tempo reale. Si tratta di essere più o meno<br />

abili a riceverla e avere i canali preferenziali.<br />

Basta avere i contatti giusti... Agli imprenditori<br />

soprattutto chiedo: datemi dieci minuti e vi<br />

spiegherò cosa abbiamo fatto e cosa potremmo<br />

fare per voi”.<br />

Leggermente diversa l’opinione di Paola Meneghini,<br />

presidente di Meneghini & Associati,<br />

Quando si parla di<br />

comunicazione, in<br />

terra berica, una<br />

delle questioni che si<br />

pongono è quella di<br />

capire se è vero, come<br />

molti sostengono, che le<br />

aziende locali tendano<br />

a disdegnare le agenzie<br />

di comunicazione<br />

vicentine.<br />

società di Vicenza da<br />

vent’anni sulla piazza.<br />

“Non è più vero che<br />

tutti gli imprenditori<br />

vicentini o veneti si<br />

rivolgono solo alle<br />

agenzie di Milano –<br />

osserva –. Tra i nostri<br />

clienti ci sono molti<br />

imprenditori berici<br />

che abbiamo recuperato<br />

dopo che questi<br />

hanno fatto l’esperienza<br />

milanese e sono<br />

tornati da noi perché non soddisfatti. Non<br />

è più vero nemmeno che i professionisti <strong>della</strong><br />

comunicazione siano concentrati solo a Milano<br />

e a Roma. Adesso non è più così: anche qui<br />

sono cresciute delle società di comunicazione.<br />

La nostra struttura ad esempio conta 36 persone<br />

all’interno. Il problema è invece cercare<br />

di capire di cosa hanno bisogno le aziende<br />

venete. Noi lavoriamo anche con imprese che<br />

non sono conosciute al grosso pubblico, dobbiamo<br />

quindi tarare il nostro tipo di comunicazione<br />

sulle esigenze di comunicazione <strong>della</strong><br />

nostra realtà, tant’è che la nostra struttura è<br />

abbastanza atipica e risponde alle esigenze<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


24<br />

argomenti<br />

come un’agenzia di pubblicità, un’agenzia di<br />

relazioni pubbliche. Ovvero diamo un mix di<br />

consulenze relative alla comunicazione”.<br />

Quale allora la formula da adottare per rispondere<br />

alle mutate esigenze dell’imprenditoria<br />

vicentina e non. Risponde ancora Paola<br />

Meneghini: “La nostra formula è quella di<br />

creare dei team di professionisti da calibrare<br />

in base alle dimensioni del cliente. Il nostro<br />

cliente vuole parlare come è abituato a parlare,<br />

ma vuole dialogare con il mondo e tu<br />

in alcuni casi devi fare da traduttore. Ci sono<br />

degli imprenditori che ci forniscono la documentazione<br />

in inglese, altri che se parli loro<br />

con termini inglesi ci chiedono di farci capire<br />

nel modo più semplice. La comunicazione<br />

è la parte più divertente delle performance<br />

“ Oggi più che mai alle società di comunicazione si chiede l’idea.<br />

Sono tutti alla spasmodica ricerca di idee”<br />

dell’azienda. Oggi più che mai chiedono alla<br />

società di consulenza l’idea. E oggi sono tutti<br />

alla spasmodica ricerca di idee”.<br />

Paola Meneghini spiega poi quale approccio<br />

sia meglio avere con gli imprenditori. “Alle<br />

aziende prima di chiedere fiducia bisogna dare<br />

fiducia e riuscire ad instaurare una stretta<br />

collaborazione e sintonia. Il nostro mestiere<br />

deve essere uno strumento umano dell’azienda<br />

e questa ci può usare per raggiungere i suoi<br />

obiettivi, i suoi risultati. Da parte nostra dobbiamo<br />

fare un grosso lavoro di educazione nei<br />

confronti del cliente, che spesso si affaccia al<br />

mondo <strong>della</strong> comunicazione senza avere idea<br />

di quelli che sono i costi di energia per mettere<br />

in piedi una buona comunicazione”.<br />

Proseguiamo col mettere a fuoco quale sia il<br />

lavoro di chi si occupa <strong>della</strong> comunicazione<br />

aziendale con un personaggio dalla lunga<br />

esperienza nel mondo <strong>della</strong> comunicazione e<br />

del marketing, Paolo Dalla Chiara, responsabile<br />

delle relazioni esterne di Eutelsat e presidente<br />

delle società vicentine Publivicenza e<br />

Pentastudio, quest’ultima nata negli anni Sessanta<br />

da una compagine di professionisti (era<br />

un’emanazione di Studio Centro Veneto).<br />

“Il lavoro dell’agenzia – racconta Dalla Chiara<br />

– è quello di saper catturare quello che è utile<br />

al messaggio che si vuole lanciare. Una bella<br />

campagna è quella che riesce a sintetizzare in<br />

una sola battuta o in una sola immagine un<br />

concetto elaborato e riesce a far capire in una<br />

frazione di secondo un concetto molto articolato<br />

e ha quindi una grossa capacità di sintesi.<br />

È il frutto di un lavoro di équipe”.<br />

Ma anche Paolo Dalla Chiara ritorna sul concetto<br />

che le agenzie vicentine sono<br />

penalizzate nei confronti delle imprese<br />

conterranee.<br />

“Il fatto è che hai l’imprinting dell’agenzia<br />

di provincia e le aziende<br />

vanno dalle agenzie di Milano.<br />

Allora, ci siamo chiesti se valeva<br />

la pena continuare a far crescere<br />

le aziende e i marchi nuovi o cambiare<br />

rotta. Abbiamo pensato di<br />

concentrarci sul ‘nuovo’ che veniva<br />

prodotto qui dentro. ‘Vioro Magazine’,<br />

il periodico che da vent’anni esce in concomitanza<br />

con le tre rassegne orafe beriche,<br />

è nato con l’obiettivo di essere il biglietto da<br />

visita <strong>della</strong> fiera dell’oro di Vicenza. Quello<br />

che siamo riusciti a fare con questa pubblicazione<br />

è costruire un linguaggio, abbiamo<br />

creato un vocabolario con il quale descrivere<br />

un gioiello in parte con i termini propri<br />

<strong>della</strong> fabbrica, in parte con le parole <strong>della</strong><br />

moda, ma lo abbiamo sempre fatto con un<br />

“Chi fa comunicazione, deve dare fiducia alle<br />

aziende e riuscire ad instaurare una stretta<br />

collaborazione e sintonia. Questo mestiere deve<br />

essere uno strumento a disposizione dell’azienda”.<br />

linguaggio propositivo. Le nostre sono pagine<br />

costruite con l’ottica <strong>della</strong> comunicazione,<br />

ma per fare la vendita, non per fare opinione.<br />

Siamo quindi riusciti a creare un linguaggio<br />

giusto e a dare un informazione. Ci occupiamo<br />

ancora di lanciare le aziende, ma la parte<br />

importante del nostro lavoro è comunicare<br />

il settore orafo, dando alle immagini che lo<br />

rappresentano una rappresentazione che sia<br />

congrua, che abbia un senso”. ■<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


26 strada facendo<br />

di Paolo Possamai<br />

Passaggio<br />

a sud<br />

La Valdastico punta a sud, e<br />

lo fa accelerando sui tempi:<br />

inizialmente l’entrata in<br />

esercizio dell’infrastruttura<br />

era prevista per il 2013, ma<br />

ora i programmi prevedono<br />

di concludere i lavori in<br />

quattro o cinque anni.<br />

E<br />

ntro l’anno la prosecuzione verso<br />

Sud dell’autostrada A31 Valdastico<br />

inizierà a essere altro da un<br />

semplice progetto. “Stiamo programmando<br />

i primi cantieri e passando alla<br />

fase operativa delle procedure di esproprio”<br />

assicura Aleardo Merlin, presidente di Autostrada<br />

Brescia/Padova (alias Serenissima),<br />

concessionario per la costruzione e gestione<br />

<strong>della</strong> nuova infrastruttura. Dopo un quarto di<br />

secolo di stand-by, l’asse autostradale proseguirà<br />

dunque da Vicenza verso Rovigo. Non<br />

è fra le grandi opere più celebrate, sebbene<br />

Serenissima per i 54 chilometri di questo nastro<br />

d’asfalto preveda una spesa complessiva<br />

di 998 milioni di euro.<br />

“È chiaro che il Passante di Mestre o la superstrada<br />

pedemontana sono al centro dell’interesse<br />

generale – sostiene Merlin – ma il tronco<br />

Sud <strong>della</strong> A31 non è affatto un intervento<br />

marginale, tant’è che contiamo di anticiparne<br />

il completamento al 2009. Anche in questo<br />

caso rispondiamo alle esigenze di sviluppo<br />

espresse dal territorio e, in particolare, alla<br />

proiezione alla crescita di aree tradizionalmente<br />

svantaggiate anche perché lontane dalle<br />

maggiori infrastrutture di trasporto”.<br />

I lavori riprenderanno là dove erano stati interrotti<br />

negli anni Settanta, quando la Pirubi<br />

fu promossa dai leader democristiani Piccoli<br />

Rumor Bisaglia. Il primo lotto prende avvio<br />

proprio all’incontro fra A31 e A4, nel punto<br />

in cui la autostrada <strong>della</strong> Valdastico si salda<br />

alla dorsale padana. Il primo lotto, il cui progetto<br />

esecutivo già nel corso dell’estate è stato<br />

inviato all’Anas per l’approvazione, consiste<br />

nello scavalcamento <strong>della</strong> A4: in questo modo<br />

i cantieri potranno essere serviti direttamente<br />

dalla A31, senza scaricare sulla viabilità ordinaria<br />

circostante il traffico pesante relativo<br />

al trasporto dei materiali da costruzione. Basti<br />

segnalare che la realizzazione dell’opera<br />

richiede oltre 10 milioni di metri cubi di materiali.<br />

Tenendo pure conto dell’obiettivo di<br />

recuperare materiale di scavo, il quantitativo<br />

da apportare è comunque valutato in circa<br />

6 milioni di metri cubi (che saranno reperiti<br />

nella potenzialità estrattiva già concessa dalla<br />

Regione nel territorio vicentino).<br />

Uno dei criteri cardinali nell’organizzazione<br />

dei lavori attiene appunto alla volontà di ridurre<br />

al minimo gli effetti negativi connessi<br />

all’attività di grandi cantieri. Di qui la scelta<br />

di dare priorità alla costruzione dei cavalcavia<br />

e dei sottovia rispetto alle infrastrutture<br />

esistenti, in modo da scongiurare il blocco del<br />

traffico sulla rete viabilistica locale. Secondo i<br />

piani, in successione saranno inviati all’Anas<br />

i progetti esecutivi dei lotti 9 (viadotto Frassine),<br />

15, 16 e 17 (cavalcavia e sottovia fra<br />

chilometro zero e chilometro 54,1). A seguire,<br />

l’Anas riceverà la progettazione esecutiva dei<br />

lotti 12 (ponte sul fiume Adige) e 14 (viadotto<br />

Vampadore – interconnessione con strada statale<br />

434 Transpolesana), poi di tutti i segmenti<br />

di asfalto intermedi.<br />

“Il tronco sud <strong>della</strong> Valdastico non è<br />

affatto un intervento marginale - dice<br />

il presidente dell’Autostrada Brescia-<br />

Padova, Aleardo Merlin -, tant’è che<br />

contiamo di anticipare il completamento<br />

al 2009. È una risposta alle esigenze di<br />

sviluppo espresse dal territorio”.<br />

Che Serenissima assegni un significato rilevante<br />

a questo intervento emerge da vari<br />

indizi. Uno attiene ai tempi di esecuzione.<br />

Secondo il piano finanziario negoziato con<br />

l’Anas nel 1999, l’entrata in esercizio dell’infrastruttura<br />

in questione era attesa al 2013. I<br />

programmi attuali prevedono di concludere i<br />

lavori in 4/5 anni, anche in forza di incentivi<br />

economici per le imprese che completeranno<br />

in anticipo i cantieri loro assegnati.<br />

Un secondo fondamentale aspetto chiama in<br />

causa l’entità dell’investimento. La spesa nell’arco<br />

di un lustro è pressoché triplicata, dato<br />

che nel piano finanziario vigente è indicata in<br />

Sotto il titolo,<br />

un’immagine<br />

realizzata al computer<br />

mostra il progetto<br />

per un casello<br />

dell’autostrada<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


28 strada facendo<br />

340,7 milioni di euro. La fortissima escursione<br />

dell’impegno di spesa deriva dal mutare delle<br />

normative in materia di lavori pubblici, ma<br />

non di meno dall’affinamento del progetto in<br />

risposta alle richieste degli enti locali e alle<br />

prescrizioni formulate da ministeri e Regio-<br />

ne nel corso dell’iter approvativi. La somma<br />

di tali adeguamenti implica la necessità per<br />

Serenissima di ridefinire il piano finanziario<br />

con Anas, fermo restando che la costruzione<br />

del tronco Sud <strong>della</strong> A31 avverrà senza alcun<br />

contributo pubblico e sarà spesato con i proventi<br />

da pedaggio <strong>della</strong> società autostradale.<br />

Vale ricordare, a questo proposito, che nel<br />

bilancio 2003 di Serenissima – chiuso con utili<br />

netti per 19,1 milioni a fronte di 211,5 milioni<br />

di ricavi – emergeva un patrimonio netto<br />

complessivo di 324,6 milioni (conteggiando il<br />

capitale sociale e le riserve accumulate negli<br />

anni). Somme accantonate appunto in vista di<br />

un ambizioso piano finanziario.<br />

Che le casse di Serenissima siano floride deriva<br />

senz’altro dai flussi veicolari insistenti<br />

sulla A4, ma non andrà trascurata nemmeno<br />

la capacità manifestata dalla società di andare<br />

oltre il tradizionale mestiere di concessionaria<br />

autostradale, articolando un gruppo attivo sui<br />

versanti <strong>della</strong> ristorazione collettiva (Ristop),<br />

dell’immobiliare (Real Estate Serenissima),<br />

delle telecomunicazioni (Infracom), del risparmio<br />

gestito (Serenissima Sgr), dei grandi lavori<br />

(Serenissima Costruzioni). L’esito finale sta nel<br />

bilancio consolidato.<br />

Serenissima Costruzioni – controllata dalla<br />

capogruppo al 70% – sarà braccio operativo<br />

privilegiato anche nella realizzazione dei 54<br />

chilometri di nuova autostrada destinati a<br />

congiungere Vicenza e Rovigo. Secondo la<br />

normativa vigente in tema di lavori pubblici,<br />

Serenissima potrà affidare direttamente alla<br />

proprio controllata fino al 40% dell’importo<br />

complessivo dei lavori. Ma la società autostradale,<br />

anche sulla scorta del pressing esercitato<br />

dall’Ance, manifesta disponibilità a cogliere<br />

pure le attese delle imprese di costruzioni di<br />

medie dimensioni, tanto da avere suddiviso<br />

l’intervento in ben 17 lotti. I primi bandi di<br />

gara, attesi verso la fine del 2004, a parte il<br />

caso anomalo del Passante di Mestre che ha<br />

goduto di una procedura privilegiata e accelerata,<br />

dal sistema economico nordestino nel<br />

suo insieme sono interpretati come il possibile<br />

sblocco di un insieme di grandi opere in calendario<br />

da decenni.<br />

Nonostante l’opera abbia ottenuto tutte le<br />

approvazioni di rito, non mancano tuttavia<br />

le spade pendenti, le incognite come è proprio<br />

del settore in Italia. Il Tar Veneto deve ancora<br />

pronunciarsi su una decina di ricorsi, in gran<br />

parte promossi da associazioni ambientaliste<br />

(Italia Nostra, Landmark Trust, Legambiente).<br />

I ricorsi in questione rimarcano, in particolare,<br />

il complicato rapporto fra la nuova infrastrut-<br />

tura e le numerose emergenze architettoniche<br />

dislocate nella delicata fascia territoriale compresa<br />

fra colli Euganei e monti Berici. Emblematico<br />

è il caso di villa Saraceno, a Finale di<br />

Agugliaro, opera di Andrea Palladio. Dinanzi a<br />

tale presenza, il progetto del tronco Sud <strong>della</strong><br />

A31 risponde ponendo il tracciato a 850 metri<br />

dalla villa e realizzando il percorso in trincea,<br />

tendendo quindi a ridurre al minimo l’impatto<br />

visivo (dell’autostrada) e sonoro (del traffico).<br />

Un altro episodio a suo modo esemplare citato<br />

da Serenissima consiste nel ponte sul<br />

fiume Bacchiglione. La Commissione per la<br />

valutazione di impatto ambientale e la Giunta<br />

regionale del Veneto il 16 maggio 2003<br />

avevano prescritto che l’attraversamento del<br />

Nella pagina a<br />

fianco, la piantina<br />

con il tracciato del<br />

tratto autostradale<br />

in progetto e, sopra,<br />

un punto critico<br />

dell’attuale strada<br />

<strong>della</strong> “Riviera Berica”,<br />

unico e congestionato<br />

collegamento tra<br />

Vicenza e la parte sud<br />

<strong>della</strong> provincia.<br />

Qui accanto,<br />

un’immagine aerea<br />

del territorio con<br />

l’inserimento a<br />

computer di un tratto<br />

<strong>della</strong> futura Valdastico<br />

Sud.


