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Impaginato dicembre 2006 - Contrada Priora della Civetta

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<strong>Impaginato</strong> <strong>dicembre</strong> <strong>2006</strong> 3-10-2007 12:27 Pagina 1<br />

Dicembre <strong>2006</strong><br />

il il<br />

PERIODICO DELLA CONTRADA PRIORA DELLA CIVETTA<br />

E Ed<br />

eccoci al quarto numero de Il<br />

Civettino. Un numero natalizio pieno<br />

di ricordi, ma anche di novità. L’o-<br />

maggio al Dott. Danilo, pennellato con maestria<br />

da Mario Demuru, ci ricorda, e fa conoscere<br />

ai <strong>Contrada</strong>ioli più giovani, la figura di<br />

un grande Civettino e un grande protagonista<br />

<strong>della</strong> nostra <strong>Contrada</strong> e <strong>della</strong> città di<br />

Siena. Ritorna Egidio con le sue memorie,<br />

che questa volta riguardano un’altra sfaccettatura<br />

<strong>della</strong> sua lunga vita: la parte “artistica”,<br />

che ci svela un’immagine conosciuta<br />

da pochi del nostro mitico Mecacci.<br />

Mauro Ciampoli poi ci offre una sua immagine<br />

dell’indimenticabile Batino, con una<br />

foto inedita di “Bato” a colloquio con il re di<br />

Giordania.<br />

Jhonny Smith riporta uno dei suoi consueti<br />

e frizzanti aneddoti che riguarda, caso strano,<br />

proprio questo giornalino.<br />

In questo numero pubblichiamo, a cura di<br />

Alberto Fiorini, un documento storico di<br />

notevole importanza: lo statuto <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong><br />

del 1803; leggerlo sarà certamente interessante,<br />

per confrontarlo con quello che è<br />

la <strong>Contrada</strong> oggi.<br />

“Il dito nell’occhio”, come al solito, tocca<br />

argomenti di scottante attualità.<br />

Infine Antonio Fiorini ci racconta un episodio<br />

“sconosciuto” del Palio del 1979.<br />

In ultima pagina trovate il sonetto di Salvatore<br />

Granata che è stato presentato quest’anno,<br />

nel Bruco, nella serata dedicata<br />

appunto ai sonetti senesi.<br />

Allegato al giornalino trovate la sorpresa<br />

che vi avevamo promesso per questo<br />

numero: un romanzo inedito, di tema fantascientifico,<br />

di Carlo Agricoli. Per gli amanti<br />

del genere ma, ne sono convinto, anche per<br />

chi non conosce la fantascienza, una lettura<br />

da gustarsi tutta d’un fiato!<br />

BUONE FESTE A TUTTI !<br />

La Redazione


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2<br />

il il<br />

Direttore<br />

Luca Garosi<br />

Direttore Responsabile<br />

Giuseppe Stefanachi<br />

Capo Redazione<br />

Antonio Bianciardi<br />

Redazione<br />

Olivia Agnelli<br />

Alex Baldi<br />

Gianfranco Bimbi<br />

Benedetta Borghi<br />

Amanda Bruttini<br />

Riccardo Cerpi<br />

Valentino Ceccherini<br />

Giulia Ciatti<br />

PERIODICO DELLA CONTRADA PRIORA DELLA CIVETTA<br />

Alberto Fiorini<br />

Martha Goodman<br />

Fabio Guerrini<br />

Camilla Marzucchi<br />

Stefano Traballesi<br />

Periodico <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong> <strong>Priora</strong> <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong><br />

DICEMBRE <strong>2006</strong><br />

Hanno collaborato a questo numero<br />

Mauro Ciampoli, Mario Demuru, Antonio Fiorini,<br />

Egidio Mecacci<br />

Progetto grafico & impaginazione<br />

Extempora Agenzia Pubblicitaria<br />

Stampa<br />

Industria Grafica Pistolesi<br />

Spedizione in abbonamento postale Art.2 comma 20/C<br />

legge 662/96 - Filiale di Siena<br />

Iscizione al Tribunale di Siena n° 589 del 20/12/1993<br />

SOMMARIO<br />

3 C’era una volta... Batino<br />

5 Danilo Nannini:<br />

la “Portaerei” del Castellare<br />

8 Una nuova avventura di Jhonny Smith<br />

9 Le antiche Costituzioni <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong><br />

15 Un artista per passione<br />

18 Civette nel Mondo<br />

20 Un palio un po’ così...<br />

21 Il dito nell’occhio<br />

22 Sulle tracce dell’Elfo Petesse<br />

23 Fotografando il <strong>2006</strong>


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C’era una volta...<br />

Batino<br />

di Mauro Ciampoli<br />

“…ma se la vòi gustà proprio davvero,<br />

riguardala di notte un momentino<br />

quando la torre spicca bella dritta<br />

su in cielo a cercà i baci de le stelle;<br />

e dietro a’ merli, giù fa capolino<br />

la luna che racconta, zitta zitta,<br />

a’ nostri cuori un monte di novelle!...”<br />

Forse, questi versi di Ezio Felici ispirarono la vita di<br />

Batino tanto chè dormiva di giorno e viveva di<br />

notte.<br />

Professione: benestante.<br />

Segni particolari: l’immancabile distintivo <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong> su<br />

ogni giacca (mai visto senza!).<br />

Menzioni o meriti: quattro vittorie sul Campo di Siena.<br />

Quando era giovane il “benestante” Batino, per l’anagrafe<br />

Dott. Sabatino Mori nato a Siena il… (privacy) oltre ad<br />

aver scambiato il giorno per la notte invertì anche il corso<br />

delle stagioni.<br />

D’inverno partiva per paesi assolati, “a la page”come<br />

amava dire, e d’estate, dopo il Palio d’Agosto, per quelli<br />

invernali.<br />

Cacciatore (non solo di selvaggina) al tempo delle beccacce<br />

le rincorreva, insieme a Cecco Bindi, <strong>della</strong> Selva,<br />

per tutta la Grecia, la Jugoslavia, l’Albania fino in Italia.<br />

Ad ogni partenza si rinnovava il rito del “….in caso d’incidente…”<br />

e sottoscriveva una polizza a favore <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong><br />

<strong>Priora</strong> <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong>.<br />

Dicono che non abbia mai lavorato un giorno <strong>della</strong> sua vita<br />

e che il solo pensiero del lavoro, e di qualsiasi sforzo fisico,<br />

lo facesse star male, io lo posso garantire per gli anni<br />

che siamo stati insieme!.<br />

A mezzanotte, o giù di lì, ogni sera, usciva dai Rozzi ed io<br />

ero lì fuori ad aspettarlo; incominciavano così le nostre lunghe<br />

passeggiate estive, giù per i vicoli di Siena alla ricerca<br />

di altri romantici sognatori di Palio.<br />

3


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4<br />

Erano questi i momenti in cui iniziava a tessere la sua tela,<br />

fatta di allusioni, ammiccamenti, mezze parole, mezze<br />

verità e bugie.<br />

“Ricorda, pur di uscire a testa alta da Piazza ogni mezzo<br />

è lecito” diceva, Oltre al Palio aveva un’altra grande passione:<br />

la cucina.<br />

A lui, Accademico <strong>della</strong> Cucina, alcuni dei ristoranti oggi<br />

più “ in “ di Siena devono la propria fortuna. Accademico<br />

<strong>della</strong> cucina, Arcirozzo, ma… sono altre storie!<br />

Ero lì, in quella stanzetta del vecchio ospedale, quando ci<br />

ha lasciati, ed ho sofferto molto nel vederlo morire.<br />

Ero lì, nell’Oratorio, quando una fila interminabile di persone,<br />

tra cui tanti, tanti Ecaioli, vennero a rendergli omaggio.<br />

Ed ero ancora lì quando tutti i Capitani, Priori, Autorità<br />

cittadine, in silenzio, con il groppo alla gola, dietro la<br />

comparsa <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong> con le bandiere a lutto, l’accompagnarono,<br />

attraversando a piedi la Città, per l’ultimo<br />

viaggio.<br />

Mi aveva nominato, lo seppi dopo, suo esecutore testamentario<br />

e dovetti, tra le altre cose, occuparmi <strong>della</strong> sua<br />

cremazione.<br />

Quando finì tutto, uno degli eredi mi dette in ricordo alcuni<br />

oggetti di scarso valore, per lui, ma che per me ne avevano<br />

moltissimo: le aste dei pali vinti, il suo distintivo, un<br />

ricordo del Palio del “79 e le sue foto.<br />

Le aste, ora, sono in <strong>Contrada</strong>, nella Sala delle Vittorie,<br />

ribattezzata “Sala Sabatino Mori”, tutto il resto ce l’ho<br />

ancora io.<br />

Quello delle foto è un pacco enorme! E …c’è di tutto!<br />

Quella con il re di Giordania, mentre dalle mani di Batino<br />

riceve in dono un libro sul Palio, Batino militare, studente<br />

universitario, insieme ad alcuni componenti di casa<br />

Savoia, con la moglie (o meglio con una delle mogli), Batino<br />

sul palco dei capitani, nel Castellare, con il cappello da<br />

cuoco insieme a Gino e Olga, con Giorgio Bardini, Beppe<br />

Gentili e la cavalla Uberta de Mores (perché oltre alle vittorie<br />

come capitano ne ebbe una anche come mangino,<br />

1960).<br />

Ma la più bella, la più contradaiola, è quella una insieme<br />

a Messinella, in via del Re; l’atteggiamento è inequivocabile:<br />

discutono! di cosa? ma di problemi di <strong>Contrada</strong>!<br />

Era il momento in cui la <strong>Contrada</strong> cresceva e doveva crescere<br />

in ogni suo aspetto e allora figuriamoci se non c’erano<br />

problemi, a josa, a balle!<br />

Trovare la soluzione …dove non poteva arrivarci da solo<br />

cercava l’aiuto di Danilo Nannini, àncora e ciambella di<br />

salvataggio trentennale <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong>, e i problemi si<br />

risolvevano!<br />

Batino, come avrete capito, non si occupava solo di Palio<br />

ma di tutto quello che riguardava la <strong>Contrada</strong>, tanto che<br />

quel tempo potrebbe essere riassunto così:<br />

“in <strong>Civetta</strong>, non si muove foglia<br />

che Batino non voglia”<br />

Ma… a proposito di foglie, vi ricordate di quella cantonata<br />

che si prese (ne ho colpa anch’io) con Vincenzo Foglia?<br />

Ma chi è, direte, Vincenzo Foglia?<br />

Per i più giovani: Vincenzo Foglia, negli anni ‘70 era un<br />

fantino che, in provincia faceva il bello e cattivo tempo,<br />

non aveva paura di niente ed in corsa faceva qualsiasi<br />

cosa, lecita o no, pur di arrivare primo.<br />

Leone fuori e pulcino in Piazza, ci volle un po’ per capirlo,<br />

ma alla fine tutto si risolse.<br />

Ma anche quell’esperienza servì a qualcosa, potrei dire<br />

che fu il preludio dell’arrivo di Aceto in <strong>Contrada</strong>.<br />

Grande storia quella!<br />

Un capolavoro di finezze, di astuzia, di amicizia, un ricamo,<br />

insomma!<br />

Montare Aceto non costò nulla e, credetemi, per quei tempi<br />

non fu cosa da poco.<br />

Ma la vittoria più ambita, bramata a lungo, fu quella del<br />

Palio del 1979, dedicato a Cecco Angiolieri.<br />

Batino si era battuto per anni con l’Amministrazione Comunale<br />

per un Palio dedicato al poeta maledetto, non era riuscito<br />

a spuntarla fino a quando, un bel giorno, il vento<br />

…cambiò!<br />

Che soddisfazione, vincere il Palio dedicato al civettino più<br />

simile a lui e più illustre di tutti i tempi!<br />

Che soddisfazione, far ripurgare l’Eco con Panezio e vincere<br />

con un fantino quasi sconosciuto spendendo quattro<br />

soldi! Soddisfazione, per lui, appendere nell’Oratorio il<br />

Palio di Cecco!<br />

Che soddisfazione, per me, Batino, essere stato per tutti<br />

quegli anni il tuo mangino!


