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LE IDEE PER BATTERE LA CRISI - Shopping24 - Il Sole 24 Ore

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5 L’Italia e la ripresa<br />

istituzionali tutti più o meno inefficienti dal punto di vista decisionale a causa<br />

di una confusa sovrapposizione di competenze e responsabilità; una miriade di<br />

altre entità che possono dire la loro su tutto; necessità di “concerto” su ogni decisione;<br />

potere di veto per tutti; procedure lunghissime e sempre impugnabili;<br />

nessuna responsabilizzazione né sulle decisioni né sui divieti. Ogni passaggio<br />

decisionale è defatigante e lentissimo. Tutto ciò blocca l’occupazione e la crescita,<br />

impedisce i necessari recuperi di produttività, facilita la corruzione, tiene<br />

lontani gli investimenti esteri e mette inutili zavorre alla competitività delle<br />

imprese, fa perdere tempo prezioso alla vita degli individui e delle famiglie.<br />

Qui sta la riforma delle riforme: che non costa nulla, anzi che fa risparmiare<br />

e crea ricchezza e occupazione. È una riforma fatta di competenza e buon senso,<br />

che troverà gli ostacoli maggiori in coloro che confondono la democrazia con<br />

l’irresponsabilità e che vogliono mantenere il diritto di “dazio” su tutti i passaggi.<br />

È una riforma che produce il più prezioso dei capitali sociali, la fiducia.<br />

Semplificazione, certezza della norma, certezza della titolarità della decisione,<br />

accorciamento della catena decisionale, applicazione integrale del principio di<br />

responsabilità, riduzione drastica della possibilità dei veti incrociati a priori,<br />

ma rigorosa valutazione oggettiva dei risultati conseguiti, modernizzazione<br />

spinta degli strumenti di gestione e ascolto e molto altro che non peserebbe più<br />

di tanto sul bilancio dello stato e delle istituzioni, ma agirebbe da catalizzatore<br />

dinamico del sistema.<br />

<strong>Il</strong> credito: oggi il credito è l’unica variabile positiva che ancora cresce. Le<br />

banche, come tutti gli altri attori, possono e devono fare di più. Ci vuole più<br />

coraggio a fare credito oggi rispetto a due anni o anche solo un anno fa: ma dove<br />

l’imprenditore ha il coraggio di investire, anche la banca lo deve avere. Non<br />

creiamoci però aspettative ingiustificate: il credito finanzia soprattutto fatturati<br />

e investimenti, ed entrambe queste grandezze sono in forte calo: il trend del<br />

credito non è una variabile indipendente.<br />

Siamo al minimo dei tassi sugli impieghi e al minimo dei margini bancari,<br />

anche a causa del costo della raccolta bancaria a medio termine oggi ancora<br />

ai massimi. Siamo ai massimi delle perdite su crediti e siamo ai massimi dell’imposizione<br />

fiscale.<br />

È un’equazione, quella dei bilanci bancari, che dovrebbe preoccupare tutti;<br />

se le banche commerciali dovessero indebolirsi oltre un tanto, il sistema intero<br />

ne risentirebbe pesantemente. Le banche italiane sono, per opinione unanime -<br />

fuori d’Italia - quelle che hanno maggiormente evitato la finanza fine a se stessa<br />

- anche grazie a buone regole e buona supervisione - e che sono maggiormente<br />

impegnate nei finanziamenti alle imprese. Ma ripeto: anche le banche sanno di<br />

dover ulteriormente migliorare e sono pronte a svolgere una parte importante<br />

del lavoro che rilancerà il nostro paese.<br />

In sintesi, senza uno sforzo eccezionale rischiamo una recessione ancora lunga<br />

e grave o, nella migliore delle ipotesi, di perdere il prossimo treno. <strong>Il</strong> nostro<br />

Paese può crescere di più, ma ha bisogno di un piano pluriennale che lo rafforzi<br />

strutturalmente e nel breve necessita di uno shock positivo che blocchi lo scivolamento.<br />

Negli ultimi mesi sono stati presi molti provvedimenti utili ad affrontare<br />

l’emergenza. Ora possiamo lavorare per costruire una nuova fase di crescita.<br />

È un compito che deve impegnare tutti: privato, pubblico, Terzo settore. Sarebbe<br />

assurdo lasciare andare il pendolo stato-mercato da un estremo all’altro<br />

come abbiamo consentito in passato. Una delle tante lezioni della crisi è proprio<br />

la coscienza dei danni che tutti i fondamentalismi - compreso quello del mercato<br />

- possono causare. È una sfida in parte inedita che può impattare anche la qualità<br />

della nostra democrazia e che avrà bisogno di soluzioni coraggiose e condivise.<br />

L’autore è amministratore delegato di Intesa Sanpaolo<br />

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<strong>Il</strong> <strong>Sole</strong> <strong>24</strong> <strong>Ore</strong> <strong>LE</strong>ZIONI <strong>PER</strong> IL FUTURO

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