30<br />

strada facendo<br />

Cinquantaquattro chilometri<br />

da Vicenza a Rovigo<br />

Il tracciato del tronco meridionale dell’autostrada A31,<br />

con caposaldi a Nord sull’interconnessione con la A4 e<br />

a Sud sulla superstrada Transpolesana 434, si sviluppa<br />

per una estensione di circa 54 chilometri interessando le<br />

province di Vicenza, Padova, Rovigo e Verona.<br />

Sono 22 i comuni il cui territorio è coinvolto dall’infrastruttura<br />

(Torri di Quartesolo, Longare, Montegalda,<br />

Montegal<strong>della</strong>, Castegnero, Nanto, Mossano, Barbarano<br />

Vicentino, Alettone, Agugliaro, Noventa <strong>Vicentina</strong>,<br />

Poiana Maggiore, Ospedaletto Euganeo, Saletto, Santa<br />

Margherita d’Adige, Megliadino San Fidenzio, Megliadino<br />

San Vitale, Piacenza d’Adige, Badia Polesine, Lendinara,<br />

Canda, Roveredo di Guà).<br />

Quanto alle caratteristiche tecniche, la piattaforma stradale<br />

avrà una larghezza complessiva di 27 metri, costituita<br />

da due carreggiate (ciascuna con due corsie di marcia<br />

e corsia di emergenza, oltre alla banchina sinistra).<br />

Sono previste piazzole di emergenza ogni 500 metri circa.<br />

Oltre alla barriera di esazione terminale a Badia Polesine,<br />

il progetto allinea sei caselli, denominati di Montegal<strong>della</strong>-Longare,<br />

Alettone-Barbarano Vicentino, Agugliaro,<br />

Noventa <strong>Vicentina</strong>, Santa Margherita d’Adige,<br />

Piacenza d’Adige.<br />

Fra le opere più rilevanti del tracciato, da notare alcune<br />

gallerie artificiali (Rampezzana, Agugliaro e Saline) e i<br />

ponti sui fiumi Adige e Bacchiglione.<br />

Bacchiglione avvenisse mediante un ponte<br />

strallato di caratteristiche analoghe a quelle<br />

previste sull’Adige. Ma il progetto definitivo<br />

del ponte strallato ha incontrato successivamente,<br />

in seno alla Conferenza dei servizi,<br />

l’opposizione del Comune di Montegalda a<br />

causa dell’altezza delle antenne. Mentre i<br />

piloni del ponte sull’Adige sono alti 83 metri<br />

dal piano viabile, le antenne cui sono agganciati<br />

i cavi del ponte sul Bacchiglione sono<br />

state abbassate a 38,5 metri.<br />

Il completamento <strong>della</strong> A31 e<br />

il suo raccordo alla A22 del<br />

Brennero realizzerebbero un nuovo<br />

segmento alla dorsale Nord/Sud,<br />

soprattutto per i veicoli<br />

incanalati lungo l’itinerario<br />

autostradale adriatico.<br />

“Abbiamo realizzato ogni sforzo per contenere<br />

l’invasività dell’infrastruttura autostradale<br />

– commenta Merlin – contemperando questo<br />

proposito con l’esigenza di offrire le più efficaci<br />

soluzioni trasportistiche al territorio<br />

attraversato”. Va letto in questa chiave, per<br />

esempio, l’assai elevato numero di caselli<br />

previsto dal progetto. Di norma gli svincoli<br />

di accesso e uscita sono disposti a distanza<br />

doppia di quella prevista per il tronco Sud<br />

A31. Nella stessa logica rientra il capitolo<br />

delle cosiddette “opere complementari”, vale<br />

a dire assi di collegamento fra la viabilità<br />

esistente e la nuova direttrice autostradale.<br />

Fra gli esempi più significativi sono da segnalare<br />

le tre bretelle di connessione fra A31<br />

e strada statale 247 <strong>della</strong> Riviera Berica. Balza<br />

all’occhio pure l’estensione delle barriere<br />

acustiche, il cui sviluppo totale ammonta<br />

a 13,2 chilometri. Ma il dossier progettuale<br />

include anche soluzioni a loro modo innovative:<br />

ai lati <strong>della</strong> fascia autostradale saranno<br />

attrezzati due percorsi di servizio, in modo da<br />

consentire la posa di condutture per energia e<br />

tlc, così come per garantire operazioni di manutenzione<br />

in sicurezza (sfalci scarpate) e per<br />

divenire vie di fuga in caso di emergenza per<br />

il traffico autostradale o per costituire accessi<br />

d’urgenza per soccorsi esterni.<br />

Nel disegno di “offrire le più efficaci soluzioni<br />

trasportistiche al territorio attraversato” va infine<br />

tenuto conto di due aspetti aggiuntivi. Il<br />

primo ha a che fare con la prosecuzione <strong>della</strong><br />

A31 Valdastico pure verso Nord. È evidente<br />

che, qualora fosse superata la netta contra-<br />

rietà espressa dalle<br />

amministrazioni locali<br />

trentine lungo<br />

l’ultimo quarto di<br />

secolo, il completamento<br />

<strong>della</strong> A31 e<br />

il suo raccordo alla<br />

A22 del Brennero<br />

configurerebbe un<br />

nuovo segmento<br />

alla dorsale Nord/<br />

Sud soprattutto per<br />

i veicoli incanalati<br />

lungo l’itinerario<br />

autostradale adriatico.<br />

Il significato<br />

dell’asta <strong>della</strong> A31<br />

diverrebbe certo più<br />

rilevante se fosse<br />

disponibile lungo<br />

l’intero tracciato da<br />

Trento a Rovigo.<br />

Un secondo progetto<br />

fortemente relazionato<br />

con la A31<br />

Sud è rappresentato<br />

dal nuovo asse autostradale Mantova/mare<br />

(prosecuzione <strong>della</strong> direttrice Torino/Piacenza/<br />

Cremona). Di questo intervento si fa promotore<br />

la Confederazione Autostrade, organismo<br />

che ha Serenissima fra i propri soci fondatori.<br />

La Regione Veneto ha pubblicato sulla Gazzetta<br />

ufficiale europea notizia del progetto<br />

presentato dal promotore entro il mese di<br />

giugno. Al 29 novembre scadono i termini per<br />

la presentazione di eventuali proposte alternative,<br />

dopo di che inizierà l’iter approvativo<br />

e la procedura di gara per l’affidamento <strong>della</strong><br />

concessione. La Confederazione indica una<br />

spesa di 700 milioni di euro, chiede un centinaio<br />

di milioni di euro di contributo pubblico<br />

“ La costruzione del tronco sud <strong>della</strong> A31 sarà finanziata<br />

con i proventi dai pedaggi <strong>della</strong> Società Autostrade”<br />

e la concessione a riscuotere i pedaggi per 30<br />

anni. L’autostrada Mantova/Mare, poco a Sud<br />

di Legnago, dovrebbe utilizzare e riqualificare<br />

il tratto terminale dell’esistente superstrada<br />

Transpolesana. A tale infrastruttura, all’altezza<br />

di Badia Polesine, è incardinata la A31.<br />

Serenissima osserva che in una struttura a<br />

“maglia chiusa” le infrastrutture autostradali<br />

esprimono al meglio la propria efficacia e, nel<br />

caso specifico, i due nuovi assi autostradali<br />

potrebbero fra loro cooperare per cavare Bassa<br />

Veronese e Basso Vicentino, Basso Padovano<br />

e Rodigino da una condizione di quasi isolamento<br />

e di alterità rispetto al modello economico<br />

nordestino. ■<br />

Un’altra immagine<br />

aerea reale, con<br />

inserito a computer<br />

un tratto autostradale<br />

in attraversamento del<br />

fiume Adige.<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


32 dentro la provincia<br />

Da più parti si guarda<br />

a Schio con interesse<br />

di Stefano Tomasoni<br />

M<br />

ilano<br />

La zona industriale - pianificata nella crescita in modo<br />

equilibrato e integrato - è l’esempio classico <strong>della</strong> ritrovata<br />