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Danilo Nannini: la<br />

PORTAEREI del Castellare<br />

di Mario Demuru<br />

Non so se tutti i civettini, specialmente i più giovani,<br />

hanno presente che il dottor Nannini é al<br />

momento il Maggiorente di più alto rilievo nell’intera<br />

<strong>Contrada</strong>, essendo l’unico fra gli ex-Dirigenti ad aver<br />

assunto, a più riprese, sia la carica di Priore che quella di<br />

Capitano.<br />

Ho avuto la fortuna di collaborare con lui lungamente, in<br />

vari rispettivi ruoli. La prima volta già nel 1973, quale<br />

Addetto ai Giovani, l’ultima in occasione del suo secondo<br />

incarico da Capitano nel triennio 1993/95, quando io fui<br />

Priore. Ricordo che durante il discorso per l’insediamento<br />

del Seggio, mi rivolsi al Dottore auspicando una Vittoria,<br />

già allora purtroppo sospirata, che avrebbe premiato,<br />

non solo la <strong>Contrada</strong>, ovviamente, ma anche personalmente<br />

lui, che da sempre ha rappresentato per la <strong>Civetta</strong>.un<br />

sicuro punto di riferimento e una guida particolarmente<br />

illuminata. La vittoria non è ancora arrivata - di<br />

nuovo purtroppo - ma il Dottore continua a essere una<br />

delle nostre colonne portanti.<br />

I sentimenti di ammirazione, stima e rispetto espressi in<br />

quell’occasione, ben ricordando quanto mi fosse stato di<br />

guida nei miei anni più giovanili, sono rimasti immutati e<br />

si sono anzi via, via, ulteriormente rafforzati anche se, purtroppo,<br />

già da qualche tempo, il dottor Danilo, alle prese<br />

con qualche stramaledetto acciacco, non si vede più tanto<br />

dalle parti del Castellare, costretto a rimanere a casa fra<br />

le amorevoli cure <strong>della</strong> signora Giovanna e dei suoi figli.<br />

Non è sicuramente semplice “raccontare” Danilo Nannini,<br />

se si pensa a tutto quello che ha fatto e che ha rappresentato<br />

per la <strong>Civetta</strong>, negli oltre 36 anni durante i quali<br />

ha ricoperto i massimi incarichi <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong>. Ininterrottamente<br />

Priore dal 1960 al 1970, coronò subito il suo esordio<br />

con la vittoria nello storico straordinario di Montaperti.<br />

Fu nuovamente chiamato a ricoprire il ruolo nel 1973,<br />

mantenendolo ancora per cinque anni, fino al 1978, e suggellando<br />

da Priore vittorioso un nuovo trionfo, in coppia<br />

con l’indimenticabile Batino. Successivamente ci fu ancora<br />

un biennio da Priore, nel 1986/87, con un Palio scippato<br />

dal famigerato calcio di Ogiva al divino piedone del<br />

grande Aceto ingaggiato da Sallustio Leoncini per montare<br />

Figaro, e due mandati da Capitano, nell’‘81/82 e nel<br />

‘93/95.<br />

E che dire di quello che il Dottore è stato ed è ancora per<br />

la città tutta, a cominciare dalla sua brillantissima carriera<br />

da… centravanti <strong>della</strong> vecchia Robur 1904! L’esordio,<br />

giovanissimo, in serie B, nella stagione ‘39/40, poi la piena<br />

maturità agonistica, nel campionato ‘48/49… totale partite<br />

giocate: 2, totale reti segnate: 0. Meglio di così! Ma,<br />

scherzi a parte, come sappiamo tutti, si rifece ampiamente<br />

nelle tre promozioni conquistate nelle sue diciassette presidenze,<br />

ricoperte a più riprese, segnando indelebilmente<br />

epoche intere del calcio bianconero. E poi il Mangia<br />

d’Argento nel 1959, le sue storiche attività commerciali…<br />

ma non è questa la sede per ricordare tutto quello che<br />

ormai fa parte <strong>della</strong> nostra storia di senesi. Lunghi anni<br />

ricchi di attività e di interessi… forse pochi sanno, per<br />

esempio, che il Dottore, nel luglio del 1952, insieme a Ferruccio<br />

Bardini, conseguì uno dei primissimi brevetti di pilota<br />

aeronautico nella neonata scuola di Ampugnano.<br />

Tornando alle cose <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong>, nella mia personale<br />

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6<br />

esperienza, devo dire però che collaborare con il dottore<br />

richiedeva anche una buona dose di pazienza. La cosa<br />

che ora ricordo con più simpatia, ma che allora ci gettava<br />

spesso tutti quanti nello sconforto, era la sua estrema, precisissima,<br />

puntuale… mancanza di puntualità!<br />

Sempre oberato da mille impegni, rientrava nelle mie più<br />

assidue incombenze, quando ho ricoperto gli incarichi di<br />

Pro Vicario e di Cancelliere, ricordargli tutti i suoi appuntamenti<br />

contradaioli, le riunioni di Seggio, quelle di Magistrato,<br />

gli incontri con i collaboratori, le decisioni da prendere<br />

sulle questioni “importanti” <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong>, nonché il<br />

disbrigo <strong>della</strong> pratiche ordinarie che, anche quelle, bisogna<br />

pur farle. Quasi sempre era meglio passare allora<br />

direttamente in ditta, nei locali di Via del Paradiso, dove<br />

un po’ di tempo, alla fine, in qualche modo, si riusciva a<br />

trovarlo.<br />

C’era però un grande stimolo a lavorare con lui. Si capiva<br />

infatti che il Dottore, da grande manager come è sempre<br />

stato, nella <strong>Civetta</strong>, nel suo lavoro, nelle sue varie attività<br />

cittadine, proprio non aveva tempo da perdere e bisognava<br />

quindi tentare di essere all’altezza dei più efficienti<br />

collaboratori, possibilmente lasciandogli soltanto le decisioni<br />

veramente importanti.<br />

In questo Egidio, un altro dei nostri Grandi Vecchi, per vari<br />

anni anche lui Vicario, fu maestro di tutti noi.<br />

Sapere però che lui c’era comunque, dava anche una<br />

grande sicurezza. Una volta Paolo Ciatti ha felicemente<br />

paragonato il dottor Nannini a “una portaerei in zona di<br />

combattimento”: con la sua sola presenza deve dare sicurezza<br />

ai mezzi da sbarco e alle truppe combattenti. Che<br />

vadano pure da soli, al bisogno la portaerei è lì, pronta a<br />

intervenire.<br />

Eh sì, grandi dirigenti! Per esempio, se oggi possiamo<br />

essere orgogliosi <strong>della</strong> Sede Museale del Castellare, se<br />

è vero che il primo grande ringraziamento deve andare a<br />

Rodolfo Brogi, economo storico <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong>, che con la<br />

sua proverbiale tenacia convinse i fratelli Bratto a vendere<br />

i fondi alla <strong>Contrada</strong>, un altrettanto grande e sincero<br />

ringraziamento deve andare al dottor Nannini.<br />

Fu lui infatti a subentrare senza indugi, come era sua abitudine<br />

ogni volta che dal Castellare saliva un richiamo, a<br />

una dirigenza timorosa sul fatto che gli impegni economici<br />

potessero essere troppo gravosi.<br />

E allora, quando c’è bisogno, il cuore oltre l’ostacolo!… Il<br />

cuore è anche qualcos’altro, in verità… Come per esempio,<br />

in occasione <strong>della</strong> Vittoria del ‘76, quando, passata la<br />

fantastica notte del 18 Agosto, dopo che la <strong>Contrada</strong> aveva<br />

utilizzato tutta la sua disponibilità per far fronte agli impegni<br />

assunti con le Consorelle, il camerlengo, Sandro Traballesi,<br />

fece candidamente notare che rimaneva ancora da<br />

pagare… Aceto, così per ridere!<br />

In segreteria ci fu qualche attimo di imbarazzo. Aceto non<br />

mancò di fare il solito figurone da gran signore, tanto sapeva<br />

di andare sul sicuro, e si sbilanciò a dire che ”si sarebbe<br />

potuto aspettare qualche giorno, che non c’era così<br />

tanta fretta”, ma il Dottore rispose prontamente: “oggi hai<br />

fatto il tuo dovere, e oggi devi essere pagato” e anticipò<br />

personalmente l’importo da lui stabilito negli accordi con<br />

Batino.<br />

Molte volte la <strong>Contrada</strong>, anche in tempi difficili, si è rivolta<br />

al dottor Danilo, sapendo bene di trovare una risposta<br />

positiva, disinteressata, senza pavoneggiamenti da prima<br />

fila, senza condizioni, se non quella di ricordare che i suoi<br />

numerosissimi impegni non gli avrebbero consentito di<br />

dedicare alla <strong>Civetta</strong> tutto il tempo che avrebbe voluto. Ma<br />

quel poco o tanto – più tanto che poco, in realtà - che poi<br />

alla fine sempre trovava, bastava e avanzava, a sbrogliare<br />

ogni genere di situazione.<br />

E quante volte il dottor Danilo ha saputo vedere più lontano<br />

di molti altri, facendo appello al suo amore incondizionato<br />

per la <strong>Contrada</strong> e gettando sempre, come si diceva,<br />

il cuore oltre l’ostacolo. Come non ricordare, ad esempio,<br />

i due mandati di Capitano nel biennio 81/82 e 93/95,


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due momenti particolari per la <strong>Civetta</strong>, quando altri <strong>Contrada</strong>ioli,<br />

forse con maggiore esperienza di Palio, non<br />

vedevano sufficienti condizioni e sicure premesse per un<br />

loro impegno. Il dottor Nannini accettò quel ruolo dichiarando<br />

innanzitutto i suoi limiti, in un settore così particolare<br />

com’è il Palio.<br />

Poi svolse l’incarico, compensandoli in ogni caso ampiamente<br />

quei limiti, ammesso che li abbia veramente avuti,<br />

con un approccio, come dire, “naif”, sdrammatizzando simpaticamente<br />

molti aspetti.<br />

Mi ricordo che in occasione del palio di luglio del 1981 la<br />

riunione dei Capitani per la scelta dei cavalli iniziò con un<br />

notevole ritardo, in quanto il Capitano <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong> mancava<br />

all’appello! Frenetiche telefonate da Palazzo Pubblico<br />

al Castellare per cercarlo, ma nessuno ne sapeva più<br />

di tanto. Alla fine arrivò, accompagnato da alcuni contradaioli<br />

che portavano vassoi e aperitivi, usciti fuori, freschi,<br />

freschi dalla Conca d’Oro, pronti per offrire un rinfresco al<br />

Sindaco e agli altri Capitani. Omaggio <strong>della</strong> premiata ditta,<br />

si direbbe, alla faccia <strong>della</strong> seriosità a volte drammatica di<br />

quelle riunioni!<br />

In quei suoi primi due anni da Capitano si impegnò, come<br />

sempre, veramente a fondo, personalmente ed economicamente,<br />

teso a conquistare quella Vittoria il cui sapore gli<br />

doveva essere evidentemente rimasto molto gradito,<br />

quando già l’aveva assaporato due volte da Priore.<br />

Il secondo mandato da Capitano fu invece per il dottore,<br />

ne sono convinto, un’esperienza molto più spiacevole, sia<br />

per le due Vittorie del Leocorno sia per come fu accolta la<br />

sua relazione del Palio d’Agosto del 1995.<br />

Amareggiato per la vittoria dell’avversaria, iniziò comunicando<br />

all’Assemblea la sua indisponibilità per un ulteriore<br />

incarico, peraltro già poco probabile per il maturare di altre<br />

situazioni, e, in pratica, si presentò dimissionario. Illustrò<br />

la sua relazione, rispose alle domande che gli furono<br />

poste, ma lasciò la Sala delle Vittorie prima <strong>della</strong> votazione.<br />

Soltanto ora sappiamo che quella fu forse la sua uscita<br />

dalla scena pubblica.<br />

Dignitosa, signorile e sbrigativa, come nel suo inconfondibile<br />

stile. Quella relazione non fu infatti approvata. Il tenore<br />

degli interventi che si erano succeduti aveva lasciato<br />

già presagire l’esito finale, ma fra quegli interventi ne<br />

mancò uno che, in quella circostanza, poteva essere<br />

importante. Fu il mio.<br />

Anch’io ritengo infatti di aver commesso un grave errore,<br />

mettendo in votazione la relazione senza farla precedere<br />

dalle considerazioni che, come Priore, avevo il dovere di<br />

fare per indurre l’Assemblea a riflettere sui grandi meriti<br />

del personaggio e su cosa rappresentasse per la <strong>Contrada</strong><br />

<strong>Priora</strong> <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong> il Dottor Danilo Nannini.<br />

Un torto, quella sciagurata votazione, che la <strong>Contrada</strong> intera,<br />

poteva ben risparmiargli. Un torto che, nel suo stile da<br />

Gran Signore qual è sempre stato, non gli ha certo impedito<br />

di continuare ad amarci, la sua <strong>Civetta</strong> e tutti noi, quanto<br />

e più di prima, come ha sempre fatto e come farà sempre,<br />

per cento anni ancora.<br />

7


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8<br />

Poi, fra cent’anni, si vedrà…Per intanto, rispettosi delle più<br />

pure tradizioni contradaiole, il Dottore e la signora Giovanna<br />

hanno avviato i loro figli nelle contrade nel cui territorio<br />

sono nati, ma il nipote, il piccolo Gianmaria, figlio di<br />

Alessandro, nato fuori degli storici confini, è stato libero di<br />

abbracciare, a norma di statuto, la tradizione dei suoi<br />

“geniali” ed è civettino, solennemente battezzato nel 2004,<br />

l’ultima volta in cui, per ora, il Dottore è apparso nel Castellare,<br />

fra qualche lacrimuccia di commozione sua e di tutti<br />

noi… Di solito buon sangue non mente… fra vent’anni si<br />

vedrà…<br />

Un affettuoso abbraccio e un sincero augurio da tutti i civettini,<br />

caro, carissimo, dottor Nannini.<br />

Una nuova avventura di<br />

Jhonny Smith<br />

uogo: strada imprecisata del territorio”<br />

“L - Ciao come và? Che mi racconti?<br />

- Che vuoi che ti racconti. Va benino. A proposito<br />

l’hai visto il nuovo civettino?<br />

- Sì. Mi pare parecchio cambiato. Secondo me in<br />

meglio.<br />

- Certo. Mi sembra che il nuovo corso abbia dato<br />

una impostazione molto più interessante. Io lo<br />

dissi subito ad Antonio:<br />

“Conta su di me per la collaborazione. Ho in<br />

mente due o tre rubriche da tenere periodicamente<br />

ed alcuni articoli da pubblicare. Perbacco,<br />

se ci diamo tutti da fare si faranno grandi cose. ”<br />

- Già! Però una cosa del genere richiede impegno<br />

da parte di tutti i collaboratori.<br />

- Certo! La cadenza indicata per le uscite è impegnativa.<br />

Ma insomma che ci vuole a farlo? Basta<br />

un po’ di tempo no? Fare un articolo richiede solo<br />

pochi minuti. E’ una questione di prendere un<br />

impegno e di mantenerlo.<br />

- Già! Hai Ragione. Però spiegami una cosa. Ieri<br />

sera ho trovato Antonio incavolato come una<br />

biscia, perché ha dovuto mandare in stampa il<br />

nuovo giornalino in forma ridotta, perché non gli<br />

avevi mandato gli articoli che ti eri impegnato a<br />

fare per il mese scorso!


