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LE IDEE PER BATTERE LA CRISI - Shopping24 - Il Sole 24 Ore

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europeo, naufragato fra le ingenuità benintenzionate di studiosi pionieri alla<br />

Sachs e la cupida avidità degli oligarchi, che unendo crudeltà dickensiana ai<br />

ricatti del Kgb misero radici per il regime di Putin. Era un tentativo di far sì<br />

che le Nazioni Unite di Perez de Cuellar - certo sotto l’influenza Usa - fossero<br />

il luogo in cui la Russia libera, la Cina almeno aperta al mercato, e l’Occidente<br />

insieme guidassero il mondo. La prima guerra contro Saddam Hussein si<br />

snodò dall’estate del 1990, con l’invasione del Kuwait, all’offensiva dell’inverno<br />

1991 grazie a una mobilitazione internazionale.<br />

Era la vera fine della Guerra Fredda, aerei tedeschi e italiani, truppe mediorientali<br />

e occidentali, i nemici del secondo conflitto mondiale e quelli del lungo<br />

attrito tra le superpotenze 1945-1989 uniti contro chi voleva controllare la pompa<br />

di benzina del mondo. Un sogno brevissimo, che presto vide la ribellione degli<br />

estremisti di destra negli Usa (nel<br />

1995 i 168 morti di Oklahoma City<br />

furono vittime di quest’odio) mentre<br />

gli estremisti salafiti legati a<br />

Osama Bin Laden riorganizzavano<br />

l’utopia sanguinosa del califfato.<br />

Cominciava l’età delle speranze<br />

ridotte che Krugman così brillantemente<br />

aveva intravisto in economia,<br />

come prima di lui Barry Bluestone<br />

(“The deindustralization of America”,<br />

1982) e, già nel 1974, Harry<br />

Braverman, sul lavoro e le imprese. Le idee anticipano e accompagnano sempre<br />

la storia del mondo: in contemporanea al saggio di Krugman il filosofo Francis<br />

Fukuyama scrive il saggio che tanto scosse le coscienze in quel fatale ’89, “The end<br />

of history”, la fine della storia. È oggi persino comico vedere come Fukuyama sia<br />

stato maltrattato dal dibattito caduco. Dapprima la sua teoria - morto il comunismo<br />

non resta che l’ideologia liberale - da acuto tentativo di interpretare il mondo<br />

del dopo Guerra Fredda, divenne moda da salotto, poi fu caricaturata in una specie<br />

di elementare vignetta tutta bianca in cui nulla più poteva accadere, fermi tutti<br />

morta la storia. Fukuyama invece aveva per primo intuito che le ideologie nate via<br />

via, o in reazione, dalla Rivoluzione Francese e alla cui ombra era sorta la rivoluzione<br />

industriale, il liberalismo in chiave europea o americana, il conservatorismo<br />

classico, il socialismo, il comunismo, la socialdemocrazia, i fascismi, il New Deal<br />

e le interpretazione del welfare alla Keynes o alla scandinava insieme declinavano<br />

all’alba informatica, atomizzata e globale del XXI secolo.<br />

La Guerra Fredda non era solo la “long peace” che lo storico John Lewis Gaddis<br />

aveva narrato, perché sì “fredda” (almeno in certe aree fortunate), ma sempre<br />

“guerra” tra Mosca e Washington, combattuta in aree lontane, nell’Europa del<br />

lungo conflitto civile 1914-1989 definito dallo storico Barraclough, nel terrorismo<br />

tedesco e italiano, in Medio Oriente, nelle repressioni latinoamericane e dell’impero<br />

russo, nel golpe cileno contro Allende nel 1973 come in quello iraniano<br />

contro Mossadeq di venti anni prima. Non finiva la Storia, finiva “quella” nostra<br />

storia del dopoguerra e per me, allora giovane cronista, il contrasto divenne<br />

esemplare nel giustapporre le teorie di Krugman a quelle del vecchio saggio<br />

John Kenneth Galbraith, ultimo leone liberal. Krugman sapeva vedere le speranze<br />

deluse del paesaggio postindustriale, Galbraith insisteva nella liturgia dell’ottimi-<br />

<strong>Il</strong> <strong>Sole</strong> <strong>24</strong> <strong>Ore</strong> <strong>LE</strong>ZIONI <strong>PER</strong> IL FUTURO<br />

<strong>LA</strong> SVOLTA DI BERLINO<br />

La storia cambia corso:<br />

finita la Guerra Fredda,<br />

la democrazia e il mercato<br />

sembrano senza rivali<br />

Ma arriva la delusione

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