appetibilità <strong>della</strong> città natale di Alessandro Rossi.<br />

Il richiamo<br />

di Schio<br />

addio,<br />

me<br />

ne vado<br />

a Schio.<br />

Non capita tutti i giorni<br />

che una famiglia milanese<br />

decida di averne<br />

abbastanza <strong>della</strong> vita<br />

caotica e inquinata <strong>della</strong><br />

metropoli meneghina<br />

e scelga di trasferire armi<br />

e bagagli, guarda un po’, a Schio. D’accordo,<br />

l’unica guida turistica esistente su Schio,<br />

realizzata anni fa dall’<strong>Associazione</strong> giornalisti<br />

e scrittori scledensi quando ci si rese conto che<br />

non era mai esistita una pubblicazione del genere,<br />

assicura che Schio è “una ridente cittadina<br />

allo sbocco <strong>della</strong> val Leogra e ai piedi delle<br />

Piccole Dolomiti”, con lo stupendo monte Pasubio<br />

alle porte. E d’accordo, qui nell’Ottocento<br />

nacque l’industria italiana grazie al “padre<br />

<strong>della</strong> patria” Alessandro Rossi, al quale giustamente<br />

gli scledensi hanno dedicato la piazza<br />

centrale, un monumento e una via. D’accordo<br />

tutto, ma decidere di lasciare il caleidoscopico<br />

universo di Milano, brulicante di vita e di occasioni,<br />

per arrivare a Schio è obiettivamente<br />

Schio, terza città<br />

<strong>della</strong> provincia, ha<br />

cambiato sindaco dopo<br />

17 anni. Un record di<br />

durata e continuità. E<br />

un’occasione per fare il<br />

punto su un ventennio<br />

che ha cambiato per<br />

molti aspetti il volto di<br />

questa cittadina.<br />

un bel salto. C’è chi lo<br />

ha fatto. Vittorio Berno<br />

e signora, ad esempio.<br />

Grafico pubblicitario<br />

di origine scledense<br />

ma ormai milanese da<br />

trent’anni, Berno tre<br />

anni fa ha mollato casa,<br />

lavoro, amici ed è<br />

tornato a Schio. A Milano<br />

gli veniva il fiatone<br />

dopo duecento metri di cammino in mezzo<br />

al traffico, a Schio cammina a lungo e respira<br />

a pieni polmoni. Visti i risultati, la figlia di<br />

Berno e suo marito hanno fatto altrettanto:<br />

loro erano milanesi doc, ma hanno ugualmente<br />

mollato tutto, salutato Milano, cercato<br />

lavoro a Schio e, una volta trovato, preso casa<br />

in centro. E la loro bambina di sette anni, che<br />

con l’aria di Milano aveva i suoi problemi,<br />

adesso è in piena salute.<br />

I Berno e la famiglia <strong>della</strong> loro figlia sono<br />

uno spot vivente, per Schio. Migliore di qualsiasi<br />

“promo” che la città del Leogra possa<br />

inventarsi per presentarsi come cittadina appetibile,<br />

vivibile e a misura d’uomo. La cosa<br />

curiosa, peraltro, è che in questo momento<br />

e curiosità, per capire<br />

cosa ha consentito a<br />

questa città di uscire dal<br />

guscio di uno “splendido<br />

isolamento” e imprimere<br />

un “cambio di velocità”<br />

alle proprie dinamiche<br />

sociali ed economiche.<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


34<br />

dentro la provincia<br />

Le foto di questo<br />

servizio sono di Gianni<br />

Formilan.<br />

A pagina 33, il<br />

monumento al<br />

Tessitore, simbolo di<br />

Schio, con i fregi del<br />

Duomo alle spalle.<br />

Qui sopra, la centrale<br />

piazza Rossi, cuore<br />

<strong>della</strong> città. Accanto,<br />

un altro “punto di<br />

vista” da cui osservare<br />

il Tessitore.<br />

Schio non ha molto bisogno di<br />

campagne promozionali e pubblicitarie<br />

per lanciare la propria<br />

immagine. Quindici anni fa il<br />

“caso Berno” sarebbe stato ossigeno<br />

per l’immagine <strong>della</strong> città,<br />

ma oggi chi guarda a Schio da<br />

fuori, e quindi non percepisce i piccoli o<br />

meno piccoli difetti che certo non mancano,<br />

ricava l’impressione di una città che si muove<br />

con metodo e con un progetto: vede un centro<br />

storico rinnovato, strade e vie d’accesso<br />

nuove, una zona industriale all’avanguardia,<br />

e un certo fervore anche sul piano delle iniziative<br />

culturali. Non è tutto oro quello che<br />

luccica, d’accordo, ma si sa, la prima impressione<br />

conta parecchio e così ecco che tanti<br />

paesi e città, non solo in provincia, guardano<br />

a Schio con interesse per capire come si fa ad<br />

uscire dal proprio guscio.<br />

La trasformazione? Un cammino a tappe<br />

All’inizio dell’esteate Schio ha vissuto un<br />

passaggio importante <strong>della</strong> sua piccola storia<br />

contemporanea: Giuseppe Berlato Sella, sindaco<br />

dal 1987, si è sfilato la fascia tricolore dopo<br />

diciassette anni e dopo ventinove è uscito<br />

dalla giunta e dunque dalle stanze del potere.<br />

Si è chiusa un’era, almeno simbolicamente.<br />

La coalizione al governo è sempre quella di<br />

centro-sinistra e gli uomini sono in gran parte<br />

gli stessi di prima, ne consegue che parlare di<br />

cambiamento è un po’ dura. Però, il solo fatto<br />

che Sella abbia lasciato l’ufficio centrale<br />

di palazzo Garbin è già di per sé un evento,<br />

un “giro di boa”, che autorizza a fare un bilancio<br />

di quello che è successo a Schio negli<br />

ultimi vent’anni e a dare un’occhiata a quello<br />

che potrà succedere quantomeno nei prossimi<br />

cinque. È l’occasione per ragionare sul recente<br />

passato di Schio e sul suo possibile futuro.<br />

“Sono stati indubbiamente vent’anni di<br />

grande trasformazione <strong>della</strong> città – dice il<br />

nuovo sindaco scledense, Luigi Dalla Via –.<br />

Di questo se ne accorge più facilmente chi<br />

viene da fuori e vede di tanto in tanto la<br />

nostra realtà. Un po’ come capita quando<br />

viene a trovarti un parente o un amico che<br />

non vedi da tanto tempo e si sorprende di<br />

quanto sono cresciuti i bambini. La città<br />

ha avuto un’evidente trasformazione, non<br />

soltanto negli aspetti più visibili come le<br />

strade, i parcheggi, gli edifici pubblici e<br />

privati risisistemati, ma anche nel modo di<br />

viverla. È stata una trasformazione avvenuta<br />

con attenzione al tessuto sociale, nel<br />

quale continua ad essere presente e attivo<br />

un grande associazionismo e un forte volontariato<br />

impegnato in tutti i campi, dal<br />

sociale allo sport, dalla cultura al tempo<br />

libero. Se andiamo indietro con la memo-<br />

ria, dobbiamo dire che negli<br />

anni Settanta la nostra<br />

città era in una situazione<br />

molto meno vivace”.<br />

Chi viene da fuori e non sa<br />

nulla di quello che è successo<br />

in questi vent’anni potrebbe<br />

chiedersi legittimamente: come<br />

mai? Cos’è successo, qual<br />

è stato l’elemento scatenante?<br />

“Non c’è stato un innesco,<br />

ma un filo conduttore, un<br />

percorso fatto di tante tappe<br />

– sostiene Dalla Via –. L’elemento<br />

fondamentale è stata<br />

la continuità di un certo metodo amministrativo:<br />

c’è stata la possibilità di progettare con<br />

calma una serie di temi importanti per la città,<br />

avendo a disposizione il tempo necessario per<br />

realizzarli. È stato importante aver potuto contare<br />

su persone, sia nell’amministrazione che<br />

nella struttura comunale, capaci di realizzare<br />

tuto questo. L’amministrazione comunale ha<br />

fatto la sua parte, ma sono stati gli scledensi<br />

in generale ad aver favorito questo processo.<br />

C’è stato un grande fermento collettivo, insomma,<br />

con tanti protagonisti”.<br />

Un salto generazionale, per pensare più<br />

in grande<br />

È un po’ come se prima gli scledensi avessero<br />

degli specchi orientati al loro interno,<br />

che riflettevano a sè stessi la loro immagine,<br />

mentre ad un certo punto hanno orientato<br />

questi specchi verso l’esterno per farsi vedere<br />

anche dagli altri.<br />

“Dall’esterno hanno cominciato a notarci di<br />

più perché hanno visto che sapevamo realizzare<br />

determinate cose, e non in modo disordinato,<br />

ma armonico. L’esempio classico è quello<br />

<strong>della</strong> zona industriale: ce lo dicono in tanti<br />

“ Una volta si diceva che a Schio si pensa solo a lavorare.<br />

Non era così allora, tantomeno lo è ora”<br />

che è anche bella,<br />

non solo grande.<br />

Non c’è stata soltanto<br />

la quantità,<br />

insomma, ma anche<br />

la qualità. Gli<br />

scledensi vivono<br />

da tanti anni in<br />

fabbrica, e dunque<br />

cercano di avere<br />

fabbriche nelle quali<br />

vivere nel modo<br />

migliore possibile”.<br />

“La nostra specificità<br />

è che qui l’industria<br />

ha radici più<br />

profonde e più lontane<br />

– dice Dario<br />

Tomasi, vicesindaco e assessore all’urbanistica<br />

e allo sviluppo economico –. Tutta una serie di<br />

produzioni, di presenze industriali particolari<br />

sono figlie di una storia molto lunga. Oggi chi<br />

viene da fuori rimane colpito dalla presenza di<br />

verde nella zona industriale e dal fatto che ci<br />

In alto, la facciata di<br />

un edificio in piazza<br />

Rossi. Sotto, scorcio<br />

di piazzetta Garibaldi,<br />

altro punto focale<br />

<strong>della</strong> vita cittadina.<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


36<br />

dentro la provincia<br />

La cupola <strong>della</strong> chiesa<br />

di Sant’Antonio<br />

Abate. Nella pagina<br />

a fianco, uno<br />

scorcio suggestivo<br />

sulle colline che<br />

contornano Schio.<br />

siano parecchi<br />

edifici<br />

industriali<br />

con soluzioniarchitettoniche<br />

e<br />

di progettazione che di solito vengono riservate<br />

agli edifici residenziali o pubblici. Questo<br />

è merito di certi privati che hanno voluto dare<br />

un’immagine al proprio luogo di produzione:<br />

era dalla fine dell’Ottocento che non si faceva<br />

più”.<br />

Ma se oggi le cose stanno in questo modo è<br />

anche perché c’è stato un salto generazionale<br />

negli scledensi, che ha portato una nuova<br />

capacità di “darsi una mossa” e pensare più<br />

in grande. Da questo punto di vista c’è una<br />

qualche differenza palpabile tra gli scledensi<br />

degli anni Sessanta e Settanta e quelli degli<br />

anni Novanta e di oggi. Una differenza che,<br />

d’altra parte, è frutto dell’evoluzione <strong>della</strong><br />

società, oggi globalizzata e molto più aperta<br />

di ieri. La distanza che c’era trent’anni fa tra<br />

Milano (per restare alla città <strong>della</strong> Madonnina)<br />

e Schio era assai più ampia di quella che<br />

c’è oggi: non in termini geografici, evidentemente,<br />

ma culturali.<br />

“Qualche anno fa eravamo concentrati più su<br />

certi aspetti temi <strong>della</strong> nostra vita, mentre ora<br />

la situazione economica migliorata ci fa porre<br />

più attenzione alla qualità del vivere, alla<br />

cultura, al tempo libero – dice Dalla Via –. La<br />

città si è aperta anche sotto questo punto di<br />

vista, certo in linea con gli orientamenti gene-<br />

“La zona industriale, ben strutturata<br />

e ora anche servita da una buona<br />

viabilità, ha facilitato il formarsi di una<br />

ricca rete di subfornitura, che consente<br />

di trovare in un raggio ristretto<br />

lavorazioni e professionalità con cui<br />

integrare la propria attività”.<br />

rali e l’evoluzione di una società che cambia.<br />

Una volta, semplificando all’eccesso, si diceva<br />

che a Schio si pensava soltanto a lavorare.<br />

Non era così allora, tantomeno lo è ora.”.<br />

La “scommessa” <strong>della</strong> formazione<br />

In questi ultimi vent’anni la trasformazione<br />

qui è stata fortissima soprattutto sotto l’aspetto<br />

industriale. La zona industriale ha ormai<br />

quasi quarant’anni, il primo insediamento fu<br />

quello dei due capannoni <strong>della</strong> Lanerossi: sessantamila<br />

metri quadrati coperti ciascuno, nei<br />

quali all’epoca lavoravano migliaia di persone,<br />

tanto che l’Eni sulla carta aveva pensato perfino<br />

al raddoppio e alla costruzione di altri due<br />

capannoni. Accanto alla Lanerossi, però, c’era<br />

poco altro. L’industria locale non era monoprodotto,<br />

ma poco ci mancava. Oggi invece<br />

in zona industriale ci sono circa cinquecento<br />

attività produttive.<br />

“Abbiamo una zona industriale effettivamente<br />

ben strutturata, flessibile e ora, dopo i lavori<br />

più recenti, sostenuta anche da una buona<br />

viabilità – osserva Massimo Zampieri,<br />

imprenditore scledense, vicepresidente del<br />

Raggruppamento di Schio dell’<strong>Associazione</strong><br />

<strong>Industria</strong>li –. Il vantaggio di un’area così ampia<br />

e con queste caratteristiche è stato quello<br />

di aver facilitato il formarsi di una ricca rete<br />

di subfornitura, che consente di trovare in un<br />

raggio molto contenuto una serie di lavorazioni<br />

e di professionalità con le quali integrare<br />

la propria attività interna. Faccio il caso <strong>della</strong><br />

mia azienda: in quattro chilometri quadrati,<br />

costruiamo macchine<br />

utensili complesse<br />

che vendiamo in<br />

diciotto paesi del<br />

mondo”.<br />

Questa trasformazione<br />

è avvenuta<br />

senza grossi traumi,<br />

merito di tanti operai<br />

che si sono trasformati<br />

in artigiani<br />

e poi in piccoli<br />

industriali e hanno<br />

inventato mille iniziative,<br />

assorbendo<br />

la manodopera che<br />

usciva dall’industria<br />

tessile.<br />

“L’ulteriore trasformazione ora in atto e i<br />

processi di delocalizzazione pongono indubbiamente<br />

degli interrogativi – osserva il<br />

sindaco Dalla Via –. Un po’ di preoccupazione<br />

c’è, ma la nostra realtà non è un fiore<br />

sbocciato da poco e ha invece radici antiche<br />

e solide: la speranza, dunque, è che le trasformazioni<br />

in atto possano avvenire senza<br />

creare eccessivi problemi”.<br />

“Questa zona è strutturata e ha storia e tradizione<br />

industriale, ha know how e tecnologia:<br />

se va in crisi l’industria meccanica scledense<br />

vuol dire che è in crisi il mondo – dice Roberto<br />

Salviato, amministratore delegato del<br />

Laboratorio chimico-farmaceutico Sella, uno<br />

dei referenti per Schio all’interno del Raggruppamento<br />

locale dell’Assindustria –. Il patrimonio<br />

di cultura imprenditoriale, di lavoro e di<br />

‘saper fare’ nello Scledense e in tutto l’Alto vicentino<br />

è forte, credo dunque che, pur tenendo<br />

conto delle difficoltà oggettive nelle quali ci<br />

muoviamo da anni, si debba essere ottimisti.<br />

Certo è che aumenta il livello concorrenziale<br />

Nei prossimi anni le<br />

priorità da seguire, anche<br />

a Schio, riguarderanno<br />

i temi <strong>della</strong> formazione,<br />

dell’innovazione, <strong>della</strong><br />

qualità <strong>della</strong> vita e<br />

dell’integrazione.<br />

in tutto il mondo, e perciò bisogna saper stare<br />

al passo con i tempi che cambiano, altrimenti<br />

si perde il treno”.<br />

Stare al passo con i tempi è da sempre una parola<br />

d’ordine per un’impresa che voglia rimanere<br />

sul mercato. Diventa oggi sempre più una<br />

parola d’ordine anche per chi amministra una<br />

città e un territorio.<br />

“Si tratta di dedicare risorse progettuali e finanziarie<br />

ad alcuni progetti che possono, non<br />

dico cambiare i destini, ma fornire qualche<br />

strumento per far sì che non ci siano scom-<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


38<br />

dentro la provincia<br />

pensi – afferma il sindaco di Schio –. Mi riferisco<br />

al campus dei licei per quanto riguarda<br />

la formazione, una scommessa importantissima<br />

per la città e per tutto l’Alto Vicentino,<br />

visto che metà degli studenti delle scuole<br />

superiori scledensi viene da fuori città. Penso<br />

poi al tema degli incubator, previsto dal Piano<br />

regolatore, per lo sviluppo <strong>della</strong> zona artigianale.<br />

Penso alla valorizzazione del patrimonio<br />

dell’archeologia industriale come luoghi sui<br />

quali puntare per portare a Schio alcuni specifici<br />

corsi universitari”.<br />

Il futuro è <strong>della</strong> qualità, non <strong>della</strong> quantità<br />

Nei prossimi anni, dunque, non sarà più tanto<br />

la viabilità, ieri asfittica ed oggi finalmente<br />

quasi buona, la priorità da seguire, quanto i<br />

temi <strong>della</strong> formazione, dell’innovazione, <strong>della</strong><br />

terziarizzazione <strong>della</strong> società. Il futuro, in altre<br />

parole, non sarà <strong>della</strong> quantità, ma <strong>della</strong> qualità.<br />

Meno espansione, più qualità dei servizi. In<br />

un contesto che non è più soltanto cittadino,<br />

ma territoriale.<br />

“È importante anche la qualità <strong>della</strong> vita in<br />

un territorio – insiste il sindaco –. E questa la<br />

coltiviamo meglio mettendoci sempre più in<br />

relazione con tutto l’Alto Vicentino. Un’altra<br />

scommessa che ha messo le basi negli anni<br />

passati e dovrà svilupparsi in futuro è quella<br />

dell’integrazione. Schio non è un’isola, anzi,<br />

in questi anni è sempre più cresciuto il ruolo<br />

di Schio nella rete dell’Alto Vicentino”.<br />

“Negli ultimi vent’anni è cambiata la scala di<br />

vita – osserva dal canto suo Dario Tomasi –.<br />

Quando abbiamo cominciato nell’86-87 a ragionare<br />

di polo altovicentino era effettivamente<br />

un argomento, una tendenza che iniziava.<br />

Oggi qualsiasi famiglia vive nell’alto vicentino.<br />

Il sistema delle relazioni nell’uso dei servizi: i<br />

genitori lavorano indistintamente in qualsiasi<br />

comune, i figli vanno a scuola in paese si e no<br />

mentre sono alla scuola dell’obbligo, ma non<br />

è neanche detto perché oggi puoi anche scegliere<br />

e spostarsi dove c’è l’indirizzo musicale<br />

o dove ritieni che ci sia un ambiente più tranquillo<br />

o adatto alle proprie esigenze. Insomma,<br />

il raggio d’azione è diventato diverso. Si cresce<br />

in modo diverso da una volta”.<br />

“Il processo di integrazione altovicentina impone<br />

di tener conto dell’aumento <strong>della</strong> scala<br />

territoriale – sostiene Roberto Salviato –.<br />

Un compito importante, oggi, per le tre città<br />

dell’area, è quello di arrivare davvero al polo<br />

altovicentino, per avere dimensioni di scala<br />

più grandi e poter dotare l’area di infrastrutture<br />

e servizi che andrebbero ad arricchire<br />

tutti. Penso ad esempio all’importanza di poter<br />

sviluppare strutture formative al passo con i<br />

tempi che cambiano: va bene il filone dell’archeologia<br />

industriale, ma oltre che al passato<br />

bisogna pensare anche al futuro, e credo che<br />

tre città del peso di Schio, Thiene e Valdagno,<br />

con il bacino che gravita loro intorno, possono<br />

supportare la creazione in loco di una qualche<br />

struttura universitaria”.<br />

Aggiunge il vicesindaco Tomasi: “C’è da lavorare<br />

per creare innovazione e formazione<br />

e favorire l’evoluzione dei tempi all’interno<br />

<strong>della</strong> nostra tradizione industriale: una volta<br />

andava la lana e dunque s’è fatta la lana, poi è<br />

arrivata la meccanica, se adesso cresce la produzione<br />

di intelligenza si lavorerà a produrre<br />

intelligenza. È poi importante la capacità di<br />

Accanto, piazza<br />

Rossi, con il Duomo,<br />

in un giorno di<br />

mercato. Sotto, la<br />

facciata d’ingresso<br />

<strong>della</strong> biblioteca civica<br />

“Bortoli”.<br />

“ L’obiettivo è mantenere l’equilibrio generale del sistema,<br />

per non perdere in qualità <strong>della</strong> vita”<br />

essere competitivi anche sotto il profilo ambientale,<br />

ed ecco l’importanza che attribuiamo<br />

al tema delle certificazioni ambientali del territorio.<br />

Spesso si parla di sviluppo sostenibile,<br />

ma ci si concentra molto sulla sostenibilità e<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