<strong>Impaginato</strong> <strong>dicembre</strong> <strong>2006</strong> 3-10-2007 12:28 Pagina 9<br />

Le antiche Costituzioni <strong>della</strong><br />

di Alberto Fiorini<br />

<strong>Civetta</strong><br />

primo Statuto <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong> <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong> risale probabilmente al 1803. Il documento fu redatto dal Priore Giuseppe Canale e fu appro-<br />

Ivato dall’assemblea <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong> il 5 giugno 1803 con ventisette voti favorevoli e, a quanto pare, nessuno contrari.<br />

Nel nome santissimo di Dio, e così sia<br />

Adi 5 Giugno 1803<br />

Nel suddetto giorno, adunato il Consiglio, l’Onorando Priore Signor Giuseppe Canale, verso le ore cinque pomeridiane, lesse i Capitoli<br />

fatti da lui medesimo, dei quali era priva la <strong>Contrada</strong>, ed essendo questi mandati a partito furono accettati per voti favorevoli 27. e consigliarono<br />

approvarsi i Signori Luigi Raspanti, Venenzio Colombi, ed Arcangelo Alessandri.<br />

Io Sacerdote Bernardino Ricci Canc.re M. o P. a<br />

In quell’epoca la <strong>Contrada</strong> <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong> si adunava nella chiesa di S. Cristoforo, patronato <strong>della</strong> famiglia Tolomei, da poco restaurata<br />

(grazie anche al contributo economico dei Civettini) dopo la terribile devastazione del terremoto del maggio 1798.<br />

Il 29 aprile 1800 era deceduta in Bologna Anna Giovannini, la vedova usufruttuaria del pittore Galgano Perpignani; pertanto dal 1802 la<br />

<strong>Civetta</strong> aveva cominciato beneficiare del cospicuo lascito che questo benemerito contradaiolo aveva disposto in favore <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong><br />

fin dal 1770. (Si veda, a questo proposito, il volume sulle stedi storiche <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong> pubblicato nel 1984). Per la prima volta, il 28 giugno<br />

1802, il capitano <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong>, Sebastiano Traballesi, in base a quanto previsto dall’eredità Perpignani aveva ricevuto dodici paoli<br />

per partecipare al palio di Provenzano. Tuttavia, essendovi diversi problemi connessi con il fatto che il curatore testamentario dell’epoca<br />

era il parroco pro-tempore <strong>della</strong> parrocchia di S. Pietro alle Scale in Banchi (il cui titolo era stato trasferito nell’oratorio di S. Giovanni<br />

Battista in Pantaneto), mentre la <strong>Contrada</strong> aveva come proprio oratorio la chiesa di Piazza Tolomei. Pertanto, nel 1804, il priore Giuseppe<br />

Canale promosse la costituzione di una commissione, che redasse un documento per la migliore applicazione del pio Legato e<br />

soprattutto per trasferire in S. Cristoforo la maggior parte degli adempimenti ad esso connessi.<br />

Da un punto di vista storico-politico, si era in un periodo estremamente travagliato per gli effetti seguiti alla rivoluzione francese ed alle<br />

prime imprese delle armate repubblicane napoleoniche. Il 25 marzo 1799 le truppe rivoluzionarie francesi, incoraggiate dal Direttorio ad<br />

accrescere le conquiste in Italia, avevano spazzato via il governo lorenese di Ferdinando III e la riscossa dell’Europa dinastica contro la<br />

Francia fu solo una parentesi. Gli accordi di Luneville (1801) avevano riportato l’Italia e la Toscana sotto l’influenza francese. Il trono del<br />

Granducato era divenuto Regno d’Etruria sotto Lodovico I di Borbone, che nel 1803, era passato all’infante Carlo Ludovico, sotto la reggenza<br />

<strong>della</strong> madre Maria Luisa Giusepa di Spagna.<br />

Tutto fu sconvolto in quegli anni e in quelli successivi, che videro la Toscana riunita all’impero di Napoleone (1808). Leggi, ordinamenti<br />

civili, inveterate abitudini - scrive Vigilio Grassi - di colpo scomparvero per dar luogo a cambiamenti spesso inconsulti, rispondenti più a<br />

mania innovatrice che a sentiti bisogni delle popolazioni. In questo naufragio di tutte le antiche istituzioni e costumanze, abbattutosi su<br />

tutte le città toscane, qui da noi le Contrade, e con esse il loro tradizionale spettacolo, subirono, potrebbe dirsi, la prova del fuoco.”<br />

I governanti francesi, particolarmente diffidenti verso le Contrade, da subito, avevano cercato di impedire certe tradizionali manifestazioni<br />

contradaiole come l’omaggio con bandiere e tamburi ai benemeriti protettori. Successivamente il riformismo francese si fece sentire<br />

anche nell’iconografia dei drappelloni e nella strutturazione <strong>della</strong> festa del Palio con le prime innovazioni riguardanti il corteo storico,<br />

le divise dei fantini, i disegni delle bandiere, la mossa...<br />

In questo periodo, segnato dall’ideale <strong>della</strong> civilisation <strong>della</strong> nuova classe dirigente, sembra che il costante obiettivo delle autorità, in<br />

nome di un razionale progresso, fosse quello di mettere ordine sia nella manifestazione, sia nella vita delle Contrade.<br />

In effetti, le Contrade, con le loro costumanze, con il loro assetto e con le loro insegne, rappresentavano un passato in assoluto contrasto<br />

con le nuove idee rivoluzionarie e repubblicane ed apparivano come un retaggio <strong>della</strong> barbarie medioevale, il residuo di una società<br />

che coltivava la propria festa con il bisogno di fanatismo, di violenza e di entusiasmo; tuttavia, probabilmente, i nuovi dominatori, per non<br />

mettersi contro l’intera cittadinanza, non se la sentirono di farle sparire, ma cercarono di regolamentarne le attività e le costumanze.<br />

Si spiega così la richiesta <strong>della</strong> Comunità Civica alle consorelle che non possedevano proprie costituzioni scritte di mettersi in regola.<br />

Tra queste vi era la <strong>Contrada</strong> <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong>, che, su richiesta del Capitano del Popolo <strong>della</strong> Città e Stato di Siena Filippo Sergardi, dovette<br />

dotarsi di un proprio Statuto.<br />

Lo stesso Sergardi approvò le nuove costituzioni <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong> con rescritto del 20 giugno 1804, con l’unico appunto alla <strong>Contrada</strong> di<br />

aggiungere al capitolo decimoterzo che tra le modalità di convocazione delle adunanze poteva usarsi, secondo l’ordinario costume, ancora<br />

il batter cassa per il rione, e cioé il suono del tamburo. E pensare che un paio di anni prima tale sistema era risultato poco gradito ai<br />

governanti francesi...<br />

9


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10<br />

Nel Nome santissimo di Dio. Amen.<br />

L’Ill.mo, ed Eccelso Signor Filippo Sergardi Capitano del Popolo <strong>della</strong> Città, e Stato di Siena per S.M., avendo rilevato la <strong>Contrada</strong> <strong>della</strong><br />

<strong>Civetta</strong> esser mancante in tutto e per tutto di costituzioni, e capitoli per il buon governo, e regolamento <strong>della</strong> medesima; che però vedute<br />

le costituzioni, e capitoli fatti per detta <strong>Contrada</strong> dal Priore <strong>della</strong> stessa Signor Giuseppe Canale, ed approvate, ed approvati in seguito con<br />

Deliberazione del Consiglio adunato <strong>della</strong> predetta <strong>Contrada</strong> fino dal dì cinque del mese di Giugno dell’anno 1803 conforme consta dalla<br />

copia autentica esibita dalla predetta deliberazione; Che però lette, esaminate, e seriamente considerate le medesime, in tutte le sue parti<br />

le approvò, ed approva, mandando regolarsi in avvenire la detta <strong>Contrada</strong> <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong> in tutto e per tutto in forma di quelle, dichiarando,<br />

che tutto ciò, è quanto dalla detta <strong>Contrada</strong>, e suoi componenti sarà in avvenire coerentemente alle predette costituzioni risoluto, e determinato,<br />

dovere avere forza d’inviolabile deliberazione da osservarsi. E così non solo etc., ma in ogni etc..<br />

Filippo Sergardi Capitano del Popolo M. o P. a<br />

Dichiarando ed aggiungendo al capitolo decimoterzo circa il modo di adunare il capitolo, o consiglio, che oltre i mezzi ivi prescritti, possa<br />

usarsi anco l’altro di far battere il tamburo per tutta la <strong>Contrada</strong>, secondo l’ordinario costume.<br />

Filippo Sergardi Capitano del Popolo<br />

Dato dalla Residenza di S.S. Ill.ma ed Ecc.sa questo dì 20 Giugno 1804.<br />

Dottore Luigi Galletti Bambagini Notaro Pubblico,<br />

cittadino Senese e Cancell. e Criminale Interino M. o P. a<br />

Le costituzioni <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong> <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong> sono articolate in quattordici capitoli. Di ogni carica vengono stabiliti tempi e modi di elezione,<br />

ruolo (uffizio) e incombenze. I primi nove capitoli riguardano nell’ordine: Priore, Vicario, primo e secondo Consigliere, Camarlingo, Cancelliere,<br />

Maestro de’ Novizi, due Sagrestani, i Signori e le Signore <strong>della</strong> Festa Titolare, due Revisori del Camarlingo, Capitano, Cercatori<br />

di denaro o Mangini. Negli ultimi tre capitoli si parla dei contradaioli che possono partecipare alle adunanze, del modo di convocare il Capitolo<br />

e dello svolgimento delle riunioni.<br />

In pratica la Sedia Direttiva <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong> era composta da sole sette persone. Sembrerebbe non farne parte il Capitano, preposto alle<br />

cose temporali <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong> con autonomia abbastanza limitata, e neppure altre figure oggi rilevanti come l’Economo e - fatto singolare<br />

per l’epoca - il Correttore, neppure rammentati. Anche i due Revisori dei Conti del Camarlingo non sembrano avere in Seggio un posto<br />

fisso, bensì momentaneo e consultivo. Figure collaterali erano anche quelle dei Sagrestani dell’oratorio, il cui aiuto era richiesto in pratica<br />

soltanto durante le votazioni.<br />

Assai interessanti risultano i capitoli riguardanti il Capitano, i Mangini, il Maestro de’ Novizi, ma anche quelli concernenti l’elezione di coloro<br />

che, come da tradizione, dovevano finanziare la Festa Titolare o quelli in cui si stabiliva quali contradaioli potevano partecipare alle adunanze<br />

e quali norme si dovevano rispettare in tali occasioni.<br />

Viene spontaneo notare che nonostante l’obiettivo delle nuove autorità di modernizzare le istituzioni cittadine, restano in vigore vecchie<br />

cariche ed antiche costumanze, che neppure l’apparato amministrativo e burocratico del successivo governo francese (1808-1814) riuscì<br />

per fortuna a modificare.<br />

Le Costituzioni del 1803 <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong> restarono in vigore per tutto l’Ottocento. Nel luglio 1851 una copia autenticata del documento fu inviata<br />

al Gonfaloniere Civico del Comune di Siena Sig. Angelo Piccolomini, in esecuzione di una deliberazione presa dal Collegio dei Priori.<br />

Questa copia delle Costituzioni <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong> <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong> fu fatta fare da me sottoscritto dietro una lettera dell’Ill.mo Sig. Gonfaloniere<br />

di Siena Cav. Angelo Piccolomini, con la quale invitavami a rimetterle con sollecitudine o in copia o in originale, in esecuzione <strong>della</strong> Deliberazione<br />

presa dal Collegio de’ Priori nella Seduta del 15. Luglio 1851.<br />

Luigi Vannucci Priore <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong> <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong><br />

Il documento che fu inviato al Gofaloniere Civico è quello stesso ritrovato dal sottoscritto presso l’Archivio Storico del Comune di Siena<br />

sotto la segnatura XA ctg., busta 11 (1844-1878).<br />

Una copia manoscritta dello Statuto del 1803 è comunque conservata anche nell’archivio <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong>. Fu fatta nel 1878 dal cancelliere<br />

<strong>della</strong> <strong>Civetta</strong> Francesco Diaz De Palma, che annotò in calce al documento:<br />

Questa nuova copia delle Costituzioni <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong> mi fu ordinata dal Seggio <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong> per essere conservata con i fogli riguardanti<br />

la <strong>Contrada</strong> medesima.<br />

Siena, 2 Luglio 1878<br />

Francesco Diaz De Palma<br />

Cancelliere <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong> <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong>


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Capitoli <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong> <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong><br />

Cap.° I<br />

Del modo di eleggere il Priore, suo uffizio, ed incombenze<br />

Si elegga il Priore nella Domenica prima, o seconda di Giugno in ciascun<br />

anno. 1<br />

L’elezione si faccia fra sei soggetti nominati dalla Sedia<br />

vecchia, 2<br />

cioè due dal Priore, due dal Vicario, e uno per ciascheduno<br />

dai Consiglieri, e quello che riporterà più voti favorevoli sopra sopra la<br />

metà, s’intenda eletto per Priore; e qualora nessuno dei sei riportasse<br />

voti favorevoli sopra la metà, potranno nuovamente mandarsi a partito,<br />

3<br />

e non passando neppure la seconda volta, quelli ai quali incombe<br />

l’eleggere, dovranno eleggere nuovi soggetti. Deve osservarsi che le<br />

persone da nominarsi siano nativi, o abitanti <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong>, e tali che<br />

vengano reputati idonei, abili, e sufficienti a tal carica. 4<br />

Non possano<br />

nominarsi a tal carica quei nativi, e abitanti, che sono minori di anni<br />

venticinque. Duri l’uffizio del Priore un anno, e possa darglisi la rafferma<br />

per un altro anno, purché resti vinta per i due terzi di voti favorevoli.<br />

Prenda il possesso <strong>della</strong> sua carica la prima Domenica di Luglio. Il<br />

suo uffizio sia d’invigilare al buon ordine <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong>, e ad ogni affare<br />

