LE IDEE PER BATTERE LA CRISI - Shopping24 - Il Sole 24 Ore
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5 L’Italia e la ripresa<br />
L’errore compiuto allora dalle autorità monetarie giapponesi, lo ricordo<br />
bene, fu denunciato dai maggiori policy makers americani di oggi, a cominciare<br />
dal presidente della Fed Ben Bernanke e dal capo del Consiglio economico<br />
di Obama, Lawrence Summers. Eppure questi stessi uomini, oggi,<br />
non sembrano avere la necessaria determinazione nell’evitare quell’errore,<br />
trasmettendo all’economia la scossa inflazionistica che non è rinviabile.<br />
Quello shock permetterà di ridurre il peso dei debiti, che le tendenze deflazionistiche<br />
tendono invece ad accentuare con conseguenze perverse su<br />
tutto il sistema finanziario. E in secondo luogo invertirà il meccanismo delle<br />
aspettative dei consumatori, oggi paralizzati nelle loro scelte d’acquisto nella<br />
ragionevole attesa d’una ulteriore riduzione dei prezzi.<br />
Capisco che chi, dagli anni 70, si è esercitato nella lotta all’inflazione, oggi<br />
abbia difficoltà a prendere le giuste misure a questa nuova realtà. E capisco<br />
che, quando si sono conosciuti i disastri dell’inflazione a due cifre, ci sia una<br />
grande prudenza nell’usare leve inflattive. Ma davanti allo scenario della deflazione,<br />
il rischio d’attivare un processo inflazionistico che possa sfuggire di<br />
mano è davvero un piccolo rischio che vale la pena correre.<br />
La Fed e la Bce, perciò, e non solo loro, devono operare con determinazione<br />
per uscire dall’incertezza di chi si domanda “deflation or inflation” e assicurare<br />
con chiarezza che il prossimo anno il livello dei prezzi sarà ben più<br />
alto di quello di quest’anno. Serve una politica - anche della comunicazione<br />
- trasparente, attiva e sistematica in questa direzione. Va fissato un target per<br />
un livello d’inflazione tra il 2 e il 3% e va annunciato che non si permetterà<br />
che il tasso scenda sotto quella soglia.<br />
Solo sapendo che i prezzi saliranno nell’ordine del 2-3% chi oggi è indebitato<br />
- soprattutto i proprietari di casa - potrà avere una ragionevole<br />
attesa che il peso di quell’onere possa in futuro diminuire (o almeno non<br />
aumentare) e nessuno avrà più interesse a rinviare i consumi, per il semplice<br />
fatto che l’aspettativa sarà di un prezzo più alto e non più basso. Questa è<br />
la priorità. I risparmiatori devono smetterla d’usare - come è stato detto - i<br />
propri soldi solo come uno sgabello per sedersi.<br />
So bene che quest’approccio è esattamente quello che temono economisti<br />
come Meltzer. Loro credono che questo zelo anti-deflattivo renderà<br />
poi impossibile tenere sotto controllo l’inflazione. Ma, come ha osservato<br />
l’Economist, l’indicazione che ci viene dalle crisi del Novecento è che è più<br />
facile tenere sotto controllo l’inflazione che la deflazione. E comunque la<br />
prima fa meno danni della seconda. Non faremo la fine né del Giappone né<br />
dello Zimbabwe. Non la faremo perché il secolo scorso ci ha insegnato come<br />
fronteggiare la deflazione e perché quello stesso secolo ci ha insegnato come<br />
tenere sotto controllo l’inflazione. <strong>Il</strong> passato è la nostra salvezza. L’importante<br />
è saperne ascoltare la lezione.<br />
L’autore è presidente del Gruppo l’Espresso<br />
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