40 dentro la provincia<br />

“ Il nostro futuro si gioca insieme,<br />

con la valle dell’Agno, il Thienese e la valle dell’Astico”<br />

Panoramica di Schio,<br />

visto dalle colline<br />

delle Piane<br />

meno sullo sviluppo: un compito che dobbiamo<br />

assolvere è quello di lavorare ancora di più<br />

in questo campo, per potenziare gli elementi<br />

notevoli di competitività del nostro territorio”.<br />

Una questione di equilibri<br />

Ecco dunque che si torna al punto–chiave:<br />

mantenere l’equilibrio generale del sistema per<br />

non perdere in qualità <strong>della</strong> vita.<br />

“Possiamo paragonare i diversi aspetti del nostro<br />

territorio comunale all’ambiente domestico<br />

e lavorativo in cui viviamo – dice Tomasi –.<br />

La città è la casa, la zona industriale è l’officina,<br />

la frazione di Giavenale è l’orto e la zona<br />

collinare è il giardino. Il gioco di equilibrio per<br />

vivere bene in questa ‘casa’ sta nel non andare<br />

a sacrificare l’orto per raddoppiare l’officina, o<br />

a raddoppiare l’orto perché si diverte di più il<br />

nonno, o a mangiarsi il giardino per aumentare<br />

lo spazio <strong>della</strong> casa. È una questione di<br />

equilibri, appunto. Alessandro Rossi per il suo<br />

lanificio si portò qui i belgi, e non li mise mica<br />

giù per il Leogra, li mise in prima fila, davanti,<br />

sul viale. Si tratta di riprodurre oggi il concetto.<br />

Se uno viene qui da fuori con famiglia e figli<br />

guarda prima di tutto se le scuole ci sono e<br />

funzionano bene, se l’ospedale c’è e funziona,<br />

se la sera dopo le nove la città è tranquilla o<br />

bisogna trincerarsi in casa. Se c’è un decifit su<br />

questi elementi, può essere che uno vada altrove.<br />

Le competizioni si giocano anche così”.<br />

Concetto su cui calca la mano anche Roberto<br />

Salviato: “In America molti manager, di fronte<br />

a più opzioni di scelta del proprio posto di lavoro<br />

scelgono quelle aziende che si trovano in<br />

aree dotate di un buon ospedale e di una buona<br />

università: perché pensano da un lato ad<br />

offrire ai figli le migliori occasioni di formazione,<br />

e dall’altro lato pensano a garantire alla<br />

famiglia un’assistenza sanitaria di qualità”.<br />

Insomma, oggi la partita <strong>della</strong> competitività,<br />

che sia del sistema produttivo o di un’intera<br />

comunità e del suo territorio, la si gioca tutti<br />

insieme e su scenari complessivi, non più su<br />

singole componenti. Non è teoria astratta: se<br />

Schio in questi quindici-vent’anni si è dimostrato<br />

un interessante esempio di concretezza<br />

per tutta la provincia, è stato anche perché<br />

c’era una teoria di fondo da seguire. Si tratta<br />

ora di vedere se la nuova teoria <strong>della</strong> qualità e<br />

dell’integrazione farà sì che tra altri vent’anni<br />

Schio possa essere ancora indicato come un<br />

esempio da analizzare. Come si dice in questi<br />

casi: ai posteri l’ardua sentenza. ■


42<br />

In alto, il team <strong>della</strong><br />

San Matteo e, al<br />

centro, il progetto<br />

<strong>della</strong> nuova sede<br />

dell’azienda, in fase di<br />

realizzazione<br />

imprese<br />

San Matteo. L’inizio dell’attività di produzione e vendita di vino, nell’azienda<br />

da sempre di proprietà <strong>della</strong> famiglia Cielo, può essere fatto risalire al 1895.<br />

