LE IDEE PER BATTERE LA CRISI - Shopping24 - Il Sole 24 Ore
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2 Le accuse e i colpevoli<br />
L’Occidente vive<br />
sOpra Le righe<br />
Gli sbilanci finanziari vengono scaricati sui paesi emergenti<br />
e si depositano enormi disavanzi sulle generazioni future<br />
di Luca Garavoglia<br />
Ma è davvero tutta colpa di Wall Street? Di questi tempi è frequente<br />
ascoltare una lettura della crisi secondo cui a una virtuosa economia<br />
“reale” (Main Street) si contrapporrebbe una finanza avida e<br />
irresponsabile (Wall Street). È davvero così? Questa crisi è un fenomeno<br />
così complesso che, allorché si tratta di analizzarne le cause, anche tra gli<br />
economisti di vaglia sembra valere l’antica massima tot capita tot sententiae. Per<br />
questo, anch’io mi permetto di proporre un punto di vista alternativo. Parto dalla<br />
constatazione che il cosiddetto Occidente sta vivendo al di sopra delle proprie<br />
possibilità da qualche decennio, grazie a due arbitraggi.<br />
<strong>Il</strong> primo è geografico: l’Occidente sta scaricando i propri sbilanci finanziari sui<br />
paesi emergenti (e nulla esemplifica tale trend meglio dell’impressionante crescita<br />
della percentuale del debito pubblico degli Stati Uniti detenuta dalla Cina).<br />
<strong>Il</strong> secondo arbitraggio è demografico: l’Occidente deposita quote crescenti dei<br />
propri impressionanti disavanzi sulle spalle delle generazioni future, dimostrando<br />
di prendere molto sul serio la battuta di Woody Allen, che si è chiesto perché noi<br />
dovremmo fare qualcosa per le generazioni future quando loro non hanno fatto<br />
nulla per noi. Se fosse così, la tanto vituperata finanza non sarebbe più il buco nero<br />
da cui la crisi si è irradiata, ma una benefattrice che, grazie all’inventiva degli smart<br />
guys di Wall Street, ci ha consentito, fungendo da volano agli arbitraggi descritti, di<br />
spendere più di quanto la ricchezza realmente creata ci avrebbe consentito.<br />
Chi di noi non ha acquistato automobili, abitazioni, televisori, vacanze, materassi,<br />
mobili e ogni sorta di bene a debito usufruendo di quegli strumenti che<br />
l’occhiuta finanza ha via via escogitato (carte di credito e debito, leasing, factoring,<br />
mortgage, pagamenti rateali, cessione del quinto)? Ebbene, ora che quella finanza<br />
che ci ha consentito di prosperare crolla, noi la additiamo come la causa di tutti i<br />
mali? Troppo comodo.<br />
Se questo fosse vero, la conseguenza sarebbe triste: l’Occidente dovrebbe ridurre<br />
i propri consumi. Ma noi occidentali a questo non siamo disposti, non ve ne sono<br />
le condizioni politiche, né quelle sociali. E allora andiamo avanti e stiamo disperatamente<br />
(ma senza dirlo) sperando che la vituperata finanza torni presto in sella e<br />
il vortice riprenda forza. Anzi, continuiamo a incrementare quella valanga di debito<br />
che l’Economist su una sua copertina esemplifica con il disegno immaginifico di<br />
un neonato (le generazioni future) con una gigantesca palla al piede e il titolo sin<br />
troppo eloquente «Debt - The biggest bill in history».<br />
L’autore è presidente del Comitato tecnico per il fisco di Confindustria<br />
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<strong>Il</strong> <strong>Sole</strong> <strong>24</strong> <strong>Ore</strong> <strong>LE</strong>ZIONI <strong>PER</strong> IL FUTURO