<strong>della</strong> medesima procurando d’intervenire a tutti i consigli, o adunanze,<br />

che si faranno in nostra <strong>Contrada</strong>, ed ivi coll’esempio e con parole<br />

ammonire, e correggere gli adunati esortandoli all’unione, alla pace,<br />

ed all’osservanza esatta delle nostre costituzioni. 5<br />

1. Il Priore è la massima carica <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong>. Ne è il capo supremo e ne<br />

rappresenta legittimamente tutti i contradaioli durante tutto l’anno. Nei giorni<br />

di Palio il massimo esponente diventa il Capitano, che però, - come vedremo<br />

- in base al presente Statuto non poteva senza il preventivo consenso<br />

del Priore (o di chi lo rappresentava) nulla in conto alcuno eseguire. Dal<br />

Priore dipendono direttamente anche gli altri membri del Seggio.<br />

Anticamente il termine Priore (dal lat. prior, prioris, comparativo dalla rad.<br />

pri “davanti, prima”) spettava al superiore di una comunità religiosa ed era<br />

titolo o appellativo di molti parroci.<br />

Quando nella Siena medievale la <strong>Contrada</strong> rappresentava un organo subordinato<br />

del Comune per attendere a vari servizi di pubblica utilità, a capo di<br />

essa stavano i Sindaci, che dipendevano direttamente dal Podestà. Il Sindaco<br />

doveva assicurare il retto e ordinato funzionamento <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong><br />

ed aveva il dovere di denunziare al Podestà certi delitti, specialmente quelli<br />

relativi ai malefici, per i quali c'era un tribunale particolare. In quanto funzionario<br />

rionale, era addirittura stipendiato dal Comune e riceveva ogni sei<br />

mesi un salario di 20 soldi di denari senesi. In seguito, perdute le originarie<br />

attribuzioni, dall’abitudine di adunarsi nelle chiese e nelle cappelle cittadine,<br />

le Contrade mutuarono dalle compagnie religiose e dalle confraternite<br />

ritualità, funzioni e titoli, come quelli di Priore e di Vicario.<br />

2. La <strong>Contrada</strong> è un'istituzione democratica, un ente indipendente e sovrano<br />

di antica origine. Il Seggio o Sedia è l’insieme dei dirigenti che costituiscono<br />

il governo <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong>. In base allo Statuto che stiamo commentando<br />

il mandato di ogni suo componente (e quindi del Seggio stesso) durava<br />

un anno ed era rinnovabile con il consenso degli elettori.<br />

3. L’espressione mandarsi a partito si riferisce all’antico sistema di votazione<br />

in uso. Una volta, per indicare che un dato affare si mandava in votazione,<br />

ci si esprimeva dicendo: "Andata a partito la consigliata..."; e se la<br />

delibera era approvata si aggiungeva: "Restò vinta per lupini bianchi n°...<br />

e neri n°... nonostante". Si votava infatti con lupini (o fagioli) bianchi e neri.<br />

4. Circa i contradaioli si veda il cap. 13.<br />

5. Lo Statuto riporta le incombenze del Priore in maniera abbastanza sintetica;<br />

si comprende tuttavia che l’autorità morale del Priore era grandissima.<br />

Spettava al Priore d’invigilare al buon ordine <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong>, e ad ogni<br />

affare <strong>della</strong> medesima procurando d’intervenire a tutti i consigli, o adunanze,<br />

che si faranno in nostra <strong>Contrada</strong>, ed ivi coll’esempio e con parole<br />

ammonire, e correggere gli adunati esortandoli all’unione, alla pace, ed<br />

all’osservanza esatta delle nostre costituzioni. Se fuori dei confini del proprio<br />

territorio il Priore rappresentava la <strong>Contrada</strong>, al suo interno doveva<br />

avere l'ascendente e la saggezza necessari per governarla.<br />

Cap.° II<br />

Modo di eleggere il Vicario, suo uffizio, ed incombenze<br />

L’elezione del Vicario si intende caduta in quella persona, che dopo il<br />

nuovo eletto Priore avrà riportato fra i sei nominati soggetti più voti favorevoli<br />

sopra la metà, e quando nessuno dei cinque avesse ottenuto tutti<br />

voti, che si ricercano, si manderanno di bel nuovo a partito, e s’intenderà<br />

eletto quello che avrà aottenuto più voti favorevoli sopra la metà; non<br />

dandosi peraltro luogo a nuovo partito se nessuno ottenesse i voti, che<br />

si richiedono; ma dovendosi in questo caso nominare altri quattro soggetti<br />

per mandarsi separatamente a partito per tal carica. Potrà confermarsi<br />

il Vicario nella stessa forma del Priore. Quando resti confermato il<br />

Priore, e non si voglia confermare il Vicario, procederà la Sedia alla nomina<br />

di altri quattro soggetti, da eleggersi a tal carica quello, che otterrà più<br />

voti favorevoli sopra la metà. Uffizio del Vicario sia d’invigilare al buon<br />

ordine, e ad ogni altra mancanza del Priore, come al Cap.° I. 6<br />

6. Vicario è colui che temporaneamente sostituisce il Priore nel suo ufficio<br />

in caso di assenza o mancanza e che, per mandato di questi, ne esercita<br />

le funzioni. In passato, specialmente nel Medioevo, questo termine era attributo<br />

di funzionari e pubblici ufficiali oltre che di sacerdoti e prelati ecclesiastici.<br />

Dal lat. vice, ablativo di vicis (genitivo senza nominativo) “posto<br />

occupato da uno”; propr. “al posto di”.<br />

Cap.° III<br />

Modo di eleggere i Consiglieri, e loro uffizio.<br />

Dovranno nominarsi dalla Sedia quattro soggetti probi, e idonei, non<br />

minori di anni venti, e mandati separatamente a partito; quegli che riporterà<br />

più voti favorevoli sopra la metà, s’intenda eletto per primo Consi-<br />

gliere, e l’altro che avrà dopo il primo più voti favorevoli sopra la metà,<br />

s’intenda eletto per secondo Consigliere. 7<br />

Dato il caso che ambi avessero<br />

parità di voti favorevoli, dovranno rimandarsi a partito separatamente,<br />

affinché si veda quale deve avere fra loro il primo posto. Nel<br />

nominare i soggetti a tal carica sarà in elezione <strong>della</strong> Sedia il nominare<br />

anche di quelli, che sono rimasti esclusi per Priore, e Vicario. Duri<br />

l’uffizio loro un anno, e possano esser confermati, purché resti confermato<br />

il Priore, e Vicario. La conferma però deve mandarsi a partito, e<br />

passare per i due terzi di voti favorevoli, e ciò non seguendo si doverrà<br />

alla nomina d’altri soggetti nel modo, e forma che sopra. Debbano questi<br />

sopra i negozi proposti dal Priore, e in luogo suo dal Vicario, dare<br />

quei consigli, che secondo la loro prudenza crederanno più proficui al<br />

bene <strong>della</strong> nostra <strong>Contrada</strong>, ed alla conservazione <strong>della</strong> medesima.<br />

Intervengano ad ogni adunanza, e quando uno, o amendue mancassero,<br />

abbia la facoltà il Priore, e Vicario di chiamare in suo luogo per<br />

quella volta soltanto altro soggetto fra gli adunati a suo piacimento. Nel<br />

caso che dovesse adunarsi il Capitolo per qualche affare che patisse<br />

dilazione, e che a questo mancasse il Priore, e Vicario, avranno i Consiglieri<br />

la stessa autorità dei suddetti.<br />

7. Lo Statuto del 1803 prevede che <strong>della</strong> Sedia direttiva facciano parte almeno<br />

due Consiglieri gerarchicamente divisi, dato che si distingue tra un primo<br />

ed un secondo Consigliere. Si dà comunque facoltà alla Sedia di nominarne<br />

altri scegliendoli tra i candidati risultati non eletti alle cariche di Priore e<br />

di Vicario.<br />

Cap.° IV<br />

Del Camarlingo, e suo uffizio.<br />

Nella stessa Domenica dopo l’elezione dei sopra nominati Uffiziali, si<br />

venga ancora all’elezione del Camarlingo. 8<br />

La di lui elezione si faccia<br />

fra quattro soggetti nominati uno per uno dai componenti la Sedia, e<br />

quello che riporterà più voti favorevoli sora la metà s’intenda eletto per<br />

Camarlingo. I soggetti da nominarsi siano abitanti, o oriundi <strong>della</strong> nostra<br />

<strong>Contrada</strong>,ed abili, e ufficienti a tal carica. Duri l’uffizio suo un anno, e<br />

possa essere confermato tante volte quante piacerà ai congregati,<br />

dovendosi vincere la conferma per i due terzi di voti favorevoli. Sia peso<br />

del Camarlingo tenere un libro di memorie, e in queste notare i nomi<br />

dei Benefattori, le suppelletti, ed arredi sacri di nostra <strong>Contrada</strong>. Non<br />

possa il Camarlingo fare di propria autorità alcuna spesa, altro che per<br />

la somma di lire sette, onde per farne delle superiori è necessario che<br />

abbia l’autorità in foglio dal Priore, e in sua assenza dal Vicario, i quali<br />

non potranno dargliela che fino alla somma di lire venti; e nel caso che<br />

la spesa dovesse essere di maggior somma <strong>della</strong> notata, non possa<br />

farla che col consenso del Consiglio per mezzo di deliberazione da vincersi<br />

per i due terzi di voti favorevoli; altrimenti facendo s’intenda sempre<br />

che l’abbia fatta del proprio, né possa in conto alcuno pretenderne<br />

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il rimborso. Debba inoltre render conto esatto <strong>della</strong> sua amministrazione<br />

ai Revisori, che saranno eletti, come si dirà a suo luogo; e a questo<br />

effetto consegnare subito, e senza dilazione i libri ai medesimi, acciò<br />

possa così con sollecitudine farsi la revisione di sua amministrazione.<br />

8. Il Camarlingo (o camerlingo ed anche camerlengo o camarlengo) nel<br />

medioevo era preposto all’amministrazione delle finanze ed all’espletamento<br />

di particolari funzioni quali la presa di possesso e custodia dei beni. Il termine<br />

deriva dal latino medievale camarlingus, che è dal germanico kamarling,<br />

cioè “addetto alla camera”. Anche secondo lo Statuto del 1803 il Camarlingo<br />

è non soltanto il tesoriere <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong>, ma sembra avere anche un<br />

po’ delle funzioni dell’Economo e dell’Addetto ai Beni. Sue incombenze specifiche<br />

sono: provvedere alle spese <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong> in base ad budget personale<br />

di spesa di lire sette (elevabile fino a lire venti, su delega scritta del<br />

Priore), tenere un libro di memorie, e in queste notare i nomi dei Benefattori,<br />

le suppelletti, ed arredi sacri..., rendere noti i risultati <strong>della</strong> sua amministrazione<br />

ai Revisori (cfr. cap IX) e alla <strong>Contrada</strong>.<br />

Cap.° V<br />

Del modo di eleggere il Cancelliere, e suo uffizio.<br />

Dovendosi registrare in un libro tutte le deliberazioni, che si faranno nel<br />

nostro Oratorio per il vantaggio <strong>della</strong> nostra <strong>Contrada</strong>, è necessario che<br />

vengano queste stese con tutta la chiarezza da persona abile, la quale<br />

abbia il nome di Cancelliere. 9<br />

Questo debba eleggersi nel modo e forma<br />

tenuta nell’elezione del Camarlingo, dovendo la Sedia aver riguardo a<br />

nominare soggetti abili per occupare tal carica. Debba il Cancelliere<br />

esser presente a ciascun capitolo, 10<br />

e fedelmente notare con chiarezza<br />

tutto ciò che sarà stato deliberato in un libro a ciò destinato. Non possano<br />

da alcuno fuori del Cancelliere farsi fedi, attestati, e suppliche nelle<br />

cose pubbliche, che in qualche maniera interessino la nostra <strong>Contrada</strong>,<br />

e quando venissero da altri fatte s’intendano nulle. Dandosi il caso poi<br />

che il Cancelliere fosse o assente dalla città, o legittimamente impedito,<br />

abbia solo l’autorità il Camarlingo coll’annuenza del Priore. Durerà<br />

nella sua carica un anno, e potrà essere raffermato tante volte, quante<br />

parrà alla Sedia doverlo raffermare.<br />

9. La figura burocratica del Cancelliere (dal lat. cancellarius, in origine “custode<br />

dei cancelli del tribunale”) si diffuse in età carolingia: era il pubblico ufficiale<br />

addetto a scrivere, registrare e a conservare gli atti dei magistrati. Oggi<br />

il Cancelliere di <strong>Contrada</strong> è colui che funge da segretario, compila i verbali<br />

delle assemblee, tiene la corrispondenza e cura le notifiche ufficiali ai contradaioli,<br />

agli Enti cittadini ed alle consorelle. Nello Statuto che stiamo commentantdo,<br />

dato che la principale mansione del Cancelliere sembra essere<br />

quella di redigere i verbali delle adunanze (oltre che farsi fedi, attestati, e<br />

suppliche nelle cose pubbliche), si lascia intendere che sappia scrivere con<br />

chiarezza ed in buon italiano. Tali qualità evidentemente non erano troppo<br />

diffuse all’epoca, tanto che il cancelliere <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong> nel 1803 risulta essere<br />

un sacerdote, Don Bernardino Ricci.<br />

10. Il termine capitolo, oltre che ad indicare la parte di una convenzione o di<br />

un accordo scritto (ad es. lo Statuto come nel titolo del presente documento:<br />

“Capitoli <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong> <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong>”), sta ad indicare un’adunanza<br />

(come in questo caso) o un collegio di persone (ad es. la Sedia <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong>).<br />

In entrambi i casi il termine (proprio degli ordini religiosi) è mutuato<br />

dal fatto che la <strong>Contrada</strong> teneva le proprie riunioni in chiesa.<br />