di Stefano Tomasoni<br />

Vini di buona famiglia<br />

L’<br />

aziendavitivinicola<br />

San<br />

Matteo di Creazzo<br />

ha ottenuto – prima<br />

azienda del suo settore in Europa – la certificazione<br />

di responsabilità sociale. Si tratta di<br />

un tipo di certificazione, la cui sigla è SA8000,<br />

che attesta la completezza e la qualità del percorso<br />

fatto da un’azienda nel campo <strong>della</strong> responsabilità<br />

sociale (Social Accountability, in<br />

inglese, da cui la sigla SA). In tutto il mondo<br />

sono oggi soltanto 354 le aziende in possesso<br />

di questa certificazione. Di queste, 115 sono in<br />

Europa, 76 delle quali in Italia.<br />

L’azienda vitivinicola<br />

San Matteo, da più di<br />

un secolo di proprietà<br />

<strong>della</strong> famiglia Cielo, ha<br />

ottenuto la certificazione di<br />

responsabilità sociale. Nel<br />

suo settore, è una novità a<br />

livello europeo.<br />

La SA8000 è<br />

uno standard<br />

internazionale<br />

di certificazione<br />

del rispetto dei<br />

diritti dei lavoratori<br />

ispirato alle<br />

convenzioni ILO<br />

(International<br />

Labour Organisation),<br />

alla Dichiarazione dei Diritti Umani, alla<br />

Convenzione ONU sui Diritti dei bambini e alla<br />

Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni<br />

tipo di discriminazione verso le donne.<br />

“La decisione di impegnarci per arrivare alla<br />

certificazione <strong>della</strong> responsabilità sociale<br />

– osserva Matteo Cielo, direttore tecnico dell’azienda<br />

– è nata dal desiderio di dimostrare a<br />

clienti e fornitori l’impostazione che da sempre<br />

la nostra azienda mantiene sull’etica del<br />

lavoro e sul rispetto dei diritti<br />

dei propri collaboratori.<br />

Non è raro, in effetti, che<br />

durante la visita in azienda<br />

da parte di un cliente, questi non<br />

si accontenti solo di valutare la bontà del prodotto<br />

e la correttezza del processo produttivo,<br />

ma voglia verificare anche che questo sia stato<br />

realizzato rispettando le persone e l’ambiente”.<br />

La famiglia Cielo, proprietaria <strong>della</strong> San Matteo,<br />

è di lunga tradizione vinicola. L’inizio dell’attività<br />

di produzione e vendita di vino può<br />

essere fatto risalire al 1895 quando Matteo<br />

Cielo, nonno dell’attuale presidente Bruno Cielo,<br />

decise di avviare, assieme con la tradizionale<br />

attività agricola e di coltivazione del baco<br />

da seta, la commercializzazione di vini. Dopo<br />

la seconda guerra mondiale, Aurelio, figlio<br />

del fondatore, si separò dai fratelli e spostò<br />

l’azienda a Creazzo. Negli anni Sessanta Bruno<br />

Cielo, a sua volta figlio di Aurelio, introdusse<br />

radicali innovazioni, negli anni Settanta vennero<br />

acquisite le aziende agricole di Creazzo<br />

ed Altavilla. Oggi accanto a Bruno Cielo che<br />

è presidente, l’azienda è guidata dalla quarta<br />

generazione <strong>della</strong> famiglia, rappresentata dai<br />

figli di Bruno: Luciano che è amministratore<br />

delegato, Matteo che è direttore tecnico, Cristiano<br />

e Alessia, che sono soci ma sono impegnati<br />

in altre attività.<br />

I prodotti proposti vanno dalla linea “Villa degli<br />

Olmi” (che comprende i vini frizzanti Prosecco,<br />

Chardonnay, Pinot Nero Rosato, e i vini<br />

Doc dei Colli Berici Cabernet, Merlot, Pinot<br />

Bianco, Sauvignon, Chardonnay) ai tradizionali<br />

vini ad indicazione geografica tipica delle<br />

Venezie, venduti con il marchio San Matteo.<br />

Di nuova introduzione la linea Tenuta Altavilla,<br />

venduta solo via Internet.<br />

“Per il futuro ci muoviamo su due fronti<br />

– spiega Matteo Cielo –. Da un lato rivolgia-<br />

mo particolare attenzione<br />

ai mercati esteri, dall’altro<br />

stiamo aumentando la proposta<br />

di prodotti comprendendo<br />

nel listino altre tipologie,<br />

ad esempio una linea<br />

di vini affinati in barrique che comprende un<br />

Sauvignon bianco e un Cabernet Sauvignon”.<br />

L’attenzione e la cura posta nella vinificazione<br />

e nel successivo affinamento dei vini si sono<br />

rivelati vincenti e queste nuove linee di prodotti<br />

riscontrano sempre maggiore successo.<br />

L’azienda sta realizzando una nuova sede<br />

aziendale, all’interno dell’area dell’azienda<br />

agricola di proprietà <strong>della</strong> famiglia. “Sarà un<br />

edificio con i canoni estetici delle costruzioni<br />

tipiche venete e di pregio architettonico – sottolinea<br />

Cielo –, e avrà all’interno un percorso<br />

di sicurezza interattivo attrezzato per le visite<br />

aziendali da parte di turisti o scolaresche. In<br />

questo modo si potrà illustrare ai visitatori il<br />

processo produttivo e quindi consentire loro di<br />

toccare con mano tutte le fasi di produzione<br />

del vino, in completa sicurezza e con l’ausilio<br />

dei moderni mezzi informatici”.<br />

■<br />

Sotto, a sinistra due<br />

vini doc <strong>della</strong> linea<br />

“Villa degli Olmi”,<br />

e a destra tre vini<br />

<strong>della</strong> nuova linea di<br />

imbottigliamento<br />

in PET, usata per<br />

vini a Indicazione<br />

Geografica Tipica.<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


44<br />

imprese<br />

Stefanplast. L’azienda di Villaganzerla ha 130 dipendenti e si estende su<br />

un’area di 50 mila metri quadri, metà dei quali coperti.<br />

di Giulio Ardinghi<br />

Una storia<br />

vicentina<br />

La Stefanplast ha raggiunto i<br />

quarant’anni di vita. Una storia, la sua,<br />

tipica <strong>della</strong> piccola e media impresa<br />

vicentina, caratterizzata da flessibilità,<br />

produttività e proiezione sui mercati<br />

mondiali.<br />

Q uella<br />

di Stefanplast è una<br />

storia-tipo di imprenditoria<br />

vicentina, una storia nata dal<br />

coraggio del rischio, maturata<br />

attraverso scelte operate tempestivamente,<br />

e sviluppatasi infine proprio grazie a queste<br />

scelte e agli investimenti che le hanno favorite<br />

e assecondate.<br />

L’azienda di Villaganzerla di Castegnero ha<br />

oggi 130 dipendenti e costituisce per il Basso<br />

Vicentino un punto di riferimento essenziale<br />

per dimensioni produttive, compresi in questo<br />

concetto di spazio i 50mila metri quadri di<br />

estensione dell’area complessiva la metà dei<br />

quali sono coperti.<br />

I “primi quarant’anni”, un periodo di grandi<br />

successi, come dimostrano le cifre odierne,<br />

hanno una firma iniziale, quella di Antonio<br />

Stefani, ed una tripla firma che fa da continuazione<br />

e approfondimento dell’impegno<br />

imprenditoriale: Walter, Ornella e Paola, i figli<br />

che hanno saputo rendere concreto e vincente<br />

quel meccanismo di continuità tra generazioni<br />

di imprenditori così spesso invocata come<br />

elemento portante e addirittura essenziale per<br />

il successo delle industrie in cui l’impronta di<br />

famiglia rimane la base irrinunciabile.<br />

La storia di Antonio Stefani è infatti il disegno<br />

prototipo del mondo del lavoro veneto nell’ultimo<br />

dopoguerra, con la gente costretta a cercare<br />

altrove le occasioni migliori per costruirsi<br />

un’esistenza dignitosa. Emigrazione, nel caso<br />

di Stefani in Svizzera, ma anche forte consapevolezza<br />

di quale doveva essere alla fine la<br />

funzione di questo sacrificio che si affrontava<br />

per ottenere un avvenire migliore. Ed il ritorno<br />

dagli anni dell’emigrazione è la dimostrazione<br />

più evidente di questa volontà, nel momento<br />

in cui assieme ai fratelli Stefani crea una piccola<br />

impresa di fabbro artigiano, la FIM, che<br />

lavora materiali ferrosi per la creazione di im-<br />

ballaggi di ferro per le bottiglie.<br />

Nel giro di qualche anno, con una cinquantina<br />

di dipendenti già entrati a far parte <strong>della</strong> FIM,<br />

che continua la propria attività, Walter fonda<br />

nel 1964 Stefanplast per la produzione degli<br />

stessi imballaggi destinati alle bottiglie, ma<br />

questa volta utilizzando il materiale plastico.<br />

La resistenza, la praticità, la qualità del prodotto<br />

che si rivela subito indovinato per duttilità<br />

di impiego portano la nuova cassetta<br />

contenitore per le bottiglie ad un successo che<br />

è poi quello dell’azienda.<br />

Si tratta di una crescita di pari passo che procede<br />

negli anni senza soluzione di continuità<br />

e che anzi proprio negli ultimissimi anni, tra<br />

il 1998 ed il 2003, fa registrare un rilevante<br />

balzo in avanti del fatturato pari al 56% stabilizzandosi<br />

poi sulle quote odierne che sono di<br />

un fatturato annuo complessivo per circa 25<br />

milioni di euro, la metà dei quali provenienti<br />

dall’esportazione. Ecco così un’altra caratterizzazione<br />

dell’impresa di Castegnero, quella<br />

<strong>della</strong> capacità di stare sul mercato dell’export<br />

non soltanto mantenendo le proprie posizioni,<br />

ma incrementandole in misura progressiva.<br />

La storia di Stefanplast è dunque legata a<br />

tutti gli ingredienti da sempre presenti nelle<br />

vicende dell’imprenditoria vicentina, a cominciare<br />

dagli anni dell’emigrazione per finire con<br />

quelli dello sviluppo e del successo anche e<br />

soprattutto sui mercati internazionali.<br />

Oggi Walter Stefani, che con le sorelle ha raccolto<br />

l’eredità del padre<br />

contribuendo a<br />

sviluppare ulteriormente<br />

le dimensioniaziendali<br />

ed i contatti<br />

anche internazionali<br />

di mercato,<br />

dice che è stata vin-<br />

Dalla prima cassetta portabottiglie in plastica alla<br />

diversificazione di oggi, con gli articoli casalinghi, da<br />

giardino e per animali. Tutto un mondo all’insegna<br />

<strong>della</strong> plastica.<br />

cente, quella prima<br />

scelta accompagnata<br />

poi dalla capacità di<br />

variare la tipologia<br />

del prodotto in funzione<br />

<strong>della</strong> domanda<br />

del mercato: l’inizio<br />

caratterizzato da<br />

quella rivoluzionaria<br />

cassetta portabottiglie<br />

in plastica,<br />

che ha favorito la<br />

prima esplosione<br />

dell’azienda, non ha impedito nel corso degli<br />

anni di pensare ad una diversificazione che<br />

si è rivelata, appunto, la carta vincente. Dalla<br />

cassetta portabottiglie agli articoli casalinghi,<br />

dagli articoli casalinghi agli articoli da giardino<br />

ed infine agli articoli per animali.<br />

Bilanciando le scelte produttive e le iniziative<br />

imprenditoriali verso il mercato italiano e<br />

internazionale con pari intensità, Stefanplast<br />

non ha fatto che incrementare le proprie risorse<br />

arrivando al successo. Ed è vero successo,<br />

come dimostrano ampiamente questi “primi”<br />

quarant’anni. ■<br />

In apertura, la sede<br />

centrale dell’azienda.<br />

Qui sopra, Paola,<br />

Walter e Ornella<br />

Stefani. Sotto, alcune<br />

linee di prodotto <strong>della</strong><br />

Stefanplast.<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


46<br />

imprese<br />

Impresaflash<br />

Dalla Laverda<br />

mietitrebbia per il<br />

Gruppo Agco<br />

Il Gruppo <strong>Industria</strong>le Argo ha firmato<br />

un accordo a lungo termine con<br />

Agco per lo sviluppo e la produzione<br />

di mietitrebbie. Lo stabilimento<br />

Laverda di Breganze produrrà mietitrebbie<br />

Massey Ferguson, Challenger<br />

e Fendt per i mercati dell’Europa,<br />

dell’Africa e del Medio Oriente<br />

a partire dalla campagna 2005.<br />

“Questa operazione è uno dei risultati<br />

dell’intensa attività di sviluppo<br />

industriale realizzata a Breganze<br />

dal 2000 ad oggi – dice Aldo I.<br />

Dian, direttore generale di Laverda.<br />

Gli investimenti recentemente<br />

effettuati consentono all’apparato<br />

produttivo di soddisfare tutte le necessità<br />

del nostro partner”.<br />

Nei mesi scorsi il Gruppo Indu-<br />

striale Argo ha anche acquisito<br />

l’intero pacchetto azionario <strong>della</strong><br />

Fella-Werke di Feutch, importante<br />

azienda tedesca che è andata<br />

così ad aggiungersi alla “scuderia”<br />

del Gruppo, a cui fanno capo note<br />

aziende trattoristiche europeee<br />

come Landini (Italia), Mc Cormick<br />

(U.K e Francia), Valpadana (Italia),<br />

oltre alla storica Laverda di Breganze,<br />

specialista nella costruzione<br />

di mietitrebbie e macchine da<br />

raccolta. Con l’acquisizione <strong>della</strong><br />

Fella-Werke il Gruppo – che produce<br />

più di 25.ooo trattori e oltre<br />

12.000 macchine dedicate<br />

alla raccolta di cereali e foraggi<br />

e alla lavorazione del<br />

terreno - ha concretizzato il<br />

progetto di affiancare ad un<br />

polo trattoristico importante,<br />

un altrettanto importante polo<br />

per le macchine da raccolta.<br />

Rigoni di Asiago, nuovo<br />

centro di trasformazione<br />

in Bulgaria<br />

La Rigoni di Asiago, azienda che accanto<br />

alla produzione di miele ha<br />

sviluppato da anni una produzione<br />

di confetture da agricoltura biologica<br />

diventando il secondo produttore<br />

italiano in questo segmento,<br />

ha inaugurato un nuovo centro<br />

di trasformazione <strong>della</strong> frutta in<br />

Bulgaria: Ecovita ltd. La fabbrica<br />

si trova nella città di Pazardjick,<br />

nel sud-ovest del paese balcanico,<br />

a 80 km da Sofia, al centro <strong>della</strong><br />

più importante area di produzione<br />

frutticola. Il sito produttivo – un<br />

complesso di 4 mila mq coperti su<br />

un’area di 12 mila mq totali - è attrezzato<br />

per la selezione, la surgelazione<br />

e<br />

lo stoccaggio di frutta biologica, e<br />

si colloca fin d’ora come uno fra<br />

gli stabilimenti più importanti<br />

dell’intera Bulgaria.<br />

Il nuovo stabilimento in Bulgaria,<br />

paese nel quale la Rigoni<br />

è presente dal 1993,<br />

darà lavoro ad una<br />

cinquantina di<br />

persone, sarà in<br />

grado di garantire<br />

la lavorazione<br />

annua di 9 mila<br />

tonnellate di frutta<br />

e diventerà il centro di<br />

raccolta di tutte le coltivazioni<br />

biologiche presenti e future che<br />

la Rigoni detiene in Bulgaria.<br />

La “Nuvola” di Taplast<br />

e le fiabe Disney<br />

Si chiama “Nuvola” la nuova pompa<br />

foamer lanciata da Taplast, che<br />

corona la confezione Disney di<br />

detergente prodotta da Admiranda,<br />

il distributore italiano che presenta<br />

prodotti a marchio Disney sul<br />

mercato di massa.<br />

“Nuvola” eroga una schiuma<br />

detergente al latte e miele<br />

particolarmente adatta per le<br />

pelli più delicate dei bambini. Che<br />

siano loro i naturali destinatari<br />

del prodotto lo si capisce fin dalla<br />

confezione, ispirata alle classiche<br />

fiabe Disney. L’aspetto visivo <strong>della</strong><br />

confezione è particolarmente<br />

curato: le pompe sono vivaci ed<br />

hanno una forma piacevole, per-<br />

ché il caratteristico soffietto a<br />

vista permette di creare un tappo<br />

con ben tre elementi colorati.<br />

Nuvola è la prima pompa foamer<br />

interamente in plastica, quindi<br />

100% riciclabile.<br />

Socotherm<br />

rivestirà 500 km<br />

di tubi nel Golfo<br />

Arabico<br />

Socotherm Middle East,<br />

società controllata da<br />

Socotherm SpA, uno<br />

dei principali operatori<br />

mondiali nel rivestimento<br />

protettivo di<br />

tubazioni per l’estrazione<br />

ed il trasporto<br />

dell’energia, si è<br />

aggiudicata un con-<br />

tratto da circa 100 milioni di dollari<br />

per i rivestimenti di 522 km<br />

di tubi del “Dolphin Project”, il<br />

più importante progetto nell’area<br />

del Golfo Arabico e<br />

concepito per portare il<br />

gas dal giacimento<br />

offshore North<br />

Field al largo di<br />

Ras Laffan, in<br />

Qatar, all’impianto<br />

di importazione di<br />

Taweelah, negli Emirati<br />

Arabi Uniti.<br />

Il contratto, aggiudicato<br />

dall’italiana Saipem, riguarda<br />

l’applicazione di rivestimenti anticorrosivi<br />

esterni in triplo strato di<br />

poliolefine, di rivestimenti interni in<br />

vernice epossidica e di appesantimento<br />

in calcestruzzo armato.<br />

I lavori, che inizieranno ai primi<br />

del 2005 e dureranno meno di un<br />

anno, saranno eseguiti presso una<br />

nuova “Marine Base” Socotherm<br />

installata nella zona portuale di<br />

Mesaieed in Qatar.<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


48<br />

Le illustrazioni di<br />

questo articolo<br />

sono tratte da<br />

stampe dedicate alla<br />

lavorazione <strong>della</strong> seta<br />

nel ‘700. Nella pagina<br />

a fianco, la copertina<br />

del libro “Seta fine e<br />

panni grossi”.<br />

cultura<br />

“Seta fine e panni grossi” è il titolo del libro<br />

dello storico vicentino Francesco Vianello,<br />

promosso dal Centro Studi sull’impresa di Vicenza,<br />

che ricostruisce l’evoluzione delle manifatture e<br />

dei commerci nel Vicentino dal 1570 al 1700.<br />

La via <strong>della</strong> seta<br />

“S<br />

eta<br />

fine e panni grossi” è il<br />

titolo del libro con il quale lo<br />

studioso vicentino Francesco<br />

Vianello, dottore di ricerca in<br />

storia economica e sociale e ricercatore presso<br />

il Dipartimento di Storia dell’Università di Padova,<br />

ha ricostruito, attraverso un’impeccabile<br />

analisi storica, l’evoluzione delle manifatture<br />

e dei commerci nel Vicentino tra il 1570 e il<br />

1700. La pubblicazione del volume, per i tipi<br />

<strong>della</strong> casa editrice Franco Angeli, è stata resa<br />

possibile grazie all’avveduto sostegno economico<br />

del Centro Studi sull’impresa e sul patrimonio<br />

industriale di Vicenza, che ha colto<br />

l’importanza <strong>della</strong> ricerca storica compiuta da<br />

Vianello e ha ritenuto doveroso facilitarne la<br />

diffusione al pubblico.<br />

Attraverso lo studio delle manifatture vicentine,<br />

il libro di Vianello mette in luce gli elementi<br />

di continuità che<br />

raccordano il tessuto<br />

economico cinque-seicentesco<br />

alle specializzazioni<br />

produttive<br />

<strong>della</strong> prima industrializzazione.<br />

Nel secolo<br />

e mezzo che separa la<br />

crisi del lanificio urbano<br />

di Vicenza dall’impianto<br />

a Schio <strong>della</strong><br />

manifattura di Nicolò<br />

Tron, artigiani e mercanti non cessarono<br />

di animare la vita economica e sociale del<br />

capoluogo e dei centri<br />

più importanti del<br />

territorio. Con la loro<br />

attività, garantirono<br />

la conservazione e la<br />

trasmissione di un patrimonio<br />

di conoscenze<br />

tecniche, di competenze<br />

organizzative e<br />

di relazioni commerciali sulle quali si fondò<br />

poi la crescita settecentesca. Attingendo ad<br />

una documentazione<br />

in larga parte inedita,<br />

Vianello ha ricostruito<br />

l’articolazione produttiva<br />

e la distribuzione sul<br />

territorio dei principali<br />

settori manifatturieri<br />

(setificio e lanificio), le<br />

relazioni tra lavoratori<br />

e imprenditori e l’influsso esercitato dalla politica<br />

economica e fiscale veneziana.<br />

“Il libro viene a coprire un parziale deficit di<br />

conoscenza sul Seicento, il secolo <strong>della</strong> presunta<br />

‘crisi’ italiana, e spiega bene il ruolo<br />

che l’apertura verso alcuni mercati, specie<br />

quello dell’area tedesca, ha avuto nello sviluppo<br />

manifatturiero del Vicentino – rileva<br />

Walter Panciera, professore associato<br />

di Storia moderna alla Facoltà di scienze<br />

<strong>della</strong> formazione dell’Università di Padova<br />

–. L’analisi di Vianello conferma tra l’altro la<br />

ricchezza industriale del capoluogo e dell’Alto<br />

Vicentino anche nel secolo forse di maggiore<br />

difficoltà, nel quale ci fu uno spostamento<br />

generale dalla lana alla seta, ma non una<br />

crisi totale. Il segno fondamentale fu quello<br />

<strong>della</strong> flessibilità e dell’adattamento”.<br />

Interessante già a quell’epoca appare anche<br />

l’aspetto, ben sviluppato nel volume, del rapporto<br />

tra industria e poteri pubblici.<br />

“A questo proposito – dice Panciera –, nel<br />

libro viene bene sottolineata la debolezza<br />

dell’intervento di Venezia, che ebbe un duplice<br />

effetto nel lungo periodo, soprattutto<br />

per quanto riguarda l’emergere dell’industria<br />

<strong>della</strong> seta. Da un lato questa debolezza consentì<br />

di orientarsi positivamente sui mercati<br />

internazionali, rendendo vana ogni forma di<br />

controllo dirigistico sui flussi commerciali;<br />

dall’altro, essa non permise quel salto di<br />

qualità che soltanto un intelligente inter-<br />

Attraverso lo studio delle manifatture vicentine,<br />

il libro di Vianello mette in luce gli elementi di<br />

continuità che raccordano il tessuto economico<br />

cinque-seicentesco alle specializzazioni produttive<br />

<strong>della</strong> prima industrializzazione.<br />

vento pubblico poteva<br />

garantire”.<br />

Insomma, nella mancanza<br />

di un sistema<br />

istituzionalizzato<br />

di regole e di controlli,<br />

il setificio<br />

vicentino finì<br />

per dedicarsi a<br />

produzioni a<br />

basso valore<br />

aggiunto<br />

e di non<br />

elevato<br />

contenuto<br />

tecnologico.<br />

“Le cose andarono avanti<br />

abbastanza bene per tutto il Settecento,<br />

ma poi il crollo di inizio Ottocento<br />

fu repentino ed assai drammatico, contrariamente<br />

a ciò che accadde in Piemonte<br />

– sottolinea Panciera –. Questo ci deve far<br />

riflettere sul delicato rapporto tra la mano<br />

invisibile del mercato e la mano pubblica”.<br />

In definitiva, “Seta fine e panni grossi” va considerato,<br />

lo dice bene lo stesso Panciera, “come<br />

un importante tassello di un lungo e difficile<br />

lavoro di ricostruzione sul divenire del sistema<br />

economico vicentino”; rende inoltre un grande<br />

servizio storico a questo nostro territorio a<br />

grande vocazione manifatturiera: aiuta ad ancorare<br />

il presente al suo passato. ■<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


