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Opuscolo Palazzo Barozzi - Città di Vignola - Sito Ufficiale

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A lato e sopra:<br />

Piano seminterrato<br />

Le <strong>di</strong>verse forme del degrado materico che<br />

interessano la tessitura muraria delle strutture<br />

ciclopiche e gli imponenti volumi originari<br />

dei locali oggi in abbandono<br />

sostenute da Ercole Contrari, esibiscono<br />

anche lettere scritte da Jacopo <strong>Barozzi</strong>,<br />

relative alla costruzione del palazzo. Purtroppo<br />

non è rimasta nessuna <strong>di</strong> queste,<br />

che possa farci capire la portata dell’intervento.<br />

Il <strong>Barozzi</strong> offrì sicuramente la<br />

sua consulenza, se la tra<strong>di</strong>zione popolare<br />

e la cronaca <strong>di</strong> Domenico Belloi, la più<br />

antica che abbiamo oggi <strong>di</strong> <strong>Vignola</strong>, gli<br />

attribuiscono la progettazione del palazzo.<br />

Il contributo <strong>di</strong> Bartolomeo Tristano<br />

è documentato dopo il 1565, ma i<br />

lavori del palazzo erano già iniziati prima,<br />

sotto la <strong>di</strong>rezione del capomastro<br />

Barabano, appartenente ad una <strong>di</strong>nastia<br />

<strong>di</strong> maestri muratori attivi a Modena<br />

già dalla fine del Quattrocento. Questi,<br />

come ci riferisce Bernardo Soli nell’opera<br />

Quadri <strong>di</strong> storia vignolese” scritta<br />

nel 1933, avevano già e<strong>di</strong>ficato il corpo<br />

principale prima del biennio 1566-67,<br />

anni in cui sarebbero stati costruiti i due<br />

corpi <strong>di</strong> fabbrica sporgenti lateralmente<br />

e, <strong>di</strong> conseguenza, anche la scala. Il<br />

Soli ha tratto probabilmente tali notizie<br />

dal testo “Gli artisti stranieri negli Stati<br />

Estensi” del modenese Marchese Giuseppe<br />

Campori, pubblicato nel 1882. Il<br />

Campori infatti assegna la paternità del<br />

palazzo a Bartolomeo Tristano, ma riconosce<br />

che la tra<strong>di</strong>zione popolare lo attribuiva<br />

al <strong>Barozzi</strong>, quin<strong>di</strong> conclude <strong>di</strong>cendo<br />

che il <strong>Barozzi</strong> potrebbe aver fornito<br />

i <strong>di</strong>segni, alla cui esecuzione avrebbe<br />

provveduto Tristano, tenuto conto che<br />

quest’ultimo “fu quasi sempre impren<strong>di</strong>tore<br />

<strong>di</strong> opere altrui”. La storica Maria<br />

Walcher Casotti ipotizza che Bartolomeo<br />

Tristano potesse essere fratello <strong>di</strong><br />

Giovanni Tristano, anche lui ferrarese,<br />

collaboratore del <strong>Barozzi</strong> nella Chiesa<br />

del Gesù a Roma, quin<strong>di</strong> quest’ultimo<br />

potrebbe avergli fornito un <strong>di</strong>segno originale<br />

del grande architetto.<br />

Chi volle realizzare tale opera e perché?<br />

Fu Ercole Contrari il Vecchio, il quale<br />

non ritenendo la Rocca una <strong>di</strong>mora<br />

molto comoda, volle costruirne una più<br />

funzionale, sfarzosa e meglio rispondente<br />

alle esigenze <strong>di</strong> una persona abituata<br />

al lusso della corte estense. Non sappiamo<br />

se costruì il palazzo ex-novo, oppure<br />

trasformò, ampliandolo e abbellendolo,<br />

un e<strong>di</strong>ficio preesistente. Dai documenti<br />

appren<strong>di</strong>amo che prima <strong>di</strong> cominciare<br />

i lavori, furono acquistati <strong>di</strong>verse case e<br />

fabbricati posti in Castel Vecchio, probabilmente<br />

perché si voleva demolirli,<br />

per far posto al palazzo ed alla piazza antistante.<br />

Un<strong>di</strong>ci furono gli e<strong>di</strong>fici acquistati,<br />

otto i nuclei familiari coinvolti. <strong>Vignola</strong><br />

<strong>di</strong>venne così un grande cantiere:<br />

operai, artigiani, lavoranti provenienti<br />

da Modena, Bologna, Ferrara e <strong>Vignola</strong>.<br />

. Manovali ed artigiani non lavorarono<br />

per “comandamento”, ovvero non<br />

fornirono prestazioni gratuite <strong>di</strong> mano<br />

d’opera, ma tutti furono regolarmente<br />

pagati da Ercole Contrari. Lo testimoniano<br />

i libri contabili forniti dai legali<br />

della famiglia nella causa sopra citata. La<br />

spesa preventivata era <strong>di</strong> sei mila ducati,<br />

secondo quanto ci riferiscono le fonti.<br />

Secondo il Belloi, l’opera restò incompiuta<br />

per l’estinzione della <strong>di</strong>scendenza<br />

maschile <strong>di</strong> casa Contrari. Il 2 agosto<br />

1575 infatti Ercole il giovane, che non<br />

aveva figli, morì improvvisamente, durante<br />

un colloquio col duca Alfonso II<br />

d’Este ed alcuni gentiluomini. La prima<br />

versione ufficiale parlò <strong>di</strong> “goccia”, che a<br />

quei tempi significava colpo apoplettico,

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