LE IDEE PER BATTERE LA CRISI - Shopping24 - Il Sole 24 Ore
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6 <strong>Il</strong> pendolo tra stato e mercato<br />
Ripensiamo il Ruolo<br />
della spesa pubblica<br />
Turbocapitalismo addio: in discussione i modelli economici<br />
capaci di creare sviluppo e solidarietà sociale<br />
di Fausto Bertinotti<br />
<strong>Il</strong> <strong>Sole</strong> <strong>24</strong> <strong>Ore</strong>, chiedendosi se la crisi finanziaria “muterà in radice” oppure<br />
no il nostro mondo, apre un dibattito sul suo futuro. Guido Tabellini<br />
nel saggio d’apertura s’interroga sulle cause che hanno innescato la crisi<br />
e indaga le riforme considerate necessarie perché essa non si ripeta. Le<br />
tre questioni (le cause della crisi, la sua natura e il che fare per uscirne) sono<br />
effettivamente cruciali e interrogano non solo l’economia, ma direttamente la<br />
politica e le scienze umane. <strong>Il</strong> fatto che nell’apertura del dibattito Tabellini dia<br />
una risposta che tende a circoscrivere il campo d’azione della crisi, e quindi<br />
delle reazioni da adottare per uscirne, non riduce la portata dei quesiti ai quali<br />
credo si possa (e si debba) dare risposte assai diverse da quelle prospettate.<br />
Questa crisi non è la manifestazione di un’ordinaria turbolenza quanto<br />
piuttosto un terremoto imprevisto dai governi e dai principali attori dell’economia<br />
e dalle conseguenze ancora largamente imprevedibili. La sua espansione<br />
nelle diverse sfere in cui è organizzata la società e la sua estensione nel<br />
mondo la rendono imparagonabile a tutte quelle che si sono succedute negli<br />
ultimi decenni. La crisi è sempre una transizione dolorosa da una condizione<br />
a un’altra da essa diversa e, quando si manifesta nell’economia, sempre ne<br />
propone un processo di riorganizzazione e di ristrutturazione. Ma la crisi<br />
del 2008 non ha nulla che faccia pensare solo a un avvallamento temporaneo<br />
terminato il quale si tornerà ai livelli previsti. <strong>Il</strong> suo carattere strutturale ha<br />
fatto sì che, esplosa nella dimensione finanziaria, essa ha immediatamente e<br />
direttamente investito, con un’imponente massa d’urto, l’economia e la società<br />
in tutte le sue articolazioni.<br />
<strong>Il</strong> suo carattere globale è stato messo in evidenza da come la crisi ha investito<br />
il mondo intero. Né si può trascurare che la crisi si manifesta, anche nei paesi<br />
a più alto tasso di sviluppo, all’interno di una coesione sociale già largamente<br />
compromessa. Su di essa irrompono ora le conseguenze della crisi. La diffusione<br />
senza precedenti del lavoro precario compie un salto con la messa a rischio, per<br />
una parte rilevante della popolazione lavorativa, dello stesso posto di lavoro.<br />
<strong>Il</strong> contesto sociale e politico, del resto, ha visto assai indebolite tutte le difese<br />
sociali. In una strisciante crisi di civiltà, la perdita di futuro e lo smarrimento<br />
di senso fanno dell’incertezza il suo tratto più caratteristico. La paura prevale<br />
sulla speranza. La solidarietà sociale è spezzata dalla produzione di meccanismi<br />
d’esclusione e dalla crescita di un individualismo mercantilistico alimentato<br />
anche dall’eclissi della politica. Parlare in queste condizioni, alla stessa stregua,<br />
della crisi come rischio e come opportunità diventa tutt’altro che innocente.<br />
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<strong>Il</strong> <strong>Sole</strong> <strong>24</strong> <strong>Ore</strong> <strong>LE</strong>ZIONI <strong>PER</strong> IL FUTURO