50<br />

di Stefano Tomasoni<br />

cultura<br />

Il paese di Alte Ceccato è stato fondato<br />

cinquant’anni fa a partire dall’iniziativa<br />

imprenditoriale di Pietro Ceccato e dalla chiesa<br />

di S. Paolo che gli fece subito seguito.<br />

La storia di questa comunità rivive in un libro<br />

fotografico di grande interesse.<br />

La fabbrica,<br />

la chiesa e le case<br />

A<br />

ttraverso la storia di una chiesa<br />

si può raccontare la storia<br />

di un paese e di tutta una<br />

comunità? Sì, se la chiesa è<br />

nata insieme a quel paese e a quella comunità,<br />

e ne ha accompagnato mezzo secolo di<br />

vita. È il caso di Alte Ceccato, e <strong>della</strong> sua<br />

chiesa parrocchiale, S.Paolo, nata appunto<br />

cinquant’anni fa, in contemporanea con la<br />

nascita stessa, nel vero senso <strong>della</strong> parola,<br />

del paese di cui è fulcro religioso.<br />

Alte Ceccato rappresenta un caso tutto particolare<br />

nel panorama urbanistico, sociale<br />

ed economico <strong>della</strong> provincia. È nata infatti<br />

pressoché dal nulla, sull’onda del successo di<br />

un’azienda, chiamata appunto Ceccato, e grazie<br />

all’intuizione e alla straordinaria forza imprenditoriale<br />

di un uomo, Pietro Ceccato, che,<br />

non a caso, ha finito con il dare il suo nome al<br />

paese stesso.<br />

Alte Ceccato e il suo caso, studiato e sviscerato<br />

sotto tutti i punti di vista anche a livello universitario,<br />

diventa occasione di celebrazione<br />

grazie al volume “Cinquant’anni di vita <strong>della</strong><br />

Comunità di Alte Ceccato (1954-2004)”, edito<br />

da Edigraf, che ripercorre con testi seleziona-<br />

ti e un gran numero<br />

di fotografie i cinquant’anni<br />

di vita <strong>della</strong><br />

parrocchia di S.Paolo e<br />

<strong>della</strong> sua chiesa. Un<br />

volume voluto dalla<br />

stessa parrocchia e patrocinato<br />

– né poteva<br />

essere altrimenti – dalla<br />

Ceccato Spa.<br />

Fu proprio dalla<br />

fabbrica di Ceccato,<br />

infatti, che scaturì la<br />

scintilla che avrebbe<br />

acceso il fuoco di Alte, un’area che fino agli<br />

inizi degli anni Cinquanta era terreno agricolo,<br />

con un’unica costruzione all’incrocio tra<br />

le due strade principali: la cosiddetta “casa di<br />

posta”, il bar “da Piero”, che in alcune foto<br />

d’epoca appare in tutta la sua solitudine a<br />

guardia del quadrivio. In questo nulla arrivò,<br />

al momento giusto, l’uomo giusto. Pietro<br />

Ceccato, di Montecchio, farmacista con una<br />

grande passione per la meccanica e le motociclette.<br />

Un giovane con cento interessi, dinamico<br />

e pieno di idee.<br />

Fin dalla seconda metà degli anni Trenta Ceccato<br />

si era impegnato in una piccola azienda<br />

meccanica a Montecchio, che in pochi anni<br />

allargò la propria attività dagli originali forni<br />

per pane ai primi compressori d’aria, fino alle<br />

apparecchiature per stazioni di servizio, di cui<br />

allora iniziava una forte richiesta.<br />

“L’eccezionalità dell’uomo e la sua apertura<br />

mentale – ricordano Francesco Pugno Vanoni<br />

e Carlo Dolcetta nel volume <strong>della</strong> parrocchia<br />

– lo portarono non solo a a concepire<br />

l’idea di trasferire la sua impresa (anno<br />

1952), con l’aiuto finanziario dello zio, avv.<br />

Riccardo, in una zona più ampia e posta in<br />

un punto strategico, alle Alte, ma anche a<br />

Dalla fabbrica di Pietro<br />

Ceccato scaturì la<br />

scintilla destinata ad<br />

accendere il fuoco di<br />

Alte, un’area che fino<br />

agli inizi degli anni<br />

Cinquanta era terreno<br />

agricolo, con una<br />

sola casa all’incrocio<br />

principale: la famosa<br />

“casa di posta”.<br />

“ Ora Alte Ceccato è un paese con ottomila<br />

abitanti e una sua vita sociale ed economica”<br />

concepire l’idea<br />

di crearvi intorno<br />

le case per i propri primi collaboratori<br />

nonché strutture e servizi necessari per la<br />

vita in loco di molte persone, costituendo il<br />

nucleo <strong>della</strong> comunità che oggi, in suo onore,<br />

si chiama Alte Ceccato”.<br />

Oggi Alte Ceccato, pur rimanendo una frazione<br />

di Montecchio Maggiore, è un paese nel<br />

vero senso <strong>della</strong> parola, con ottomila abitanti<br />

e una sua vita sociale, culturale, economica.<br />

La Ceccato non è più nella sede originaria: dal<br />

2000 si è trasferita in zona industriale, potendo<br />

contare su spazi più grandi e su una più<br />

moderna organizzazione <strong>della</strong> produzione.<br />

Lo spostamento degli stabilimenti ha dato<br />

modo di progettare un riutilizzo dell’intera<br />

area produttiva dell’azienda, che interessa una<br />

superficie di circa 65 mila metri quadrati nel<br />

cuore di Alte. Nella zona che per quasi mezzo<br />

secolo ha rappresentato “l’industria” di Alte<br />

prende il via un nuovo capitolo <strong>della</strong> storia di<br />

questo paese: un progetto di riqualificazione<br />

che vedrà la convivenza di diverse funzioni:<br />

residenziali, direzionali, commerciali e pubbliche.<br />

Un richiamo per dare ad Alte una nuova<br />

veste urbana. ■<br />

In apertura, piazza S.<br />

Paolo di Alte in festa<br />

per la ricorrenza del<br />

patrono, nel 1953. Qui<br />

in alto, il programma<br />

dei festeggiamenti per<br />

la proclamazione <strong>della</strong><br />

nuova parrocchia di<br />

Alte (29 giugno 1954).<br />

Sotto, panoramica<br />

aerea di Alte nel 1957.<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


52<br />

associazione<br />

Assoflash<br />

Rodolfo Mariotto<br />

confermato alla guida<br />

<strong>della</strong> Sezione Trasporto e<br />

Spedizionieri<br />

Rodolfo Mariotto, titolare dell’azienda<br />

di trasporti e spedizioni internazionali<br />

Mariotto di Torri di Quartesolo, è stato<br />

confermato alla presidenza <strong>della</strong><br />

sezione trasporto merci e persone e<br />

spedizionieri dell’<strong>Associazione</strong>.<br />

Alla vicepresidenza, conferma anche<br />

per Giovanni Bettanin (S.E.A.M.,<br />

Altavilla <strong>Vicentina</strong>) e nuova nomina<br />

per Fabrizio Zanus (Zanus Luciano<br />

& Co., Vicenza).<br />

Il consiglio direttivo <strong>della</strong> sezione è<br />

completato poi dalla presenza di<br />

Antonio Borin (Siam Autotrasporti,<br />

Fara Vicentino), Giovanni Cappozzo<br />

(Carretta & Faccio, Vicenza), Edoardo<br />

De Visintini (Trenitalia stabilimento<br />

di Vicenza), Gianfranco Facco (Rensi<br />

F.lli Autotrasporti, Arzignano), Manuel<br />

Scortegagna (Scortrans, Altavilla <strong>Vicentina</strong>),<br />

Sergio Tagliaferro (Tagliaferro<br />

F.lli, Sovizzo), Serafino Tolfo (Alpetrans,<br />

Marostica), Giancarlo Vaccari (Vaccari<br />

Giovanni, Carmignano di Brenta), Ennio<br />

Valente (Valente Angelo, Thiene).<br />

Costruttori impianti:<br />

Getulio Ferri confermato<br />

alla presidenza<br />

Getulio Ferri, consigliere d’amministrazione<br />

<strong>della</strong> Set di Dueville (impianti<br />

telefonici), è stato confermato anche<br />

per il prossimo biennio presidente<br />

<strong>della</strong> sezione costruttori impianti tecnologici<br />

dell’<strong>Associazione</strong>. Alla vicepresidenza<br />

conferma anche per Marisa<br />

Converti (CDS Security Vicenza, Vicenza)<br />

e nuova nomina per Massimo<br />

Trevisan (Trevisan Impianti, Vicenza).<br />

Il consiglio direttivo <strong>della</strong> sezione è<br />

completato da Francesco Bertoldo<br />

(Bertoldo Impianti, Bolzano Vicentino),<br />

Graziano Bertoncello (Alfa, Vicenza),<br />

Cristiana Caberlon (L’Idraulica, Bassano<br />

del Grappa), Daniele Dall’Agnol<br />

(Dall’Agnol Impianti, Arsiè), Marco<br />

Fiorese (Fiorese Silvano, Bassano del<br />

Grappa), Simone Maroso (Maroso,<br />

Pianezze San Lorenzo), Orfeo Sparelli<br />

Zambon (Videotecnica Security, Vicenza),<br />

Franco Zuin (Veneta Impianti<br />

Tecnologici, Vicenza).<br />

Progetto Samorin:<br />

finanziamenti agevolati<br />

per le imprese del<br />

Consorzio<br />

Nuovo passo avanti per il “Progetto<br />

Samorin” dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li,<br />

che sta portando all’avvio nella cittadina<br />

slovacca di un distretto di aziende<br />

vicentine <strong>della</strong> meccanica e dell’elettronica.<br />

Il Consorzio ha siglato un accordo<br />

con la Banca Popolare di Vicenza in<br />

base al quale l’istituto di credito vicentino,<br />

tramite la propria associata<br />

slovacca Ludova Banca, offrirà alle<br />

aziende vicentine presenti a Samorin<br />

condizioni agevolate di finanziamento<br />

a breve e medio termine, per coprire<br />

i costi di costruzione dei capannoni e<br />

di acquisto dei macchinari e degli impianti.<br />

L’importo del credito erogabile<br />

va, in base alle necessità aziendali, da<br />

100 mila a 2,9 milioni di euro, e il tasso<br />

di interesse equivale all’euribor più<br />

uno “spread” dello 0,8%.<br />

Premio per tesi di laurea<br />

sull’oreficeria: i vincitori<br />

<strong>della</strong> 13ª edizione<br />

Si è conclusa l’edizione 2004 del<br />

Premio per tesi di laurea sull’oreficeria,<br />

iniziativa promossa dalla sezione<br />

orafi e argentieri dell’<strong>Associazione</strong><br />

<strong>Industria</strong>li per favorire gli studi sul<br />

settore e un più costruttivo rapporto<br />

tra scuola e industria. Il bando assegna<br />

un premio di € 1.200 ciascuno a<br />

lavori che appartengano a tre distinte<br />

categorie: storico-artistica, economicogestionale<br />

e tecnologico-innovativa.<br />

Ecco i vincitori dell’edizione 2004.<br />

– Premio per i lavori a carattere<br />

artistico a Nadia Manuela Masiero,<br />

laureatasi all’Università di Trieste alla<br />

Scuola superiore di lingue moderne<br />

per interpreti e traduttori con un<br />

lavoro su “Arte da indossare: gioielleria,<br />

oreficeria e lavorazione dei metalli<br />

preziosi in Italia e in Cina, con<br />

glossario tecnico italiano”. Il lavoro<br />

è stato giudicato di ottimo livello e<br />

originale, anche per l’interessante<br />

approccio comparativo con uno dei<br />

www.ggivicenza.it<br />

Nuovo sito internet per i Giovani Imprenditori<br />

Il Gruppo Giovani Imprenditori<br />

dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li ha<br />

lanciato un nuovo sito internet,<br />

che risponde all’indirizzo<br />

www.ggivicenza.it.<br />

“Sentivamo il bisogno di dare ai<br />

nostri oltre quattrocento associati<br />

un’informazione più completa e<br />

immediata sulle attività del gruppo,<br />

sulle iniziative in programma, sugli<br />

incontri, per creare un sempre<br />

maggiore spirito di gruppo, per entrare più facilmente in contatto con la struttura<br />

associativa”, osserva Alberto Luca, presidente dei Giovani di Assindustria.<br />

Al progetto per il nuovo sito ha lavorato la commissione marketing e sviluppo<br />

del Gruppo composta dal vicepresidente Giuseppe Filippi e dai consiglieri<br />

M.Luisa Rossi, Manuel Scortegagna e Marco Vaccari. Il sito è strutturato in maniera<br />

chiara e facilmente fruibile. Una prima sezione “di servizio” riporta tutte<br />

le informazioni sul gruppo (dal classico “chi siamo” alle modalità per associarsi,<br />

dalla composizione delle commissioni di lavoro interne al profilo del consiglio<br />

direttivo). Una seconda sezione è dedicata alle attività svolte: formazione, eventi<br />

culturali, visite aziendali, incontri e convegni, viaggi studio, iniziative sociali e di<br />

solidarietà. Nella sezione “documenti” si accede a relazioni e analisi legate al<br />

mondo dei giovani imprenditori (ad esempio, si possono trovare le tesi presentate<br />

dai Giovani di Conffindustria al recente convegno nazionale di Santa Margherita).<br />

In altre sezioni si trovano poi tutte le notizie e le circolari che tengono aggiornati<br />

sugli incontri e le attività in calendario. In un’area ad accesso riservato,<br />

infine, si possono trovare altre comunicazioni dirette appunto agli imprenditori<br />

del gruppo. Direttamente dall’home page, inoltre, si può essere informati sugli<br />

appuntamenti di più vicina scadenza.<br />

Il sito partecipa al concorso nazionale “Web Awards 2004”, promosso dalla<br />

presidenza dei Giovani Imprenditori di Confindustria per premiare i migliori siti<br />

web dei Gruppi Giovani a livello territoriale.<br />

più importanti paesi competitor dell’Italia<br />

del settore.<br />

È stata poi segnalata la tesi di Diana<br />

Martignon (laureatasi a Ca’ Foscari in<br />

Lettere e Filosofia) su “La collezione<br />

di oreficeria sacra del museo civico di<br />

Treviso Luigi Bailo”.<br />

– Premio per i lavori a carattere<br />

economico a Raffaella Marcuzzi, laureatasi<br />

a Padova in Lettere e Filosofia<br />

con un lavoro su “Gestire la sfida del<br />

lusso. Il caso Chimento”.<br />

– Premio per i lavori a carattere<br />

tecnico-produttivo ad Andrea Friso,<br />

laureato in Ingegneria a Padova con<br />

una tesi di ricerca su “Leghe d’oro<br />

18K colorate-produzione e caratterizzazione”,<br />

per l’innovatività del tema<br />

unita all’attenzione agli aspetti legati<br />

al design e al colore.<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


54<br />

associazione<br />

Accordi di Tecnoimpresa<br />

con IMQ e UNI<br />

nel campo <strong>della</strong><br />

certificazione<br />

e delle norme tecniche<br />

Tecnoimpresa, società di riferimento<br />

dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li nel campo<br />

dell’assistenza tecnica alle imprese,<br />

ha siglato due importanti accordi<br />

di collaborazione con IMQ, ente di<br />

certificazione nazionale che si occupa<br />

di sicurezza e qualità dei prodotti e<br />

dei sistemi di gestione aziendale, e<br />

con UNI, ente di normazione italiano,<br />

per instaurare una collaborazione ad<br />

ampio raggio nel campo <strong>della</strong> certificazione<br />

di prodotti e di sistemi.<br />

L’accordo com IMQ stabilisce l’avvio<br />

nella sede di Tecnoimpresa a Vicenza<br />

di un punto di informazione sulla normativa<br />

tecnica e sulla certificazione di<br />

prodotto, al quale IMQ accederà per<br />

dare assistenza generale alle aziende<br />

interessate a ottenere la certificazione<br />

di prodotto. IMQ, dal canto suo,<br />

fornirà documentazione tecnica, formazione<br />

e informazione alle aziende,<br />

sia gratuita che – in caso di assistenza<br />

personalizzata specifica tramite<br />

Tecnoimpresa – a pagamento.<br />

L’accordo con UNI punta ad accrescere<br />

l’attività del Punto Uni-CEI attivo<br />

da anni presso Tecnoimpresa come<br />

centro di informazione, diffusione e<br />

conoscenza delle norme per la certificazione<br />

di qualità, e a disposizione di<br />

tutti gli operatori economici e le pubbliche<br />

amministrazioni delle province<br />

di Vicenza, Padova e Verona.<br />

Il Punto UNI organizzerà incontri, corsi<br />

e convegni, continuerà nella vendita<br />

diretta delle norme.