Cap.° VI<br />

Del Maestro dei Novizj.<br />

La sera <strong>della</strong> vigilia <strong>della</strong> Festa Titolare <strong>della</strong> nostra <strong>Contrada</strong>, dopo recitato<br />

il solito Uffizio <strong>della</strong> Beata Vergine Maria, sia in facoltà del Priore<br />

eleggere il Maestro dei Novizj, osservando di eleggere persona, a cui<br />

non faccia disappunto la spesa che occorra per la suddetta vigilia,<br />

essendo tutta a carico del Maestro de’ Novizj. 11<br />

Duri l’uffizio suo un anno,<br />

e qualora da se stesso volesse durare per altro anno, il Priore dovrà<br />

esporlo in capitolo, e mandarlo a partito, dovendo rimaner vinto per la<br />

metà dei voti favorevoli. Sia peso del medesimo dispensare le Cantorie,<br />

Lezioni, Ebdomadario, etc.. 12<br />

Debba per la Festa fare i Ricevitori per<br />

le Contrade alla nostra aggregate, affinché abbiano gli onori soliti farsi.<br />

11.Novizio è un altro termine religioso. Il novizio era colui che da poco era<br />

entrato in una comunità religiosa e che non aveva ancora pronunciato i voti.<br />

Per estensione di significato, novizio può esser detto anche di chi non ha<br />

ancora molta paratica di un’arte, di un mestiere, di un organismo come quello<br />

contradaiolo. Quanto al termine maestro, in questo caso, non sta per “insegnante”,<br />

come lascerebbe intendere essendo abbinato alla parola “novizio”.<br />

Esso rappresenta pittosto un titolo onorifico di una particolare carica; sta per:<br />

maestro di cerimonie, maestro di casa o di chiesa, gran maestro, ecc. L’incombenza<br />

principale del Maestro de’ Novizi era infatti quella di curare, a proprie<br />

spese (sic), il ricevimento <strong>della</strong> Signoria delle Contrade alleate in occasione<br />

<strong>della</strong> Festa Titolare.<br />

In base a quanto sta scritto nello Statuto, l’elezione (o meglio la scelta da<br />

parte del Priore) del Maestro de’ Novizi, a differenza degli altri componenti<br />

il Seggio, aveva luogo la sera <strong>della</strong> vigilia <strong>della</strong> Festa Titolare (...), dopo recitato<br />

il solito Uffizio <strong>della</strong> Beata Vergine Maria. La scelta e la nomina del cerimoniere<br />

sembrerebbero dunque fatte l’anno avanti per l’anno dopo; altrimenti<br />

non si comprende come il neo eletto poteva nel contempo curare il<br />

ricevimento e le onoranze alla Signoria partecipante al Mattutino.<br />

12. Durante l’anno contradaiolo al Maestro dei Novizi assisteva il Correttore<br />

dell’Oratorio (che però non è nominato) e preparava la chiesa per le funzioni<br />

religiose, provvedendo in particolare alla dispensa di Cantorie, Lezioni,<br />

Ebdomadario. L’Ebdomadario era l’elenco delle funzioni sacre <strong>della</strong> settimana.<br />

A sua volta, il Maestro dei Novizi poteva avvalersi <strong>della</strong> collaborazione<br />

dei Sagrestani di cui al capitolo seguente.<br />

Cap.° VII<br />

Dei Sagrestani<br />

Sia in facoltà del Priore “pro tempore” eleggere due soggetti di nostra<br />

<strong>Contrada</strong>, e a questi darà il titolo di Sagrestani. 13<br />

Dovranno questi ritrovarsi<br />

ad ogni funzione che si farà nel nostro Oratorio. Nei capitoli che si<br />

faranno, dovranno raccorre i voti dai congregati, ed osservare che si<br />

tengano i medesimi segreti. Duri il loro uffizio un anno, e quanto parrà<br />

alla Sedia, purché ottengano la conferma per la metà di voti favorevoli.<br />

13. Fin dal medieoevo, le adunanze delle Contrade si svolgevano nell’oratorio<br />

dopo le funzioni vespertine ed il cerimoniale era simile a quello delle<br />

compagnie religiose. Il Priore andava all'altare, invocava il nome <strong>della</strong> Vergine<br />

Maria e del Santo Patrono ed illustrava ai presenti la decisione da prendere.<br />

Quindi la parola passava ai contradaioli che volevano formulare le loro<br />

proposte. La decisione finale - come abbiamo accennato alla nota 3 - avveniva<br />

con votazione segreta per mezzo di lupini bianchi e neri. Ogni contradaiolo<br />

sceglieva un lupino (o fagiolo), che deponeva in una fiaschetta. Al termine<br />

si contavano i lupini: se erano di più quelli bianchi, la decisione era<br />

approvata; se prevalevano i neri era bocciata. Assistevano al buon andamento<br />

delle operazioni di voto due Sagrestani, cioè due contradaioli di fiducia<br />

del Priore.<br />

Cap.° VIII<br />

Elezione dei Signori, e Signore <strong>della</strong> Festa.<br />

Dovranno eleggersi i Signori, e Signore <strong>della</strong> Festa dalla Signoria dell’anno<br />

antecedente con farne una nota, la quale si passi nelle mani del<br />

Priore; ed egli approverà tutti quei soggetti che saranno da approvarsi<br />

fino al numero di sedici, e la sera <strong>della</strong> vigilia del nostro Santo Titolare<br />

dopo la recita dell’Uffizio <strong>della</strong> Beata Vergine Maria deve la detta nota<br />

farsi leggere nell’Oratorio per poterla affiggere la seguente mattina alla<br />

porta dell’Oratorio medesimo. Sia peso dei Signori, e Signore <strong>della</strong> Festa<br />

il giorno del nostro Santo Titolare far la Festa con quel maggior decoro<br />

che loro sarà permesso, ed affinché non accada che troppo spesso sentano<br />

i medesimi quest’incomodo, abbiano vacazione da tal carica per<br />

anni cinque, che però la carità di alcuno non si esimesse da tal vacazione.<br />

14<br />

14. E’ questo uno dei capitoli più interessanti, perché per l’elezione dei Signori,<br />

e Signore (o Signoria) <strong>della</strong> Festa Titolare si usava in pratica la stessa<br />

procedura in uso per i tre Deputati <strong>della</strong> Festa che annualmente, l’anno avanti<br />

per l’anno dopo, erano eletti in Provenzano dai loro “antecessori” (si diceva<br />

così), la sera del 2 luglio, per sovvenzionare il Palio dell’anno seguente.<br />

La cerimonia aveva luogo al termine dei festeggiamenti per la ricorrenza<br />

<strong>della</strong> Visitazione <strong>della</strong> Vergine; poi, perché tutti sapessoro chi erano i mecenati<br />

prescelti, veniva affisso alla porta <strong>della</strong> basilica un elenco con i loro nomi.


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L’anno seguente, in occasione <strong>della</strong> Festa, si esponevano al portone di Provenzano<br />

i loro stemmi nobiliari: gli stessi che erano dipinti nel drappellone<br />

del Palio da essi sovvenzionato.<br />

L’elezione dei Signori e Signore “sponsor “(oggi si dice così) <strong>della</strong> Festa in<br />

onore del Santo Patrono <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong> avveniva allo stesso modo, e cioè<br />

per scelta effettuata con un anno di anticipo da parte <strong>della</strong> Signoria <strong>della</strong><br />

Festa Titolare appena terminata, ed in modo analogo era notificata al popolo<br />

del rione. I nominativi dei prescelti (solitamente persone nobili e/o facoltose<br />

ed influenti, anche non conradaioli o figli di contradaioli) venivano resi<br />

pubblici la mattina seguente, mediante affissione di un elenco alla porta dell’Oratorio;<br />

poi, il pomeriggio del giorno <strong>della</strong> festa, la comparsa <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong><br />

al completo si recava con il Capitano alle case degli eletti per rendere<br />

loro omaggio con trombe, tamburi e bandiere. Dinanzi alla case del nuovo<br />

Signore <strong>della</strong> Festa (o Signora) si accendevano fuochi di giubilo ed il festeggiato<br />

offriva da bere a tutti i contradaioli. In occasione <strong>della</strong> Festa Titolare,<br />

in onore dei propri Signori e Signore la <strong>Contrada</strong> dispensava sonetti ad<br />

essi dedicati ed appendeva alla porta dell’oratorio i loro stemmi di legno o<br />

di gesso dipinti.<br />

componenti la Signoria, non contradaioli, ma figli di contradaioli (i cosiddetti<br />

geniali), durante l’anno in cui erano in carica potevano essere ammessi alle<br />

adunanze con diritto di voto (cfr. cap. XII).<br />

Signori e Signore, dopo aver assolto ai propri obblighi finanziari nei confronti<br />

<strong>della</strong> <strong>Contrada</strong>, erano poi dispensati per cinque anni da tale incomodo,<br />

ma assumevano la qualifica di “benemeriti Protettori”. La <strong>Contrada</strong> si<br />

appoggiava ad essi per avere assistenza morale e materiale in ogni questione.<br />

Nel Sei-Settecento erano i benemeriti Protettori che presentavano<br />

al governo granducale le richieste dei Consigli di <strong>Contrada</strong>, che chiedevano<br />

il permesso per far feste nel rione, che rappresentavano presso il Tribunale<br />

<strong>della</strong> Biccherna le ragioni <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong> nelle cause con altre Contrade,<br />

che contribuivano alle ingenti spesse per allestire le camparse e che,<br />

nel caso di tafferugli, intervenivano per pacificare gli animi.<br />

I protettori di una <strong>Contrada</strong> oggi sono aumentati di numero, ma sono diminuiti<br />

di prestigio, tanto che sono considerati dei semplici oblatori. Sono cioè<br />

dei cittadini che si obbligano anno per anno a versare un contributo in denaro.<br />

Le Contrade hanno però mantenuto l'antica usanza di recarsi a bandiere<br />

spiegate alle loro case per un doveroso omaggio. Ciò viene fatto ogni anno<br />

per la Festa Titolare durante il cosiddetto “giro delle onoranze”. Dinanzi alle<br />

abitazioni dei protettori viene eseguita una sbandierata ed è offerto loro il<br />

tradizionale sonetto celebrativo e commemorativo in lode del Santo Patrono<br />

e <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong>.<br />

Cap.° IX<br />

Modo di eleggere i Revisori al Camarlingo, e loro uffizio.<br />

La Sedia “pro tempore” dopo aver fatte le altre cariche eleggerà due<br />

soggetti <strong>della</strong> nostra <strong>Contrada</strong> per rivedere l’amministrazione tenuta<br />

dal nostro Camarlingo. 15<br />

Sarà loro uffizio, dopo aver saputa l’elezione,<br />

ritirare dal Camarlingo il libro di entrata, ed uscita <strong>della</strong> nostra <strong>Contrada</strong>,<br />

ed esaminare fedelmente la di lui amministrazione, e questa bene<br />

esaminata referire, e leggere al capitolo, affinché venga approvata: e<br />

non avendo tenuto il Camarlingo questo libro d’entrata, e uscita, cioè<br />

d’amministrazione, non gli si bonifichi qualunque credito pretendesse<br />

di avere contro la <strong>Contrada</strong>, se non vien giustificato con legittimi documenti.<br />

15. La maggior parte delle cariche amministrative e governative <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong><br />

conservano nomi vecchi di secoli. I nomi e le funzioni dei Revisori del<br />

Camarlingo sembrano invece legati ai nuovi tempi, forse dettati dalle più<br />

ampie dimensioni <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong> e dal sorgere di nuove necessità, quali<br />

l’amministrazione del “Legato Perpignani”. Oggi si direbbero “Revisori dei<br />

conti”.<br />

Cap.° X<br />

Del Capitano, e suo uffizio.<br />

Il Capitano dovrà eleggersi nello stesso giorno che verrà fatta l’elezione<br />

del Priore, Vicario, etc.. Se fra gli adunati si trova chi volontariamente<br />

si ascriva a tal carica, si devono notare fino al numero di otto, purché<br />

siano nativi e abitanti, per mandarsi separatamente a partito, e quello<br />

che otterrà più voti favorevoli sopra la metà, s’intenda eletto per Capitano<br />

da durare in tal carica per un anno, con facoltà a quello che sarà<br />

eletto, di poter lasciare una tal carica anche prima dell’anno, talmente<br />

che dandosi il caso che dopo aver fatta una pubblica comparsa voles-<br />

se dimettersi da tale impiego possa ciò liberamente eseguire, e debba<br />

allora procedersi a nuova elezione. nel caso poi che fra gli adunati non<br />

si trovasse chi volontariamente si ascriva a tal carica, debba la Sedia<br />

nominare quattro soggetti, e questi mandarsi a partito come sopra.<br />

Potrà il Capitano al termine dell’anno essere confermato per un altro<br />

anno, purché la conferma resti vinta per i due terzi di voti favorevoli. 16<br />