56<br />

osservatorio<br />

Leggera ripresa, ma rimane l’incertezza<br />

Il secondo trimestre dell’anno,<br />

quello primaverile tra aprile e<br />

giugno, ha fatto registrare una<br />

“ripresina” dei principali indici<br />

economici provinciali, ma rimane<br />

un diffuso scetticismo sulle possibilità<br />

che questo scenario si possa<br />

consolidare.<br />

Tra aprile-giugno la produzione<br />

industriale ha abbandonato il<br />

segno “meno”: a fronte del 35%<br />

delle ditte che ha segnalato cali<br />

produttivi, il 37% ha dichiarato<br />

aumenti di produzione. Il saldo<br />

è stato dunque positivo: di soli<br />

due punti, ma positivo. In termini<br />

quantitativi, nel secondo trimestre<br />

la produzione industriale vicentina<br />

risulta aumentata dello 0,6%,<br />

contro un calo del 3,6% nel trimestre<br />

precedente.<br />

Il fatturato ha mostrato un aumento<br />

quasi impercettibile sul<br />

mercato interno (+0,1%), un pò<br />

più consistente sul mercato europeo<br />

(+0,9%) e decisamente più<br />

interessante per quanto riguarda<br />

il “resto del mondo” (+2,6%). A<br />

giugno, dunque, è proseguito il<br />

leggero recupero dell’export iniziato<br />

a marzo, grazie anche alla<br />

stabilizzazione del tasso di cambio<br />

dollaroeuro.<br />

Migliora di poco la consistenza del<br />

“portafoglio ordini” delle aziende,<br />

che presenta ancora nel complesso<br />

una situazione piuttosto tesa:<br />

un’azienda su tre (33% contro il<br />

37% del primo trimestre) naviga “a<br />

vista” con un periodo brevissimo<br />

di lavoro assicurato (meno di un<br />

mese) i il 53% ha ordini in carnet<br />

per un periodo tra uno e tre mesi<br />

(un pò meglio del 50% precedente)<br />

e solo l’11% (era il 10% a marzo)<br />

può permettersi di guardare avanti<br />

con più tranquillità, avendo ordini<br />

assicurati per più di tre mesi.<br />

E’ diminuita dal 40 al 37% la quota<br />

di aziende che segnala ritardi<br />

negli incassi, mentre è leggermente<br />

migliorata la situazione di liquidità<br />

delle imprese.<br />

Tra aprile e giugno i prezzi delle<br />

materie prime sono aumentati in<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

-10<br />

-20<br />

PRODUZ.<br />

EXPORT<br />

Produzione ed export<br />

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004<br />

Abbigliamento<br />

Tessile<br />

Alimentare<br />

Concia<br />

Mobile<br />

Mat. plastiche<br />

Orafo<br />

Meccanico<br />

-10 -8<br />

-9,4<br />

Produzione<br />

1º trimestre 2004<br />

Saldi di opinione<br />

-6<br />

-4<br />

-4,9<br />

-5,3<br />

sei aziende su dieci, con un incremento<br />

medio del 13%. I prezzi dei<br />

prodotti finiti sono cresciuti invece<br />

nel 28% dei casi, con un aumento<br />

medio del 9%.<br />

Questi timidi segnali di ripresa<br />

non hanno avuto per ora ricadute<br />

positive sull’occupazione: il saldo<br />

occupazionale nel secondo trimestre<br />

è rimasto su valori negativi,<br />

gli addetti risultano calati di circa<br />

l’1%, così come nel trimestre precedente.<br />

-2,7<br />

-1<br />

-0,1<br />

-2 0 2<br />

3,6<br />

6,6<br />

4 6 8<br />

Vicenza - Popolazione, lavoro, imprese, commercio estero<br />

Popolazione residente e movimento migratorio<br />

1998 1999 2000 2001 * 2002 2003<br />

Saldo naturale 862 1.152 1.583 288 1.572 1.276<br />

Saldo migratorio 4.601 5.676 5.905 518 10.351 10.975<br />

- interno 1.768 1.644 1.504 2.910 1.142<br />

- esterno 2.833 4.032 4.401 5.188 9.648<br />

Popolazione finale al 31.12 780.527 787.355 794.843 795.123 807.046 819.297<br />

* i dati si riferiscono al periodo 22.10.2001 - 31.12.2001<br />

Fonte: ns. elab. su dati Instat. Popolazione residente per sesso, movimento anagrafico e famiglie<br />

Lavoro (medie; valori in migliaia)<br />

1998 1999 2000 2001 2002 2003<br />

Popolazione oltre i 15 anni 644 640 648 662 679 681<br />

Occupati 349 352 351 355 368 376<br />

- Agricoltura 12 11 12 10 11 12<br />

- <strong>Industria</strong> 181 181 178 180 181 193<br />

- Terziario 156 160 161 165 176 171<br />

Popolaz. in cerca di occupazione 12 10 8 8 10 10<br />

Tasso di attività 15-64 (%) 65,0 66,1 66,3 65,9 67,4 68,2<br />

Tasso di occupazione 15-64 (%) 62,7 64,0 64,6 64,1 65,4 66,1<br />

Tasso di disoccupazione 3,3 2,9 2,3 2,2 2,5 2,6<br />

Fonte: ns. elab. su dati Instat. Indagine trimestrale sulle forze di lavoro<br />

Imprese<br />

1998 1999 2000 2001 2002 2003<br />

Totale 73.083 73.593 74.173 74.684 75.461 75.537<br />

Totale escluse agricoltura e pesca 57.255 58.338 59.634 61.147 62.679 62.609<br />

Fonte: ns. elab. su dati Instat. Movimprese<br />

Commercio estero (valori in milioni di euro)<br />

1998 1999 2000 2001 2002 2003 **<br />

Esportazioni 8.868 9.526 10.979 11.912 11.787 9.266<br />

Importazioni 5.096 5.061 6.735 6.814 6.878 5.442<br />

Saldo normalizzato (E-I)/(E+I)*100 27,0 30,6 24,0 27,2 26,3 26,0<br />

Fonte: elab. Fondazione Nord Est su dati Istat. Cessioni/acquisti di merci nell’ambito dei paesi UE.<br />