Uffizio suo sia di presiedere nelle cose temporali di nostra <strong>Contrada</strong>,<br />

ed in queste unicamente debba reputarsi il Capo, dovendo però sempre<br />

avere la dipendenza dal Priore, ed in mancanza di esso dagli altri<br />

<strong>della</strong> Sedia, senza il consenso dei quali nulla egli possa in conto alcuno<br />

eseguire. 17<br />

Sia a carico del medesimo fare nella Festa Titolare la<br />

consueta uscita con andare da tutti i Protettori, e nel modo e forma che<br />

è stato praticato fino al presente, 18<br />

e qualora la <strong>Contrada</strong> corra d’obbligo,<br />

o sivvero sia tratta a sorte in occasione di corsa di Palio nella pubblica<br />

Piazza, sia esso obbligato ad eleggere i suoi Uffiziali a piacimento,<br />

eccettuati però quelli due detti volgarmente Mangini, i quali devono<br />

essere eletti dal Capitolo, come si dirà a suo luogo. 19<br />

In caso poi di vincita<br />

di qualunque Palio debba il Capitano pagare nelle mani del Camarlingo<br />

di nostra <strong>Contrada</strong> l’importare del quarto di quel Palio, che sarà<br />

stato vinto, senza replica, ed eccezione alcuna, oltre al dovere esso<br />

pensare a qualunque spesa, che sarà occorsa in tale occasione, non<br />

dovendo soffrire la <strong>Contrada</strong> alcuna benché minima spesa, né tampoco<br />

quelle spese, che saranno occorse prima <strong>della</strong> vincita del Palio,<br />

dovendo il tutto rimanere a carico del Capitano, benché la questua antecedente<br />

non fosse arrivata a supplire alle spese necessarie. 20<br />

Gli obblighi<br />

ingiunti alla carica di Capitano dovranno leggersi al medesimo appena<br />

che sarà stato eletto, e dallo stesso dovrà promettersi l’osservanza<br />

di tutto ciò, e quanto viene contenuto nel presente capitolo, e ciò per<br />

mezzo di sua sottoscrizione da farsi in un foglio a parte, e ritenersi dal<br />

Cancelliere; ed in caso di contravvenzione resti il medesimo punito colla<br />

privazione di voce attiva, e passiva dal punto <strong>della</strong> sua contravvenzione<br />

sino al tempo e termine di anni cinque, oltre all’essere obbligato alla<br />

refezione dei danni, che potesse aver arrecati alla nostra <strong>Contrada</strong>, ed<br />

allo sborso che sopra indicato dell’importare del quarto del Palio, che<br />

sarà stato vinto. 21<br />

16. Se la figura del Priore ci ricorda che un tempo la <strong>Contrada</strong> era subordinata<br />

al Comune, quella del Capitano ci richiama i corpi militari rionali, e<br />

cioè le Compagnie Militari, rappresentate nel corteo storico del Palio dalle<br />

comparse.<br />

17. Oggi il Capitano rappresenta la <strong>Contrada</strong>, con poteri assoluti, durante<br />

i quattro giorni di Palio. Invece, lo Statuto del 1803 sembra limitare notevolmente<br />

i suoi poteri, in quanto Uffizio suo era quello di presiedere nelle<br />

cose temporali di nostra <strong>Contrada</strong>, ed in queste unicamente debba reputarsi<br />

il Capo, dovendo però sempre avere la dipendenza dal Priore, ed in<br />

mancanza di esso dagli altri <strong>della</strong> Sedia, senza il consenso dei quali nulla<br />

egli possa in conto alcuno eseguire. Come si dice più avanti il Capitano<br />

appena eletto doveva addirittura sottoscrivere un documento che lo impegnava<br />

alla piena osservanza di quanto disposto dal presente capitolo, e<br />

risponderne di persona.<br />

18. Circa le onoranze ai Protettori si veda la nota 14.<br />

19. Il Capitano poteva dunque scegliersi i propri fiduciari o Tenenti, incaricati<br />

di aiutarlo nella gestione del Palio (ingaggio del fantini, partiti...). Spettava<br />

comunque al popolo <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong> di affiancargli altri due coadiutori<br />

o Mangini, in qualità di cercatori di denaro (cfr. cap. XI). Non si accenna ad<br />

altre figure fondamentali dello staff-Palio moderno, come ad esempio l’addetto<br />

al barbero o barbaresco.<br />

20. Spettava dunque al Capitano gestire ogni Palio anche dal punto di vista<br />

economico, non dovendo soffrire la <strong>Contrada</strong> alcuna benché minima spesa,<br />

né tampoco quelle spese, che saranno occorse prima <strong>della</strong> vincita del Palio.<br />

Addirittura, in caso di vincita il capitano era obbligato a versare nelle casse<br />

<strong>della</strong> <strong>Contrada</strong> almeno un quarto del premio vinto, che per i Palii di luglio<br />

ammontava a 60 tolleri e per i Palii d’agosto (nel Settecento detti “ricorse”)<br />

a 40 tolleri. Prima <strong>della</strong> creazione <strong>della</strong> figura del Duce (1839), il Capitano<br />

sfilava in piazza a capo <strong>della</strong> propria comparsa; pertanto al termine di un<br />

Palio vittorioso il drappellone spesso era non era consegnato nelle sue<br />

mani, ma in quelle di uno dei Protettori nobili <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong> vittoriosa. Spettava<br />

invece al Capitano, dopo il “giro in città” e dopo alcuni giorni di festeggiamenti,<br />

riportare in Comune il “piatto” argentato (o baccino) che sormontava<br />

il drappellone e ritirare insieme al Camarlingo il premio in denaro.<br />

13


<strong>Impaginato</strong> <strong>dicembre</strong> <strong>2006</strong> 3-10-2007 12:28 Pagina 14<br />

14<br />

21. L’ultima parte del cap. X richiama il Capitano ai suoi obblighi verso la<br />

<strong>Contrada</strong>, stabilendo addirittura delle sanzioni in caso di danni patiti dalla<br />

<strong>Contrada</strong> per colpa <strong>della</strong> sua gestione paliesca.<br />

Nello Statuto non si fa cenno alcuno all’aiuto economico che in base al Legato<br />

Perpignani spettava al Capitano <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong> per le partecipazioni al Palio<br />

di Provenzano.<br />

Cap.° XI<br />

Dei Cercatori detti volgarmente Mangini.<br />

Siccome è necessario che il Capitano nelle pubbliche funzioni abbia<br />

qualche aiuto per supplire alle questue etc. così dovranno eleggersi i<br />

suoi coadjutori nel modo che segue. Quelli che aspireranno a tal funzione,<br />

nel giorno stesso che sarà eletto il Capitano, dovranno dal Priore<br />

pigliarsi in nota fino al numero di quattro, e mandarsi separatamente<br />

a partito; e quei che otterranno più voti favorevoli sopra la metà saranno<br />

gli eletti dal capitolo per coadjutori del Capitano. 22<br />

Questi debbono<br />

dipendere interamente dal Capitano, e senza del medesimo non possono<br />

fare, e disporre di cosa alcuna.<br />

22. La <strong>Contrada</strong> si preoccupa dunque di affincare al Capitano, che pure si<br />

avvale di propri Tenenti, due cercatori di denaro o Mangini (in passato detti<br />

anche Provveditori) per supplire alle questue, avvertendo che essi senza<br />

del medesimo non possono fare, e disporre di cosa alcuna.<br />

Cap.° XII<br />

Di quelle persone che sono ammesse ai capitoli che si fanno<br />

in nostra <strong>Contrada</strong>,<br />

e che possono nei medesimi rendere il loro voto.<br />

Si ammettano ai consigli di nostra <strong>Contrada</strong> tutte quelle persone che<br />

sono native in essa, quantunque non vi abitino, purché abbiano l’età di<br />

anni diciotto. Si ammettano parimente quelle persone che abitano nella<br />

medesima, quantunque non ne siano native, purché abbiano l’età pre-<br />

detta. 23<br />

Quei geniali poi che nell’anno in cui cadono i consigli sono Signo-<br />

ri <strong>della</strong> Festa del nostro Santo Titolare potranno essere ammessi ai<br />

nostri consigli, e rendere il voto, e questi nell’anno soltanto che sono<br />

Signori come si è detto di sopra. S’invigili di non tenere ai nostri consigli<br />

persone che non possono rendere il lor voto nei medesimi, e questo<br />

perché non seguano imbrogli.<br />

23. Lo Statuto considera contradaioli aventi il diritto di partecipare alle<br />

assemblee di <strong>Contrada</strong> con voto i “nativi” e gli “abitatori quantunque non<br />

nativi” d’ambo i sessi. Esclude i “geniali”, cioè i nati da contradaioli civettini<br />

abitanti fuori dal territorio <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong>. Si fa eccezione per i “geniali” eletti<br />

Signori <strong>della</strong> Festa Titolare: in questo caso solo per l’anno in cui essi erano<br />

chiamati ad esercitare tale carica onerosa ed onorifica.<br />

Oggi i contradaioli sono tutti, o quasi tutti “geniali”, dato che nessuna contradaiola<br />

partorisce nella propria abitazione, ma in clinica. All’epoca invece<br />

si partoriva in casa e chi nasceva in Siena, se non nasceva nel territorio<br />

<strong>della</strong> <strong>Contrada</strong> dei propri genitori, veniva alla luce comunque in un’altra <strong>Contrada</strong><br />

e diveniva automaticamente contradaiolo di essa. Si racconta che<br />

quando una puerpera contradaiola aveva la sfortuna di abitare lontana dal<br />

proprio rione, al momento del parto si usava ospitarla in <strong>Contrada</strong> per farla<br />

partorire in essa oppure si metteva sotto il suo letto <strong>della</strong> terra di <strong>Contrada</strong>.<br />

Cap.° XIII<br />

Modo di convocare il Capitolo.<br />

Il Priore, e nel caso di legittimo impedimento il di lui Vicario, e in mancanza<br />

di amendue, quando l’affare patisce dilazione, ciascheduno dei<br />

Consiglieri; e questi abbiano nel caso surriferito facoltà di assistere, ed<br />

ancora d’intimare il consiglio, o capitolo un giorno precedente all’altro,<br />

o fare invitare per mezzo dei Segretari ciascuno degli Abitatori, e nativi<br />

<strong>della</strong> <strong>Contrada</strong>; oppure otto giorni avanti per mezzo di editto affissato<br />

alla porta esteriore del nostro Oratorio, come più sarà giudicato espediente<br />

da chi intimerà il capitolo, con significare tanto nell’uno, che nell’altro<br />

caso il giorno, l’ora, ed il luogo nel quale si dovrà tenere il consi-<br />

glio. 24<br />

Si proibisce però tenere detto capitolo in casa di particolari, volen-<br />

do che si tenga nel nostro Oratorio, o sue stanze, dichiarando nulli tutti<br />

quei consigli che si terranno in altra forma, fuori <strong>della</strong> surriferita. 25<br />

24. Oggi si usa notificare le assemblee per mezzo di pubblici avvisi di convocazione<br />

esposti nelle bacheche <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong>.<br />

Gli annunci sono pubblicati anche sui quotidiani e persino su Internet. II giorno<br />

in cui c'è l'assemblea, l'economo espone al pubblico la bandiera <strong>della</strong><br />

<strong>Contrada</strong>.<br />

Il cap. XIII stabilisce due forme di convocazione dell’assemblea: a) invito<br />

diretto e personale rivolto ai nativi ed agli abitatori per mezzo di Segretari (o<br />

donzelli) recanti un messaggio del Priore, b) avviso per mezzo di editto affissato<br />

alla porta dell’Oratorio almeno otto giorni avanti la riunione. Anticamente<br />

si usava convocare il popolo col suono del tamburo, detto "cassa", suonato<br />

a distesa da un tamburino per tutte le strade del rione. Tale forma non fu<br />

prevista dal Priore Canale, legislatore dello Statuto, forse perché all’epoca<br />

risultava poco gradita ai governanti senesi, ma il Capitano del Popolo Filippo<br />

Sergardi, al momento di approvare le nuove costituzioni <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong> (20<br />

giugno 1804) con proprio rescritto volle che, oltre ai messi ivi scritti, si usasse<br />

anche il “batter cassa” secondo l’ordinario costume.<br />

Resta da dire che, solitamente, l'inizio dell'adunanza così convocata veniva<br />

dato con il suono <strong>della</strong> campana dell'oratorio.<br />

25. Si precisa che per le riunioni ufficiali <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong> l’unico luogo consentito<br />

era l’Oratorio, o sue stanze. Ogni riunione tenuta in altra sede era<br />

ritenuta nulla.<br />

Cap.° XIV<br />

Tutti i negozi si propongano dal Priore, Vicario, o Consiglieri rispettivamente<br />

nei suoi casi, e niuno ardisca di parlare, proporre, o consigliare,<br />

se prima non ne avrà ottenuta la licenza dalla Sedia, o da chi presiede,<br />

ed il numero degli adunati non possa esser minore di sedici.<br />

Sopra ogni affare proposto dal Priore, o chi fa le sue veci, segua il consiglio<br />

prima dei Consiglieri, e poi di quello a cui sarà data licenza dal<br />

Priore, o suo Vicegerente, e questo sottoposto al partito s’intenderà vinto<br />

se riporta due terzi di voti favorevoli. Nel caso poi che la consigliata, o<br />

qualunque altra cosa non rimanga approvata, se ne proponga altra,<br />

oppure la stessa, e cioè tante volte, quante piace al Priore, o chi fa le<br />

sue veci. Ed in qualunque adunanza dopo raccolto il numero, e mandato<br />

qualche cosa a partito, si dasse il caso che qualche congregato<br />

volesse andarsene, o se ne andasse, i voti che si troverà mancare si<br />

prendano per neri. 26<br />

Io Giuseppe Canale 27<br />

Priore <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong> <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong> M. o P. a<br />

Io Sacerdote Bernardino Ricci Cancelliere <strong>della</strong> detta <strong>Contrada</strong> M. o P. a<br />

26. Il capitolo XIV stabilisce il numero legale dei presenti (minimo sedici),<br />

affinché l’assemblea abbia valore, e il limite dei due terzi nelle votazioni per<br />

l’approvazione degli affari. Nello stesso capitolo si accenna anche alla disciplina<br />

degli interventi e delle discussioni (Tutti i negozi si propongano dal Priore,<br />

Vicario, o Consiglieri rispettivamente nei suoi casi, e niuno ardisca di parlare,<br />

proporre, o consigliare, se prima non ne avrà ottenuta la licenza dalla<br />

Sedia, o da chi presiede). Specialmente nel secolo XVII, ed anche prima, si<br />

portava grande rispetto verso i dirigenti di <strong>Contrada</strong>. Ad esempio, era una<br />

forma di educazione far precedere i nomi dei Protettori dagli aggettivi amorevole,<br />

benemerito o magnifico. Anche a ciascun convenuto all'adunanza<br />

del Consiglio il Priore rivolgeva la parola chiamandolo con aggettivi cortesi:<br />

Magnifico Signor..., oppure: Eccellentissimo Messer... Al Priore spettava il<br />

titolo di Onorando: un segno di distinzione e di riguardo, che si è conservato<br />

dal passato.<br />

Nel capitolo non si accenna invece alle modalità di votazione nella consigliata.<br />

Abbiamo accennato al sistema dei lupini bianchi e neri. Presso alcune<br />

Contrade, per la scelta delle persone il sistema era variato come segue:<br />

si deponevano in un contenitore (una borsa o un fiasco) tanti lupini (o fagioli)<br />

quanti erano gli adunati, avvertendo di porne tre neri ed i rimanenti bianchi.<br />

Quindi ciascuno dei presenti estraeva un lupino. A coloro i quali andavano<br />

in sorte i lupini neri spettava il diritto di proporre il nominativo <strong>della</strong> persona<br />

gradita.<br />

Un altro sistema era quello di mettere in una borsa tante schedine bianche<br />

per quanti erano i presenti e tre sulle quali veniva scritto un motto (ad esempio:<br />

Viva Maria!). Quindi si operava come abbiamo già detto a proposito del<br />

sistema coi lupini.<br />

27. Il Priore Giuseppe Canale fu a lungo a capo <strong>della</strong> <strong>Contrada</strong> ed ebbe la<br />

soddisfazione di vincere, ricoprendo tale carica, i Palii del 16 agosto 1811,<br />

del 2 luglio 1812 e del 2 luglio 1813.