Commercio speciale export/import extra Unione Europea. ** Dati provvisori<br />

Esportazioni vicentine<br />

Le esportazioni vicentine<br />

nei principali paesi 2002-2003<br />

(milioni di euro)<br />

2002 2003<br />

EUROPA 6.947,9 5.616,6<br />

Tot. Unione Europea 5.050,9 3.574,8<br />

Francia 1.014,8 738,6<br />

Germania 1.262,5 896,4<br />

UK 773,1 572,8<br />

Spagna 532,7 389,6<br />

AFRICA 331,7 291,3<br />

AMERICA 2.275,1 1.748,9<br />

Usa 1.730,1 1.286,8<br />

ASIA 1.494,4 1.475,2<br />

Cina 209,5 223,2<br />

Hong Kong 364,6 335,8<br />

Giappone 167,5 176,6<br />

OCEANIA 140,4 133,8<br />

TOTALE GENERALE 11.189,4 9.265,8<br />

Tassi e condizioni bancarie<br />

Osservatorio tassi al 31 agosto 2004<br />

Indagine relativa alla provincia<br />

di Vicenza su un campione di<br />

imprese con positivi indicatori<br />

economico-finanziari<br />

Conto corrente<br />

Tasso franco commissione 7,69 %<br />

max scoperto<br />

Spese per operazione 1,39<br />

Valuta per assegni 3,1 gg. Lav.<br />

fuori piazza<br />

Anticipi su fattura/contratti<br />

Tasso aperto 3,15 %<br />

Smobilizzo italia<br />

Tasso sbf 2,56 %<br />

Commissione incasso effetti 2,2 %<br />

cartaceo<br />

Commissione incasso effetti 1,9 %<br />

elettronico<br />

Valuta portafoglio cartaceo 4,6 gg. lav.<br />

Valuta portafoglio elettronico<br />

4,6 gg. lav.<br />

Operazioni con l’estero<br />

Tasso lire per anticipi export 2,54 %<br />

Spread a favore <strong>della</strong> banca 0,50 %<br />

su eurodivisa<br />

Crediti di firma<br />

Fidejussione italia 0,56 %<br />

Indicatori di riferimento<br />

Bce 2,0 %<br />

Prime rate ABI 7,125 %<br />

Euribor 3 mesi lettera 2,143 %<br />

Rendimento lordo 3,641 %<br />

titoli pubblici<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


58<br />

translation<br />

The finance challenge<br />

Businesses look<br />

for more “white-collars”<br />

and less “blue-collars”<br />

Vicenza’s companies seek more and<br />

more clerks, executives and directors<br />

and less and less workers. The trend<br />

to look for more expert and whitecollar<br />

employees and less unqualified<br />

and blue-collar workers has been<br />

underway for years, as confirmed by<br />

a 2004 survey done by the Industri<br />

alists’Association on the employment<br />

needs of Vicenza’s companies.<br />

Indeed, if we consider the<br />

development of the white-collar<br />

and blue-collar relationship over<br />

the last five years, as shown by<br />

the Assindustria’s survey, in 2000<br />

companies needed 82% of workers<br />

and 18% of clerks, executives and<br />

directors; in 2001 rates lowered to<br />

77% and to 23% respectively; in<br />

2002 to 76% and to 24%; in 2003<br />

to 68% and to 32% and in 2004 to<br />

64% and to 36%. Over five years, the<br />

“clerks, executives and directors” rate<br />

has doubled.<br />

The Assindustria’s survey, updated<br />

last June, is a reliable indicator on<br />

the changes occuring on Vicenza’s<br />

labour market, first of all from the<br />

point of view of numbers, since<br />

every year about 700 companies<br />

are interviewed. This is a significant<br />

sample, which is not “scientifically”<br />

determined but which includes<br />

everything - from small, medium-sized<br />

and even larger companies.<br />

“This year we have gathered 698<br />

interviews from our companies,<br />

which overall consist of 42,700<br />

employees - says Giorgio Xoccato,<br />

an entrepreneur deputy for<br />

industrial relations and labour at<br />

the Assindustria -. The total need of<br />

these 700 companies amounts to<br />

1.144 employees. Last year the same<br />

survey interviewed 693 companies<br />

and the need amounted to 1.638<br />

employees. This fall by nearly one<br />

third is, therefore, the clear sign of<br />

a significant drop of the employment<br />

need, owing to the difficult economic<br />

situation we have lived through in<br />

these years. And this is also the sign<br />

of a change of the organisation<br />

occuring within our companies”.<br />

The sector demanding the highest<br />

number of employees is the<br />

steelworking sector, which rises<br />

to 46% of the global demand<br />

(compared to 35% in 2003).<br />

It is interesting to see how the<br />

demand by companies for qualified<br />

staff has changed. For instance, in the<br />

mechanical sector, if until a few years<br />

ago one of the functions very much in<br />

demand was the welder, but now it is<br />

the assembler. The development can<br />

be explained as follows: “The fall in<br />

the demand for welders and a higher<br />

request for assemblers is the sign of<br />

a change in business, where industries<br />

are now turning into service industries<br />

- remarks Carlo Frighetto, director of<br />

the trade union department at the<br />

Assindustria and head of research -.<br />

This fact shows that nowadays<br />

mechanical industries assemble<br />

what others do. These others are not<br />

necessarily based abroad, but can<br />

also be located in one’s own country.<br />

Indeed, the work for third parties is<br />

very popular in our country. There’s<br />

rather a kind of growing specialisation<br />

in “who does what”, and this logic is<br />

the added value of our territory”.<br />

“This must be considered a positive<br />

trend - says Giorgio Xoccato -. Some<br />

say, as it has always been said, that<br />

the organisation of companies is<br />

changing; indeed, some companies<br />

increasingly prefer to concentrate<br />

one’s efforts on what can be done<br />

well and assign to third parties<br />

the making of those parts of the<br />

productive process that can be done<br />

outside the company itself”.<br />

The survey done by Assindustria<br />

also shows another trend, i.e. the<br />

classification of labour by sex. The<br />

demand for male employees is mostly<br />

steady, which goes from 86% to 83%,<br />

as it is affected by the high demand<br />

for technicians (40% on the total<br />

number of clerks, executives and<br />

directors) and for workers whose<br />

functions are chiefly considered as<br />

typically done by male employees.<br />

Therefore, men continue to be more<br />

in demand than women, but we<br />

must be careful not to draw hurried<br />

conclusions on the male chauvinism<br />

of our society: “What is actually very<br />

influencing is the general idea that<br />

some functions in the company must<br />

be traditionally carried out by men<br />

- says Xoccato -. When we think of a<br />

technician, we often think that he is<br />

a man and when we think of a clerk<br />

we think that she is a woman. These<br />

are commonplaces which hardly find<br />

confirmation in reality, because when<br />

an entrepreneur is in need of some<br />

function, he/she assigns the post by<br />

taking into account the actual skills<br />

shown by the applicant”.<br />

At last, a few brief considerations on<br />

foreign workers. The percentage of<br />

immigrant workers employed in the<br />

companies has slightly increased in<br />

the last years, going back to 2002<br />

figures: it’s 8.56% compared to 7.4%<br />

last year, but in 2002 the percentage<br />

was 8.3%. “It must be pointed out<br />

that - says Xoccato - that the figure<br />

has basically remained steady due to<br />

the high increase of foreign workers<br />

in the building sector, which was the<br />

least affected by the general drop in<br />

business. As far as other sectors are<br />

concerned, immigrants will, however,<br />

be more affected than other workers<br />

by the new organisational model<br />

which is currently underway, that is<br />

the growth of brain workers rather<br />

than hand workers. This must be<br />

taken into account by the authorities<br />

which set out the procedures for the<br />

admittance of foreign people into<br />

the country, as they should foster the<br />

quality rather than the quantity of<br />

immigrants”.<br />

Mums at work,<br />

with babies<br />

“Who can I leave my baby to after<br />

the maternity leave? Will I find<br />

reliable people? And how can I<br />

combine the desire to keep feeding<br />

my baby with the need to go back to<br />

work?” are just some of the worries<br />

which any working mother has.<br />

They are issues which any mother<br />

must face after having been given the<br />

greatest blessing from life. And it may<br />

happen that these issues become<br />

worse when there are few nurseries<br />

available, when the time needed to<br />

move from one part of the town to<br />

the other is little and, last but not<br />

least, when there are economic<br />

problems, because nurseries or<br />

babysitters are a burden on the<br />

family’s budget.<br />

The Government has tried to<br />

solve these issues by setting<br />

up nurseries within business<br />

3/2004<br />

companies. Two of the leading<br />

industrial groups in the north of<br />

Vicenza have immediately taken<br />

these opportunities given by the<br />

Government. They say they are still<br />

satisfied with this choice and they<br />

talk about that with rightful pride.<br />

“Our company is deep-rooted in<br />

the territory - says Ambrogio Dalla<br />

Rovere, chairman of the holding Sinv<br />

Spa, parent company of Sportswear<br />

International, based in Carrè, and of<br />

the newly-established Neores based<br />

in Schio -. And this is thanks to our<br />

employees who have helped the<br />

company reach its current standing.<br />

After a long period of low birth<br />

rates, which has led to the aging of<br />

population, we can see now that birth<br />

rates are rising again. Our nursery<br />

is just a small reward we could give<br />

to our working mothers. It is not an<br />

expense but an investment to us”.<br />

There are 420 employees at the<br />

holding, 70 percent of whom<br />

are women.<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


60<br />

translation<br />

Eighteen births were recorded in<br />

2003, a total number of twenty<br />

births have taken place and are<br />

expected in 2004. The nursery has<br />

been set up within the headquarters<br />

of Neores company. The aim is to<br />

cover 25 places made available<br />

only to the company’s employees in<br />

three years’ time. One third of the<br />

operating costs are met by families<br />

and the remaining two thirds by the<br />

company. The nursery is based on<br />

a 125 sq m area within part of a<br />

building next to the inner courtyard,<br />

which overlooks the hall leading to<br />

the nursery. The nursery itself is set<br />

up on a 125 sq m area, with glass<br />

windows providing a lot of sunlight,<br />

and is divided into several areas<br />

detached one from the other by<br />

one-metre-high wooden partitions.<br />

Several activities take place in<br />

each area such as playing, learning,<br />

relaxing with separate areas for<br />

the two age groups - nurslings and<br />

weanlings.<br />

Other companies based in Schio such<br />

as Man Turbo, Va Tech Escher<br />

Wyss and Voith<br />

Paper,<br />

which are located on the area of<br />

former De Pretto-Escher Wyss<br />

foundry, also have their own nurseries.<br />

“This is a project we wanted in<br />

order to meet specific needs from<br />

our employees - says Maurizio Pini,<br />

manager of human resources and<br />

external relations -. The idea of<br />

having a nursery within the company<br />

had always been a dream, which<br />

we wanted to make it come true in<br />

order to improve our relations with<br />

employees as well as the company’s<br />

image”.<br />

Indeed, we hear that some mothers<br />

have already stated quite tranquilly<br />

that they do not need to stay at<br />

home over the optional maternity<br />

leave period, so they are already<br />

thinking of coming back to work<br />

because they can feed their babies<br />

within the company.<br />

According to Maurizio Pini, this<br />

initiative is not isolated but the<br />

obvious consequence of other projects<br />

carried out in the company such as<br />

the canteen, which was set up for the<br />

employees but is also available to the<br />

people living and working outside the<br />

company. The nursery is also open<br />

to everyone, but obviously first to<br />

the employees of Man Turbo,<br />

Va Tech Escher Wyss and Voith<br />

Paper.<br />

“We believe that we have done<br />

the right thing - says Pini -. Figures<br />

speak by themselves: there are<br />

currently 13 children at the nursery,<br />

that is to say we have already<br />

reached the highest limit allowed.<br />

However, we have been told that<br />

there are many more families waiting<br />

for a place for their children. It may<br />

be likely that in the short run we can<br />

decide to enlarge the building since<br />

we have already the room needed to<br />

make the nursery larger”.<br />

The recall of Schio<br />

Schio, the third town of Vicenza<br />

province, at the foot of Mount<br />

Pasubio, has lived in these past few<br />

months through a key turning point:<br />

after seventeen years, the town has<br />

a new mayor. From Giuseppe Berlato<br />

Sella to Luigi Dalla Via: this change<br />

at the top of the town council has<br />

symbolically ended up a political<br />

age. In this context, we can consider<br />

what happened in Schio in the past<br />

twenty years and also have a look<br />

at what may happen at least in the<br />

next five years. This is an opportunity<br />

for examining the past and thinking<br />

about the future of Schio.<br />

“These twenty years were a time of<br />

great changes for the town - says<br />

Dalla Via, the newly-elected mayor -.<br />

These changes are more visible to<br />

people who occasionally come to<br />

Schio. Our town significantly changed<br />

not only in its most visible aspects<br />

such as roads, parking areas, public<br />

and private restored buildings, but<br />

also in the way of living. Indeed, there<br />

was a remarkable change of its social<br />

texture, which continues to include<br />

busy associations and voluntary<br />

workers who are strongly committed<br />

to anything, from social to sport, from<br />

cultural to leisure activities. Going<br />

back in time, in the 1970s our town<br />

was not so flourishing.”<br />

Those who do not live in Schio or<br />

do not know anything of what has<br />

happend over the past twenty years<br />

may rightfully wonder: why? What<br />

happened? What triggered off all this?<br />

“It was not a trigger but a<br />

breakthrough - says Dalla Via -. The<br />

underlying theme was the continuity<br />

of a certain administrative method.<br />

It was possible to take our time<br />

in planning a series of important<br />

changes for the town, as we had time<br />

available to do that. The town council<br />

did their job and of course Schio’s<br />

citizens benefited from this process.<br />

It was a time of general excitement,<br />

with many leading protagonists”.<br />

“Our specialty is that industries here<br />

have deeper and older roots - says<br />

Dario Tomasi, deputy mayor and<br />

chairman of the town planning and of<br />

the economic development -. A whole<br />

series of productions and of leading<br />

industries have<br />

a very long<br />

history”.<br />

Over the<br />

last twenty<br />

years, the<br />

c hange<br />

here was great,<br />

especially for industries. The industrial<br />

site is nearly forty years old and the<br />

first industrial settlement consisted<br />

of two Lanerossi factories. They were<br />

located on a 60,000 sq m area and<br />

employed thousands of people at that<br />

time. Apart from Lanerossi, however,<br />

there was very little. Local industries<br />

generally made one single product.<br />

Nowadays, the industrial site consists<br />

of nearly 500 productive activities.<br />

“Our industrial estate is a wellequipped,<br />

flexible area and now,<br />

following the latest changes, has<br />

also been provided by a good road<br />

system - says Massimo Zampieri, an<br />

entrepreneur of Schio, vice-president<br />

of the Schio district at the Industr<br />

ialists’Association -. The availability<br />

of such a large area and with these<br />

features has promoted the setup of<br />

a busy network of subsuppliers, who<br />

provide within a very limited area a<br />

series of work and experts needed<br />

to integrate inner working processes.<br />

For instance in my company, within<br />

4 square kilometres, we can make<br />

complex machine tools we sell in<br />

eighteen different countries”.<br />

This change occurred without any<br />

significant shock, thanks to many<br />

workers who became craftsmen, set<br />

up a small factory and then took up<br />

many initiatives, thus<br />

employing the workforce coming<br />

out of textile industries.<br />

“This is a structured area and has a<br />

long history and industrial tradition,<br />

know how and technology - says<br />

Roberto Salviato, managing director<br />

of Sella chemical-pharmaceutical<br />

laboratories -. The background of<br />

entrepreneurial culture, of work<br />

and of “know how” in Schio and all<br />

around the North of Vicenza is firm,<br />

so I believe that, even though we<br />

must consider the difficulties we have<br />

continued to cope with for years, we<br />

can be optimistic about the future”.<br />

In the next few years, therefore,<br />

priorities will include training,<br />

innovation and an increase of services<br />

required by our society. In brief, the<br />

future will not focus on quantities<br />

but on quality, that is less expansion,<br />

greater quality of services, within a<br />

larger territorial context rather than<br />

in one single town.<br />

Deputy-mayor Tomasi says: “We<br />

must get down to work on key issues<br />

such as reproducing entrepreneurial<br />

skills on which the future of our<br />

productive texture depends. We must<br />

promote innovation and training as<br />

well as foster the changing of times<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


62<br />

translation<br />

within our industrial tradition. Once<br />

wool was in demand and everyone<br />

made woollen products and then it<br />

was overcome by the mechanical<br />

industry. If the current demand is<br />

for ingenuity, we must work on the<br />

production of ingenuity. It is also<br />

important to be competitive as far as<br />

the environment is concerned. This is<br />

why we consider the environmental<br />

certifications of the territory to be<br />

of prime importance. We often talk<br />

about sustainable development but<br />

we focus more on sustainability and<br />

less on development. We must work<br />

more on this issue to strengthen the<br />

competitiveness of our territory”.<br />

And now back to the key point:<br />

keeping the system on an even<br />

keel in order not to impair the<br />

quality of life.<br />

Roberto Salviato says: “In America,<br />

many managers when they are given<br />

a choice on a series of jobs available,<br />

they choose those companies which<br />

are situated in areas equipped<br />

with an efficient hospital or a good<br />

university, because they want to offer<br />

their children the best opportunities<br />

for their education and they also want<br />

to ensure their families the best<br />

health assistance”.<br />

Now the challenge of<br />

competitiveness, either from<br />

the productive sector or<br />

from the whole community<br />

and its territory, is faced by<br />

everyone on complex scenarios<br />

rather than on single units. This<br />

is not mere theory: if over the<br />

past fifteen-twenty years Schio has<br />

proved to be an attractive instance<br />

of realism for Vicenza province,<br />

that is because there were some<br />

underlying principles to follow. Now<br />

we will see whether the principles<br />

of quality and integration will make<br />

Schio an outstanding model to be<br />

taken into account again over the<br />

next twenty years.<br />

A story of Vicenza’s<br />

entrepreneurs<br />

The story of Stefanplast is a typical<br />

story of businessmen from Vicenza<br />

who bravely faced a lot of risks at<br />

the start of their business, managed<br />

to carry on business through choices<br />

made at the proper time and,<br />

eventually, developed business, thanks<br />

to these choices and investments<br />

which proved to be successful.<br />

Based in Villaganzerla di Castegnero,<br />

the company has currently 130<br />

employees and is a benchmark in<br />

the south of Vicenza province for<br />

its productive size, as well as for its<br />

50 thousand square metre area on<br />

which the whole complex is located,<br />

half of which is covered.<br />

“The early forty years were a time<br />

of great success, as shown by current<br />

figures, initially scored by Antonio<br />

Stefani, and then by his three children<br />

named Walter, Ornella and Paola, who<br />

have continued and strengthened<br />

their father’s business commitment.<br />

The story of Antonio Stefani is indeed<br />

the prototype design of the Veneto at<br />

work after the second world war, a<br />

time when people were forced to<br />

find elsewhere better opportunities<br />

to build up a dignified life. Antonio<br />

Stefani himself emigrated to<br />

Switzerland, but he was also deeply<br />

aware of what was to be the final<br />

reward of this hardship made to<br />

accomplish better future prospects.<br />

The return to his motherland clearly<br />

embodies this strong will. Indeed, he<br />

set up together with his brothers<br />

a small forge named FIM, where<br />

they worked iron materials for the<br />

manufacture of iron packages for<br />

bottles.<br />

After a few years, with fifty employees,<br />

who in the meantime had joined<br />

FIM(which still carries on its business),<br />

Walter established Stefanplast in<br />

1964 for the production of<br />

the above-mentioned bottle<br />

packages but now using<br />

plastic material instead.<br />

Stefanplast has grown steadily<br />

over the years and, indeed, even<br />

in the last few years, between<br />

1998 and 2003, the turnover<br />

has significantly jumped to 56%,<br />

thus reaching the current figures<br />

amounting to an annual turnover<br />

of approx. € 25 million, half of<br />

which from exports. This is another<br />

distinctive feature of the Castegnerobased<br />

company, that is not only<br />

being on the export market but also<br />

continuously increasing one’s standing.<br />

The story of Stefanplast is, therefore,<br />

strictly linked to the features typically<br />

shown by Vicenza’s entrepreneurs,<br />

ranging from the emigration years<br />

to the years of development and<br />

success also and, above all, on<br />

international markets.<br />

Today Walter Stefani who, along<br />

with his sisters, has come into his<br />

father’s inheritance and helped to<br />

further enlarge the company and<br />

expand its contacts on international<br />

markets as well, says that the choice<br />

of changing the product line to meet<br />

the market demand was a winning<br />

strategy. The start of the company’s<br />

business marked by the innovative<br />

plastic bottle packages, which initially<br />

boosted the firm, has not prevented<br />

Stefanplast over the years from<br />

diversifying its products, ranging from<br />

bottle packages to household items,<br />

from household items to garden<br />

equipment and lately to pet items.<br />

Good family’s wines<br />

San Matteo wine-growers of Creazzo<br />

are the first company in their own<br />

field throughout Europe to have<br />

achieved the certification of social<br />

accountability. This kind of document,<br />

whose acronym is SA8000, certifies<br />

the integrity and<br />

the quality of the<br />

work done by<br />

the company in<br />

the field of social<br />

accountability.<br />

SA8000 is an<br />

international<br />

standard certifying<br />

the compliance<br />

with the labour’s<br />

rights as set out in<br />

the conventions of the International<br />

Labour Organisation, in the<br />

Declaration of Human Rights, in<br />

the UN conventions on children’s<br />

rights and on the UN convention on<br />

the removal of any discrimination<br />

against women.<br />

“The choice of committing ourselves<br />

to achieving the certification of social<br />

accountability - says Matteo Cielo,<br />

the company’s technical manager -<br />

derives from our will to prove to both<br />

customers and suppliers the attitude<br />

which the company has always had<br />

towards work ethics and the respect<br />

for the rights of its collaborators. It is<br />

our common practice that a customer<br />

paying a visit to the company is given<br />

the chance of not only assessing<br />

the fineness of the product and the<br />

accuracy of the productive process<br />

but also of evaluating that the above<br />

has been done showing respect for<br />

people and the environment”.<br />

The Cielo family, who owns San<br />

Matteo, has a long wine tradition.<br />

Wine was first made and sold in<br />

1895 by Matteo Cielo, grandfather<br />

of Bruno Cielo, the current head of<br />

the company, who wanted to<br />

set up, along with his farming and<br />

silkworm breeding, a firm selling<br />

wines. After the second World War,<br />

Aurelio, the founder’s son, left his<br />

brothers and moved the company<br />

to Creazzo. In the 1960s Bruno<br />

Cielo, Aurelio’s son, made significant<br />

changes and in the 1970s two farms<br />

based in Creazzo and in Altavilla<br />

were acquired. Today, as well as Bruno<br />

Cielo, the company’s director, the<br />

winery is run by the family’s fourth<br />

generation, consisting of Bruno’s<br />

children, i.e. Luciano, who’s managing<br />

director, Matteo, who’s technical<br />

director, Cristiano and Alessia who are<br />

shareholders but doing different jobs.<br />

The range of products includes a line<br />

named “Villa degli Olmi”, consisting<br />

of sparkling wines such as Prosecco,<br />

Chardonnay, Pinot Nero Rosato, and<br />

D.O.C. wines of the Berici hills such<br />

as Cabernet, Merlot, Pinot Bianco,<br />

Sauvignon, Chardonnay, as well as<br />

traditional wines from typical areas of<br />

the north-east of Italy sold under the<br />

San Matteo trademark. The newlyintroduced<br />

line named Tenuta Altavilla<br />

is only sold on the Internet.<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA

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