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Un artista per<br />

passione<br />

di Egidio Mecacci<br />

Le immagini che corredano l’articolo riproducono alcuni degli<br />

oggetti realizzati da Egidio e qualche disegno tratto da un suo<br />

taccuino dei primi anni ‘30; in questi ultimi è interessante notare<br />

come la “mano” sia assai vicina a quella di Umberto Giunti, sia<br />

nei frammenti del cosiddetto “Falsario in calcinaccio”, sia in alcuni<br />

dei medaglioni <strong>della</strong> sala <strong>della</strong> Consulta in Palazzo Pubblico.<br />

Dopo aver scritto le “Memorie militari” ed i “Ricordi<br />

<strong>della</strong> prigionia”, mi è venuta la voglia di tornare<br />

ancora più indietro nel tempo fino agli anni ’20, quelli<br />

<strong>della</strong> mia formazione.<br />

Da quando frequentavo le scuole elementari, la terza e la<br />

quarta, gli insegnanti mi dicevano che ero predisposto per<br />

il disegno, ma io non avevo molto tempo per disegnare;<br />

infatti, in quegli anni, dopo che avevo fatto i compiti, andavo<br />

in una bottega vicino a casa di un parrucchiere a rimediare<br />

qualche soldino.<br />

Quando finii la sesta elementare, la sorella di un mio<br />

amico, la signorina Faleri, molto più grande di me, mi introdusse<br />

in un laboratorio dove lei dipingeva oggetti di alabastro.<br />

Questo lavoro durò abbastanza, poi la richiesta di questi<br />

prodotti diminuì notevolmente, tanto da non rendere più<br />

remunerativa l’attività. Fu allora che andai all’Istituto d’Arte.<br />

Qui mi feci amico di Aldo Marzi. Per professore avevamo<br />

Umberto Giunti, al<br />

quale capitava spesso di<br />

acquistare tavole dipinte<br />

da pittori di poco valore, o<br />

in pessime condizioni di<br />

conservazione. Il Giunti<br />

me le portava, perché ero<br />

molto preciso e mi aveva<br />

insegnato a togliere con<br />

una lametta la sola pittura,<br />

senza rovinare la preparazione;<br />

lui poi le dipingeva<br />

e ci faceva delle<br />

Madonne così belle che<br />

commovevano solo a<br />

guardarle. Chissà oggi chi


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16<br />

ce le avrà. Qualcuna di queste potrebbe essere stata anche<br />

fra quelle esposte nella mostra “Falsi d’autore. Icilio Federico<br />

Joni e la cultura del falso tra Otto e Novecento”, curata<br />

da Gianni Mazzoni e tenutasi nel Palazzo Squarcialupi,<br />

presso il Complesso museale di Santa Maria <strong>della</strong> Scala<br />

dal giugno all’ottobre del 2004. Quando, nel 1929, il Comune<br />

di Siena gli assegnò la commissione per dipingere una<br />

sala al piano terreno del Palazzo Pubblico (la Sala <strong>della</strong><br />

Consulta, detta poi anche dei Medaglioni), prese me ed<br />

Aldo Marzi come aiutanti. Fu un lavoro molto bello. Si pre-<br />

pararono sulla carta i fregi che dovevano essere riportati<br />

sull’intonaco, poi con una spilla si forava il disegno e dopo<br />

con un poco di garza si faceva una specie di piumino, che,<br />

passato sopra i fori, riportava sull’intonaco il segno del fregio<br />

che doveva essere dipinto. Le pareti erano state divise<br />

in rettangoli (con i lati lunghi in orizzontale) per contenere<br />

il fregio, intervallati da spazi nei quali il Giunti avrebbe dipinto<br />

i medaglioni contenenti i busti dei Senesi illustri. Fu un<br />

impegno lungo per Aldo e per me: tutti quei fregi non finivano<br />

mai! Completato il lavoro di pittura e doratura degli<br />

stemmi del Comune che erano nel centro di ogni rettangolo,<br />

furono tinteggiate le pareti secondo il colore deside-<br />

rato dal Giunti. Alla fine il<br />

risultato fu molto bello.<br />

A questo proposito debbo<br />

dire di aver avuto, a<br />

distanza di anni, due soddisfazioni.<br />

La prima è stata<br />

quella di leggere in Tutta<br />

Siena. “Annuario” 1956, a<br />

p. 56: “Umberto Giunti<br />

(1929) dipinse egregiamente<br />

a fresco la sala<br />

detta <strong>della</strong> Consulta, effigiando<br />

in mezzo ad una<br />

decorazione squisita e<br />

classica i Senesi più illustri<br />

di ogni tempo, Papi, politici,<br />

artisti, letterati, ecc.”; la<br />

seconda è stata quando,<br />

alcuni anni or sono, andai<br />

in rappresentanza <strong>della</strong><br />

<strong>Contrada</strong> ad una Santa<br />

Messa celebrata nella<br />

Cappella di Palazzo. Dopo<br />

la cerimonia spiegai al Sindaco<br />

(in quel momento era<br />

in carica il dott. Piccini)<br />

che avevo lavorato insieme<br />

al prof. Giunti nella<br />

sala dei Medaglioni e gli<br />

chiesi se potevo visitarla.<br />

Mi rispose affermativamente<br />

e chiamò la funzionaria<br />

che aveva il suo ufficio<br />

in quella sala dicendole<br />

di farmi entrare. Rividi il<br />

lavoro: sembrava fosse<br />

stato fatto il giorno prima,<br />

tanto si era ben conservato.<br />

Tornando al mio “apprendistato” presso Umberto Giunti, il<br />

guaio principale era che ci seguiva e ci insegnava, ma non<br />

ci dava nulla per il tempo che si dedicava a lavorare con<br />

lui. Così, mentre Aldo Marzi, molto bravo, rimase con il<br />

maestro e fece la sua bella carriera, io fui costretto a cercare<br />

un altro lavoro per guadagnare qualcosa. Trovai un<br />

posto di commesso, insieme ad una signorina anziana che<br />

già vi lavorava, in un negozio per la vendita di tessuti per<br />

abiti e mantelli da signora, la Ditta Bagni. Il negozio faceva<br />

parte del fabbricato che ha il prospetto principale su<br />

Banchi di Sotto e sul retro forma la piazzetta in fondo a Calzoleria.<br />

Solo dopo ho saputo che quell’edificio era la vecchia<br />

chiesa parrocchiale di S. Pietro alle scale in Banchi.


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La chiesa era stata sconsacrata a seguito di un bando del<br />

Granduca di Toscana del 1785. A quell’epoca era un isolato<br />

e nel chiassino opposto a Calzoleria si trovavano le<br />

scale per entrare nella chiesa che, per la poca luce che<br />

entrava dalle piccole aperture, era comunemente chiamata<br />

dal popolo “S. Pietro buio”. In quel negozio iniziai a fare<br />

delle belle vetrine e la gente si fermava a guardarle.<br />

Il proprietario del fabbricato era anche il padrone del forno<br />

che aveva l’ingresso accanto al negozio dove lavoravo;<br />

mentre il titolare <strong>della</strong> ditta, che abitava nel Palazzo Sansedoni,<br />

al piano dove era la Cappella di famiglia, era un<br />

vecchio signore che<br />

aveva una figlia sposata<br />

ad un nobile; a lui piaceva<br />

stare in bottega, dove<br />

spesso riceveva visite di<br />

vecchi amici ed amiche<br />

dell’Alta Società.<br />

L’attività del negozio era<br />

migliorata, anche perché<br />

molte signore mi chiedevano<br />

che, quando fosse<br />

venuto il rappresentante<br />

con il campionario dei tessuti<br />

per la stagione successiva,<br />

acquistassi un taglio per un particolare vestito o<br />

un paltò, spiegandomi come lo desideravano, sicure che<br />

avrei scelto la stoffa migliore per loro.<br />

In quell’epoca le Associazioni del Dopolavoro spesso indicevano<br />

concorsi per la migliore vetrina; io volevo partecipare,<br />

ma la mia vetrina era troppo piccola, allora chiesi al<br />

proprietario del negozio <strong>della</strong> Pellicceria Falchini, che era<br />

di fronte a dove lavoravo, se fosse contento che facessi la<br />

sua vetrina, perché era molto più grande. Mi disse di sì e<br />

la feci tutta con le pellicce di volpe argentata. Vinsi il primo<br />

premio, una gita nella “Città Eterna”, anche se in verità non<br />

ero un dipendente <strong>della</strong> Ditta Falchini, ma <strong>della</strong> Ditta<br />

Bagni, tessuti per signora.<br />

Ero ancora commesso qui quando fui richiamato per il servizio<br />

militare.<br />

Comunque la passione per il disegno e la pittura mi è sempre<br />

rimasta; infatti, fino a che la vista mi ha retto, ho dipinto<br />

più di 200 quadri, di varie dimensioni, che per lo più ho<br />

regalato ad amici e conoscenti. In casa me ne saranno<br />

rimasti una ventina, insieme ad un taccuino di disegni e ad<br />

altri disegni fatti al tempo dell’Istituto d’Arte, ad alcuni<br />

oggetti in alabastro ed in legno decorati e ad alcune pitture<br />

su stoffa usate per foderare dei cuscini.<br />

17


<strong>Impaginato</strong> <strong>dicembre</strong> <strong>2006</strong> 3-10-2007 12:28 Pagina 18<br />

18<br />

Ascoli<br />

<strong>2006</strong>/07<br />

Calendario del Campionato<br />

<strong>2006</strong>/7 dell’A.C. Ascoli,<br />

trovato in occasione <strong>della</strong><br />

partita Ascoli-Siena<br />

del 29 ottobre <strong>2006</strong><br />

Bordeaux<br />

Civette<br />

nel Mondo<br />

Questa foto è di una trattoria nel porto ostricolare di<br />

Andernos nel bacino di Arcasson (vicino Bordeaux)<br />

Foto scattata da Emilio Betti<br />

Val Badia<br />

Albero di civette - Rifugio Punta Trieste<br />

Foto scattata da Riccardo Cerpi


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Cordoba<br />

Foto di Gianfranco Bimbi<br />

Settembre <strong>2006</strong><br />

Spagna<br />

Aquilone<br />

con sembianze<br />

<strong>della</strong> civetta che<br />

viene fatto volare<br />

nelle brezze<br />

dell’Oceano<br />

Atlantico presso<br />

il faro di La Coruna-<br />

Spagna<br />

Foto di<br />

Gianfranco Bimbi<br />

Tunisia<br />

Mosaico del Museo<br />

del Bardo a Tunisi<br />

Grecia<br />

Città di Rodi<br />

Fontana nella piazza<br />

principale <strong>della</strong> città<br />

vecchia<br />

Foto di Riccardo Cerpi<br />

Svizzera<br />

Friburgo<br />

insegna <strong>della</strong> casa<br />

editrice e libreria “Saint<br />

Paul” Boulevard de<br />

Pérolles, che collega<br />

stazione ed Università<br />

Scatti di Isabella Tissot<br />

...e la cartolina con la<br />

quale l’ha accompagnate,<br />

spedita alla Redazione<br />

de Il Civettino<br />

19


<strong>Impaginato</strong> <strong>dicembre</strong> <strong>2006</strong> 3-10-2007 12:28 Pagina 20<br />

20<br />

Un palio un po’<br />

di Antonio Fiorini<br />

Quando racconto questo fatto sono in pochi a credere<br />

che sia vero… Eppure vi posso assicurare che lo è,<br />

alla barba di quello che accade oggi nelle Contrade<br />

ad ogni vittoria di Palio.<br />

Che quello che sto per raccontarvi sia tutto vero, può essere<br />

confermato dai vecchi filmati e dai servizi fotografici del<br />

dopo Palio, dove non vedrete mai, né il sottoscritto, né il<br />

fantino insieme al Drappellone che esce da Piazza.<br />

Esistono altre due prove a conferma di<br />

quello che racconterò:<br />

la prima è uno scorcio di ripresa televisiva,<br />

dove mi si vede arrivare di gran carriera a<br />

prendere il fantino a fine Palio e la seconda<br />

è una foto del Numero Unico “Che<br />

venne il dì che val per più di cento”, a pag.<br />

20, in basso a destra, dove sono ritratto<br />

insieme a tre contradaioli <strong>della</strong> Chiocciola<br />

e Pino Ticci, a proteggere il Congiu, sceso da Quebel.<br />

Sì cari Civettini, avete già capito, e forse non c’era<br />

bisogno di dirlo, che siamo al 4 luglio 1979, quando<br />

abbiamo vinto il Palio di Cecco Angiolieri dipinto<br />

da Marco Salerni.<br />

In quell’anno ricoprivo la carica di Camerlengo e il<br />

compianto Sabatino Mori aveva mandato me e Pietro<br />

Rossi, a vedere il Palio nella terrazza <strong>della</strong> sua<br />

abitazione, sopra la curva di San Martino.<br />

Ricordiamo tutti come quel Palio sia stato uno dei<br />

più belli e combattuti tra quelli a memoria di contradaiolo,<br />

non si erano mai viste, e non si sono viste più, cinque<br />

Contrade che si contendono la vittoria fino agli ultimi<br />

metri. Concedetemi un brevissimo riassunto di quel Palio.<br />

Al canape Prima la <strong>Civetta</strong> con Quebel e Tremoto, Nicchio<br />

con Utrillo e Canapino, Bruco con Uana e Cianchino,<br />

Drago con Flash Royal e Grinta, Torre con Zirbo e Spillo,<br />

Leocorno con il rag. Panezio e Liscio, Giraffa con Zurigo<br />

e Gringo, Aquila con Rimini e Ercolino, Selva con Saputello<br />

e Bastiano e di rincorsa l’Istrice con Valet e Randa.<br />

Parte primo il Drago e dietro Torre, Leocorno, Aquila, Nicchio<br />

e <strong>Civetta</strong>, dietro le altre. Quebel e Tremoto riescono<br />

a riguadagnare diverse posizioni con un S. Martino per-<br />

cosi’...<br />

fetto, è sempre primo il Drago ma al Casato la <strong>Civetta</strong> riesce<br />

a passare in testa, Drago, Nicchio e Aquila rinvengono<br />

comunque forte, il Drago ripassa in prima posizione e<br />

lo segue la <strong>Civetta</strong> tallonata da vicino da Nicchio, Aquila e<br />

Selva. Il Drago sembra avere la vittoria in mano, ma Grinta<br />

all’ultimo Casato gira alto, portando con se Nicchio e<br />

Aquila. Quebel fa un Casato magistrale e riesce a guadagnare<br />

un’incollatura che gli consente di tagliare per primo<br />

il bandierino in un formidabile arrivo a cinque.<br />

Prima ancora che Tremoto alzi il nerbo in<br />

segno di vittoria ho saltato le tre rampe di<br />

scale toccando solo i pianerottoli, Pietro<br />

riesce miracolosamente a seguirmi e arriviamo<br />

di volata sul tufo di S.Martino.<br />

Corro verso il cavallo e riesco ad arrivare<br />

su Quebel per primo e a disarcionare Tremoto.<br />

Ci sono anche alcuni contradaioli <strong>della</strong> Chiocciola,<br />

mi ricordo benissimo Scansano, Ranieri, Ceccherini<br />

e Focardi, l’attuale Capitano di S.Marco.<br />

Erano presenti in quanto il Congiu ci era stato dato<br />

dalla Chiocciola, perché il Manzi, che doveva correre<br />

con noi, aveva preferito andare nell’Aquila a montare<br />

Rimini. Subito sono arrivati anche Pietrino e Pino<br />

Ticci. Il Congiu, una volta sceso da cavallo e, con il<br />

poco fiato che gli era rimasto, ha detto e io gli rispondo di<br />

sì, con tutto l’entusiasmo che ho addosso. Il Rossi e<br />

il Ticci corrono a prendere il Palio, il Baglioni e Carlo<br />

Bonacci prendono Quebel, Scansano e i suoi se ne vanno<br />

e io resto solo col Congiu e l’accompagno verso il Chiasso<br />

Largo per portarlo nel Castellare. Mentre passiamo<br />

sotto il palco dei Priori vediamo venirci incontro, saltando<br />

come una gazzella, il Dott. Danilo Nannini che tutto esultante<br />

grida e corre verso la<br />

Mossa.<br />

A questo punto cerco di portare Tremoto in <strong>Contrada</strong>, ma<br />

lui mi dice con insistenza di avere una sete terribile, allora<br />

entriamo in un portone sulla destra del Chiasso Largo,<br />

saliamo quattro rampe di scale e bussiamo ad una porta.<br />

Ci apre un’anziana signora che, un po’ sorpresa ma molto


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gentile, ci chiede cosa vogliamo. Mi presento<br />

come dirigente <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong> e le dico che ho<br />

con me il fantino vincitore del Palio che ha<br />

bisogno di bere un po’ d’acqua. La signora ci<br />

fa accomodare in cucina, dove ci sediamo<br />

accanto al marito, infermo sulla carrozzella.<br />

Ci tratteniamo qualche minuto e ci congediamo<br />

ringraziando per la cortesia ricevuta.Il tragitto<br />

verso il Castellare è breve e senza problemi. Quando<br />

arriviamo è tutto un tripudio e un abbraccio.<br />

Il dito nell’<br />

di Antonio Bianciardi<br />

Scrivo quest’articolo quando è ancora fresca la notizia<br />

<strong>della</strong> morte <strong>della</strong> giornalista Russa Anna Politkowskaja.<br />

Una giornalista che amava moltissimo il suo paese e<br />

non poteva stare zitta di fronte ai problemi che lo affliggono<br />

e che per questa voglia di affermare la sua verità ha pagato<br />

con la vita.<br />

Se qualcuno si chiede cosa ci incastri con il nostro giornalino<br />

questa triste vicenda, potrei rispondere che ci incastra tutto o<br />

niente, a seconda di come si affrontano le tematiche relative<br />

alla libertà di espressione in tutti gli aspetti del vivere sociale.<br />

E tra questi aspetti si posiziona, fatte ovviamente le debite<br />

proporzioni, la libertà di opinione all’interno di questa comunità,<br />

così essenziale per il nostro modo di vivere, che è la<br />

<strong>Contrada</strong>.<br />

Qualche <strong>Contrada</strong>iolo ha criticato, anche aspramente, alcuni<br />

articoli ed opinioni, che sono state espresse sul Civettino,<br />

ritenendo che alcuni temi trattati non dovrebbero essere pubblicati,<br />

ma discussi nelle nostre sedi in maniera “privata”.<br />

Ho risposto che secondo me, dato che molti Civettini, per<br />

ragioni di lavoro ed altro, non abitano a Siena, è difficile che<br />

possano frequentare assiduamente la <strong>Contrada</strong> o prendere<br />

parte alle Assemblee quindi, se non sono informati tramite il<br />

giornalino delle varie opinioni e problematiche presenti in<br />

<strong>Contrada</strong>, rimangono all’oscuro di ciò che succede.<br />

Altri mi hanno detto che il giornalino deve riportare esclusi-<br />

Qui finisce l’episodio, ma c’è un’appendice:<br />

sebbene abbia rivisto più volte Francesco<br />

Congiu, non avevamo più riparlato di quei<br />

momenti fino ad alcune settimane fa quando<br />

l’ho rincontrato mentre ferrava un cavallo di<br />

Mauro Ciampoli e mi è venuto in mente di<br />

chiedergli cosa ricordasse di quel dopo Palio.<br />

Ebbene, non si ricordava assolutamente<br />

nulla, anzi è rimasto veramente incredulo quando gli ho<br />

raccontato quello che era successo.<br />

occhio...<br />

vamente le notizie delle cose fatte, dei programmi, dei comunicati<br />

<strong>della</strong> Società, del Seggio etc. Dico la verità, un giornalino<br />

che si limitasse a questo pur essenziale compito, mi sembrerebbe<br />

francamente limitativo <strong>della</strong> ricchezza di opinioni<br />

presenti in <strong>Civetta</strong>.<br />

Vorrei spiegare proprio questo, le opinioni diverse, le critiche,<br />

i problemi sollevati, le soluzioni proposte che possono non<br />

coincidere con quelle <strong>della</strong> maggior parte dei <strong>Contrada</strong>ioli,<br />

non sono e non devono essere vissuti come ostacoli, come<br />

muri da abbattere perché fastidiosi, ma come un patrimonio<br />

comune che arricchisce tutti noi, dirigenti o meno. Un patrimonio<br />

da far fruttare con il confronto in tutte le sedi possibili,<br />

anche sul Civettino.<br />

In questo senso mi piacerebbe che chi ha qualcosa da dire<br />

lo faccia, in modo serio, non provocatorio, ma anche deciso,<br />

e scriva alla redazione del giornalino, che sarà ben lieta di<br />

ospitare su queste pagine i pareri di tutti.<br />

Redazione de “Il Civettino” C/O <strong>Contrada</strong> <strong>Priora</strong> <strong>della</strong> <strong>Civetta</strong><br />

Via Cecco Angiolieri 36<br />

ilcivettino@contrada<strong>della</strong>civetta.it<br />

21


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22<br />

Sulle tracce<br />

dell’Elfo<br />

Petesse<br />

di Gianfranco Bimbi<br />

Prologo<br />

Era una notte buia e tempestosa… No! ho sbagliato.<br />

Questa è un’altra storia.<br />

Era una mattina grigia ed umida. Folate di nebbia umida<br />

e appiccicosa avvolgevano mezzi e persone che si erano<br />

dati appuntamento laggiù, nel parcheggio <strong>della</strong> piscina dell’Acqua<br />

Calda (sarà stato il caldo dell’acqua <strong>della</strong> piscina<br />

a formare tutta quella nebbia? Boh! Chissà?).<br />

Esattamente alle prime luci dell’alba un eterogeneo gruppo<br />

di umani (si avverte tanta umanità la mattina presto) si<br />

era dato appuntamento per intraprendere un viaggio su al<br />

nord, alla scoperta di bollicine ben più interessanti e gustose<br />

di quelle che si posavano beffardamente sulla facce<br />

assonnate.<br />

Dopo i saluti ed i convenevoli di rito (mugugni è forse la<br />

parola che più si adatta alla situazione) tutti salimmo sul<br />

pullman e scegliemmo i posti dove sedere applicando la<br />

rigorosa regola che dice: “due posti sono meglio che uno”.<br />

Stranamente, non ci fu il solito assalto all’ultima fila. Mah!<br />

Non è invece strano il fatto che la mattina presto per qualcuno<br />

è veramente presto.<br />

Così presto che dovemmo andare a svegliarlo e prenderlo<br />

direttamente a casa sua.<br />

Appena partiti ci accorgemmo che le luci dell’alba erano<br />

ancora di là da venire. La pallida e fioca luce dei lampioni<br />

filtrava qua e là fra gli sbuffi di nebbia formando chiazze e<br />

ghirigori luminosi.<br />

Come sempre accade, dopo un primo momento di generale<br />

euforia e chiacchiericcio, uno strano e diffuso senso<br />

di spossatezza si impadronì dei nostri corpi Inesorabilmente<br />

ognuno piombò in uno stato di profondo e per certi<br />

versi strano torpore.<br />

Quando infine l’alba fece il suo ingresso nel mondo, non<br />

fu un ingresso spettacolare continuava la nebbia a cui, di<br />

tanto in tanto, si sostituiva una uggiosa ed insistente pioggiarellina<br />

tipicamente autunnale, eravamo ormai arrivati a<br />

ridosso delle montagne dell’Appennino centrale.<br />

Le numerose curve che il nostro bravo e attento autista<br />

affrontava con perizia ebbero l’effetto di scrollarci di dosso<br />

il torpore in cui erano caduti.<br />

La nebbia e le nuvole che avvolgevano a tratti la montagna<br />

cambiavano e si trasformavano via via che il pullman<br />

affrontava la strada tortuosa, come un gigantesco caleidoscopio<br />

naturale, dando al territorio circostante un aspetto<br />

ambiguo e misterioso in cui la presenza di forze magiche<br />

e forme arcane era senz’altro plausibile.<br />

Immancabilmente iniziammo a parlare a bassa voce, quasi<br />

cercando di non farsi udire, di giochi di ruolo animati da<br />

personaggi leggendari quali maghi, gnomi fate elfi e<br />

quant’altro la fantasia riusciva a creare.<br />

Ad un certo punto Aldo declamò senza apparente motivo<br />

e con voce alta e profonda: “Esisteva Eru, l’Uno, che in<br />

Arda è chiamato Iluvatar; ed egli creò per primi gli Ainur, i<br />

Santi, rampolli del suo pensiero, ed essi erano con lui<br />

prima che ogni altro fosse creato.”<br />

Un pesante silenzio carico di interrogativi e di aspettative,<br />

anche di forte perplessità, scese su tutta la comitiva.<br />

Chiedemmo di chiarire queste arcane parole.<br />

Iniziò così una spiegazione dettagliata delle attività svolte<br />

nei giochi di ruolo e dei vari personaggi da lui impersonati.<br />

Fummo inesorabilmente attratti dalla descrizione del<br />

personaggio <strong>della</strong> famiglia degli Elfi che immediatamente<br />

e solennemente ribattezzammo l’Elfo Petesse.<br />

Inizia a questo punto il racconto delle avventure e delle<br />

epopee vissute da questo, già da adesso, leggendario personaggio.<br />

Ormai, come cani che annusano una traccia, eravamo saldamente<br />

“sulle tracce dell’Elfo Petesse”.<br />

Continua...


<strong>Impaginato</strong> <strong>dicembre</strong> <strong>2006</strong> 3-10-2007 12:28 Pagina 23<br />

FOTOGRAFANDO il <strong>2006</strong>


<strong>Impaginato</strong> <strong>dicembre</strong> <strong>2006</strong> 3-10-2007 12:28 Pagina 24<br />

Sonetto<br />

Il sale <strong>della</strong> vita è la passione<br />

e sono strasicuro che nel mondo<br />

nulla può dare più palpitazione<br />

di quei tre giri <strong>della</strong> Piazza a tondo.<br />

La nostra non è certo presunzione<br />

quando diciam, convinti fino n’fondo,<br />

che ‘l Palio provoca tant’emozione<br />

da ridare salute a un moribondo.<br />

Difendiamo perciò la nostra Festa<br />

da chi ogni anno attacca la manfrina<br />

ed andiam contro, con la lancia in resta,<br />

a tutta quella gente, poverina,<br />

che per andar un po’ fori di testa<br />

fors’ha bisogno <strong>della</strong> cocaina.<br />

SAL.GRA.

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